Ci addentriamo in un capitolo
abbastanza complesso ma molto interessante, non foss’altro per le
implicazioni umane. Analizzeremo le proteine dotate di proprietà antigene, cioè capaci di stimolare la controrisposta di un
organismo qualora vi vengano introdotte, e ci dedicheremo principalmente a
quelle proteine prodotte sulla superficie cellulare che danno ragione delle
reazioni immunitarie tra linfociti B e T, tra differenti tipi di linfociti T
oppure tra linfociti T e cellule estranee introdotte in un organismo in
occasione di un trapianto.
Sia gli anticorpi circolanti che il sistema immunitario su base cellulare prendono origine dai linfociti.
Nei mammiferi i T linfociti si differenziano nel timo,
mentre i B linfociti
si differenziano nel fegato e nella milza del feto nonché nel midollo osseo
adulto. I linfociti B hanno ricevuto questo nome per essere stati individuati
per la prima volta nella Borsa
di Fabrizio
del pollo, dotata di funzioni immunitarie, posseduta solo
dalla classe degli uccelli, mentre in rettili, anfibi e mammiferi non si
conosce una struttura corrispondente.
Gli antigeni prodotti dalla superficie cellulare, noti
come antigeni di istocompatibilità, furono scoperti in seguito ai trapianti.
Nonostante due individui possano trovarsi in stretta relazione genetica, lo
scambio di tessuti può andare incontro a rigetto. In un certo senso il
sistema AB0 dei gruppi sanguigni umani è stato il primo esempio di antigeni
di istocompatibilità specifici di un tessuto particolare, i globuli rossi.
Gli studi più antichi relativi ai trapianti furono
effettuati su ceppi strettamente inincrociati di topo, giungendo
progressivamente all’identificazione nel pollo del cromosoma e del locus
responsabile del rigetto: una particolare zona del cromosoma 17 nota come Major
Histocompatibility Complex, o MHC. Questa regione non contiene solo i geni
che determinano gli antigeni cellulari di superficie, ma anche un certo numero
di geni che hanno relazione con il sistema immunologico. Una regione analoga
responsabile dell’MHC è stata trovata sul cromosoma 6 dell’uomo, e questa
regione è detta HLA (human leukocyte
antigen), mentre nel topo è detta H-2. Sistemi del tutto simili sono stati rinvenuti in
parecchi vertebrati, ma i più studiati restano quelli del topo e dell’uomo.
I
sistemi del gruppo sanguigno sono degli alloantigeni
presenti in modo specifico sulla membrana cellulare dei globuli rossi.
Un alloantigene è un antigene
appartenente a un individuo, riconosciuto come estraneo da un altro individuo
della stessa specie.
Gli
antigeni di istocompatibilità sono stati suddivisi in 3 classi in seguito a studi eseguiti
prevalentemente nei mammiferi, specialmente nel topo e nell’uomo. Nel pollo
domestico esiste una classe addizionale di questi sistemi.
§
classe
I · regione B-F: gli antigeni di questa classe sono presenti sulle
cellule nucleate di tutti i tessuti dell’organismo
§
classe
II · regione B-L: gli antigeni di questa classe hanno una
distribuzione più limitata, in quanto sono soprattutto presenti sui linfociti
B, in scarso numero sui linfociti T ammesso che ne siano dotati
§
classe
III · geni non identificati: questi antigeni riguardano certi componenti del
sistema del complemento (C2, C4 e fattore B), e il loro ruolo nel pollo
domestico è ancora poco compreso
§
classe
IV · regione B-G: classe addizionale caratteristica del pollo
domestico, ristretta ai globuli rossi.
Ogni determinante antigenico è dovuto a proteine della
superficie cellulare, spesso glicosilate. Si pensa generalmente che le
famiglie proteiche che includono la classe I e II del complesso di
istocompatibilità si siano evolute da un singolo dominio ancestrale
simil-immunoglobulinico. Gli antigeni della classe III, proteine solubili
presenti nel plasma, sembrano essere distinte sia riguardo l’origine che la
struttura. Gli antigeni appartenenti alla classe IV sono composti da due
catene polipeptidiche unite da un ponte disolfuro.
Gli studi sul complesso di istocompatibilità del pollo
non sono a uno stadio avanzato come per il topo e per l’uomo, ma vale senz’altro
la pena che venga studiato in modo approfondito per le implicazioni
commerciali: la creazione di ceppi dotati della massima resistenza possibile
alle malattie.
Nel pollo i primi gruppi sanguigni a essere identificati
furono designati con le lettere A-B-C-D. Successivamente Schierman &
Nordskog dimostrarono che il gruppo B era distinto dagli altri; giunsero a
questa deduzione osservando che gli innesti di cute omologa (tra individui
della stessa specie) talora venivano accettati, talaltra andavano incontro a
rigetto, e dimostrarono che il rigetto avveniva quando il gruppo sanguigno B
presente nel donatore non era presente nell’accettore; si poteva dedurre che
il locus del gruppo sanguigno B fosse strettamente legato, se non addirittura
identico, al locus di istocompatibilità. Il locus
B
è l’equivalente del locus H-2
del topo e del locus HLA
dell’uomo.
In un primo tempo fu affermato che il locus B è un locus
singolo dotato di alleli multipli, cioè che parecchi geni si alternano nell’occupare
tale posizione, spiegandosi in tal modo le differenze riscontrabili nei vari
individui. Pink (1977) dimostrò la complessità del locus B,
in quanto esso comprende almeno 3
distinte sub-regioni, che vanno sotto la sigla B-F, B-L, B-G, corrispondenti alle
classi di istocompatibilità descritte poc’anzi, e che tali sub-regioni
risiedono su un microcromosoma
in stretta vicinanza con la regione organizzatrice del nucleolo.
La
regione organizzatrice del nucleolo è responsabile dell’organizzazione
della sintesi dell’RNA dei ribosomi e può essere facilmente identificata
istologicamente a causa della sua intensa affinità per i coloranti. Un pollo
che possieda un corredo cromosomico 2N+1 è trisomico e può essere trisomico
per uno qualunque dei suoi 39 cromosomi. Una normale cellula diploide possiede
due regioni organizzatrici, mentre una cellula trisomica per il cromosoma
recante l’organizzatore nucleolare presenta microscopicamente 3 regioni
ipercromiche. Questo era il caso dei polli trisomici impiegati per dedurre il
linkage del locus B con la regione organizzatrice del nucleolo.
L’organizzatore nucleolare comprende circa 150
ripetizioni di geni responsabili dell’RNA ribosomale disposti in
tandem, occupanti la quasi totalità (6.000 kb
[1]
)
del braccio lungo del microcromosoma 17, che è il 17° in ordine di grandezza
decrescente. Il microcromosoma 17 misura in tutto 8.000 kb, per cui le
restanti 2.000 kb appartengono al locus B.
Un aplotipo
è un gruppo di determinanti genetici
presenti su un cromosoma. Nel nostro caso i determinanti sono quelli delle
sub-regioni del locus B, denominate locus B-F, B-L, B-G. Questi loci del
complesso maggiore d’istocompatibilità, o locus B, sono così strettamente
uniti e associati da venir
ereditati come se si trattasse di una singola unità,
cioè come aplotipo. Un soggetto può ereditare un particolare aplotipo da
ambedue i genitori, i quali a loro volta possono essere omozigoti o
eterozigoti per l’aplotipo. Briles & Briles hanno identificato 27 differenti aplotipi nel locus B e non si può escludere
che in altre popolazioni di pollo domestico gli aplotipi da scoprire
potrebbero essere anche più numerosi, tant’è che recentemente è stata
proposta l’esistenza di 30 differenti aplotipi.
Tutte e tre le sub-regioni del locus B sono molto
polimorfiche, sono strettamente unite e hanno una disposizione molto più
compatta di quanto non accada nel topo e nell’uomo. Anche se il locus B
occupa i restanti 2.000 kb del microcromosoma 17, la sua effettiva estensione
non è nota.
Il
complemento, che nell’uomo è composto da almeno 11 differenti
proteine del siero, nel pollo domestico non è stato ancora ben
caratterizzato, anche se in base ai dati attuali si pensa che esso differisca
da quello dei mammiferi e che non faccia parte del complesso maggiore di
istocompatibilità.
I diversi aplotipi del locus B sono correlati con una
maggior resistenza o una maggiore suscettibilità alle malattie, ma di questo
argomento abbiamo già parlato nell’apposito capitolo.