Col declino dell’Impero Romano l’allevamento del pollo in Europa ebbe via via importanza minore, sino a ridurre il Gallus domesticus a puro e semplice spazzino di fattoria, riguadagnando gli antichi splendori solo agli inizi del XIX secolo. Anche il pollo ebbe il suo Medio Evo, caratterizzato da uno scarso interesse per il suo passato storico, per cui si verificò un lungo intervallo muto.
Una notizia sparuta: Carlo Magno ordinò che in ognuno dei suoi dominî venissero allevati non meno di 100 polli e 30 oche.
Unica voce nel deserto della storiografia avicola è Il Milione che narra i viaggi di Marco Polo e la sua lunga dimora in Cina tra il 1272 e il 1295. L’autore concede largo spazio alla svariatissima fauna asiatica in seno alla quale un posto particolare occupano gli uccelli: francolini, quaglie, pernici, fagiani, cigni, pavoni, falchi, pappagalli, aquile, astori.
Il Milione è l’abbozzo di un trattato di ornitologia. Dove Marco non trova uccelli la loro assenza è notata con palese rammarico. Non poteva non notare i polli:
nel reame di Fugiu “E havvi belle donne, e havvi galline che non hanno penne, ma peli come gatte, e tutte nere, e fanno uova come le nostre, e sono molto buone da mangiare.” (cxxxiv, Del reame di Fugiu)
nel reame di Coilu “[...] e sì v’ha paoni e galline più belli e più grandi ch’e’ nostri.” (clvii, Del reame di Coilu)
nel regno del re Abasce “Nasconvi molte giraffe e molte altre bestie, e hanno molte bellissime galline, e sì hanno istrùzzoli grandi come asini, o poco meno;[...]” (clxx, D'una novella del re d'Abasce)
(Il Milione, versione toscana della Crusca)
Scantoniamo un attimo dall’iter cronologico in quanto è questo il momento di vedere un passo di pagina 193 del II volume dell’Ornitologia di Aldrovandi.
Reame
di Coilu:
corrisponde all’odierna Quilon nello stato del Kerala, sulla costa del
Malabar, regione costiera dell'India sud-occidentale le cui città principali
sono Calicut, Cochin e Trivandrum.
Quelim: Marco Polo
chiama Quenlinfu questa città, che apparteneva al reame di Fugiu o Fuch. Si
tratta dell’odierna Kien-ning-fu, sul fiume Min Jiang.
Reame
di Fugiu:
la provincia cinese del Fukien o Fujian - la
circoscrizione della prosperità stabilita - ricevette questo nome sotto
la dinastia dei Sung, in sostituzione di altre denominazioni, una della quali
suonava la contrada dei cinque serpenti.
Il reame di Fugiu apparteneva al regno di Mangi.
Terra
dei Mangi o reame
di Mangi -
Man-tse: questo nome significa
barbari del mezzogiorno e indica la parte meridionale della Cina; la
capitale era Quinsai nella toponomastica di Marco Polo, ma in realtà si
chiamava Wen-chow.
Abasce
è l’Abissinia, l’Habesch degli
Arabi, che i Greci chiamavano Aithiopìa. I Greci designavano genericamente con tale nome ogni
paese dell’Africa o dell’Asia abitato da negri. Infatti, l’etimologia di
Etiope rende ragione di questo modo
d’intendere: aíthø = brucio
e ópsis = volto, per cui gli
Etiopi erano quelli dal volto bruciacchiato.
Verso la fine del 1300 il bolognese Pier de’ Crescenzi, autore di un complesso trattato di agricoltura - Ruralium commodorum libri - dedicò alcuni capitoli agli uccelli domestici ma, a parere di Ghigi, egli non aggiunse nulla di personale, limitandosi a riferire quanto già contenuto nelle opere dei trattatisti latini.
Sin dal 1749 Réaumur, in una memoria intitolata Esquisse des amusements philosophiques que les Oiseaux d’une basse-cour ont à offrir, segnala l’esistenza di molte specie di polli. Numerose razze attuali sono di creazione relativamente recente e risalgono al XIX secolo.
Sia per campanilismo, ma soprattutto per il valore scientifico universalmente riconosciuto, è d’obbligo fare tappa e dedicare un po’ di spazio a uno dei maggiori studiosi e naturalisti italiani, Ulisse Aldrovandi.