La razza non rappresenta affatto la più piccola unità sistematica, perché in molti casi, e soprattutto quando le razze sono formate da un numero rilevante di individui che occupano regioni geograficamente vaste ed ecologicamente diverse, esse si differenziano in popolazioni o gruppi che presentano caratteristiche somatiche e funzionali più o meno distinte; differenze fenotipiche che possono essere l’espressione di differenze realmente esistenti nel patrimonio genetico degli individui, o possono essere il risultato della norma di reazione ai diversi ambienti nei quali la razza viene allevata, o possono infine dipendere da variazioni esclusivamente somatiche (importanti quelle di origine alimentare).
È tenendo presente questi fondamentali aspetti
della variabilità delle razze-popolazioni, che occorre fare una sostanziale
distinzione fra sottorazze e varietà.
Secondo Giuliani si deve dare la qualifica di sottorazza a un gruppo di individui
appartenenti alla stessa razza che presenta uno o più caratteri differenziali
comuni, trasmissibili ereditariamente. Si deve invece considerare come varietà l’insieme di individui della
stessa razza che presentano uno o più caratteri particolari in comune, ma non
trasmissibili ereditariamente.
Ad esempio, nella razza bovina pugliese, che occupa un’area
geograficamente assai estesa e discontinua, le diversità ambientali e dei
metodi di riproduzione adottati nelle varie zone, hanno differenziato
parecchie sottorazze, quali la cotronese in Calabria, la murgese in Puglia, l’abruzzese,
la pugliese del basso Veneto, la podolica istriana.
In altre razze bovine italiane la cui area comprende zone
di pianura, collina e montagna (bruna alpina, romagnola, piemontese, chianina,
etc.), le differenze anche rilevanti nella mole, precocità di sviluppo,
entità delle produzioni economiche, sono da ascrivere prevalentemente alla
diversità di ambiente e soprattutto di produzione foraggiera e di
alimentazione. Sarà perciò più corretto parlare di varietà di pianura, di
collina o di montagna, che non di sottorazze.
Alcuni zootecnici considerano infine la razzetta
come gruppo costituito da un numero limitato di animali che occupano un
territorio assai ristretto o un solo allevamento, che sono però differenziati
dagli altri individui della razza per una o più caratteristiche di non grande
entità, trasmissibili ereditariamente.