Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallina

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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¶ Suo laeduntur stercore, quod cum pedibus uncis adhaesit podagram creat, Columella[1]. ¶ Gallinae abortum non facient, si ovi luteum (alias album) assatum cum uvae passae (tostae) pari portione contusum, ante alium cibum porrexeris, Leontinus et Pamphilus[2].

¶ Ricevono dei danni dal loro sterco che fa venire la podagra - la pododermatite infettiva - dopo aver aderito alle zampe adunche, Columella. ¶ Le galline non abortiranno se prima di un altro cibo darai loro il tuorlo dell'uovo (oppure l'albume) fatto friggere con uva passa (tostata) in dosi uguali e pestato, Leontinus e Pamphilus, geoponici.

¶ De animalibus gallinaceo generi infestis, leges etiam supra in Gallo D. Ne gallinae a cat<t>is laedantur: Cat<t>us non invadit gallinam, si ruta agrestis sub eius (gallinae) ala appendatur, Africanus. Idem remedium etiam adversus vulpes et alias animantes gallinis noxias valere legimus[3]: et multo efficacius fore (contra feles nimirum et vulpes) si vulpis aut felis fel cibo admistum exhibueris, ut etiam Democritus confirmat. Vulpes gallinis insidiatur, Albertus. et idcirco forte mutui hostes sunt milvus et vulpes, quoniam utrique gallinas rapiunt, Stumpfius. Circa caveas gallinarium incendendum est cornu, ne serpens accedat, cuius odore solent interire.

¶ Sugli animali nemici dei polli potrai leggere anche quanto in precedenza riferito nel capitolo del gallo, paragrafo D. Affinché le galline non vengano lese dai gatti: Il gatto non assale la gallina se sotto la sua ala (della gallina) viene appesa della ruta selvatica, Sesto Giulio Africano, geoponico. Leggo che lo stesso rimedio è efficace contro le volpi e altri animali nocivi alle galline: e che diventerà molto più efficace (ovviamente contro i gatti, nonché le volpi) se darai della bile di volpe o di gatto  mischiata al cibo, come conferma anche Bolos di Mendes. La volpe tende agguati alle galline, Alberto. E forse per questo motivo il nibbio e la volpe sono nemici reciproci, in quanto ambedue rapiscono le galline, Johann Stumpf. Intorno ai recinti delle galline bisogna bruciare del corno, affinché il serpente non vi entri, al cui odore sono soliti morire.

Multas a vulpibus et quibusdam aliis animalibus noxiis patiuntur insidias, ideoque circa loca in quibus versantur extirpanda et removenda sunt omnia in quibus vulpes latere possint. Noctu claudantur in caveis diligenter circumquaque et septis, nec permittantur foris cubare. fertur enim vulpem subdolam intueri eas, quantumcunque in alto remotas loco, ita ut videant oculos eius lucentes tanquam faculas: et cauda quasi baculo quodam minari eis, ut sic prae metu delapsas rapiat. Patiuntur etiam insidias milvorum et aliarum rapacium avium, praecipue aquilarum. contra quas tendantur funes vel vites seu vitalbae (audio vitem sylvestrem causticam in Italia alicubi vitalbam vocari) supra loca in quibus interdiu morantur. Capiantur etiam vulpes taliolis, vel aliis artibus, et milvi retibus, {fisco}[4] <visco> vel laqueis, Crescentiensis. Putorii et martari (viverrae seu mustelae sylvestres) omnes infesti sunt gallinis, quibus captis primus caput et cerebrum auferunt ne clamare possint, Albertus. Mustela etiam gallinis infesta, ova earum exorbet, et ipsas interficit, Albertus. ova tantum rapit, nec aliter nocet, Stumpfius. Ἀλέκτορας {γαλή} <γαλῆ> δειματοῖ, Philes[5]. Vite nigra aiunt si quis villam cinxerit (ut modo de vitalba ex Crescentiensi retuli) fugere accipitres, tutasque fieri villaticas alites, Plin.[6]

Subiscono parecchie insidie da parte delle volpi e di alcuni altri animali nocivi, per cui intorno ai luoghi dove gironzolano bisogna togliere e rimuovere tutto ciò in cui le volpi potrebbero nascondersi. Di notte debbono essere richiuse in recinti con recinzioni tutt'intorno e ben fatte, e non si deve permettere loro di dormire all'esterno. Si dice infatti che la volpe essendo astuta le scorge anche se si trovano appartate in un posto per quanto alto esso sia, tant'è che i suoi occhi luminosi come piccole torce riescono a vedere: e che le minaccia con la coda come se fosse un bastone, tanto da rapirle dopo che sono cadute per la paura. Sono sottoposte anche alle insidie dei nibbi e degli altri uccelli rapaci, soprattutto delle aquile. Contro costoro vengano tese delle funi o delle brionie bianche o viti bianche – Bryonia alba (sento dire che da qualche parte in Italia la vite selvatica caustica viene detta vite bianca) sopra ai luoghi in cui stanno durante il giorno. Le volpi debbono pure essere catturate con delle tagliole o con altri marchingegni, e i nibbi con le reti, con del vischio o con dei lacci, Pier de' Crescenzi. I furetti - Mustela putorius furo - e le faine - Martes foina – (viverra e mustela selvatici) sono tutti quanti nocivi alle galline, e dopo averle catturate ne asportano la testa e il cervello affinché non possano schiamazzare, Alberto. Anche la donnola - Mustela nivalis – è nociva alle galline, ne sorbisce le uova e le uccide, Alberto. Ruba solamente le uova, ma non nuoce in altro modo, Johann Stumpf. Aléktoras galê deimatoî, La donnola atterrisce i galli, Manuel Philes. Dicono che se una persona avrà circondato la fattoria con il tamaro o vite nera – Tamus communis – (come poc'anzi ho riferito da Pier de' Crescenzi a proposito della brionia bianca) tiene lontani gli sparvieri, e i volatili della fattoria se ne stanno al sicuro, Plinio.

Cibi. Eo tempore quo parere desinent aves, id est ab idibus Novembris, pretiosiores cibi subtrahendi sunt, et vinacea praebenda, quae satis commode pascunt adiectis interdum tritici excrementis, Columella[7]. Maxime observandum ne vinaceos acinos vorent, ut qui foecunditatem (Andreas a Lacuna vertit firmitudinem. legit enim {μόνιμα} <μόνιμον> non {γόνιμα} <γόνιμον>[8], quod non probo) earum cohibeant, Florentinus. Vinacea quamvis tolerabiliter pascant, dari non debent, nisi quibus temporibus anni avis foetus non edit. nam et partus raro, et ova faciunt exigua. Sed cum plane post autumnum cessant a foetu, possunt hoc cibo sustineri, attamen quaecunque dabitur esca per cohortem vagantibus die incipiente, et iam in vesperum declinante bis dividenda est, ut mane non protinus a cubili latius evagentur, et ante crepusculum propter cibi spem temporius ad officinam redeant, possitque numerus capitum saepius recognosci. nam volatile pecus facile pastoris custodiam decipit, Columella[9]. Gallinas aiunt illas suavioris esse carnis, quae cibo non abunde eis apposito, sed quem ipsae pedibus fodientes eruant non absque labore pastae fuerint, Clemens Stromatéωn secundo.

I cibi. Nel periodo in cui le galline smettono di deporre le uova, cioè, a partire dalle idi di novembre - 13 novembre, si debbono togliere i cibi più costosi e bisogna dare delle vinacce che nutrono abbastanza bene, aggiungendo di tanto in tanto degli scarti di frumento, Columella. Bisogna soprattutto fare attenzione che non mangino gli acini delle vinacce, in quanto bloccherebbero la loro fecondità (Andrés de Laguna traduce con vigore, infatti legge mónimon - stabile - e non gónimon - fertile, ma non sono d'accordo), Florentino. I vinaccioli, anche se nutrono discretamente, non devono essere dati se non nei periodi dell’anno in cui la gallina non depone uova; infatti determinano una deposizione che avviene di rado e fanno uova piccole. Ma quando, dopo l’autunno, smettono completamente di fare uova, possono essere nutrite con questo cibo, tuttavia, qualunque mangime verrà dato ai soggetti che vagano per  il cortile, lo si deve suddividere in due volte, all’inizio della giornata e quando essa volge verso la sera, affinché subito, di prima mattina, non si allontanino eccessivamente dal pollaio, e prima del crepuscolo anticipino il ritorno al pollaio per la speranza di cibo, e si possa contare il numero dei capi parecchie volte. Infatti il branco dei volatili facilmente inganna la sorveglianza del custode, Columella. Dicono che sono di carne più gustosa quelle che sono state nutrite non con cibo dato loro in abbondanza, ma che esse stesse dissotterrano scavando con le zampe e non senza fatica, Tito Flavio Clemente Alessandrino, II libro degli Stromata

Chondro[10], id est alica aut farre pascebantur etiam gallinae. βούλομαί σε δίκην ἀλεκτρυόνος ἐμφορηθέντα τοῦ χόνδρου κορύξασθαι, Aemilianus apud Athenaeum circa finem libri tertii[11]. Cibaria gallinis praebentur optima, pinsitum ordeum, et vicia, nec minus cicercula, tum etiam milium, aut panicum: sed haec ubi utilitas annonae permittit. ubi vero ea est carior, excreta tritici minute commode dantur. nam per se id frumentum, etiam quibus locis utilissimum est, non utiliter praebetur, quia obest avibus. potest etiam lolium decoctum obijci, nec minus furfures modice a farina excreti, qui si nihil habent farris, non sunt idonei, nec tantum aptuntur (appetuntur,) <ieiunis,>[12] Columella. Cibus illis est offerendus, elixum hordeum, aut milium aut frumenti furfur, aut zizania vocata lolium, quae quidem ad nutritionem est commodissima: ac humida folia cytisi. Haec enim eas maxime durabiles et firmas reddunt, (foecundiores potius. γονιμώτερα, non μονιμώτερα,[13]) Florentinus.

Le galline venivano nutrite anche con il chóndros, cioè il farro.  Boúlomaí se díkën alektryónos emphorëthénta toû chóndrou korúxasthai, voglio che tu diventi gonfio rimpinzandoti di farro alla maniera del gallo, il grammatico Mauro Emiliano in Ateneo verso la fine del III libro di Deipnosophistaí. Alle galline si danno degli ottimi mangimi, l’orzo pestato e la veccia, nonché la cicerchia, quindi anche il miglio oppure il panico: ma questi due quando il basso prezzo di mercato dei cereali lo permette. Ma quando è più elevato, si può benissimo dare della pula di frumento in piccola quantità. Infatti tale frumento intero, anche in quelle località in cui è a costo molto basso, non viene dato da mangiare con profitto, poiché è nocivo ai volatili. Si può anche dare del loglio cotto e inoltre della crusca poco impoverita di farina, infatti se la crusca non possiede più farina, non è adatta, e neppure viene desiderata quando sono digiuni, Columella. Bisogna dare loro come cibo dell'orzo bollito, o del miglio, o della crusca di frumento, o della zizzania - Lolium temulentum - detta loglio, che in realtà è assai adatta per l'alimentazione: e le foglie verdi del citiso. Infatti queste le rendono assai resistenti e robuste (è preferibile più feconde, cioè, gonimøtera, non monimøtera, più forti), Florentino.

Cibis idoneis foecunditas earum elicienda est, quo maturius partum edant. Optime praebetur ad satietatem ordeum semicoctum. nam et maius facit ovorum incrementum, et frequentiores partus. Sed is cibus quasi condiendus est interiectis cytisi foliis ac semine eiusdem, quae utraque maxime putantur augere foecunditatem avium. Modus autem cibariorum sit, ut dixi, vagis binorum cyathorum ordei, aliquid tamen admiscendum erit cytisi, vel si id non fuerit, viciae, aut milii, Columella[14]. Sed quinam cibi simul et nutriant et foecundas reddant, supra etiam hoc in capite dictum est, non procul initio. {Ieiunis cytisi} <Cytisi> folia, seminaque maxime probantur, et sunt huic generi gratissima: neque est ulla regio, in qua non possit huius arbusculae copia esse vel maxima, Columella[15]. Cytisum in agro esse quam plurimum refert, quod gallinis et omni generi pecudum utilissimus est, quod ex eo cito pinguescit, Idem[16]. {Aristomachus} <Amphilochus> viridem cytisum gallinis dari iubet, aut si aruerit madefactum, Plin.[17] Gallis cytisi semen foliaque (arida) perfusa aqua, offerenda sunt, quippe quae non minus quam viridia eos nutriant, Florentinus. Cannabis semen in homine genituram extinguit, gallinis auget. nam quae in hyeme hoc semine pascuntur gallinae ova pariunt, caeterae non item, Amatus Lusitanus.

La loro fecondità deve essere stimolata con cibi adatti, in modo tale che depongano più prontamente. È ottimo dar loro a sazietà dell'orzo semicotto. Infatti rende le uova più grandi e la deposizione più frequente. Ma questo mangime va in qualche modo reso piacevole mescolandovi delle foglie e dei semi di citiso, cose che vengono entrambi ritenute assai idonee per aumentare la fecondità dei volatili. La quantità di cibo, come ho già detto, deve essere di due cìati - 100 ml - di orzo a testa per i soggetti liberi di gironzolare, tuttavia bisognerà mescolarvi un po’ di citiso o, se non ce ne sarà, di veccia o di miglio, Columella. Ma quali cibi sono allo stesso tempo nutrienti e stimolanti della fecondità, lo si è già detto in precedenza in questo capitolo, non lungi dall'inizio. Le foglie e i semi di citiso sono molto apprezzati e piacciono molto a questo genere di volatili; e non esiste regione alcuna in cui non vi sia abbondanza di questo piccolo arbusto, se non addirittura in sovrabbondanza, Columella. È assai importante che nei campi sia presente il citiso, in quanto è utilissimo alle galline e a ogni genere di animali, in quanto grazie ad esso ingrassa in fretta, sempre Columella. Anfiloco di Atene - non Aristomaco di Soli - prescrive che venga dato alle galline del citiso verde, o bagnato qualora fosse secco, Plinio. Ai galli bisogna dare dei semi e delle foglie (secche) di citiso messi a mollo nell'acqua, in quanto esse nutrono non meno di quelle verdi, Florentino. Il seme della canapa nell'essere umano riduce la capacità riproduttiva, nelle galline la fa aumentare. Infatti quelle galline che durante l'inverno mangiano questo seme, depongono uova, le altre non fanno la stessa cosa, Amato Lusitano, alias João Rodriguez do Castelo Branco.

¶ Saginatio. Vides et hic prope villae culinam quasdam caveis inclusas. has villica copiosiore cibo pascit, ut quam mox plenas factas, carius mercatori vendat. has farctas et altiles nuncupant, (Germani masthennen,) Gyb. Longolius. Altiles dictae quod sagina altae et enutritae sint, Platina.

Ingrasso. E puoi vederne alcune rinchiuse nei recinti, qui, vicino alla cucina della fattoria. La moglie del fattore le nutre con cibo in quantità maggiore, affinché, non appena sono diventate grasse, possa venderle al pollivendolo a un prezzo maggiore. Queste galline le chiamano rimpinguate e ingrassate (i Tedeschi dicono masthennen), Gisbert Longolius. Sono dette ingrassate in quanto sono state nutrite e rimpinzate con pastone da ingrasso, Platina.


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[1] De re rustica VIII,3,7: Tabulatis insistere dormientem avem non expedit, ne suo laedatur stercore, quod cum pedibus uncis adhaesit, podagram creat. Ea pernicies ut evitetur, perticae dolantur in quadrum, ne teres levitas earum supersilientem volucrem non recipiat conquadratae deinde foratis duobus adversis parietibus induuntur, ita ut a tabulato pedalis altitudinis et inter se bipedali latitudinis spatio distent.

[2] Leontinus ha l'albume (λευκὸν), mentre Pamphilus ha il tuorlo (λέκιθον).

[3] È assai verosimile che Gessner avesse a disposizione un'edizione dei Geoponica diversa da quella usata da Andrés de Laguna e da Janus Cornarius. Infatti nessuno dei due traduttori riporta questa notizia, reperibile invece nel libro XIV capitolo 9 di Geoponica sive Cassiani Bassi Scholastici De re rustica eclogae – recensuit Henricus Beckh (Teubner, 1994). Il testo del capitolo 9 - Περὶ νεοττοτροφίας. Διδύμου. - è attribuito a Didimo e ciò che ci interessa suona così: Ἐὰν δὲ πήγανον ὑπὸ τὰς πτέρυγας τῶν ὀρνίθων προσδεθείη, οὔτε αἴλουρος, οὔτε ἀλώπηξ, οὔτε ἄλλο τι θηρίον ἅψεται αὐτῶν· καὶ πολλῷ μᾶλλον, ἐὰν εἰς τὴν τροφὴν χολὴν ἀλώπεκος ἢ αἰλούρου ἀναφυράσας δῷς, ὡς ὁ Δημόκριτος διαβεβαιοῦται. § Nel 1805 veniva pubblicato a Londra γεωπονικα Agricultural Pursuits tradotto da Thomas Owen. Anche la sua traduzione del capitolo 9 riporta quanto citato da Gessner: If rue is tied under the {hen's} <hens'> wings, neither a cat, nor a fox, nor any other noxious animal, will touch them; and especially if you give them food with which the gall of a fox or of a cat has been mixed, as Democritus positively affirms. – Bisogna sottolineare che nel capitolo 9 di Owen non compare alcun intestatario (IX. – Concerning the feeding of chickens.), probabilmente perché il testo greco era lo stesso di quello usato da Gessner, che non ne dà la fonte. § Andrés de Laguna non specifica di quale testo greco si è servito. Invece Janus Cornarius ci informa di essersi basato su un esemplare greco messogli a disposizione dall'amico boemo Matteo Aurogallo: examplar Graecum, quod unicum habui a veteri amico meo doctissimo viro Mattheo Aurogallo Bohemo mihi suppeditatum.

[4] La citazione di fisco da parte di Gessner è corretta, in quanto nel testo latino di Pier de' Crescenzi (De omnibus agriculturae partibus et de plantarum et animalium generibus, 1548) sta proprio scritto fisco. Ma nella traduzione italiana (Ruralia Commoda, 1490) leggiamo: et nibbi chon rete o con veschio o con lacciuoli. Il chon è veritiero. Non ha senso cacciare i nibbi con una cesta (tale è il significato di fiscus). Più confacente alla realtà è invischiarli con del vischio o pania che dir si voglia, viscus oppure viscum in latino. § E il fisco, derivato da fiscus, è una cesta per il denaro che oggi, 2007, appare sempre più priva di fondo.

[5] ἀλέκτορες (δειματοῦσι) ... τῶν λεόντων φύσιν, | τούτους δὲ γαλῆ. – galli (perterrent) leonum naturam, | hos vero mustela. – Philes, De animalium proprietate vv. 702-703, De animalium inter se inimicitia vv.52-53, in Poetae Bucolici et didactici, recensuit A. Koechly, Parisiis 1851.

[6] Naturalis historia XXIII,27-28: [27] Est ergo et nigra, quam proprie bryoniam vocant, alii Chironiam, alii gynaecanthen aut aproniam, similem priori, praeterquam colore; huius enim nigrum esse diximus. Asparagos eius Diocles praetulit veris asparagis in cibo urinae ciendae lienique minuendo. [28] In frutectis et harundinetis maxume nascitur. radix foris nigra, intus buxeo colore. ossa infracta vel efficacius extrahit quam supra dicta, cetera eadem. Peculiare quod iumentorum cervicibus unice medetur. aiunt, si quis villam ea cinxerit, fugere accipitres tutasque fieri villares alites. Eadem in iumento homineque flemina aut sanguinem, qui se ad talos deiecerit, circumligata sanat. Et hactenus de vitium generibus.

[7] De re rustica VIII,5,25: Eodem quoque tempore cum parere desinent aves, id est ab Idibus Novembribus, pretiosiores cibi subtrahendi sunt et vinacea praebenda, quae satis commode pascunt, adiectis interdum tritici excrementis.

[8] Si emenda in base a Geoponica sive Cassiani Bassi Scholastici De re rustica eclogae – recensuit Henricus Beckh (Teubner, 1994) – 14,7,4:  Ὅταν δὲ ὠοτοκῶσι, παρατηρεῖν μάλιστα χρή, ὅπως μὴ γίγαρτα φάγωσι. τὸ γὰρ γόνιμον αὐτῶν ἐπέχει. - Oltretutto Gessner nel suo Lexicon graecolatinum (1537) dà γόνιμος solo come sostantivo maschile e non come aggettivo, anche se poi, incomprensibilmente, lo traduce come aggettivo: Γόνιμος. οὐ. ὁ. fertilis, naturalis, genitalis, prolificus. § Gessner si oppone alla traduzione presente nella sua fonte, Andrés de Laguna, che recita: ...ne vinaceos acinos vorent, ut qui firmitudinem earum cohibeant. § Invece Janus Cornarius traduce alla Gessner: ...ne vinacea edant, foecunditatem enim ipsarum supprimunt. § Ma μόνιμον è presente nell'edizione dei Geoponica curata da Johannes Alexander Brassicanus, alias Johann Alexander Köl/Köll =  cavolo = Brassica oleracea (Basilea, 1539). Verosimilmente Laguna si servì di questo testo greco.

[9] De re rustica VIII,4,2-3: [2] Cytisi folia seminaque maxime probantur et sunt huic generi gratissima, neque est ulla regio in qua non possit huius arbusculae copia esse vel maxima. Vinacea quamvis tolerabiliter pascant dari non debent, nisi quibus anni temporibus avis fetum non edit, nam et partus raros et ova faciunt exigua. [3] Sed cum plane post autumnum cessa[n]t a fetu, potest hoc cibo sustineri. Ac tamen quaecumque dabitur esca per cohortem vagantibus, die incipiente et iam in vesperum declinato, bis dividenda est, ut et mane non protinus a cubili latius evagentur, et ante crepusculum propter cibi spem temperius ad officinam redeant, possintque numerus capitum saepius recognosci. Nam volatile pecus facile custodiam pastoris decipit.

[10] Il sostantivo greco maschile χόνδρος significa granello, grano macinato grossolanamente, farina grossa, sèelta, farinata, polenta, cartilagine.

[11] III,99,127a (Dipnosophistarum libri XV – vol I - recensuit Georgius Kaibel - Teubner, Stuttgard,1985).

[12] Probabilmente la fonte di Gessner per il testo di Columella presentava qualche errore oltre ad aptuntur. Infatti ieiunis dovrebbe trovarsi appena dopo appetuntur, per cui questo ieiunis va tolto dalla successiva citazione di Columella. § De re rustica VIII,4,1-2: Cibaria gallinis praebentur optima pinsitum hordeum et vicia, nec minus cicercula, tum etiam milium aut panicum. Sed haec ubi vilitas annonae permittit; ubi vero ea est carior, excreta tritici minuta commode dantur. Nam per se id frumentum, etiam quibus locis vilissimum est, non utiliter praebetur, quia obest avibus. Potest etiam lolium decoctum obici, nec minus furfures modice a farina excreti, qui si nihil habent farris, non sunt idonei, nec tamen appetuntur ieiunis. [2] Cytisi folia seminaque maxime probantur et sunt huic generi gratissima, neque est ulla regio in qua non possit huius arbusculae copia esse vel maxima. Vinacea quamvis tolerabiliter pascant dari non debent, nisi quibus anni temporibus avis fetum non edit, nam et partus raros et ova faciunt exigua.

[13] Anche questa volta Gessner riceve il conforto di Henricus Beckh (Geoponica sive Cassiani Bassi Scholastici De re rustica eclogae – recensuit Henricus Beckh, Teubner, 1994). Infatti in questa edizione dei Geoponica le parole di Florentino suonano così: καὶ κυτίσσου φύλλα ὑγρά· ταῦτα γὰρ καὶ γονιμωτάτας ποιεῖ. § Sia Cornarius che Laguna disponevano verosimilmente di un μονιμωτάτας. Cornarius: ...et cytisi folia humecta, haec enim et durabiles ipsas faciunt. Laguna: ...ac humida folia cytisi. Haec enim, eas maxime durabiles et firmas reddunt. § Nel 1805 veniva pubblicato a Londra γεωπονικα Agricultural Pursuits tradotto da Thomas Owen. Anche la sua versione concorda con quella di Gessner: ...and the green leaves of cytisus, for these make them very prolific. § Ma μονιμωτάτας è invece presente nell'edizione dei Geoponica curata da Johannes Alexander Brassicanus, alias Johann Alexander Köl/Köll =  cavolo = Brassica oleracea (Basilea, 1539).

[14] De re rustica VIII,5,2: Sed cibis idoneis fecunditas earum elicienda est, quo maturius partum edant. Optime praebetur ad satietatem hordeum semicoctum, nam et maius facit ovorum incrementum et frequentiores partus, et is cibus quasi condiendus est interiectis cytisi foliis ac semine eiusdem, quae maxime putantur augere fecunditatem avium. Modus cibariorum sit, ut dixi, vagis binorum cyathorum hordei. Aliquid tamen admiscendum erit cytisi, vel si id non fuerit, viciae aut milii.

[15] De re rustica VIII,4,2: Cytisi folia seminaque maxime probantur et sunt huic generi gratissima, neque est ulla regio in qua non possit huius arbusculae copia esse vel maxima. Vinacea quamvis tolerabiliter pascant dari non debent, nisi quibus anni temporibus avis fetum non edit, nam et partus raros et ova faciunt exigua.

[16] De re rustica V,12,1: Cytisum in agro esse quam plurimum maxime refert, quod gallinis, apibus, ovibus, capris, bubus quoque et omni generi pecudum utilissimus est; quod ex eo cito pinguescit, et lactis plurimum praebet ovibus, tum etiam quod octo mensibus viridi eo pabulo uti et postea arido possis. Praeterea in quolibet agro quamvis macerrimo celeriter comprehendit; omnem iniuriam sine noxa patitur.

[17] Si tratta di una prescrizione di Anfiloco. § Plinio Naturalis historia XIII,130-131: Frutex est et cytisus, ab Amphilocho Atheniense miris laudibus praedicatus pabulo omnium, aridus vero etiam suum, spondetque iugero eius annua HS MM vel mediocri solo reditus. utilitas quae ervo, sed ocior satias, perquam modico pinguescente quadripede, ita ut iumenta hordeum spernant. non ex alio pabulo lactis maior copia aut melio, super omnia pecudum medicina validas a morbis omnibus praestante. [131] quin et nutricibus in defectu lactis aridum atque in aqua decoctum potui cum vino dari iubet — firmiores excelsioresque infantes fore —, viridem etiam gallinis aut, si inaruerit, madefactum. apes quoque numquam defore cytisi pabulo contingente promittunt Democritus atque Aristomachus.