Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Pullus in agresta.
Pullum cum salita carne decoquito: ubi semicoctus fuerit grana uvae,
sublatis e medio vinaceis, in cacabum ferventem indito:
[297] petroselinum, et mentham
minutatim concidito, piper, et crocum in pulverem conterito. Haec
omnia in cacabum, ubi pullastra cocta fuerit, coniicito, et patinam
statim facito. Hoc obsonio nihil salubrius. Admodum{,} enim alit<,>
facile concoquitur, stomacho, cordi, hepati, renibus convenit, ac bilem
reprimit, ex Platina[1]. |
Pollo
in agresta.
Fa cuocere a lungo il pollo con la carne salata: quando sarà giunto a
metà cottura metti nella pentola calda dei vinaccioli presi dal centro
delle vinacce: tritura per bene del prezzemolo e della menta, riduci in
polvere del pepe e dello zafferano. Metti tutti questi ingredienti
nella pentola dove intanto la pollastra si sarà cotta, e prepara subito
un piatto da portata. Nulla è più salutare di questa vivanda. Infatti
è oltremodo nutriente, viene facilmente digerita, giova allo stomaco,
al cuore, al fegato, ai reni, e reprime l’ira. Tratto dal Platina. |
Et mox[2]: Pullus assus: Pullum bene depilatum, exinanitum,
et lotum assabis. Asso, atque in patinam imposito, antequam
refrige<r>at, aut succum mali medici[3],
aut agrestam cum aqua rosacea, saccaro, ac cinnamomo bene trito infundes
convivisque appones. Hoc Bucino[4] non displicet, qui acria (acida) simul ac dulcia
appetit, ut bilem reprimat, et corpus obeset. Idem alibi[5] praescribit quomodo paretur pastillus ex quavis
carne animantis cicuris, ut vituli, Capi, Gallinae, et similium. |
E
subito dopo: Pollo arrosto:
Farai arrostire un pollo ben spiumato, svuotato e lavato. Dopo averlo
arrostito e messo in un piatto da portata, prima che si raffreddi gli
verserai sopra o del succo di mela della Media – di
arancia, o
meglio, di cedro –, oppure dell’agresta con acqua di rose,
sciroppo di zucchero di canna e cannella ben tritata, e lo metterai in
tavola ai convitati. Questa ricetta non dispiace a Bucinus il quale va
ghiotto per le cose che sono allo stesso tempo pungenti (acide) e dolci,
per reprimere l’ira e ingrassare il corpo. Sempre Platina in un altro
punto dà le istruzioni sul modo di preparare un pasticcio basato su
qualsiasi tipo di carne di animale domestico, come vitello, cappone,
gallina e simili. |
E pullastris pastilli ex libro Germanico
Baltasaris Stendelii, ut citat Ornithologus: Pastillo confecto
pullastras rite paratas membris confractis impone: et pro magnitudine
pastilli tria, aut quatuor ova, addito salem, et Zinziber satis abunde. Per
aestatem convenit etiam uvas passas corinthiacas addi, ut Caponibus
quoque, et aliquid butyri recentis. Operculum etiam facies quale pro
pastillo e Capo praescribitur, et ovis illines: horis duabus coques.
Quod si frigidum habere malis, ius per foramen superius effundes, et
pingui separato flatu, idem rursus affundito. Cum pulli in olla {operti}
<operta>[6] coquuntur, vel assantur potius in butyro, affuso
etiam vino modico cum semiassi sunt, nostri hoc genus cocturae stoffare
vocant, Germani verdempffen[7], latine forsan suffocare dixeris, quemadmodum ova
pnicta[8], id est, suffocata Graeci efferunt. |
Pasticci
a base di pollastre tratto dal libro in tedesco di Balthasar
Staindl, come cita l’Ornitologo: Dopo aver preparato l’involucro di
pasta mettici sopra le pollastre preparate come al solito con gli arti
disarticolati: e tre o quattro uova a seconda della grandezza
dell’involucro di pasta, aggiungi sale, e zenzero in discreta
quantità. In estate conviene aggiungere anche uve passe di Corinto,
come anche ai capponi, e un po’ di burro fresco. Preparerai anche una
copertura come viene prescritta per il pasticcio a base di cappone, e lo
cospargerai di uova: farai cuocere per due ore. Ma se lo preferisci
freddo, farai uscire il brodo attraverso il foro superiore e dopo che il
grasso è stato separato con un soffio, versacelo sopra di nuovo. Quando
i polli vengono cotti in pentola chiusa, oppure quando vengono arrostiti
preferibilmente nel burro con anche una spruzzata di una piccola quantità
di vino quando sono mezzo arrostiti, i nostri chiamano questo tipo di
cottura stufare, i Tedeschi verdempffen, in latino forse
potresti dire suffocare, così come i Greci chiamano pnictà
- cotte in un vaso ben chiuso - le uova, cioè soffocate. |
Sunt qui uvarum acinos cum pullo in olla
operta coquant: deinde conterunt<,> exprimunt, et rursus ad pullum
affundunt cum butyro{:}<.> Et rursus: Pullos rite paratos in ollam
inde: vinum, et ius carnium affunde, cum modico {sale} <salis[9]>, et aromatici pollinis crocei: quod si
iusculum crassius desideras, segmenta duo panis albi tosta bullienti
iuri iniicito, cum ferbuerint, extractis una cum iecore tritis exprimito
succum colando per aromaticum pollinem, et rursus affundito, et perfecte
coqui sinito. Sunt qui limonum segmenta cum pullis elixant, quae deinde
iis, cum inferuntur, imponunt. |
Vi
sono alcuni che fanno cuocere gli acini d’uva insieme al pollo in una
pentola chiusa col coperchio: quindi li schiacciano, li spremono e li
versano nuovamente sul pollo insieme a del burro. E un’altra ricetta
di Balthasar Staindl: Metti dentro a una pentola i polli preparati come
al solito: mettici del vino e del brodo di carni con un po’ di sale e
di polvere aromatica di zafferano: ma se desideri un brodino più grasso
metti nel brodo quando bolle due fette tostate di pane bianco, quando
giungeranno all’ebollizione, dopo averle estratte e tritate insieme al
fegato, spremi il succo facendolo colare attraverso la polvere
aromatica, e mettilo di nuovo nella pentola, e lascia che cuocia come si
deve. Vi sono alcuni che fanno cuocere delle fette di limone insieme ai
polli e quindi quando vengono messi in tavola gliele mettono sopra. |
Cibarium contusum: Gallinam, vel Caponem
percoquito, donec carnes bene mollescant, et in pila pulpam una cum
ossibus contunde: quod si parum carnis fuerit, licebit etiam segmenta
albissimi panis simul conterere. Tum una cum iure omnia per aeneum vas
colatorium exprimes, modicum generosi vini, et croci, aromatumque
quantum satis videbitur, adiicies, et coques aliquandiu, cum inferre
volueris panem tostum subiicies, interdum ova extra testam in aqua cocta
impones. Reliquias etiam Gallinarum, et Caponum a mensa, carnes scilicet
cum ossibus aliqui contundunt, et ferculum parant: cui nonnulli elixum
hepar agninum contusum adiiciunt. Hic cibus
puerperis, et iis qui venam secuerint, convenit, ex ante dicto Stendelio. |
Pietanza
pestata: Fa cuocere a lungo una gallina o un cappone fino a
quando le carni siano belle molli e pesta la polpa insieme alle ossa
dentro a un mortaio: ma se ci sarà poca carne sarà possibile pestarci
insieme dei pezzi di pane bianchissimo. Quindi farai passare il tutto
insieme al brodo attraverso un colino di bronzo, vi aggiungerai un po’
di vino buono, e quel tanto di zafferano e di aromi che ti sembrerà
sufficiente, e farai cuocere per un po’, e quando vorrai servire vi
metterai sotto del pane tostato, talora vi metterai sopra delle uova
sgusciate fatte cuocere in acqua. Alcuni pestano anche gli avanzi di
tavola delle galline e dei capponi, cioè le ossa con la carne, e
preparano una portata: alla quale alcuni aggiungono del fegato
d’agnello bollito e pestato. Questo cibo è adatto per le puerpere e
per coloro che hanno subito un salasso. Dall’anzidetto Balthasar
Staindl. |
In pastillum Gallinaceum ex Platina[10]: Cristas pullorum trifariam, iecuscula
quadrifariam dividito: testiculos integros relinquito, laridum
tessel<l>atim concidito, nec tundito: duas aut tres uncias
vitulini adipis <minutatim
concidito>, <aut
loco adipis>[11]
medullam
bubulam, aut vitulinam addito. Zinziberis, cinnami, sacchari, quantum satis erit sumito.
Haecque omnia cum cerasis acribus (acidis) ac siccis ad quadraginta
misceto, inditoque in pastillum ad id apte ex farina subacta factum. In
furno, aut <sub textu>[12]
in foco decoqui
potest. Semicoctum ubi fuerit, duo vitellos ovorum disfractos, modicum
croci, et agrestae superinfundes. |
Per
un pasticcio di pollo ricavato dal Platina: Dividi in tre parti
le creste dei polli e i fegatini in quattro parti: lascia interi i
testicoli, taglia a quadretti del lardo e non pestarlo: taglia a
pezzettini due o tre once [circa 50-75 g] di grasso di vitello, oppure
al posto del grasso aggiungi del midollo di bue o di vitello. Prendi
quanto basta di zenzero, di cannella e di zucchero. E mescola tutte
queste cose insieme a una quarantina di ciliege aspre (acide) e secche,
e mettile dentro a un adeguato involucro di pasta preparato con farina
impastata. Può essere cotto nel forno oppure sul fuoco sotto a un
canovaccio. Quando sarà a metà cottura vi verserai sopra due tuorli
d’uovo sbattuti, un po’ di zafferano e di agresta. |
Ius Gallinaceum cum amygdalis: Cape tibi
selibram amygdalarum, tres ovorum vitellos exiguos, iecuscula Gallinarum,
panis e simila ad modum duorum ovorum, cremae lactis, quantum semiobolo
emitur, ius Gallinae veteris perfecte coctum. Tum amygdalas contusas cum
iure percolando exprime, et da. Vel pone prius in iure sic parato pullum
prius coctum, et modice simul effervere sinito, ut densiusculum fiat, et
modicum cinnamomi<,> {cariophyllorum}
<caryophyllorum>[13], salisque addito. Baltasar
Stendelius. |
Brodo
di pollo con mandorle: Prenditi una mezza libbra [circa 160 g] di
mandorle, tre tuorli d’uovo piccoli, fegatelli di gallina, pane di
semola corrispondente a due uova, tanta crema di latte quanta se ne può
comprare con mezzo obolo, del brodo di gallina vecchia fatto bollire a
dovere. Quindi spremi le mandorle tritate insieme al brodo passandole
attraverso un colino, e metti in tavola. Oppure metti prima nel brodo
così preparato un pollo che sia stato prima lessato, e lascia che
bollano un pochino insieme in modo che diventi un po’ più concentrato
e aggiungi una piccola quantità di cannella, di chiodi di garofano e
di sale. Balthasar
Staindl. |
Ex
eodem ius viride pro Gallina, aut Pullo. Pyret<h>ro, samsucho,
petroselino minutatim dissectis vinum affunde, simul agita, {saccarum}
<saccaron>, et aromatis aliquid adde, et affunde iuri, in quo
Gallina cocta est, nec amplius coquito, ne color viridis evanescat.
Conditura pro Gallinis elixis: Gallinam elixam integram, vel in partes
divisam, bene purgatam in ollam inde, permodicum aquae affunde cum pauco
vino dulci, et butyri modicum adde, et pollinis aromaticis nonnihil de
macere[14],
cinnamomo, {cariophyllis} <caryophyllis>. Cura diligenter <ne>[15] diutius ad ignem maneat hoc ferculum, fit enim prorsus
inutile. Tolles cum ad russum colorem Gallina vergit, et ius mediocre
habet. Si dulce placuerit, {saccarum} <saccaron> per se, vel cum
aromatibus adiicies. |
Un
brodo verde per una gallina o per un pollo tratto da Balthasar
Staindl. Dopo aver triturato finemente del piretro, della
maggiorana
e del prezzemolo, versaci del vino, agitali insieme, aggiungi dello
zucchero e qualche aroma, e versa nel brodo in cui la gallina è stata
cotta, e non farla cuocere ulteriormente affinché il colore verde non
scompaia. Condimento per galline
lessate: Metti in una pentola una gallina lessata tutta intera
oppure divisa a pezzi e ben ripulita, versaci pochissima acqua con poco
vino dolce e aggiungi un po’ di burro e un pochino di polvere
aromatica di noce moscata o macis, cannella e chiodi di garofano.
Evita accuratamente che questa portata rimanga troppo a lungo sul fuoco,
infatti diventa del tutto inutilizzabile. La toglierai dal fuoco quando
la gallina tende al rosso e ha poco brodo. Se piacerà dolce, vi
aggiungerai dello zucchero da solo o con degli aromi. |
Aliud edulium de pullis vel Capis cum pane tosto
etc. ex eodem. Ipse Germanice vocat Plutzte hu<e>ner. Pullos,
aut Capos assos frustatim dissectos saccharo cum aromatibus condies, ac
vino dulci perfundes, imponesque segmentis e pane albo tostis eodem vino
dulci madentibus: frigidum impones. |
Sempre
da Balthasar Staindl Un’altra
vivanda preparata con polli o capponi con pane tostato etc. Lui
in tedesco la chiama plutzte huener. Condirai dei polli o dei
capponi arrostiti e tagliati a pezzi con zucchero insieme a degli aromi
e li cospargerai di vino dolce e li metterai su fette tostate di pane
bianco inzuppate con lo stesso vino dolce: servirai freddo. |
[1]
De honesta voluptate liber 6 cap. 16. (Aldrovandi). Il riferimento è
tratto da Conrad Gessner. - In Libellus platine de honesta
voluptate ac valitudine, Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem,
1499, questa ricetta si trova al capitolo 15.
[2]
De honesta voluptate liber 6 cap. 17. (Aldrovandi). Il riferimento è
tratto da Conrad Gessner. - In Libellus platine de honesta
voluptate ac valitudine, Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem,
1499, questa ricetta si trova al capitolo 16. § Aldrovandi manco l’ha
visto il testo di Platina. Ha visto solo quello di Conrad Gessner, che
invece del platiniano refrigerat ha l’inesistente refrigeat.
Historia animalium III
(1555) pag. 389: Et mox cap. 17. Pullus assus. Pullum bene depilatum,
exinanitum et lotum assabis. asso, atque in patinam imposito, antequam
refrige<r>at, aut succum mali medici, aut agrestam cum aqua rosacea,
saccaro ac cinnamo bene trito infundes, convivisque appones. Hoc Bucino non
displicet, qui acria (acida) simul ac dulcia appetit, ut bilem reprimat et
corpus obeset. §
Conviene aggiungere che Aldrovandi manco deve aver fatto ricerche di cucina.
Cita tutto quello che cita Gessner e basta, citando perciò - e ricitando -
il tedesco Baltasar Staindl, tralasciando invece insigni italiani. Manco
gli è passato per l’anticamera del cervello di riportare qualche ricetta di Bartolomeo Scappi, presunto Bolognese,
conosciuto all’estero e non solo in Italia. Questo suggerimento mi è stato fornito da una persona competente, Marie
Josèphe Moncorgé, in una e-mail del 16 settembre 2005: Le
texte d'Aldrovandi, que vous m'avez envoyé, est très intéressant, car il
donne une idée des auteurs qui sont considérés comme une référence à
l'époque. Je suis donc très étonnée de voir qu'Aldrovandi, après avoir
fait référence à Apicius pour l'époque antique, se contente de citer
Platine et Staindl pour la période médiévale/Renaissance. A-t-il
seulement copié le suisse Gessner? Dans ce cas, je comprend qu'Aldrovandi
cite des auteurs allemands et des mots de vocabulaire culinaire allemand.
Mais s'il a fait un travail personnel, comment expliquer que le savant qui a
beaucoup vécu à Bologne ne cite pas les recettes du grand cuisinier du
pape et originaire de Bologne: Bartolomeo Scappi (Opera, 1570)?
Platine fait-il plus sérieux? C'est effectivement un intellectuel et non
pas un cuisinier, bien que ses recettes sont celles du cuisinier Maestro
Martino, ce qu'il reconnaît d'ailleurs. Encore merci pour ce texte, très
intéressant.
[3] II,5 – de coctoneis – Coctonea dici cum de malis loquimur: et non coctona. Varronis ac Plinii auctoritate manifestum est: qui coctona inter ficus commemorant. [...] mala medica: quae vulgo narantia vocamus [...]. (Libellus platine de honesta voluptate ac valitudine, Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem, 1499) § Probabilmente si tratta di un qui pro quo di Platina. La narantia dovrebbe etimologicamente corrispondere all’arancia, mentre il malum medicum fin dai tempi dei Romani corrispondeva al cedro. Siccome per Platina il malum medicum è l’arancia e prescrive una spremuta di mali medici, è giocoforza tradurlo con arancia, anche se un antico Romano avrebbe inteso una spremuta di cedro.
[4]
La notizia è derivata da
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555)
pag. 389, che a sua volta la deduce dal Platina: Hoc Bucino non displicet,
qui acria (acida) simul ac dulcia appetit, ut bilem reprimat et corpus
obeset. - It is difficult to determine whether this name is a mistake by
Aldrovandi [by Platina!!!] for Dominicus Bucius, who wrote Quaesita III
Medicinalia, juxta Hippocratis, et Galeni mentem examinata (ed. by A.
Bucci, Venice, 1551; another ed., Leyden, 1577). A certain Bucinense (Niccolò degli
Angeli) edited the Scriptores Rei Rusticae
(Florence,
1515, 1521), but he is probably not referred to here. (Lind,
1963) § Niccolò Angeli, detto Angelo Buccinese, insigne latinista del XVI
secolo, di Bùcine in provincia di Arezzo, nel Valdarno di Sopra.
[5]
De honesta voluptate liber 6 cap. 9. (Aldrovandi). - In Libellus
platine de honesta voluptate ac valitudine, Bononiae, per Johannem
Antonium Platonidem, 1499, questa ricetta si trova al capitolo 10.
[6] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 389: Cum pulli in olla operta coquuntur, vel assantur potius in butyro, [...].
[7]
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 389.
[8]
L’aggettivo greco pniktós significa soffocato, strangolato, cotto in vaso ben chiuso, stufato.
[9]
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 389: Et rursus ad
idem, Pullos rite paratos in ollam inde, vinum et ius carnium affunde, cum
modico salis et aromatici pollinis crocei.
[10]
De honesta voluptate liber 6 cap. 38. (Aldrovandi). Il riferimento è
tratto da Conrad Gessner. - In Libellus platine de honesta
voluptate ac valitudine, Bononiae, per Johannem Antonium Platonidem,
1499, questa ricetta si trova al capitolo 37.
[11] Il testo emendato è presente sia in Gessner che in Platina.
[12] Il testo emendato è presente sia in Gessner che in Platina.
[13]
Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 390:
[...] et
modicum cinnamomi, caryophyllorum salisque addito, Baltasar Stendelius.
[14] Il sostantivo greco neutro indeclinabile máker oppure mákeir indica in Dioscoride l’arillo profumato della noce moscata. (Lorenzo Rocci). Arillo è l’involucro che si sviluppa attorno all'ovulo dei vegetali a partire dal funicolo, di aspetto generalmente carnoso e che permane ad avvolgere il seme, in parte o completamente, come per esempio quello rosso, ricco di sostanze zuccherine del tasso o albero della morte, Taxus baccata. § In latino il vocabolo greco suona macir in Plinio Naturalis historia XII,32: Et macir ex India advehitur, cortex rubens radicis magnae, nomine arboris suae. § Pierandrea Mattioli fa una lunga disquisizione a proposito dell’identificazione sia del máker di Dioscoride che dell’equivalente macir di Plinio, ma per brevità accettiamo quanto riferito da Lorenzo Rocci, e accettiamo macere invece di macir, in quanto macer viene declinato da Mattioli come sostantivo latino maschile. § In italiano macir si è trasformato in macis, che è il nome commerciale dell'involucro carnoso – dell’arillo - che avvolge il seme della noce moscata: da fresco ha colore rosso vivo e diventa giallo rossastro quand'è essiccato.
[15] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 390: Cura diligenter ne diutius ad ignem maneat hoc ferculum.