Le persone con un genotipo I0I0
appartengono al gruppo sanguigno 0, e le persone con genotipo IAIA
appartengono al gruppo sanguigno A. Qual è il fenotipo degli individui
eterozigoti I0IA?
Nella condizione eterozigote si
possono incontrare tre tipi principali di espressione fenotipica:
§
l’eterozigote presenta solo le proprietà tipiche delle
persone omozigoti per uno solo dei due alleli
§
l’eterozigote può presentare proprietà intermedie tra
quelle dei due omozigoti
§
l’eterozigote può mostrare le proprietà di entrambi
gli omozigoti
Proseguiamo interessandoci dell’Uomo
e prendiamo come esempio gli alleli per i gruppi sanguigni I0
e IA.
Gli eterozigoti I0IA appartengono al gruppo sanguigno A, proprio come gli
omozigoti IAIA. L’allele IA è dominante rispetto al suo allele I0,
mentre quest’ultimo è recessivo rispetto al primo.
Nell’eterozigote la dominanza di un allele non significa
necessariamente una lotta o una competizione fra l’allele dominante e quello
recessivo, con supremazia del dominante. In qualche caso può effettivamente
esistere una competizione fra i due alleli, ma in altri casi può verificarsi
che un allele sia inattivo mentre l’altro mostra un’attività sufficiente
a produrre un effetto paragonabile a quello prodotto nell’omozigote per due
alleli dominanti. Negli individui con genotipo I0IA
sembra si verifichi pressapoco questa situazione, poiché l’unico allele IA
determina un effetto simile a quello dovuto a due alleli IAIA
presenti nell’omozigote, mentre l’allele I0
sembra inattivo.
Un effetto di dominanza può anche derivare dall’azione
congiunta, cumulativa, dell’allele dominante con quella dell’allele
recessivo, poiché esistono alleli recessivi il cui effetto, da un punto di
vista qualitativo, è identico o molto simile a quello del loro allele
dominante, sebbene sia più debole da un punto di vista quantitativo. In
questo caso l’effetto di dominanza nell’eterozigote può risultare dalla
somma quantitativa dell’effetto forte dell’allele dominante con l’effetto
più debole, ma simile, dell’allele recessivo.
Dal punto di vista biochimico gli alleli dominanti determinano spesso la
produzione di catene polipeptidiche che entrano nella costituzione degli enzimi attivi. Negli omozigoti
recessivi può darsi che non si formi l’enzima attivo, o che si formi un
enzima dotato di attività ridotta.
L’assenza completa di un enzima può essere dovuta all’effettiva
perdita del gene da parte del cromosoma, ma più spesso può essere legata a
un’alterazione
della struttura
delle
coppie di basi a carico del gene, che pertanto può produrre una catena
polipeptidica anormale, che a sua volta porta a una proteina enzimaticamente inattiva.
Negli organismi da esperimento è possibile talvolta discriminare tra le due
alternative, poiché in qualche caso si può dimostrare l’esistenza della
proteina che è in qualche modo simile all’enzima attivo, senza però
possederne l’attività. Gli alleli che non portano alla produzione di enzimi
attivi sono detti geni silenti.
Gli alleli
con attività parziale sono detti talvolta geni
leaky
[1]
,
poiché non bloccano completamente una data reazione. Non si può escludere
che tutta la variabilità di certi fenotipi legati a particolari geni sia
dovuta alla presenza di geni dotati di attività parziale. Allo stesso tempo,
quando non si sa più dove aggrapparsi, a tirare d’impaccio si invocano fantomatici
geni modificatori per interpretare un fenotipo che si presenta
migliore rispetto a un altro. Questa seconda ipotesi dei geni modificatori,
essendo palese che l’interazione genica esiste, può anche essere vera, ma
esistono casi, come il barrato legato al sesso, in cui è facile pensare a un
gene leaky capace di determinare, o
meglio, di lasciar apparire piume nere invece che barrate. Logicamente l’ipotesi
del gene leaky per questa situazione
del piumaggio contraddice in parte quella del mosaicismo abitualmente addotta,
ma il mosaicismo può comunque essere presente in quanto durante lo sviluppo
si è selezionato un gruppetto di cellule con gene leaky.
Ma, un’ulteriore contrapposizione ideologica esiste da
parte delle osservazioni di Carefoot, che parlano di ricrescita di piume
barrate là dove c’erano piume nere appositamente strappate. Sembra quasi
che stiamo discutendo del sesso degli
Angeli, ma vedremo che questa parte della biologia svelerà tutto il suo
fascino quando affronteremo il problema delle mutazioni somatiche e del
mosaicismo, essendo questo un capitolo molto interessante dal punto di vista
pratico, in quanto l’allevatore deve sapere se riaccoppiare genitori dai
quali è nata un prole con un verosimile gene leaky.
Scusate ancora un attimo, non girate pagina. Non è neppure da escludere che,
per fattori ereditari tutti da chiarire, un gene più facilmente di un altro
subisca una mutazione puntiforme, giocandoci
un tiro mancino quando gli salta in mente di diventare leaky in qualche cellula del soma.
Altri termini caratteristici, per definire le varie
modalità d’azione degli alleli, sono stati proposti da Muller nel 1932
sulla base di esperimenti in Drosofila:
§
amorfo
è un allele inattivo
§
ipomorfo
è un allele con attività qualitativamente normale, ma
quantitativamente ridotta
§
antimorfo
è quell’allele la cui attività nell’eterozigote tende a ridurre l’effetto
dell’allele con attività normale.
Si è dimostrato che spesso in una popolazione esiste
tutta una varietà di alleli normali. Per lo più, invece di parlare di un
unico allele normale, si parla di uno o dell’altro allele appartenente al
gruppo dei diversi isoalleli normali.
Ciascuno di questi isoalleli controlla un fenotipo che ricade nell’ambito
della normalità e non dobbiamo scordare che gran parte della variabilità
normale ha la sua radice nella presenza di molti isoalleli a carico di ciascun
locus e di parecchi loci.
Allo stesso modo, le variazioni dell’espressione
fenotipica determinate dagli alleli anormali possono essere dovute all’esistenza
di tutta una serie di isoalleli
anormali. Uno dei molti esempi di isoalleli anormali ci è fornito
dall’emofilia A, in cui i soggetti appartenenti a famiglie diverse
possono mostrare differenze a carico del tempo di coagulazione del sangue,
mentre gli emofilici appartenenti a un’unica famiglia presentano anomalie
dei tempi di coagulazione ravvicinabili. Da ciò si deduce che le diverse
famiglie sono dotate di differenti isoalleli anormali, che si diversificano
per la gravità dei loro effetti.
Se
scendiamo a livello molecolare, l’esistenza di alleli con
diversi gradi di attività, inclusa l’assenza d’attività, rientra
completamente nell’ipotesi appena accennata. Infatti, se una determinata
sequenza di coppie di basi porta alla produzione di una catena polipeptidica
con attività normale, una sequenza
nucleotidica che si discosti per una sola delle centinaia o migliaia di coppie
di basi può determinare la produzione di polipeptidi che in pratica non
presentano alcuna differenza a carico dell’attività enzimatica rispetto al normale, oppure possono venir sintetizzati polipeptidi che si
discostano di poco dalla norma, oppure di polipeptidi che mostrano invece una
profonda differenza dovuta al tipo di cambiamento che si è verificato sempre
a carico della coppia di basi, per non parlare di ciò che può accadere
quando la coppia di basi ha cambiato posizione in seno alla naturale sequenza.
Se, invece della sostituzione di una coppia di basi con un’altra,
si verifica una sua perdita, la trascrizione e la successiva traduzione nella
sequenza di aminoacidi si risolve, con ogni probabilità, in una proteina
gravemente imperfetta. Dato che la lettura del codice fornito dalle coppie di
basi inizia da un’estremità, la catena polipeptidica modificata è normale
fino al punto in cui è andata persa la coppia di basi, per poi diventare
anormale per il resto della sua lunghezza perché non vengono messi in
sequenza gli aminoacidi codificati dalle triplette normali. Inoltre, prima o
poi, verrebbe letta una tripletta che non codifica per alcun aminoacido, e
così la catena polipeptidica verrebbe terminata prematuramente. Slittamenti del modulo di lettura del gene
di questo tipo possono derivare dall’inserzione di una coppia di basi e, in
molti casi, dalla perdita o dall’inserzione di più di una coppia di basi.
[1] In inglese l’aggettivo leaky si riferisce a recipienti non a tenuta perfetta, che perdono, che imbarcano acqua.