L’intento che generalmente ci
si prefigge nella clonazione dei geni è quello di ottenerne una quantità
tale che diventi possibile studiare agevolmente e nel modo più completo
possibile i dettagli della loro composizione molecolare.
Un altro tipo di manipolazione genica, che si rivolgerà
innanzitutto al miglioramento del pollo domestico con finalità commerciali,
è l’introduzione di geni sia provenienti da altre specie che derivati da
altri ceppi. Questa tecnologia, detta transgenetica e che coinvolge la
clonazione negli eucarioti superiori, è agli stadi iniziali, ma promettenti.
Se si vuole introdurre nel pollo un gene al fine di
migliorarlo dal punto di vista commerciale, la prima domanda che ci si pone è
quale gene sia più utile a questo scopo. Inoltre, ci si chiede in quale parte
del genoma posizionarlo, se esistono sequenze promoter che debbano essere contemporaneamente trasferite. Ancora,
può verificarsi che la decisione non possa dipendere dal fenotipo, in quanto
il gene trasferito può non esprimersi assolutamente, oppure può non essere
riconoscibile il suo effetto che si disperde nel contesto genetico che fa da
sfondo.
I miglioramenti auspicabili riguardano la velocità di crescita,
l’ovodeposizione, la resistenza alle malattie,
la composizione della carne e dell’uovo
con un ridotto contenuto in colesterolo e in acidi grassi saturi. In casi del
genere la difficoltà maggiore consiste nel riconoscimento dei geni implicati
e attualmente solo una piccolissima parte dei geni del pollo è stata
identificata. La velocità di crescita e le dimensioni somatiche finali sono
regolate solo parzialmente dall’ormone della crescita secreto dall’ipofisi
anteriore. La resistenza alle malattie è determinata da un numero di
componenti del sistema immunitario tra le quali trovano posto il complesso
maggiore d’istocompatibilità, i recettori delle cellule T, le
immunoglobuline e le linfochine. Il controllo dell’ovodeposizione è
addirittura più oscuro di quanto lo siano altri problemi di genetica.
Esistono due barriere
alla realizzazione della transgenetica nel pollo: innanzitutto è tecnicamente
molto più difficile
microiniettare il DNA nel pollo rispetto ai grandi mammiferi, i quali,
inoltre, sono economicamente più vantaggiosi.
Il topo è già da tempo oggetto di transgenetica, che
microinietta il DNA nell’embrione allo stadio di pronucleo, dopo l’avvenuta
fecondazione ma quando i pronuclei dello spermatozoo e dell’uovo sono ancora
visibili, prima della loro fusione. Se durante questo stadio il DNA estraneo
si integra in modo stabile, esso verrà a far parte di tutte le cellule
embrionali. La metodica richiede l’impiego del microscopio a dissezione e si
agisce abitualmente sul nucleo di origine paterna in quanto possiede
dimensioni maggiori. Se la microiniezione si verifica più tardivamente, per
esempio allo stadio di blastocisti composta da 4 ¸
30 cellule, è molto verosimile che ne scaturirà un mosaico.
Nel pollo domestico tra fecondazione e deposizione
intercorrono circa 24 ore, e nell’uovo appena deposto l’embrione è già
formato da 60.000 cellule, troppo in là per procedere alla microiniezione di
DNA, per cui bisogna prendere l’uovo appena fecondato, cioè senza guscio.
Una strategia meno traumatica è il ricorso a vettori
quali i retrovirus,
che possono essere miscelati con le cellule in fase moltiplicativa. Un vettore virale defettivo
è
quello in cui sono stati rimossi certi elementi genetici per cui non può
replicarsi, presentando il vantaggio di non essere patogeno, ma lo svantaggio
di doverne disporre in elevata quantità. Il vettore virale non defettivo può invece moltiplicarsi nelle
cellule dell’ospite. Il virus
defettivo reticoloendoteliale, o
REV,
testato come vettore nel pollo domestico, ha mostrato di poter essere
trasferito nelle cellule dell’ospite.
Una dimostrazione che potremmo definire drammatica del
potere della transgenetica proviene dal trasferimento del DNA genomico per l’ormone
della crescita dal ratto all’embrione del topo, attraverso la
microiniezione. Il risultante topo
transgenico possiede, in ogni cellula, un elevato numero di copie del
gene per l’ormone della crescita, 20-40 copie, e tassi ematici di ormone che
superano da 100 a 800 volte i livelli normali. Ne deriva una velocità di
crescita del topo che è superiore di 2-3 volte rispetto alla norma, con
raddoppio del peso corporeo nel giro di 74 giorni.
Souza (1984) ha trasferito il gene per l’ormone della crescita nell’embrione
di pollo usando come vettore un virus della leucosi aviare. Fu
possibile mettere in evidenza solo un livello elevato di ormone circolante, ma
non un incremento della velocità di crescita.
La transgenetica del pollo ha sicuramente davanti a sé un
futuro, ma sono necessari ulteriori perfezionamenti tecnici e una miglior
conoscenza dei geni utili da trasferire.