Lessico
Cresta
- Bargigli - Bellezza
Lóphos - Kállaion - Kállaia - Kállos
Lóphos
Lóphos in greco significa cervice, collo, ma anche ciuffo, pennacchio, criniera. Questo sostantivo viene tuttavia impiegato per designare anche quella formazione anatomica che il gallo e la gallina portano sul capo: la cresta. Infatti Aristotele in Historia animalium 504b cosě si esprime: “Inoltre certi uccelli presentano una cresta [lóphos] che normalmente consiste di piume erette; unica eccezione il gallo che ne ha una particolare, formata non proprio da carne ma di qualcosa non molto dissimile dalla carne.” Il termine lóphos č di frequente riscontro nella terminologia scientifica: Lophophorus, Lophonetta e altri nomi di volatili indicano che essi sono dotati di un ciuffo di piume al capo. Non viene citata alcuna etimologia precisa del vocabolo lóphos: forse dall'antico slavo lubu oppure dal tocario A lap.
Kállaion - Kállaia
Kállaion, singolare e neutro (al plurale kállaia), viene ugualmente usato da Aristotele per designare la cresta del gallo. Per lo piů si impiega il plurale kállaia, che assume significato diverso a seconda del contesto. Kállaia da solo puň significare cresta, ma puň significare anche bargigli. Il significato di bargigli diventa inequivocabile se nella frase kállaia č contrapposto oppure associato a lóphos, dove pertanto lóphos assume il significato di cresta. C’č di piů. Kállaia, cioč i bargigli, sono stati equiparati poeticamente alla barba del gallo: kállaia dč oi přgřnes tôn alektryónřn - i bargigli cioč le barbe dei galli, come riferisce Ammonio di Alessandria (VI sec. dC) in De similibus & differentibus dictionibus. Questa trasfigurazione č del tutto logica, se si considera l’esagerata lunghezza che i bargigli possono talora raggiungere in razze mediterranee come la Livorno. Per kállaion si ipotizza un’etimologia dal verbo kaléř = io chiamo, oppure da kállos, bellezza.
Kállos
Kállos, genitivo kállous, di genere neutro, significa la bellezza, il bello, e al plurale ornamenti, cose belle, tessuti, tappeti, vesti etc. L’etimologia č da kalós, aggettivo, che significa bello, sia di persone che di cose.
Tocario o tocarico
Dal nome dell'antico popolo della Battriana chiamato dai Greci Tócharoi. Lingua indeuropea parlata nel Turkestan cinese e nella Battriana. La prima documentazione fu raccolta dal missionario Weber alla fine del sec. XIX e continuata da diverse missioni archeologiche all'inizio del sec. XX. Redatti in una variante della scrittura indiana brahmi e in buona parte traduzione di testi buddhistici, sanscriti, i testi furono facilmente decifrati e interpretati, soprattutto da A. F. R. Hoernle, E. Leumann, E. Sieg, W. Siegling. Accanto a testi religiosi, filosofici e letterari ci sono anche documenti di vita pratica (conti, ricevute, lasciapassare per carovane).
Da essi s'individuano due dialetti: il dialetto A o agneo e il dialetto B o cuceo. Il tocario č una lingua centum - le lingue indeuropee in cui le originarie consonanti palatali (indicate con i segni k, kh, g, gh) si sono sviluppate come velari - che fonde le originarie velari e palatali indeuropee, mantenendo distinte le originarie labiovelari.
La fonetica č caratterizzata dalla riduzione delle consonanti sonore e sonore aspirate a sorde e da vari processi di palatalizzazione. Nella morfologia la flessione nominale appare piuttosto evoluta e caratterizzata da postposizioni, mentre la flessione verbale si presenta piů arcaica e riflette meglio l'originario sistema indeuropeo. Il lessico presenta numerosi prestiti sanscriti e in minor misura iranici e in qualche caso anche cinesi.