Le motivazioni linguistiche che depongono per un’introduzione precolombiana del pollo in Sudamerica si basano sul fatto che i nomi usati in passato per denominarlo furono spagnoli in quelle aree in cui il pollo era stato introdotto direttamente dalla Spagna, mentre erano stati adottati termini non ispanici in aree lontane dall’influenza iberica. Esistono inoltre strette somiglianze fra alcuni termini usati nelle Americhe e in Asia. Che gli Inca avessero una stretta familiarità coi polli si può arguirlo dal nome dell’ultimo Inca, Atahualpa, termine che in Quechua era destinato al pollo.
L’ultima parola nella diatriba su Pollo di Colombo sì - Pollo di Colombo no, possiamo affidarla a José de Acosta, che già nel 1590 poneva un suggello basato sulla sacralità storico-biologica dei dati linguistici:
Debbo dire che sono rimasto sorpreso alla vista delle galline,
che senza dubbio erano allevate qui molto prima dell’arrivo degli Spagnoli.
E questo risulta ancor più chiaro dal fatto che i nativi
possedevano già dei termini per designarli:
la gallina si chiama gualpa
e l’uovo ronto.
Historia natural y moral de las Indias Libro cuarto Capítulo XXXV De aves que hay de acá, y cómo pasaron allá en Indias - Pero dejando estas aves, que ellas por si se gobiernan, sin que los hombres cuiden de ellas, si no es por vía de caza; de aves domésticas me he maravillado de las gallinas, porque, en efecto, las había antes de ir españoles; y es claro indicio tener nombres de allá, que a la gallina llaman gualpa y al huevo ronto; y el mismo refrán que tenemos de llamar a un hombre gallina, para notalle de cobarde, ese propio usan los indios. Y los que fueron al descubrimiento de las islas de Salomón refieren haber visto allá gallinas de las nuestras. (Fué impreso en Sevilla, casa de Juan de León, junto a las Siete Revueltas, 1590)
Essendo necessarie delle premesse linguistiche, non ci dilunghiamo adesso sull’esatto significato di Atahualpa, in quanto l’affascinante problema ci terrà impegnati nel capitolo dedicato all’Araucana, dove analizzeremo anche l’affermazione di José de Acosta.
Se qualcuno non fosse d’accordo sull’importanza dei dati linguistici, allora può mettersi a contestare anche alcuni lavori di Glenn Whitley dedicati ai nomi sudamericani dei Cracidi e al loro centro di diffusione dopo essere stati addomesticati dall’uomo. In Tame birds of South America - apparso in South American Explorer n 14, luglio 1987 - così si esprime Whitley:
«I Cracidi e altri uccelli addomesticati non hanno lasciato tracce archeologiche evidenti di prolungati contatti tra popoli stanziati in aree tra loro distanti. Ma l’analisi linguistica dei loro nomi rivela chiare connessioni.»
Fig. VIII. 40 - Migrazioni di tribù amerinde e di Cracidi insieme ai lori nomi: secondo Glenn Whitley il centro di diffusione dei Cracidi addomesticati sarebbe da localizzare lungo il basso corso del Rio delle Amazzoni, da dove vennero esportati dalle tribù Arawak e Tupí nel corso delle loro migrazioni e dei loro scambi commerciali.