Premesso che i figli di una
coppia di genitori costituiscono una fratrìa,
ciascuno di noi è a conoscenza di alcune famiglie in seno alle quali i figli
sono tutti dello stesso sesso. È comprensibile il sospettare che vi sia un
meccanismo peculiare a determinare la produzione di un solo sesso. Invece, una
considerazione sulla natura statistica della determinazione del sesso ci
dovrebbe rendere cauti nell’accettare troppo facilmente una conclusione di
questo tipo.
Tralasciando la trafila matematica, si può affermare che
se il numero di fratelli è alto, per esempio 10, la probabilità che vi sia
una fratria di soli maschi è pari a 1/1024.
Questo significa che, per fratrie composte di dieci fratelli, il semplice caso
darà luogo in media a una fratria su 1024 composta
da tutti maschi, e ad un’altra composta da tutte femmine, oppure (il che è
lo stesso) a una fratria unisessuale, maschile o femminile, ogni 512.
Considerazioni simili a queste si applicano a fratrie
nelle quali sono rappresentati entrambi i sessi, ma in cui vi è preponderanza
di un sesso sull’altro, come 8 maschi contro 2 femmine, oppure 3 maschi
contro 7 femmine. Non è necessario ammettere che una specifica fratria
unisessuale, oppure con sproporzione fra i sessi, sia il risultato di un
meccanismo insolito di determinazione del sesso, dato che il meccanismo
normale produce un certo numero di fratrie siffatte, semplicemente seguendo le
leggi del caso.
Quest’affermazione, comunque, non esclude la
possibilità che, sovrapposti al caso, vi possano essere agenti capaci di
determinare fratrie unisessuali o con sproporzioni fra i sessi. In qualche
famiglia vi possono essere meccanismi speciali che agiscono nella
determinazione di fratrie di questo tipo. Una verifica di quest’ipotesi si
può effettuare in due maniere: studiando la frequenza relativa dei vari tipi
di fratrie tra tutte le fratrie di campioni della popolazione, oppure
studiando alberi genealogici singoli.