Sono noti numerosi esempi di
mutazioni nel genoma mitocondriale e cloroplastico. L’eredità di questi
geni extranucleari segue regole diverse rispetto a quelle dei geni nucleari.
In particolare, non è coinvolta la segregazione meiotica, si manifesta spesso
un’eredità uniparentale - per lo più materna -, il carattere persiste
anche dopo sostituzione nucleare e i geni extranucleari non possono essere
mappati su gruppi di concatenazione nucleari noti.
I genomi dei mitocondri e dei
cloroplasti sono circolari, con DNA a doppia elica. Contengono geni per le
componenti di rRNA dei ribosomi di questi organuli, per molti, se non tutti i
tRNA usati nella sintesi proteica che avviene negli organuli e per alcune
proteine che rimangono negli organuli e svolgono funzioni specifiche degli
organuli stessi. Nei mitocondri il codice genetico è diverso da quello dei
geni nucleari che codificano per proteine.
Poiché la trasmissione ereditaria dei geni mitocondriali
differisce da quella dei geni nucleari, quando si parla di geni extranucleari
il termine di eredità non mendeliana
è appropriato. Per stabilire se un fenotipo sia dovuto a un gene
extracromosomico piuttosto che a un gene nucleare, ci si basa sulla comparsa
di risultati che non combaciano con quelli derivanti da un incrocio di geni
nucleari. Le caratteristiche principali dell’eredità extranucleare sono
quattro:
Œ
Negli eucarioti superiori i risultati di incroci
reciproci
[1]
coinvolgenti geni
extranucleari non sono uguali, come invece avviene negli incroci che
coinvolgono geni nucleari. In un incrocio reciproco viene scelta una coppia
di genotipi contrastanti, quindi si producono due incroci, invertendo in ogni
incrocio il sesso dei genitori, o meglio, l’origine dei gameti maschili o
femminili. Ad esempio, se A e B rappresentano i genotipi contrastanti,
A maschio x B
femmina e
A maschio
x
B femmina, rappresenterebbero i due incroci reciproci.
I
geni extranucleari manifestano generalmente il fenomeno dell’eredità
uniparentale,
in quanto tutta la progenie, sia maschile che femminile, possiede il fenotipo
di un genitore soltanto. Il fatto che i maschi e le femmine assomiglino entrambi a un
genitore, distingue l’eredità
uniparentale dovuta a un gene extranucleare dall’eredità di un gene
nucleare legato al sesso.
Generalmente,
negli eucarioti superiori, il fenotipo espresso in modo esclusivo è quello
della madre, fenomeno che prende il nome di eredità
materna. L’eredità materna
dipende dal fatto che la quantità di citoplasma del gamete femminile supera
di gran lunga quella del gamete maschile. Lo zigote riceve quindi dalla madre
la maggior parte del suo citoplasma che contiene i geni extranucleari presenti
nei mitocondri o nei cloroplasti, mentre riceve soltanto una quantità
trascurabile di citoplasma - e quindi di geni extranucleari - dal padre.
I
risultati di incroci reciproci tra un selvatico e un mutante sono generalmente
uguali qualora i geni trasmessi siano localizzati sui cromosomi nucleari. L’eredità
dei geni nucleari legati al sesso rappresenta un’eccezione, ma anche in
questo caso i risultati sono diversi da quelli dell’eredità extranucleare.
Prendiamo
per esempio un mutante dovuto a un gene legato al sesso e recessivo. L’incrocio
tra una femmina selvatica e un maschio mutante produrrà femmine di F1 tutte di tipo
selvatico. Viceversa, nella progenie F1
ottenuta dall’incrocio reciproco tra una femmina mutante e un maschio
selvatico, le femmine saranno selvatiche e i maschi saranno mutanti.
I geni extranucleari non possono essere mappati su
cromosomi nucleari noti. Se i
cromosomi nucleari di un organismo sono ben mappati, ogni nuova mutazione
nucleare può venir localizzata sulla mappa di concatenazione genica con
esperimenti di mappatura che seguono i principi mendeliani della segregazione
e della ricombinazione. Se una nuova mutazione non mostra nessuna
concatenazione con alcun gene nucleare, essa dipende da un allele di un gene
extranucleare.
Ž
Non
si ottengono i tipici rapporti mendeliani di segregazione.
Per le mutazioni di geni nucleari le regole mendeliane della segregazione
predicono che tutta la progenie F1 di un
incrocio tra un mutante omozigote recessivo e un fenotipo selvatico avrà
fenotipo selvatico e che in F2
si otterrà un rapporto 3:1 di selvatici rispetto ai mutanti. Questo rapporto
di segregazione non è quello tipico dei geni extranucleari. Il tipo di
eredità uniparentale è chiaramente una deviazione dalla segregazione
mendeliana.
L’eredità extranucleare non è influenzata dal
fenomeno di sostituzione nucleare. Quando un particolare fenotipo
persiste dopo rimozione del nucleo e sua sostituzione con un nucleo dotato di
genotipo diverso, al quale sono ovviamente associate caratteristiche diverse,
ciò indica che probabilmente la caratteristica è controllata da un genoma
diverso da quello nucleare, cioè mitocondriale o cloroplastico.
[1] Ricordiamo che per incrocio reciproco si intende quell’incrocio in cui si scambiano i ruoli degli individui maschili e femminili per confermare i risultati ottenuti con incroci precedenti. Facciamo due esempi. Se il polline di piante giganti viene trasferito sullo stimma di piante nane, nell’incrocio reciproco verrà utilizzato il polline di piante nane per impollinare lo stimma di quelle giganti. Nel pisello gli incroci reciproci per i caratteri liscio e rugoso sono: F liscia x M rugoso e F rugosa x M liscio.