I
dati ottenuti da Morgan incrociando le Drosofile indicarono che la frequenza
del crossingover, e quindi di
ricombinanti per geni concatenati, è caratteristica per quella coppia di geni
coinvolta. Nella Drosofila, per i geni legati al sesso occhio bianco w e ali ridotte m, la
frequenza di crossingover è pari al 36,9%, mentre per occhio bianco w
e corpo giallo y corrisponde all’1,3%. Inoltre, la frequenza di ricombinanti tra
due geni concatenati è approssimativamente costante qualunque sia la
localizzazione degli alleli sui cromosomi. Per esempio, in un individuo doppio
eterozigote per gli alleli w e m,
gli alleli possono essere localizzati in due modi alternativi:
w+ m+ |
w+ m |
¾¾ |
¾¾ |
w m |
w
m+ |
Nella disposizione di sinistra i
due alleli selvatici sono su un cromosoma omologo e i due alleli mutanti
recessivi sull’altro: si tratta di una disposizione in accoppiamento o configurazione in
cis
che in latino significa al di qua.
In questo caso la ricombinazione tra i due loci produce ricombinanti w+
m
e w m+.
Nella disposizione di destra ciascun cromosoma porta l’allele
selvatico di un gene e l’allele mutante dell’altro: si tratta di una disposizione in repulsione
o configurazione in
trans. Un crossingover tra i due geni produce
ricombinanti w+ m+ e w m.
Mentre i fenotipi delle classi ricombinanti sono differenti per le due
disposizioni, la percentuale di ricombinanti nella progenie totale sarà in
entrambi i casi intorno al 36,9%.
Morgan pensò che le caratteristiche frequenze di crossingover per geni concatenati potesse essere correlata alla distanza fisica che separa i geni sul cromosoma. Nel 1913 uno studente di Morgan, Alfred Sturtevant, utilizzò il metodo del reincrocio per analizzare il rapporto di concatenazione tra geni. Egli suggerì che la percentuale di ricombinanti prodotta da crossingover durante la formazione dei gameti potesse essere utilizzata come misura quantitativa della distanza tra una coppia di geni sulla mappa genica.
Questa distanza viene oggi misurata in unità di mappa um: una frequenza di crossingover tra due geni pari all’1% corrisponde ad un’unità di mappa, 1 um.
Quindi
un’unità
di mappa è la distanza tra coppie di geni per i quali viene prodotto 1
ricombinante su 100. Le unità di mappa vengono a volte chiamate centi_Morgan cM,
in onore del maestro.
Il concetto di distanza
di mappa portò Sturtevant all’importante scoperta che sulla mappa le
distanze geniche tra una serie di geni concatenati sono additive; quindi i
geni di un cromosoma possono essere rappresentati da una mappa unidimensionale
che mostra l’ordine lineare dei geni che appartengono a quel cromosoma. Per
cui, quanto più elevata è la frequenza di crossingover tra due geni, tanto
più distanti essi si trovano l’uno dall’altro.
La prima mappa si basò sulle frequenze di ricombinazione
ottenute da incroci in Drosofila che comprendevano i geni legati al sesso w_m_y,
per i quali le frequenze di ricombinazione per gli incroci w
x m, w
x y, m x y, furono stabilite
rispettivamente in 32,6 - 1,3 - 33,9. Le percentuali sono misure quantitative
della distanza tra i geni.
La logica utilizzata nel
costruire una mappa per questi tre geni della Drosofila è la seguente: i geni
devono essere localizzati in punti diversi di una linea in modo da accordarsi
con discreta precisione coi risultati ottenuti dagli incroci. Le frequenze di
ricombinazione mostrano che w e y
sono strettamente concatenati e che m
è abbastanza distante dagli altri due geni. Dato che la distanza w_m
è inferiore alla distanza y_m,
come dimostra la diversa percentuale di ricombinanti nell’incrocio w
x m, l’ordine dei geni deve essere
y_w_m. Quindi i 3 geni vengono messi
in questo ordine e spaziati come segue: al gene y
viene assegnato un valore arbitrario di zero e le altre unità di mappa
indicano la distanza genica da y:
0 1,3 33,9 |
¾¾¾¾¾¾¾¾¾¾ |
y
w
m |
Successivamente si dimostrò molto utile il crossingover doppio per gli esperimenti di mappatura, meglio ancora gli incroci a tre punti che coinvolgono tre geni all’interno di una sezione relativamente corta di cromosoma e che permettono di definire distanze più accurate.
Nell’incrocio
a tre punti un triplo eterozigote è incrociato con un omozigote recessivo per
tutti e tre i geni.