Anche gli uccelli, come i
mammiferi, hanno la capacità di trasformare
a e
β
carotene in vitamina A,
immagazzinata nel fegato e nelle uova. I volatili differiscono dai mammiferi
perché immagazzinano preferibilmente xantofilla in fegato, uova, tessuto
adiposo, pelle.
Al contrario di quanto accade in altri uccelli, come
Canarino, Parrocchetto, Fenicottero, nel Pollo i carotenoidi giocano un ruolo
minimo nella colorazione del piumaggio e, come già detto, Crawford non cita
alcun carotenoide come responsabile di una qualsivoglia colorazione delle
piume. Questo studioso si limita ad affermare che i carotenoidi si possono
apprezzare nel piumino di pulcini non eumelanizzati e nelle piume in via di
sviluppo di soggetti bianchi.
I carotenoidi si trovano in diversi distretti dell’occhio,
in modo ben evidente nell’iride, dove si combinano col rosso dei capillari
sanguigni a dare l’occhio baio. Anche i coni, fotorecettori specializzati della retina,
contengono gocciole lipidiche in cui i carotenoidi si trovano dissolti.
Baio. Questo
aggettivo è riferito a un tipo di mantello del cavallo e dei bovini dotato di
peli rossastri con diverse gradazioni cromatiche, mentre la criniera e la
parte inferiore degli arti sono neri. Quindi, per occhio baio, si intende un
occhio rossastro, un occhio che non è né
rosso né giallo.
Il termine origina dall’aggettivo latino badius,
che ha un equivalente nel francese o provenzale bai, e nell’italiano bazzotto.
Viene detto bazzotto non solo l’uovo tra sodo e al guscio, cioè un po’
più scottato di quello à la coque,
ma è definito bazzotto anche il cavallo di colore baio, cioè di colorazione intermedia.
I dialetti si perdono, o si trasformano, dipende dai punti
di vista. Nel dialetto valenzano esiste un aggettivo il cui significato si è
fatto palese avventurandomi in queste ricerche etimologiche. Si tratta di bazà,
con la zeta pronunciata come una esse aspra. Bazà
significa
né molle né
duro. È facile immaginare a cosa
venga comunemente riferito questo attributo.
Sì, sono più che conscio del fatto che per un allevatore
è meglio avere non questa, ma un’altra risposta in tasca qualora si voglia
prenderlo in castagna: quella sul significato dell’espressione francese à
la coque, in quanto nessuno gli chiederà mai cosa significhi
bazzano. Orbene, l’uovo à la coque
è un uovo un po’ bazzano, più molle che duro. Per essere precisi bisogna
aggiungere che si tratta di un uovo cotto in acqua, ma col guscio. Coque
è locuzione francese che significa guscio
d’uovo, voce onomatopeica che riproduce il grido della gallina non
appena ha assolto al suo compito di depositrice. L’Accademia d’Italia ne
propose invano la sostituzione con uovo
scottato.
Durante un’alimentazione
abituale il pigmento del tuorlo di una gallina è costituito per il 70% da
luteina nota anche come xantofilla; il resto è quasi tutto zeaxantina. La
xantofilla immagazzinata nell’uovo è in gran parte libera, solo l’8% è
esterificato. L’a e il b-carotene sono presenti solo in
piccola quantità, costituendo circa il 2% dei carotenoidi; essi non
contribuiscono a colorare il tuorlo.
Le uova di gallina contengono meno carotenoidi di quelle di anatra, che a loro volta ne contengono meno di quelle di gabbiano, ma non si sa se questa situazione abbia qualche importanza dal punto di vista fisiologico. Si può affermare che la gallina trasferisce nel tuorlo una minima parte di qualsiasi carotenoide le venga dato con la razione. Solo la xantofilla esterificata viene depositata nella pelle e nei tarsi, da dove viene mobilizzata sotto forma libera per passare all’uovo.
Questo trasferimento avviene anche in galline che durante il periodo depositivo sono state private dei carotenoidi, ma che hanno avuto accesso, fin dall’inizio della deposizione, a una dieta ricca in tali pigmenti. I risultati riferiti differiscono circa ciò che accade quando le galline in deposizione sono tenute a dieta priva di xantofilla: alcuni hanno riscontrato che la xantofilla lentamente scompare dal tuorlo, altri invece hanno trovato un alto contenuto di pigmento nelle prime 3 uova deposte dopo il passaggio a dieta priva di xantofilla, seguito da un rapido declino a causa di un esaurimento dei depositi somatici.
La deposizione della xantofilla nell’uovo è un
processo rapido per galline tenute senza carotenoidi: esse trasferiscono gran
parte della xantofilla al tuorlo nel giro di 48 ore. L’impoverimento
somatico in carotenoidi a causa di lunghi periodi depositivi viene
controbilanciato molto lentamente e solo dopo che la muta si è completata.
Bisogna quindi tenere in debito conto lo stato e la capacità
depositiva quando si giudica la colorazione dell’occhio e dei tarsi di una
gallina. Nello stesso tempo bisogna astenersi dal selezionare
galline che hanno occhi e tarsi pigmentati perfettamente solo a causa di una
scarsa deposizione che richiede poco pigmento.
Le galline malate o stressate producono uova dal tuorlo
meno colorato rispetto alla disponibilità alimentare.
Nel 1920 Palmers dimostrò che
in tutti questi tessuti del pollo è rinvenibile la xantofilla della dieta, ma
non i caroteni. Il principale carotenoide è la luteina o xantofilla, sotto
forma esterificata.
Il tessuto adiposo del Fenicottero contiene un pigmento
molto simile all’astaxantina, denominato fenicotterina, ma è ancora
prematuro distinguerlo dalla prima.
La xantofilla è stata trovata negli occhi di 27 specie di uccelli selvatici e nell’iride del pollo domestico - , ma non nel piccione. In effetti nel pollo un’alterazione in carotenoidi della dieta dimostra quanto siano labili quelli dell’iride, costituiti in gran parte da xantofilla. I carotenoidi sono contenuti nei cromatofori, e già sappiamo che in combinazione col rosso capillare danno luogo all’occhio baio. I carotenoidi non sono visibili nell’occhio dei pulcini appena nati, nei quali il colore baio si esprime appieno solo con l’impennata degli ormoni sessuali prima della maturità.
Nella
retina dei polli è stato trovato un particolare carotenoide, la galloxantina.
Nel regno degli Uccelli i carotenoidi contribuiscono in modo considerevole alla pigmentazione delle piume, e si tratta di xantofilla che proviene dai carotenoidi alimentari, spesso uguali in molte specie: infatti la luteina è presente in quasi tutti i volatili studiati. Nelle piume gialle e rosse di alcune specie di Parrocchetto esistono carotenoidi non ancora identificati, e sappiamo pure che il pigmento giallo del Pappagallino Australiano forse non è affatto un carotenoide.
Ricordando
per inciso che taluni uccelli conferiscono al proprio piumaggio bianco delle
sfumature giallastre o rossicce impregnandolo con la sostanza cerosa prodotta
dall’uropigio: così nasce la macchia gialla sul collo del Pellicano e la
sfumatura rosata posseduta da alcuni Gabbiani. Nel Pellicano non bisogna
confondere questo colore con quello rossiccio del gozzo e della sacca,
particolarmente evidenti all’epoca della riproduzione, tanto da assumere l’aspetto
di ferite.
Controversa è la presenza di carotenoidi nelle piume del pollo, nel quale il colore giallastro, quando compare in seguito alla dieta, dipenderebbe dalla presenza di luteina.
Stando all’affermazione fatta prima, cioè che i carotenoidi gialli o rossi vengono affievoliti con l’esposizione delle piume alla luce, ma solo dal lato rivolto alla luce solare, e che al buio essi non cambiano d’intensità, si dovrebbe arguire che quando i riflessi paglia compaiono nelle piume esposte al sole, non dovrebbero essere dovuti ai carotenoidi.
La deposizione di xantofilla a livello dermo-epidermico
è governata dagli alleli W+/w, responsabili dell’assenza/presenza
di depositi di carotenoidi anche a livello epidermico: è proprio la loro
possibile presenza in questo distretto che permette a Brandt e Willems di
ravvisare la loro influenza su certi riflessi giallastri del piumaggio,
influenza favorita dall’alimentazione.