Dal 1970 è possibile frammentare il DNA in modo altamente specifico riducendo i frammenti alle dimensioni di un gene, unire quindi tali frammenti a un vettore adatto rappresentato abitualmente da un DNA virus o da un plasmide, per poi inserire le chimere [1] nell’organismo o in un’altra specie.
Queste metodiche di ingegneria
genetica rappresentano la terza tappa nella comprensione del mistero della
trasmissione dei caratteri ereditari. Le altre due tappe basilari furono la
riscoperta dell’opera di Mendel nel 1901 e l’avvento della genetica
molecolare iniziata intorno al 1940.
Attualmente è possibile isolare un gene e trasferirlo in un altro individuo della stessa specie o di specie diversa. Inoltre, se si trasferisce tale gene in un ospite caratterizzato da una rapida moltiplicazione, quale l’Escherichia coli che si riproduce con la cadenza di circa 20 minuti, si possono produrre copie multiple, o cloni, di quel singolo gene. Quanto maggiore è il numero di copie del gene prodotte, tanto più raffinati possono essere gli studi strutturali, inclusa la determinazione della sequenza nucleotidica.
Diventa inoltre
possibile, una volta nota la sequenza nucleotidica del DNA, dedurre la
mutagenesi sito specifica in vitro del DNA (mutagenesis
site directed), e ciò significa che un gene può venir modificato nella
sua struttura in modo altamente specifico.
[1] Chimera: nella mitologia greca era mostro che sputava fuoco, raffigurato ora con testa di leone, corpo di capra e un serpente al posto della coda, ora con due teste, una di capra e una di leone. Figlia di Tifone e della vipera Echidna, seminava terrore in Licia, una regione dell'Asia Minore, ma alla fine venne uccisa dall'eroe greco Bellerofonte, con l'aiuto del suo cavallo alato, Pegaso.