Conrad Gessner
Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555
De Gallina
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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Ova gallinae
subdenda ab eo potissimum tempore aedi etiam debent, quo spirat Zephyrus,
usque ad Autumnale aequinoctium. Nempe a septima Februarii, usque ad
vigesimamsecundam Septembris. Quare dum emittuntur hoc tempore,
separatim serventur, ut ex eis pullorum exclusio fiat. Quae enim ante id
temporis {a}eduntur ova, aut etiam eo transacto, quaeque etiam {a}edidit
primo gallina, eorum certe nullum est subijciendum. Infoecunda siquidem
fiunt, imperfectaque. Est autem praestantissimum tempus aequinoctium
vernum ad incubandum, hoc est a vigesima quarta Martii usque ad nonas
Maias, Florentinus. Ova Luna nova supponito, Plin.[1]
Incubare oportet incipere secundum (post) novam Lunam, quod fere quae
ante (prius inchoata) non succedunt, (non proveniunt,) Varro[2]
et Plinius[3]. Semper cum supponuntur
ova, considerari debet, ut Luna crescente a decima usque ad
quintamdecimam (quod et Palladius repetit[4],
et Tragus hodie a mulieribus in Germania observari scribit) id fiat, nam
et ipsa suppositio per hos fere dies est commodissima: et sic
administrandum est, ut rursus cum excluduntur pulli, Luna crescat,
diebus quibus animantur ova, et in speciem volucrum conformantur
<ter septenis opus est gallinaceo generi, at pavonino et
anserino paulo amplius ter novenis>, Columella[5]. |
Le uova da
mettere sotto a una gallina debbono anche essere state deposte
soprattutto a partire da quel periodo in cui spira Zefiro fino
all'equinozio d'autunno. E precisamente dal 7 di febbraio al 22
settembre. Motivo per cui, quando vengono deposte durante questo
periodo, vengono tenute da parte affinché ne nascano dei pulcini.
Infatti di tutte le uova che vengono deposte prima di questo periodo, o
anche quando è trascorso, e anche di tutte quelle che una gallina ha
deposto all'inizio del periodo, è assodato che nemmeno uno va messo a
covare. Dal momento che diventano infeconde e difettose. Infatti per
l'incubazione si presta in modo meraviglioso il periodo dell'equinozio
di primavera, cioè dal 24 marzo fino alle none di maggio - 7 maggio,
Florentino. Metti a covare le uova quando è luna nuova,
Plinio.
Conviene cominciare a incubare subito dopo (dopo, Plinio) la luna nuova,
in quanto per lo più quelle che sono state messe a covare prima (quelle
cui si è dato inizio precedentemente, Plinio) non hanno esito positivo
(non nascono, Plinio) Varrone e Plinio. Quando si mettono le uova a
covare bisogna sempre tener presente che ciò avvenga con la luna
crescente a partire dal decimo fino al quindicesimo giorno (anche
Palladio lo esige, e Hieronymus
Bock scrive che oggi in Germania
questa regola viene osservata dalle donne), infatti anche la messa a
cova durante più o meno questi giorni è assai vantaggiosa: ed è
necessario fare in modo che poi quando i pulcini nascono ci sia la luna
crescente, per le galline il numero di giorni durante il quale le uova
si animano e assumono pian piano la forma di uccello è di ventuno,
mentre per i pavoni e per le oche poco più di ventisette, Columella. |
Oportet
subijci ova Luna increscente: hoc est, a primilunio usque ad
quartamdecimam diem. nam quae ante novilunium subiecta sunt, tabescunt
et corrumpuntur, Florentinus. Ex ovis natis in defectu Lunae (non
generantur pulli,) sed plurimum sunt generantia. (horum verborum sensum
non assequor: et ni fallor, omitti possunt,) eo quod ova a novilunio
usque ad plenilunium et replentur et humectantur, et sunt laudabilia ad
generationem. et e< >converso, quae generantur a plenilunio usque
ad novilunium, Elluchasem. Audio hanc apud nos quorundam persuasionem
esse, ut ex ovis suppositis omnibus foemineae generentur, subiici
oportere plenilunio, et ea quoque ad hoc praeferunt quae in plenilunio
nata fuerint: et ita observandam temporis rationem, ut in plenilunio
etiam excludantur pulli. |
Bisogna
mettere a covare le uova in luna crescente: cioè, a partire dal
plenilunio fino al quattordicesimo giorno . Infatti quelle che vengono
messe a cova prima del novilunio, si liquefanno e si guastano,
Florentino. Dalle uova deposte in mancanza di luna (non si generano
pulcini), ma sono assai feconde. (Non riesco a seguire il significato
delle seguenti parole: e, se non sbaglio, possono essere omesse) In
quanto le uova a partire dal novilunio fino al plenilunio si riempiono
oltre a inumidirsi, e sono adatte alla generazione. E si comportano in
maniera opposta quelle deposte dal plenilunio fino al novilunio,
Elluchasem Elimithar. Sento dire che alcuni dei nostri sono
persuasi del fatto che, affinché da tutte le uova messe a covare
nascano delle femmine, è necessario metterle a covare durante il
plenilunio, e a questo scopo preferiscono pure quelle deposte durante il
plenilunio: e che
parimenti bisogna porre attenzione a calcolare il tempo, affinché anche
i pulcini nascano durante il plenilunio. |
¶ Parientium
et incubantium cura. Gallinas includere oportet, ut diem et noctem
incubent, praeter quam mane et vespere, dum cibus ac potio his detur.
Curator oportet circumeat diebus interpositis aliquot, ac vertat ova, ut
aequabiliter concalefiant, Varro[6]
et Florentinus. Recludere autem {h}ostium[7]
est opus, tum diluculo, tum crepusculo vespertino, illisque pro
consuetudine offerre et nutrimentum et potum: ac postea rursus
occludere, quod si aliquae non ascenderint ultro, cogendae sunt,
Florentinus. Supponendi consuetudo tradita est ab iis, qui religiosius
haec administrant eiusmodi. Primum quam secretissima cubilia eligunt, ne
incubantes matrices ab aliis avibus inquietentur: deinde antequam
consternant ea, diligenter emundant, paleasque quas substraturi sunt,
sulfure, et bitumine, atque ardente taeda perlustrant, et expiatas
cubilibus iniiciunt, ita factis concavatis nidis, ne ab advolantibus,
aut etiam desilientibus evoluta decidant ova. Plurimi etiam infra
cubilium stramenta graminis aliquid, et ramulos lauri, nec minus alii
capita cum clavis ferreis subiiciunt: quae cuncta remedia creduntur esse
adversus tonitrua, quibus vitiantur ova, pullique semiformes
interimuntur ante, quam toti partibus suis consummentur. Servat autem
qui subijcit, ne singula ova in cubili manu componat, sed totum ovorum
numerum in alveolum ligneum conferat; deinde universum leniter in
praeparatum nidum transfundat. Incubantibus autem gallinis iuxta
ponendus est cibus, ut saturae studiosius nidis immorentur, neve longius
evagatae refrigerent ova: quae quamvis pedibus ipsae convertant,
aviarius tamen, cum desilierint matres, circumire debet, ac manu
versare, ut aequaliter calore concepto facile animentur. Quin etiam si
qua unguibus laesa, vel fracta sunt, ut removeat. Idque cum fecerit
<duodeviginti diebus>, die undevigesimo animadvertat, an pulli
rostellis ova {percuderint} <percusserint>, et auscultetur, si
pipiant. nam saepe propter crassitudinem putaminum erumpere non queunt.
Itaque haerentes pullos manu eximere oportebit, et matri fovendos
subijcere, idque non amplius triduo facere, nam post unum et vigesimum
diem silentia ova carent animalibus: eaque removenda sunt, ne incubans
inani spe diutius detineatur effoeta, Columella[8]. |
¶ Cure
da prestare a quelle che depongono e che covano. È necessario
rinchiudere le galline affinché covino giorno e notte, eccetto al
mattino e alla sera quando bisogna dare loro da mangiare e da bere.
L'incaricato deve fare il suo giro a intervalli regolari di alcuni
giorni e deve rigirare le uova affinché si riscaldino in modo uniforme,
Varrone e Florentino. Bisogna aprire l'entrata sia all'alba che al
crepuscolo della sera, e dare loro con regolarità sia cibo che bevanda:
e poi chiudere di nuovo, perché se alcune non volessero
salire nel nido spontaneamente, bisogna obbligarle, Florentino. Da
coloro che gestiscono queste cose in modo piuttosto scrupoloso è stata
tramandata la consuetudine di mettere le uova a covare nel modo
seguente. In primo luogo scelgono nidi il più possibile appartati
affinché le chiocce che stanno covando non vengano disturbate da altri
volatili: quindi, prima di ricoprire i nidi, li ripuliscono con
diligenza e purificano con zolfo, con
bitume e con una fiaccola accesa
la paglia che stenderanno sotto, e dopo averla purificata la mettono nei
nidi, nidi resi concavi in modo tale che le uova rotolando non cadano
fuori quando le chiocce vi volano sopra oppure saltano giù. Moltissimi
sotto la paglia dei nidi pongono anche un po’ di gramigna e dei
rametti di alloro nonché dei bulbi di aglio con chiodi di ferro: cose
tutte che si credono essere dei rimedi contro i tuoni dai quali le uova
vengono guastate e i pulcini semiformati vengono uccisi prima che
si siano del tutto completati nelle loro parti. Inoltre, chi
mette le uova a covare, si guarda dal disporre le uova una per una nel
nido con la mano, ma deve disporre tutte le uova in un piccolo
recipiente di legno; quindi trasferirle delicatamente tutte quante nel
nido preparato. Alle galline che covano il cibo va posto loro vicino
affinché, essendo sazie, se ne stiano più volentieri nel nido e
affinché non lascino raffreddare le uova andandosene in giro per troppo
tempo: e benché esse stesse le rigirino con le zampe, tuttavia il
guardiano del pollaio, quando le chiocce sono saltate giù, deve fare un
giro e rigirarle con la mano, affinché facilmente prendano vita
ricevendo il calore in modo omogeneo. Inoltre, se per caso sono lese o
rotte dalle unghie, deve toglierle. Dopo aver fatto ciò per diciotto
giorni, al diciannovesimo faccia attenzione se i pulcini coi loro
beccucci danno dei colpi alle uova, e si deve ascoltare se pigolano.
Infatti spesso, per lo spessore del guscio, non riescono a uscire.
Pertanto bisognerà tirare fuori con la mano i pulcini che non riescono
a liberarsi e metterli sotto la madre che li scaldi, e questo non
bisogna farlo per più di tre giorni, infatti le uova che tacciono dopo
il ventunesimo giorno non contengono un essere vivente: e bisogna
toglierle affinché la chioccia ormai esausta non si trattenga oltre,
spinta da una vana speranza, Columella. |
In cubilibus,
cum parturient, acus substernendum: cum peperint, tollere substramen, et
recens aliud subijcere, quod pulices et caetera nasci solent, quae
gallinam conquiescere non patiuntur, ob quam rem ova aut inaequaliter
maturescunt, aut consenescunt, Varro[9]. |
Nei nidi,
dopo che hanno cominciato a deporre, bisogna mettere della pula: quando
hanno finito di deporre, bisogna rimuovere lo strame e metterne
dell'altro nuovo, in quanto di solito vi nascono le pulci e altri
parassiti che non permettono alla gallina di riposare, motivo per cui le
uova o non giungono a maturazione in modo omogeneo, oppure vanno a male,
Varrone. |
Curae autem
debebit esse custodi, cum parturient aves, ut habeant quam mundissimis
paleis constrata cubilia, eaque subinde converrat, et alia stramenta
quam recentissima reponat: nam pulicibus, aliisque similibus animalibus
replentur, quae secum affert avis, cum ad idem cubile revertitur.
Assiduus autem debet esse custos, et speculari parie<n>tes, quod
se facere gallinae testantur crebris singultibus interiecta voce acuta.
Observare itaque dum edant ova, et confestim circumire oportebit cubilia,
ut quae nata sint colligantur, notenturque quae quoque die sint edita,
ut quam recentissima supponantur glocientibus: sic enim rustici
appellant aves eas, quae volunt incubare. Caetera vel reponantur, vel
aere mutentur, Columella[10].
Cum volumus ut ovis gallinae incubent, stramen nitidum est substernendum,
in eoque imponendus ferreus clavus: quod is videatur habere vim vitium
quodvis propulsandi, Florentinus. Ova quae incubantur, si habeant in se
semen pulli, curator quatriduo postquam incubari coeperint, intelligere
potest: si contra lumen tenuit, et purum uniusmodi esse animadverterit,
putant eijciendum, et aliud subijciendum, Varro[11].
Quarto die postquam coepere incubari, si contra lumen cacumine ovorum
apprehenso una manu, purus et uniusmodi perluceat color, sterilia
existimantur esse, proque eis alia substituenda, Plin.[12]
Ova incubationi idonea, quarto die sanguineas habent venas: quo tempore
si quae ad radios Solis clara apparuerint in [428] acutiore parte,
reijciantur, Albert. |
Il custode
dovrà porre attenzione che quando le galline deporranno le uova abbiano
dei nidi ricoperti di paglia il più pulita possibile, e spesso deve
ripulirli e mettervi dello strame molto recente: infatti si riempiono di
pulci e di altri animali
consimili che la gallina porta con sé ritornando nel nido. Il custode
inoltre deve essere diligente e osservare il momento in cui depongono
l’uovo, cosa di cui le galline danno l'avviso con frequenti gorgoglii
intercalati da una nota acuta. Bisognerà pertanto osservarle mentre
depongono le uova e fare subito il giro dei nidi, per raccogliere quelle
che sono state deposte, e si apponga un contrassegno su quelle deposte
in quel giorno, affinché sotto a quelle che fanno la voce da chioccia
vengano messe uova freschissime: infatti i contadini chiamano così - glocientes
- quelle galline che vogliono covare. Le altre uova o si conservano o si
scambiano con del denaro, Columella. Quando vogliamo che le galline si
mettano a covare le uova, bisogna mettere sotto di loro dello strame
pulitissimo e bisogna aggiungervi un chiodo di ferro: in quanto
sembrerebbe avere il potere di tenere lontano qualunque tipo di effetto
negativo, Florentino. Se le uova che vengono incubate contengano il
germe del pulcino, l'incaricato del pollaio potrà saperlo quattro
giorni dopo che hanno cominciato a essere covate: se lo tiene fermo
contro un lume e vede che è uniformemente trasparente, si ritiene che
debba essere scartato e metterne sotto un altro, Varrone. Il quarto
giorno dopo che hanno cominciato a essere covate, se dopo aver preso con
una mano l'estremità delle uova, e averle messe contro un lume, il
colore lascia passare la luce in modo uniformemente trasparente, vengono
ritenute sterili, e al loro posto bisogna metterne a covare delle altre,
Plinio. Le uova adatte all'incubazione, al quarto giorno presentano
delle vene piene di sangue: in questo momento, se alcune messe contro i
raggi del sole appariranno chiare in corrispondenza del polo acuto,
debbono essere eliminate, Alberto. |
[1] Naturalis historia XVIII,322: Ova luna nova supponito.
[2] Rerum rusticarum III,9,16: Incubare oportet incipere secundum novam lunam, quod fere quae ante, pleraque non succedunt.
[3] Naturalis historia X,152: Incubationi datur initium post novam lunam, quia prius inchoata non proveniant.
[4] Opus Agriculturae libro I, XXVII (De gallinis): Supponenda sunt his semper ova numero impari, luna crescente, a decima usque in quintamdecimam.
[5]
Si emenda con <ter septenis opus est gallinaceo generi, at pavonino et
anserino paulo amplius ter novenis> altrimenti il discorso sarebbe tronco
non solo come contenuto, ma soprattutto dal punto di vista sintattico. -
Columella De re rustica VIII,5,9-10: Semper autem cum supponuntur ova,
considerari debebit ut luna crescente ab decima usque ad quintam decimam id
fiat. Nam et ipsa suppositio per hos fere dies est commodissima, et sic
administrandum est ut rursus cum excluduntur pulli luna crescat. [10] Diebus
quibus animantur ova et in speciem volucrum conformantur, ter septenis opus
est gallinaceo generi, at pavonino et anserino paulo amplius ter novenis.
[6] Rerum rusticarum III,9,10-11: Eas includere oportet, ut diem et noctem incubent, praeterquam mane et vespere, dum cibus ac potio is detur. [11]Curator oportet circumeat diebus interpositis aliquot ac vertere ova, ut aequabiliter concalefiant.
[7] Andrés de Laguna in Geoponica libri XIII-XX (1541) da cui è tratto il testo di Gessner ha ostium e non hostium che pertanto viene emendato essendo scorretto.
[8] De re rustica VIII,5,11-15: Subponendi autem consuetudo tradita est ab his qui religiosius haec administrant eiusmodi: primum quam secretissima cubilia legunt, ne incubantes matrices ab aliis avibus inquietentur; deinde antequam consternant ea, diligenter emundant, paleasque, quas substraturi sunt, sulpure et bitumine atque ardente teda perlustrant et expiatas cubilibus iniciunt, ita factis concavatis nidis, ne advolantibus aut etiam desilientibus decidant ova. [12] Plurimi etiam infra cubilium stramenta graminis aliquid et ramulos lauri nec minus alii capita cum clavis ferreis subiciunt. Quae cuncta remedio creduntur esse adversus tonitrua, quibus vitiantur ova pullique semiformes interimuntur, antequam toti partibus suis consummentur. [13] Servat autem qui subicit ne singula in cubili manu conponat, sed totum ovorum numerum in alveolum ligneum conferat. Deinde universum leviter in praeparatum nidum transfundat. [14] Incubantibus autem gallinis iuxta ponendus est cibus, ut saturae studiosius nidis inmorentur, neve longius evagatae refrigerent ova. Quae quamvis pedibus ipsae convertant, aviarius tamen, cum desilierint matres, circumire debet ac manu versare, ut aequaliter calore concepto facile animentur, quin etiam, si qua unguibus laesa vel fracta sunt, ut removeat, idque cum fecerit duodeviginti diebus, undevicesimo animadvertat an pulli rostellis ova pertuderint, et auscultetur si pipant. Nam saepe propter crassitudinem putamina rumpere non queunt. [15] Itaque haerentis pullos manu eximere oportebit et matri fovendos subicere, idque non amplius triduo facere. Nam post unum et vicesimum diem silentia ova carent animalibus, eaque removenda sunt, ne incubans inani spe diutius retineatur effeta.
[9] Rerum rusticarum III,9,8: In cubilibus, cum parturient, acus substernendum; cum pepererunt, tollere substramen et recens aliud subicere, quod pulices et cetera nasci solent, quae gallinam conquiescere non patiuntur; ob quam rem ova aut inaequabiliter maturescunt aut consenescunt.
[10] De re rustica VIII,5,3-4: [3] Curae autem debebit esse custodi, cum parturient aves, ut habeant quam mundissimis paleis constrata cubilia, quae subinde converrat, et alia stramenta quam recentissima reponat. nam pulicibus atque aliis similibus replentur, quae secum affert avis, cum ad idem cubile revertitur. Adsiduus autem debet esse custos et speculari parientes, quod se facere gallinae testantur crebris singultibus interiecta voce acuta. [4] Observare itaque dum edant ova et confestim circumire oportebit cubilia, ut quae nata sunt recolligantur, notenturque quae quoque die sunt edita, et quam recentissima supponantur gluttientibus (sic enim rustici appellant avis eas quae volunt incubare), cetera vel reponantur vel aere mutentur.
[11] Rerum rusticarum III,9,12: Ova, quae incubantur, habeantne semen pulli, curator quadriduo post quam incubari coepit intellegere potest. Si contra lumen tenuit et purum unius modi esse animadvertit, putant eiciendum et aliud subiciundum.
[12] Naturalis historia X,151: Ova incubari intra decem dies edita utilissimum; vetera aut recentiora infecunda. Subici inpari numero debent. Quarto die post quam coepere incubari, si contra lumen cacumine ovorum adprehenso ima manu purus et unius modi perluceat color, sterilia existimantur esse proque iis alia substituenda. Et in aqua est experimentum: inane fluitat, itaque sidentia, hoc est plena, subici volunt. Concuti vero experimento vetant, quoniam non gignant confusis vitalibus venis.