Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi
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Praeterea
Albertus[1]
ovum se observasse tradit prorsus sphaericum [221] duabus testis
intectum, una intra alteram, cum albumine aquoso tenui inter utranque
absque ullo vitello, et altero etiam albumine intra interiorem testam.
Idem refert, hypenemia dari
exteriori testa carentia, sed membranam tantum habentia, quae testae
subijci solet. Putat autem hoc inde fieri, quoniam talia ova humida sunt,
et aquosa, et exiguo calore praedita, maxime si cibo humido Gallinae
nutriantur. Sunt qui trilecitha[2], id est, triplicis vitelli ova reperiri dicunt, eaque in medio
testae plerunque cavitatem habere, ut {Elluchasim} <Elluchasem>
sese intellexisse scribit[3].
Ornithologus[4]
enarrat, se aliquando ovum vidisse, cuius putamen ab altera parte
extrema in angustum velut collum instar cucurbitae se colligebat. Mihi
multa omnino sphaerica visa, et admodum exigua, quae ad Columbarum ova
vix accederent: unum etiam quod adhuc in Musaeo reservo, Anserino haud
minus, plicis, rugisque insigne, quod illustris Io. Baptista Barbazza
Bononiensis mihi olim donavit. |
Inoltre
Alberto
riferisce di aver osservato un uovo completamente sferico ricoperto da due
gusci, uno all’interno dell’altro, con una sostanza bianca acquosa
non densa interposta tra i due e senza alcun tuorlo, e con anche un
secondo albume dentro al guscio più interno. Sempre lui riferisce che
si trovano delle uova piene di vento prive del guscio esterno ma che
posseggono solamente la membrana che abitualmente giace al di sotto del
guscio. Ritiene allora che ciò si verifica in quanto tali uova sono
umide e acquose e fornite di scarso calore, soprattutto se le galline
vengono nutrite con cibo umido. Alcuni dicono che si trovano delle uova trilecitha
- trilékitha,
cioè con tre tuorli, e che al centro del guscio presentano di solito
una cavità, come Elluchasem Elimithar
scrive di aver notato. L’Ornitologo riferisce di aver visto talora un
uovo il cui guscio a una delle due estremità si restringeva come il
collo di una zucca. A me è capitato di vederne molte completamente
sferiche e molto piccole, che a malapena si avvicinavano alle uova dei
colombi: e ne ho visto anche uno, che conservo ancora nel mio museo, che
non è più piccolo di un uovo di oca, contrassegnato da pliche e da
rugosità, che tempo addietro mi regalò l’illustre Giovanni Battista
Barbazza da Bologna. |
Sed
videamus modo, an Gallus etiam ovum pariat. Etsi enim Aristoteles[5],
aliique veteres, quod sciam, nullam huius rei mentionem faciant, idque
ex recentioribus Albertus falsum esse scribat, tamen id alios viros
doctissimos non credere tantum, sed ex experientia propria id scribere
video: {a}edere autem id inquiunt, cum iam decrepitus esse incipit, ac
senectute confici, idque nonnullis septimo, nono, aut ad summum
decimoquarto aetatis anno evenire pro virium vel robore, vel
imbecillitate, aut etiam concumbendi consuetudine, qua nulli non
animantium naturae vis deijcitur, atque enervatur: tunc scilicet ex
putrefacto intus seminis excremento aut humorum colluvie conflari ovum
existimant, {a}edique sub Caniculae exortu, quod tunc maxime ab
ambientis calore expultrix languida in alite decrepita iuvetur. |
Ma
vediamo adesso se anche un gallo può partorire un uovo. Anche se, per
quanto ne so, né Aristotele
né altri antichi fanno menzione di ciò, e tra i più recenti Alberto
scrive che ciò è falso, tuttavia mi risulta che altri uomini assai
dotti non si limitano a crederci, ma a scriverne in base alla propria
esperienza: dicono infatti che lo depone quando già comincia a essere
decrepito e consumato dalla vecchiaia, e ad alcuni accade al settimo, al
nono o soprattutto al quattordicesimo anno d’età in proporzione al
vigore o all’esaurimento delle forze, o anche per l’abitudine di
accoppiarsi, grazie alla quale la forza fisica di qualche animale viene
ridotta e indebolita: quindi ritengono che senza dubbio l’uovo viene formato da
una secrezione di seme che si è putrefatto all’interno oppure da una
sciacquatura di umori e che viene emesso all’inizio della canicola
- agosto, in quanto in questo momento la capacità di espulsione, che è
fiacca in un uccello di età avanzata, trae notevole vantaggio dal
calore dell’ambiente. |
Taceo
modo mihi bis, terve a viris etiam non plebeis, sed fide
dignissimis ovum allatum, quod e Gallo natum affirmabant. Sunt qui
eiusmodi ova semper rotunda, ac orbiculata esse tradunt. Mihi tamen
relatum est apud Ferrantem Imperatum Pharmacopaeum Neapolitanum in
celeberrimo eius Musaeo oblongum videri. Ea vero quae mihi visa sunt,
erant rotunda, colore modo luteo, buxeo, flavescente, lurido. Item vix
ante octiduum nescio quis ruptum ad me attulit, quod vitello omnino
carere dixisses. Erat enim totum ferme album: inerat tamen quod media
parte aliquo pacto flavesceret: habebat etiam quod iam quasi ad
generationem vergeret. |
Accenno
appena al fatto che due o tre volte, anche da uomini non da strapazzo,
ma oltremodo degni di fede, mi fu portato un uovo che affermavano essere
nato da un gallo.
Alcuni riferiscono che simili uova sono sempre rotonde e tondeggianti.
Tuttavia mi è stato riferito che nella casa di Ferrante Imperato,
farmacista napoletano, nel suo celeberrimo museo se ne può osservare
uno oblungo. Ma quelle venute alla mia osservazione erano rotonde, di
colore appena giallo, giallognolo come il bosso,
giallastro, giallo pallido. Ugualmente, circa otto giorni fa, non so chi
me ne ha portato uno rotto, che avresti detto mancare totalmente di
tuorlo. Infatti era quasi completamente bianco: tuttavia nella parte
centrale c’era un qualcosa che in qualche modo tendeva al giallo:
possedeva anche un qualcosa come se già tendesse verso la generazione. |
Quod
vero nonnulli dicant testa carere, sed adeo durae pellis esse, ut
fortissimis ictibus resistat, id plane fabulosum esse existimo, uti
etiam quod vulgus in tota Europa existimat, ex eo basiliscum generari,
maxime si a rubeta, vel bufone excludatur[6].
Levinus Lemnius[7]
medicus praestantissimus propria sese experientia comprobatum habere
tradit, Gallum non {a}edere tantum ovum, sed incubare etiam. Scribit
autem in civitate Zirizaea, atque insulae huius ambitu duos annosos
Gallos non tantum ovis suis incubasse, verum etiam fustibus aegre ab
illo opere abigi potuisse, atque ita, quoniam cives eam persuasionem
concepissent, ex eiusmodi ovo basiliscum emergere, ovum {conterisse}
<contrivisse>, et Gallum strangulasse. |
Circa
il fatto che alcuni asseriscono che esso manca di guscio, ma che è
dotato di una pelle così dura da resistere a traumi fortissimi, io lo
ritengo del tutto inventato, come anche ciò che il popolino di
tutt’Europa ritiene, che cioè ne viene generato un basilisco,
soprattutto se viene covato da un rospo velenoso o da un rospo comune.
Levino Lemnio,
medico veramente eccellente, informa di avere conferma attraverso la
propria esperienza che il gallo non solo depone un uovo, ma che lo cova
anche. Scrive poi che nella città di Zierikzee
- sull’isola di Schouwen Duiveland in
Zelanda
- e nel territorio di quest’isola due galli attempati non solo
si erano messi a covare le loro uova, ma anche che fustigandoli li si
era potuti dissuadere a fatica da tale compito, e così, poiché gli
abitanti si erano convinti che da un siffatto uovo sarebbe emerso un
basilisco, ruppero l’uovo e strangolarono il gallo. |
Verum
quicquid hic, aliique dicant, ego ne iurantibus quidem crediderim,
tantum abest, ut Gallum id in fimo ponere, ut eius calore foecundetur,
aut ab incubantibus id rubetis basiliscum generari credam, ut nonnulli
etiam nugati sunt. Haud interim negarim Gallum quid ovo simile ex
conglobata intus putri concretione, maxime in ultimo eius senio, cum non
amplius coit, concipere, ovum integrum una cum testa excludere minime
credam. Hoc enim in matrice perfici ratio dictat. Ut autem a viro totum
foetum excludi nemo dixerit, ita neque a Gallo, qui cum Philosophorum,
tum medicorum dogmatibus edoctus loquitur. |
In
verità, qualunque cosa dicano sia lui che altri, io non lo crederei
neppure se lo giurassero, tanto è lontano dalla realtà il fatto che un
gallo deponga un uovo nel letame perché sia fecondato dal suo calore, o
che io creda che venga generato un basilisco se l’uovo viene incubato
da rospi velenosi, come alcuni si sono anche burlati di dire. Nel
contempo non mi sentirei di negare il fatto che un gallo sia in grado di
concepire qualcosa di analogo a un uovo grazie a un'aggregazione putrida
conglobata al suo interno, soprattutto alla fine della sua vecchiaia
quando non si accoppia più, ma non crederei assolutamente che sia in
grado di produrre un uovo vero fornito di guscio. La ragione impone che
esso viene compiutamente realizzato nella femmina. Poiché d’altronde
nessuno potrebbe mai affermare che un feto compiuto nasce da un uomo,
così non dovrà neppure affermare che è nato da un gallo, anche se chi
parla è una persona addottorata sia in filosofia che in medicina. |
Unde
relictis eiusmodi nugis, caetera, quae ad huiusce avium generis
procreationem spectant, prosequamur. Supersunt modo, quae ad incubatum,
et exclusionem pertinent. In incubatione tria maxime observanda sunt,
Gallinarum, ovorumque qualitas, tempus supponendi, et Gallinarii cura.
Quod ad Gallinas attinet Columella[8]
non omnibus incubationem permittendam esse asserit, quoniam novellae
magis {a}edendis, quam excubandis ovis idoneae sunt. Et alibi veteranas
ad huiusmodi incubationis munus obeundum eligendas praecipit, easque
maxime, quae iam saepius id fecerint, conandumque ut mores earum maxime
pernoscamus, quod aliae melius excubant, aliae {a}editos pullos
commodius educant. |
Per
cui, lasciate da parte siffatte sciocchezze, continuiamo con la
trattazione delle rimanenti cose che riguardano la procreazione di
questo genere di uccelli. Rimangono solamente quei dati che riguardano
l’incubazione e la schiusa. Durante l’incubazione bisogna osservare
in special modo tre cose, la qualità delle uova e delle galline, il
momento di metterle a cova e la solerzia di colui che si occupa dei
polli. Per quanto concerne le galline, Columella
afferma che non a tutte va concessa l’incubazione, in quanto quelle
giovani sono più adatte a deporre le uova che a covarle. E in un
passaggio consiglia che sono da scegliere quelle anziane al fine di
intraprendere il compito di siffatta incubazione, e in special modo
quelle che l’hanno già svolto più frequentemente, e che bisogna
cercare di essere bene a conoscenza delle loro abitudini, in quanto
alcune covano meglio, altre allevano in modo più adeguato i pulcini che
sono venuti alla luce. |
Sunt
e contrario nonnullae, quae et sua, et aliena ova frangunt, ac
saepe etiam exsorbent, quas velut omnino ineptas quamprimum ab ovis
submovere convenit. Varro[9]
etiam illas improbat, quae rostra, et ungues acuta habent, et tales ad
concipiendum potius, quam ad incubandum commendat. Florentinus[10]
illas omnino aspernatur, quae spiculatis calcaribus non secus quam
Gallinacei armantur. Item iis ova subijci vetat, quae iam aetate florent,
quod tales plerunque plura, quam aliae pariant, quales maxime bimae sunt.
Est tamen et iis supponendum, cum ab incubandi cupiditate, quae, teste
Columella[11]
fere, cum primum partum consummaverint, ab idibus Ian.[12]
incipere solet, prohiberi nequeunt. Nam multa pariens, et non incubans
frequenter aegrotat, et moritur. Inhibetur vero [222] illa cupiditas
pinnula per nares traiecta, et frigidae aspersione. |
Invece
vi sono alcune che rompono le uova sue e altrui, e spesso le divorano
anche, ed è opportuno separarle quanto prima dalle uova considerandole
come del tutto non idonee. Varrone
condanna anche quelle che hanno il becco e le unghie aguzze, e
raccomanda tali galline più per concepire che per covare. Florentino
disprezza completamente quelle che sono armate di speroni appuntiti non
diversamente dai galli. Parimenti proibisce che vengano messe delle uova
sotto a quelle che sono nel fiore dell’età, in quanto soggetti simili
per lo più depongono uova in quantità maggiore rispetto alle altre,
come fanno quelle che hanno non più di due anni. Tuttavia bisogna dare
delle uova da covare anche a loro quando non possono essere tenute
lontano dal desiderio smodato di covare che, testimone Columella, è
solito aver inizio pressapoco a partire dalle idi di gennaio - 13
gennaio - non appena hanno finito di deporre. Infatti, quella che depone
molte uova e non le cova, spesso si ammala e muore. Ma quella bramosia
viene inibita da una piccola piuma fatta passare attraverso le narici e
con l’aspersione di acqua fredda. |
[1] De animalibus I,81: Ego tamen iam vidi ovum gallinae, quod habuit duas testas, unam intra aliam, et in medio duarum testarum habuit albuginem, et intra interiorem etiam non fuit nisi albugo, et fuit ovum parvum, totum rotundum ad modum sperae. Sed hoc erat unum de naturae peccatis et monstris. § Vedi il lessico alla voce Ovum in ovo – Uovo matreshka.
[2] Trilekitha è
parola non attestata. Comunque λέκιθος è il rosso dell’uovo in Ippocrate (Mul.
II 205) e in Aristotele, per esempio in Historia animalium VI,3 562a
29.
[3] Tacuini Sanitatis ... de sex rebus non naturalibus... conservandae sanitatis - Citato anche da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 420: Audio et trilecitha, id est triplicis vitelli ova interdum reperiri: frequentius vero dilecitha, eaque in medio testae plerunque cavitatem habere. Magis nutriunt et subtiliora sunt ova quae duos vitellos habent, Elluchasem. - Ma è assai verosimile che Aldrovandi abbia letto di corsa il brano di Gessner. Infatti la citazione delle uova con tre tuorli e con due tuorli sembra appartenere a Gessner (audio), mentre a Elluchasem bisogna attribuire la sola affermazione che le uova che hanno due tuorli nutrono di più e sono più delicate (Magis nutriunt et subtiliora sunt ova quae duos vitellos habent), omessa da Aldrovandi, che ha omesso anche le uova dilecitha di Gessner.
[4] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 420: Ego me aliquando ovum videre memini cuius testa ab altera parte extrema in angustum veluti collum instar cucurbitae se colligebat.
[5] Invece Aristotele ne parla nella Historia animalium VI,2: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (traduzione di Mario Vegetti)
[6] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 406: Dicunt quidam decrepitum gallum, ovum ex se generare, idque in fimo ponere absque testa, sed pelle tam dura ut ictibus validissimis resistat: atque hoc ovum fimi calore foecundari ita ut basiliscus ex eo gignatur: qui serpens sit per omnia gallo similis, sed cauda longa serpentina. ego hoc verum esse non puto, quanquam ab Hermete proditum, scriptore apud multos fide digno, Albertus. Et rursus, Basiliscos aliquando dicunt gigni de ovo galli, quod plane falsum est et impossibile. nam quod Hermes docet basiliscum generare in utero (generari in fimo) non intelligit de vero basilisco, sed de elixir (elydrio) alchymico, quo metalla convertuntur. - Hermes dovrebbe essere Ermete Trismegisto.
[7] Per il testo completo contenuto in De occultis naturae miraculis si veda il lessico alla voce Levinus Lemnius.
[8] De re rustica VIII,5,5-6: Fere autem cum primum partum consummaverunt gallinae, incubare cupiunt ab Idibus Ianuariis. Quod facere non omnibus permittendum est, quoniam quidem novellae magis edendis quam excudendis ovis utiliores sunt, inhibeturque cupiditas incubandi pinnula per nares traiecta. [6] Veteranas igitur avis ad hanc rem eligi oportebit, quae iam saepius id fecerint, moresque earum maxime pernosci, quoniam aliae melius excudant, aliae editos pullos commodius educent. At e contrario quaedam et sua et aliena ova comminuunt atque consumunt, quod facientem protinus summovere conveniet.
[9] Rerum rusticarum III,9,9: Optimum esse partum ab aequinoctio verno ad autumnale. Itaque quae ante aut post nata sunt et etiam prima eo tempore, non supponenda; et ea quae subicias, potius vetulis quam pullitris, et quae rostra aut ungues non habeant acutos, quae debent potius in concipiendo occupatae esse quam incubando. Adpositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae.
[10] Questa è la sequenza delle citazioni tratte da Florentino e riportate per esteso da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 426: Ova subiiciantur, non quidem iis quae florent aetate, aut parere possunt, gallinis, sed provectioribus, vigent enim atque florescunt anniculae ad emissiones (partiones) ovorum, potissimum autem bimae sed minus quae sunt seniores, Florentinus. Appositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae, Varro. Gallinae incubationi destinandae, rostra aut ungues non habeant acutos. tales enim debent potius in concipiendo occupatae esse, quam incubando, Idem. Quae non secus quam gallinacei calcaribus spiculatis armantur, cavendum est ne eae incubent. pertundunt enim ova, Florentinus. Oportet qua die subditurus es ova, non unam tantum gallinam, sed tres superponere aut quatuor, Idem.
[11] De re rustica VIII,5,5: Fere autem cum primum partum consummaverunt gallinae, incubare cupiunt ab Idibus Ianuariis.
[12] Ai tempi di Columella il calendario giuliano, voluto da Giulio Cesare nel 46 aC, era in uso ormai da circa un secolo, per cui le idi di gennaio cadevano al 13 anziché al 15 dello stesso mese.