Lessico
Aquila
L'etimologia di aquila è assai aleatoria. Sant'Isidoro, forse ispirato da Dio, afferma invece che questo uccello è stato così chiamato grazie alla sua acutezza visiva: Aquila ab acumine oculorum vocata. (Etymologiae XII) Conrad Gessner non poteva tralasciare questo importante uccello, del quale comincia a parlare a pagina 162 della sua Historia animalium III (1555).
Aquila è la denominazione comune attribuita ad alcuni generi di Uccelli Falconiformi appartenenti alla famiglia Accipitridi. Tra i maggiori rapaci diurni, le aquile hanno un'apertura alare che può superare i due metri e sono munite di un potente becco adunco nonché di robustissimi artigli ricurvi. La loro alimentazione consta di prede vive, pur non mancando, specialmente da parte di talune specie, il consumo di carogne, purché fresche. L'aquila per antonomasia è rappresentata dall'Aquila reale. Per un altro Accipitride, si veda il Falco giocoliere, Terathopius ecaudatus.
Aquila
reale
Aquila chrysaëtos
L'aquila per antonomasia è rappresentata appunto dall'Aquila reale - Aquila chrysaëtos - che vive in gran parte dell'Europa, nel continente asiatico sino all'India e alla Cina, nell'America Settentrionale sino al Messico. Si tratta di un uccello di aspetto quanto mai maestoso e imponente, la cui lunghezza supera gli 80 cm.
Il suo piumaggio, bruno scuro, presenta riflessi dorati in corrispondenza del capo e del collo, da cui deriva chrysaëtos che in greco significa appunto aetós = aquila e chrysós = oro. Le macchie bianche sulle ali e la base delle timoniere bianca sono tipici degli immaturi, che perdono queste caratteristiche quando rivestono l'abito adulto all'età di 5 anni. I tarsi, robustissimi, sono ricoperti di piume.
Johann
Friedrich Naumann (1780-1857)
Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas - 1905
L'aquila reale vive nelle zone montagnose più impervie; vola con rari colpi d'ala, planando e volteggiando, spesso arrestandosi completamente, così da poter esplorare con la vista acutissima – come anche Isidoro afferma - il terreno in cerca di preda. Quando questa viene individuata, l'aquila si abbassa fulmineamente e la insegue a breve distanza dal suolo, con una rapidità che contrasta singolarmente con la precedente lentezza del volo. La preda – rappresentata da lepri, conigli, marmotte, pernici e altri uccelli, giovani mammiferi erbivori, volpi e persino lupi – viene uccisa solitamente per mezzo dell'artiglio robustissimo con cui termina il dito posteriore.
L'aquila reale nidifica sugli alberi e, più frequentemente, in corrispondenza di cavità o sporgenze situate lungo pareti rocciose strapiombanti; il nido è costituito da un grande ammasso di rami, imbottito di materiali più morbidi quali peli, lana, erba secca e simili. Le uova, da due a quattro, spesso macchiettate, vengono deposte agli inizi della primavera.
Le altre aquile
Allo stesso genere Aquila appartengono l'aquila imperiale (Aquila heliaca), che nell'Europa occidentale è limitata alla sola Penisola Iberica, nonché l'aquila anatraia (Aquila clanga – vedi come morì Eschilo), di dimensioni nettamente inferiori a quelle delle due precedenti specie, limitata alla sola Europa orientale e diffusa invece su gran parte del continente asiatico. Questo rapace vive di preferenza in prossimità di laghi, stagni e fiumi, consumando anche notevoli quantità di anfibi, rettili, pesci e persino insetti.
Simile a questa specie è l'aquila rapace (Aquila rapax), la quale, secondo informazioni peraltro non confermate, strapperebbe la preda ad altri uccelli rapaci. A un altro genere (Hieraëtus = aquila sacra) appartengono invece l'aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus) e l'aquila minore (Hieraëtus pennatus), entrambe con ali piuttosto brevi, zampe molto allungate e testa piccola. La prima specie, che a oriente si spinge sino all'Asia centrale, si rinviene ancora, stazionaria, in Sardegna; la seconda presenta dimensioni ridotte, tanto da poter essere confusa con una poiana.
Al genere Haliaëtus (= aquila pescatrice) appartiene l'aquila di mare dalla testa bianca (Haliaëtus leucocephalus), emblema nazionale degli USA. Questo rapace, che è in via di progressiva rarefazione, si nutre in prevalenza di pesce, pur non essendo strettamente legato, nella sua distribuzione, alle raccolte d'acqua. Analoghe abitudini di vita sono proprie delle altre specie del genere Haliaëtus, nonché delle cosiddette aquile pescatrici (genere Ichthyophaga = mangiatrice di pesci). Sempre nel continente americano, dal Messico all'Argentina, si rinviene l'aquila ornata (Spizaëtus ornatus – aquila che pigola). Propria delle Filippine è invece l'aquila delle scimmie (Pythecophaga jefferyi), così chiamata a motivo delle sue abitudini alimentari di mangiare scimmie. Infine, tra gli altri generi comunemente designati con la denominazione di aquila vi sono anche Polemaëtus, Lophaëtus, Uroëtus.
Simbologia
Nella mitologia e nel simbolismo religioso di vari popoli, l'aquila è spesso associata al cielo diurno, luminoso, e al Sole; talvolta invece al fulmine (Grecia, India); in qualche caso, è sotto forma di aquila che viene concepito l'essere creatore (tribù indiane dell'America Settentrionale: Shasta, Yokuts, Costaño, Salina). Fu l'animale sacro di molte divinità: per esempio di Zeus.
Nei monumenti funerari dell'Oriente siriaco l'aquila era l'effigie dell'anima, in forza della credenza astrologica (diffusa in epoca ellenistica) che l'anima, essendo un'emanazione della sostanza solare, dopo la morte ritornasse al Sole trasportata sulle ali di un'aquila, ritenuta l'uccello solare per antonomasia. Nella tradizione cristiana l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni (il simbolismo è fondato sul capitolo I di Ezechiele e sul capitolo IV dell'Apocalisse).
Araldica
Considerata simbolo della potenza e della regalità, fu insegna militare già presso i Persiani. Come tale si affermò sotto il consolato di Caio Mario, quando le legioni romane adottarono come unico contrassegno l'aquila d'argento con la folgore tra gli artigli. Fu poi ripresa nel sec. XI dagli imperatori tedeschi che, ritenendosi eredi di Roma, la riprodussero sulle loro armi. Divenne quindi segno di concessione imperiale e indicò il partito antipapale nella lotta delle investiture. Alla fine del sec. XIII l'aquila sveva fu l'emblema nazionale italiano in opposizione ai gigli di Carlo d'Angiò. Venne adottata come insegna anche in Prussia, Polonia, Russia, dall'Impero napoleonico, dai Savoia fin dal sec. XIII; ora è l'emblema degli USA.
L'aquila è, insieme al leone, la figura più frequente negli scudi, specie in Germania e in Italia, dove le famiglie la portarono per concessione imperiale. Viene quasi sempre rappresentata di faccia con le ali spiegate o talora abbassate, con la testa voltata generalmente a destra. La più antica era di colore naturale; in seguito fu anche rossa, azzurra, argento, oro.
Aquila imperiale bicipite russa
Diversa è l'aquila bicipite, figura chimerica a due teste, uscenti da un corpo solo, l'una volta a destra, l'altra a sinistra. Derivata dall'aquila romana, se ne attribuisce la creazione a Costantino il Grande. In origine rappresentava gli imperi d'Oriente (aquila d'oro in campo rosso) e d'Occidente (aquila nera in campo d'oro); e passò dal primo alla casa imperiale di Russia, pretendente all'eredità dell'Impero bizantino, e dal secondo agli Asburgo, come eredi del Sacro Romano Impero.
Costituisce ancor oggi lo stemma nazionale dell'Austria e della Polonia (bianca in campo rosso). Molti ordini cavallereschi trassero il nome e le insegne dall'aquila. Tra i più importanti ricordiamo l'ordine polacco dell'Aquila Bianca, creato nel 1325 dal re Ladislao IV, scomparso e poi ristabilito dal 1921 al 1939 come primo ordine nazionale polacco; quello dell'Aquila Nera, primo ordine reale prussiano, fondato da Federico I nel 1701, divenuto poi ordine supremo dell'Impero tedesco; l'ordine prussiano dell'Aquila Rossa, istituito nel 1705 dal principe ereditario Giorgio Guglielmo di Bayreuth come ordine della Sincerità e divenuto nel 1790 col nuovo nome secondo ordine reale prussiano.
Stemma comunale di L'Aquila
Stemma della provincia di Bolzano
Stemma della famiglia Visconti signori di Milano
vedi
Galeazzo Visconti I
Matteo Visconti I
Ottone Visconti