Restano da fare alcune
considerazioni sulle conseguenze che derivano, per la struttura genetica di
una popolazione, dai sistemi che si possono adottare nella riproduzione fra
gli individui che la compongono. Poiché la riproduzione libera e casuale
tende a mantenere l’equilibrio genetico preesistente (legge di
Hardy-Weinberg), ne consegue che qualsiasi modo di accoppiamento che si
allontani da esso deve produrre dei cambiamenti più o meno rilevanti nella
distribuzione statistica dei genotipi e nella frequenza dei geni relativi.
La teoria matematica dei sistemi di accoppiamento è stata
formulata nel 1921 dal genetista americano Wright in una memoria fondamentale.
Gli accoppiamenti fra gli animali che saranno destinati a lasciare una
discendenza possono essere realizzati in 5 modi diversi: riproduzione casuale,
riproduzione fra animali aventi genotipi affini, riproduzione fra individui
geneticamente diversi, e infine riproduzione fra animali aventi caratteri
somatici affini o caratteristiche diverse.
L’accoppiamento casuale,
impiegato talora nella selezione zootecnica quando il gruppo di animali
prescelti è lasciato riprodurre in libertà e senza alcun controllo
particolare, tende a mantenere immodificata la struttura
genetica della popolazione, salvo variazioni di frequenza casuali dovute al
numero ristretto di individui e allo stabilirsi di una parentela fra i
componenti del gruppo, dopo alcune generazioni in condizioni d’isolamento da
altre popolazioni. L'accoppiamento casuale non è capace di fissare geni
desiderati, ma può essere utile per svelare la natura del patrimonio genetico
di un riproduttore che abbia un numero sufficiente di figli da un gruppo di
femmine prelevate a caso dalla popolazione.
Consiste nella scelta degli
animali destinati a riprodursi in base a un criterio di rassomiglianza
genetica. Questo metodo di riproduzione corrisponde alla consanguineità, caratterizzata dal
fatto che gli animali che si accoppiano sono parenti e hanno una probabilità
maggiore di possedere gli stessi geni che non due individui presi a caso nella
popolazione. In sintesi si può dire che questo metodo porta ad una graduale diminuzione dei genotipi eterozigoti.
Consiste nel far riprodurre
animali aventi rassomiglianze più o meno spiccate nei caratteri somatici o
funzionali. È una forma tradizionale di selezione, quando il gruppo dei
riproduttori viene formato esclusivamente in base a una scelta morfologica o
funzionale, e quando si cerca di accoppiare gli animali che presentano la
maggior uniformità possibile rispetto a determinati caratteri. I risultati di
questo sistema di riproduzione dipendono largamente dal grado di
ereditabilità dei caratteri che sono stati presi a base della scelta. In
generale si ottiene un aumento di rassomiglianza fra
genitori e figli e fra i discendenti di ogni coppia, ma non si aumenta in modo
apprezzabile la frequenza dei geni desiderati, né si giunge alla
produzione di individui omozigoti. L'accoppiamento selettivo somatico,
praticato sistematicamente fra tutti i componenti di una popolazione, tende a
produrre una progressiva differenziazione della popolazione stessa in due tipi
estremi rispetto all’intensità del carattere selezionato, e aumenta perciò
la variabilità complessiva del carattere.
È basato sulla dissomiglianza
genetica degli individui che si fanno riprodurre e conduce a risultati opposti
a quelli della consanguineità. Questo metodo di riproduzione è conosciuto
con il nome di incrocio, e i prodotti che si ottengono sono geneticamente
ibridi, cioè eterozigoti rispetto ad un numero maggiore di geni di quanto non
si verifichi in media nella popolazione. L'accoppiamento eterogamico compiuto
nell'ambito di una razza-popolazione tende a produrre una certa uniformità genetica e somatica,
ma non esercita alcuna influenza apprezzabile sulla frequenza dei geni. Quando
l’eterozigosi degli individui determina un aumento di vigore e di
produttività (eterosi), l’incrocio fra razze della stessa specie o
all'interno delle razze può dare notevoli vantaggi.
Ad esempio, questo tipo d’accoppiamento
si verifica tra animali di grande e piccola mole, e risponde a concetti e a
finalità opposte a quelle dell’accoppiamento selettivo somatico. I suoi
risultati si manifestano con una maggiore uniformità dei caratteri nella
popolazione che deriva da questo tipo di accoppiamento, e con una minore
rassomiglianza fra genitori e figli. In pratica, il sistema di riprodurre
animali che differiscono notevolmente per determinate caratteristiche
morfologiche o funzionali può essere utile per realizzare un tipo intermedio
desiderato, o per compensare difetti e inconvenienti presentati dai tipi
estremi. Geneticamente, non si modifica in modo apprezzabile la frequenza dei
geni e si aumenta moderatamente la proporzione dei genotipi eterozigoti.