Vol. 1° -  I.5.

Le estinzioni
Cos’accadde 65 milioni d’anni fa?

Alla fine del Cretaceo accadde qualcosa di così devastante che il corso della vita fu profondamente modificato.

Con apparente repentinità, se rapportata al tempo geologico, quasi la metà dei generi viventi scomparve, animali o vegetali che fossero, marini o terrestri, grandi o piccoli.

In quella grande estinzione scomparvero le ammoniti, molti bivalvi, molti animali costruttori di scogliere e quasi tutte le specie di planctonti marini unicellulari così importanti per la catena alimentare. In quell’occasione perì ¼ di tutte le famiglie che popolavano il mare. Scomparvero anche gli pterosauri, la maggior parte dei piccoli marsupiali e tutti i grandi tetrapodi.

Sembra che non siano riuscite a sopravvivere le specie esclusivamente terricole più pesanti di 25 kg. Tra i non sopravvissuti rientrano anche i dinosauri, che non si sarebbero rivisti mai più, in quanto le estinzioni alla fine del Cretaceo calarono il sipario sull’Era dei Rettili.

Quello che accadde 65 milioni d’anni fa è uno dei misteri più interessanti e sconcertanti. Gli Scienziati, nonché tutti coloro che sono dotati di un pizzico d’immaginazione, hanno tentato di risolvere l’enigma, o perlomeno di discuterne. Risolvere questo enigma vuol dire far luce sui meccanismi dell’evoluzione e non è improbabile il ripetersi di un avvenimento uguale, capace di deviare nuovamente la vita sulla Terra.

Perlomeno il 99% di tutte le specie che hanno popolato la Terra è oggi estinto. Il tempo ad esse accordato poteva essere breve o lungo. Singole specie e gruppi di specie, osservò Darwin, durano per periodi di tempo molto disuguali e possiamo per esempio affermare che i dinosauri ebbero un periodo lungo e prospero prima di estinguersi. L’estinzione talora si verifica su scala epidemica e lo stesso Darwin, pur credendo che di norma le estinzioni facessero parte di un processo graduale, riconobbe che in alcuni casi davano l’impressione di verificarsi rapidamente e, in pratica, simultaneamente. I vasti e ripetuti annientamenti oggi li abbiamo battezzati estinzioni in massa, sulle quali gli scienziati hanno discusso per anni. Anche coloro che non credevano in questi avvenimenti concordano ora sul fatto che si sono verificate almeno 5 estinzioni in massa e diverse estinzioni minori.

Fig. I. 9 - Le estinzioni. Diagramma delle varie estinzioni, sia minori sia in massa,
che si sono succedute a partire dal Cambriano.

La lista prende il via con quella che si verificò verso la fine del Cambriano (o dell’Ordoviciano, per chi ne accetta l’esistenza) quando, circa mezzo miliardo d’anni fa, scomparve più della metà delle specie animali tra cui numerose specie di trilobiti. Un altro 30% della vita animale, tra cui molti pesci primitivi, si estinse 360 milioni di anni orsono.

L’estinzione più catastrofica avvenne 248 milioni d’anni fa, alla fine del Permiano, quando scomparve la metà di tutte le famiglie animali. Venne spazzato via circa il 75% di tutti gli anfibi nonché tutti i trilobiti sopravvissuti. Il tributo fu abbastanza pesante per i rettili, che subirono una perdita dell’80%, permettendo il sopravvento dei dinosauri. I dinosauri sopravvissero alla successiva estinzione in massa quando, 213 milioni d’anni fa, alla fine del Triassico, si estinse la maggior parte degli altri rettili. Giunse quindi quella del Cretaceo, la più recente delle grandi estinzioni.

E adesso dimenticate asteroidi e vulcani:
a uccidere i dinosauri furono le farfalle.

Nuova teoria sostiene che nel cretaceo, all'incirca tra i 66 e 65 milioni di anni fa, i bestioni si estinsero per un motivo alimentare. I lepidotteri si nutrivano di foglie come i dominatori della terraferma. Che via via furono ridotti all'indigenza.

Nel "giallo" più famoso del cretaceo c'è un nuovo colpevole. Chi ha ucciso i dinosauri? Non un asteroide, non i vulcani, ma le più insospettabili e miti fra le creature: le farfalle. Si sa che con il loro battito d'ali possono provocare un uragano dall'altra parte dell'oceano. Come escludere allora che siano responsabili dell'estinzione dei bestioni? Lo suggerisce un libro appena uscito negli Stati Uniti (My beloved Brontosaurus) in cui Brian Switek, tra le altre cose, mette giocosamente in fila le teorie avanzate nei decenni per spiegare l'improvvisa dipartita di quelli che all'epoca erano considerati i boss della terraferma.

All'ora esatta del delitto – fra 66 e i 65 milioni di anni fa – sembra che il pianeta fosse un coloratissimo svolazzare di lepidotteri, e in quel giardino lo sgraziato incedere dei dinosauri doveva certo apparire come una grossolana stonatura. Con gli uccelli presentatisi in ritardo nella storia dell'evoluzione – sostiene l'autore della teoria Stanely Flanders –  le farfalle si trovarono gioiosamente libere da qualunque predatore. E iniziarono a moltiplicarsi senza freni. Il movente del delitto, in un'epoca in cui era tanto facile fare la fame, è probabilmente alimentare. Come i dinosauri, i bruchi sono infatti vegetariani. Ed è vero che i mastodontici rettili avevano mascelle enormi. Ma i lepidotteri potevano contare su un'arma invincibile: il numero. A furia di rosicchiare foglie, avrebbero dunque ridotto brontosauri & C. all'indigenza, facendoli estinguere con i crampi allo stomaco.

Non l'artiglieria pesante di asteroidi e vulcani, ma un lento stillicidio di insalata rosicchiata spiegherebbe il delitto perfetto del cretaceo? Difficilmente a questa teoria darà credito qualcuno a parte il suo autore. Ma se l'idea delle farfalle sterminatrici di dinosauri fa sorridere, il libro di Switek è pieno di teorie che solo di poco paiono meno bizzarre. Secondo gli oceanografi la colpa va data agli oceani in rapida ritirata. I climatologi accusano il riscaldamento del clima (o forse una brusca glaciazione). I biologi sospettano che i piccoli mammiferi dell'epoca avessero preso l'abitudine di far colazione con uova di dinosauro. Un'idea diffusa tra gli esperti di botanica è che un'erba velenosa si insinuò tra le foglie preferite dai rettili. I paleontologi, studiando i ritrovamenti fossili, suggeriscono che qualcosa non torna nella forma della schiena. Probabilmente i dinosauri soffrivano di terribili ernie del disco e non erano immuni da artrite e cancro. L'atmosfera ancora instabile, poi, faceva penetrare i raggi cosmici e ultravioletti dallo spazio in grandi quantità. La pelle si sarebbe ustionata, mentre gli occhi sarebbero diventati opachi per la cataratta. Il corpo troppo sviluppato in proporzione al cervello, rimasto minuscolo, avrebbe permesso a creature più piccole e furbe di gabbare i "boss" nella ricerca del cibo. E non poteva mancare la teoria secondo cui, come i panda, i dinosauri a un certo punto avrebbero perso la voglia di accoppiarsi.

Messe tutte insieme, queste ipotesi raggiungono tranquillamente il centinaio. Ma il tempo e le ricerche hanno scremato quelle più inverosimili. L'estinzione di massa della fine del cretaceo, tra l'altro, coinvolge altre specie come protozoi marini, ammoniti e alcune piante fiorite. L'ipotesi più accreditata è che i vulcani molto attivi a quell'epoca abbiano riempito l'atmosfera di ceneri, causando la riflessione dei raggi solari e provocando reazioni a catena su temperatura del pianeta e livelli dei mari. A quel punto, colpendo una popolazione già in sofferenza, arrivò il meteorite dello Yucatán: la pugnalata finale su un corpo già crivellato dai colpi di molti assassini diversi.

di Elena Dusi
Gruppo Editoriale L’Espresso
www.repubblica.it
3 luglio 2013

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