ANATRA DI POMERANIA

di Fabrizio Focardi

Francesco Vellei, giovane allevatore della “SAMASA”, mi ha tempo fa mandato un messaggio pieno di domande.
Questa curiosità “avicola” mi trova sempre ben disposto perché, in genere, specialmente in un giovane, è sinonimo di tanta passione: qualità necessaria per diventare un buon allevatore, e perché no un buon giudice.
Mi ha parlato anche della sua ricerca sull’Anatra di Pomerania e di alcuni suoi dubbi in proposito, ai quali cercherò di dare una risposta.

La sua origine può apparire incerta: infatti la troviamo anche con altre denominazioni, ma, come vedremo in seguito, a tutto c’è una spiegazione logica.
La Pomerania è una regione storica e geografica situata al nord della Polonia e della Germania, sulla costa meridionale del Mar Baltico, fra le foci dei fiumi Oder e Vistola: la “Pomerania Anteriore” (Vorpommern) è quella tedesca, quella “Posteriore” (Hinterpommern) è quella polacca. Ma non è sempre stato così.
Dal 12° secolo la Pomerania fu governata da prìncipi nativi, benché sotto le dipendenze della Polonia.
Più tardi passò al Brandenburg (allora nazione quasi indipendente e nucleo dello stato tedesco unificato), per poi, agli inizi del Seicento, passare al Regno di Svezia e, nei secoli seguenti, divenire parte della Prussia.
Nel 1815 la porzione nord di Brandenburg fu aggregata alla Pomerania ed insieme divennero feudo del Regno Polacco.
Solo la provincia Prussiana rimase alla Germania. Dopo la Seconda guerra mondiale la maggior parte della Pomerania, quella ad oriente, fu incorporata dalla Polonia, e solo il distretto della “Pomerania Anteriore” rimase alla Germania.
L’alternarsi nella Pomerania dei governi dei vari paesi ci fa capire il perché delle diverse tipologie che sono venute a crearsi, tutte dovute a diverse linee di selezione a partire da un’unica anatra: l’anatra comune di campagna, a sua volta derivata dall’anatra selvatica.

Anatra della Pomerania

Anatra Svedese Blu
dal sito E.E.

Ho cercato anche notizie sulla sua origine nei mie vecchi libri, e il più esauriente è stato Harrison Weir che, nel suo “The Poultry Book” del 1904, così ci racconta:

« Blue Swedish Ducks (Anatra Svedese Blu)
Questa è una delle più rare colorazioni. È stata da poco inclusa nell’ “American Standard of Perfection”, e qui di seguito riporto quanto scritto nell’ “Exmoor Catalogue”, che contiene tutto ciò che è conosciuto della sua storia:
“La Blue Swedish Duck è così chiamata perché gli allevatori tedeschi l’hanno vista per la prima volta nella Pomerania Anteriore, che però a quel tempo era terra di proprietà della Svezia.
Di conseguenza ha perfettamente diritto al suo nome, specialmente perché è stato legittimato dal tempo. Anziani allevatori ancora viventi danno testimonianza che le Blue Swedish Ducks erano allevate lì fin dal 1935; un gran bel po’ di anni prima dell’introduzione della Rouen e della Pechino.
Le esposizioni avicole tedesche hanno avuto delle categorie per le svedesi sin da quando gli amatori si riunivano per confrontare i loro animali. Non è perciò divertente l’asserzione degli scrittori di polli belgi che reclamano la svedese come un prodotto degli olandesi? È più probabile che gli olandesi, riconoscendo il grande valore delle anatre svedesi, le abbiano importate in tempi antichi e siano stati da allora così occupati a far soldi con queste anatre che crescono velocemente, che ora pensano che questa buona anatra debba essere di loro creazione.
È umano, ammettiamolo, rivendicare una buona cosa, ma per amor di verità accreditiamone i creatori.
Tutti noi, olandesi come pure americani, ne raccogliamo i profitti. Il nome è stato dato, e il nome da solo non vale un cent; perciò lasciamo che le svedesi siano svedesi. La gente ha differenti opinioni riguardo alla loro origine, ma l’opinione generalmente accettata al giorno d’oggi è che le anatre di fattoria tedesche incrociate con le Rouen francesi dei vecchi tempi e incrociate nuovamente con dei maschi della Blue Teal selvatica (anatra selvatica americana, che migra da nord a sud. ndr) abbiano generato i prodotti.
Il sig. Henning (dalla Germania) pensa ad essi come una razza vecchia e pura poiché erano allevati e usati molto tempo prima che si conoscessero le Rouen. Suo padre, un grande proprietario terriero, le allevava negli anni Cinquanta dell’Ottocento e ricevette il vecchio gruppo da suo padre durante i primi anni del secolo scorso.
Più tardi, per aumentare la mole, incrociò le femmine con i più grandi maschi di Rouen pura che poté comprare in Francia. Da questo fatto può avere avuto origine l’affermazione che la svedese contiene del sangue di Rouen.” »

I tedeschi, per la loro selezione, hanno preferito dargli il nome di Pomerania invece di svedese. Questo può sembrare un volersi accaparrare la paternità, dal momento che attualmente la Pomerania è tedesca; ma non facciamo i pignoli.
Così lo standard europeo riporta l‘origine:

« Sotto differenti nomi, di anatre blu, nere e fulve dal disegno identico, hanno visto la luce nelle differenti regioni d’Europa, già nel 18° secolo, partendo da anatre comuni. »

Qui sotto nello schema quello che ho trovato nei diversi standard:

Paese e Razzza Peso Colorazione e Disegno
Germania:
Anatra di Pomerania
Maschio: kg. 3.0
Femmina: kg. 2.5
Blu e Nera con bavetta
Francia:
Duclair
Maschio: kg. 3.0
Femmina: kg. 2.5
Blu e Nera con bavetta
Belgio:
Termonde
Maschio: kg. 3.5
Femmina: kg. 3.0
Blu e Nera con bavetta
Le sei remiganti primarie esterne bianche
Svezia:
Svensk Anka
Maschio: kg. 3.5
Femmina: kg. 3.0
Grigio Perla e Nera con bavetta
Inghilterra:
Blue Swedish
Maschio: kg. 3.6
Femmina: kg. 3.2
Blu Orlato con bavetta
Le prime due primarie esterne sono bianche
Danimarca:
Anatra Danese
Maschio: kg. 3.0-3.75
Femmina: kg. 2.75-3.5
Blu e Nera con bavetta

Una caratteristica classica di quest’anatra è la bavetta, che altro non è che una specie di “bavaglino” di colore bianco che è presente in tutte le selezioni: le differenze stanno nei pesi, nell’orlatura – presente solo in quella inglese (e americana) -, e nella presenza di qualche remigante primaria bianca.
L’Anatra di Pomerania, dunque, prima di divenire quella che oggi conosciamo, era un’anatra comune, presente, con forme e colori diversi, nelle campagne di tutta l’Europa.
In diversi Paesi e, in tempi diversi, c’è traccia, nella vecchia letteratura, di anatre senza caratteristiche di razza particolari, ma con la bavetta.

Anatra della Pomerania

Standard per l’Europa

La selezione che ha subìto l’Anatra di Pomerania ne ha fatta, a mio avviso, la più bella, la più elegante e la più proporzionata anatra esistente, con un bel contrasto di colori non troppo vivaci. Un disegno semplice, ma, come vedremo, non facile da ottenere.
Questo tipo di disegno è anche oggi presente nell’Anatra Nana, nell’Anatra Alto Volo e nell’Anatra a Becco Ricurvo.
La bavetta, come abbiamo detto, è bianca in tutte le colorazioni. Deve essere pulita e con il contorno ben delimitato dal colore di fondo, di misura armoniosa – né troppo estesa né troppo ristretta -, ed è situata nella parte bassa anteriore del collo, fino all’incirca alla metà del gozzo, e si allarga leggermente nella parte inferiore.
Una bavetta che si estende dalla gola fino all’addome o nella parte superiore del collo è da considerarsi difetto grave.

Il genotipo della bavetta non è ancora molto chiaro, ma, da alcuni articoli su riviste estere, noto che tutt’ora si sta cercando di fare chiarezza.
Secondo alcuni esiste una ereditarietà dominante, ma è comunque accertata un’ereditarietà recessiva: spesso dall’incrocio di due soggetti privi di bavetta escono fuori figli con bavetta. Oltretutto l’ereditarietà varia molto nell’espressione fenotipica di soggetti con bavette sporche o di forma imprecisa: questo dimostra l’esistenza di geni sconosciuti che ne modificano la forma.
La presenza di una macchia bianca nella gola, proprio sotto il becco, è in stretta connessione con la formazione della pettorina.
E’ una macchia molto discussa: c’è chi la richiede come “desiderabile” e chi invece preferisce che non ci sia. Una cosa è certa: nell’allevamento i soggetti che hanno questa macchia hanno una pettorina pulita e di buona forma. Pertanto, siccome si pensa che dia un contributo all’equilibrio fra colore di fondo e della bavetta, è stato deciso di non considerarla difetto fino al limite della grandezza di un’unghia di pollice; la sua espansione sulla faccia sarà però difetto grave.
Si deve quindi cercare di selezionare, per il nostro gruppo riproduttore, soggetti con bavetta il più perfetta possibile e con macchia sotto la gola della giusta misura.
I giudici, pertanto, specialmente per quanto riguarda la forma della bavetta, devono dimostrare tolleranza.
La bavetta comunque non è tutto: c’è anche il colore di fondo; le due colorazioni riconosciute sono la Blu e la Nera

Blu

Il colore di fondo blu deve essere luminoso ed uniforme. Nel maschio sono tollerate – e preciso che tollerate non significa richieste – tracce di una leggera orlatura un po’ più scura.
La testa ed il collo del maschio hanno una tonalità più intensa. Il piumino è dello stesso colore del mantello.
La presenza di qualche isolata penna nera è tollerata per ragioni genetiche.
Sono da considerarsi difetti gravi la presenza di bruno o fulvo, piume bianche nel colore di fondo e nelle remiganti, piume blu nel piumaggio bianco.

Pomerania BluAnatra della Pomerania

La colorazione Blu è bellissima: in quest’anatra poi, per me, è ancora più bella. Ma è “una brutta gatta da pelare”, come si dice in Toscana.
Ne abbiamo parlato molto a proposito dei nostri polli di questa colorazione, e più o meno poco cambia per le anatre.

Sono comunque stati fatti studi approfonditi dagli allevatori tedeschi sull’ereditarietà del blu nell’Anatra di Pomerania, e penso pertanto sia opportuno mettere a vostra disposizione la loro esperienza.

Il Blu altro non è che la colorazione nera diluita del gene “G” (grey = grigio), che, allo stato eterozigote “Gg”, dà luogo al Blu; ma allo stato omozigote “GG” dà luogo al grigio argentato, che noi nei polli chiamiamo splash e che non è adatto alle esposizioni perché “colorazione non riconosciuta”, almeno per ora, in quanto presenta caratteristiche diverse nei vari soggetti.
In teoria, con i vari accoppiamenti, il risultato dovrebbe essere quello che segue:

• Maschio nero (g/g) X Femmina blu (G/g)
50% nero
50% blu
• Maschio blu (G/g) X Femmina blu (G/g)
25% nero
50% blu
25% splash
• Maschio nero (g/g) X Femmina Splash (G/G)
100% blu

Sembrerebbe abbastanza semplice, ma purtroppo così non è. Molto spesso infatti è presente un gene maligno: il gene “c” (bianco recessivo), che nella forma ereditaria pura “cc” porta una completa perdita del pigmento e fa così apparire il piumaggio color bianco.
La bianca non è riconosciuta, pertanto questi soggetti saranno da scartare. Occorre quindi armarsi di pazienza e buona volontà, ma soprattutto sarà bene gradire la carne di anatra, perché lo scarto sarà alto.
Come sia capitato questo gene “guastafeste” proprio non è spiegato, ma deduco derivi da incroci che non dovevano essere fatti.

Il becco del maschio è richiesto da grigio/blu a grigio/verde; della femmina da grigio/verde a grigio/nero. Unghiata nera nei due sessi. Per chi non lo sapesse, l’unghiata altro non è che la placca ossea situata sull’apice superiore del becco dei palmipedi.
Tarsi macchiati rosso/nero fino a totalmente neri; dita e membrana interdigitale più chiara nei due sessi.

Occorre fare attenzione allo schiarimento dei tarsi e della parte superiore del becco: con un becco color arancio il soggetto verrà molto svalutato.

Nera

Il colore deve essere molto intenso, con forti riflessi verdi, così da creare un forte contrasto col disegno bianco. Il piumino color grigio/nero.
L’ereditarietà è ovviamente più semplice che nella Blu. Il nero di forte intensità si ottiene grazie al fattore “E” dominante sul selvatico. La presenza di gole brune e di accenno di disegno a ferro di cavallo nella parte inferiore dell’ala determina una predisposizione alla colorazione Selvatica e questi soggetti vanno pertanto esclusi dal gruppo riproduttore.

Pomerania NeraAnatra della Pomerania

Non si pretenda in quest’anatra la brillantezza ed i riflessi dell’Anatra Cayuga o dell’Anatra Smeraldo (o del Labrador), poiché sarebbe un traguardo irraggiungibile.
Valutare con attenzione, comunque, una eventuale sfumatura bruna nella parte inferiore: questa può essere dovuta ad un allevamento in acqua corrente – augurabile per la loro salute – ed essere pertanto causata dallo sfregamento e relativa usura della particolare struttura della penna.
Sono da considerarsi difetti gravi la presenza di remiganti bianche; penne bianche nel nero e penne nere nel bianco; presenza di bruno.
Il becco del maschio è color verde salice scuro con una macchia più scura sulla parte superiore, più estesa nei soggetti giovani; se grigio piombo è difetto grave.
Nella femmina invece il becco è richiesto color verde nerastro.
Unghiata nera nei due sessi. Tarsi molto scuri fino a neri; nelle dita e membrana natatoria sono ammesse delle macchie più chiare.

Quello che può succedere nei diversi genotipi delle Anatre di Pomerania ce lo spiega molto esaurientemente Andreas Freyaldenhoven in un suo articolo sul “Der Kleintier-Zuechter/Gegluegel Zeitung”:

a) Soggetti Bianchi Possibili combinazioni genetiche:
EEGGcc, EEGgcc, EEggcc
Indipendentemente dalla presenza del fattore per il colore blu del piumaggio, in essi il piumaggio è incolore, quindi bianco, per la presenza omozigote del fattore recessivo “cc”, che impedisce la formazione del pigmento.
Il colore degli occhi sarà bruno grigio; il colore dei tarsi e del becco aranciato.
b) Soggetti Grigio Argento Possibili combinazioni genetiche: EEGGCC, EEGGCc Essi posseggono il fattore di diluizione “G” nella forma omozigote “GG” ed hanno quindi il nero più diluito (bianco sale dello splash, ndr.), vengono anche definiti blu a eredità pura.
Colore degli occhi marrone chiaro; colore dei tarsi e del becco con tracce arancio. Femmine con l’unghiata del becco nera possono essere preziosi soggetti da riproduzione se accoppiati con maschi neri.
c) Soggetti Blu Possibili combinazioni genetiche: EEGgCC, EEGgCc Posseggono il fattore di diluizione “G” in forma eterozigote “Gg” e sono quindi le Anatre di Pomerania Blu presenti nelle esposizioni.
Colore degli occhi bruno; tarsi rosso nerastro fino a nero; becco scuro con unghiata nera.
d) Soggetti Neri Possibili combinazioni genetiche: EEggCC, EEggCc Non possiedono il fattore di diluizione e formano completamente il pigmento nero.
Colore degli occhi bruno; colore dei tarsi molto scuro fino a nero; becco scuro con unghiata nera.

Nella pratica, i probabili risultati, in percentuale, dell’accoppiamento di due soggetti blu saranno i seguenti:
• Blu 37.50 %
• Bianco 25%
• Nero 18,75%
• Grigio Argento 18.75%

La conoscenza dell’ereditarietà delle tipiche caratteristiche di colore delle Anatre di Pomerania ci porta alla conclusione che non era un’anatra selezionata con l’obiettivo del colore.
Può succedere, se non si fa un’accurata selezione, specialmente nella colorazione Blu, che la mole diminuisca leggermente, tanto da essere tentati da incroci con anatre più pesanti, come l’Anatra di Sassonia – alla selezione della quale la Pomerania ha contribuito -. Ma è sconsigliabile, in quanto si preferisce un’anatra più leggera ad una più pesante ma con una linea inferiore troppo rilassata ed un tronco troppo lungo: caratteristiche negative per un’anatra di campagna. Questo incrocio comunque spesso lascia tracce indesiderate come riflessi giallastri e becco aranciato.

Anche il migliorare i riflessi verdi con incroci con la Cayuga è controproducente, in quanto le sue linee asciutte e la forma e posizione del collo contrastano con le linee richieste nell’Anatra di Pomerania.
In forza di questo, i giudici, per scoraggiare questi tentativi, dovranno essere tolleranti sul peso.
Le zampe devono essere posizionate al centro del tronco per evitare una posizione troppo eretta, causata dalla ricerca di equilibrio.

E’ un’anatra robusta, di rapido accrescimento, e può essere allevata all’esterno in tutte le stagioni.
Caratteristiche, queste, importanti: classiche della razza, da mantenere eliminando soggetti deboli o facili prede di malattie, anche se con buona forma e colore.
Oltre ad avere un’ottima carne è anche una buona produttrice di uova, con una deposizione media di circa 100 uova all’anno.

I pesi del nostro standard sono leggermente alti, pertanto è bene rivederli.
L’Anatra Blu Svedese ci riserverà ancora delle sorprese: girovagando fra i miei vecchi libri ho appreso cha ha anche avuto a che fare con la Anatra Orpington, ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Anatra della Pomerania

Anatra della Pomerania Nera
dal sito E.E.

Bibliografia:
  • Standard des volailles de race pour l’Europe
  • Standard Italiano delle Razze avicole
  • Der Kleintier-Zuechter – Gefluegel Zeitung

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AMBURGO

Una delle più eleganti e attraenti razze che si conoscano
di Fabrizio Focardi

Origine

Considerato il nome, l’origine di questa razza potrebbe sembrare scontata: ma così non è.
L’Olanda la chiama Hollandse Hoenders (Pollo Olandese) e ne rivendica la paternità motivando la denominazione “Amburgo”, usata in tutto il mondo, con il fatto che la sua diffusione, forse, è partita dal porto di Amburgo. La Germania la chiama sì Hamburg, ma ammette l’incertezza della sua origine, e sullo standard europeo così si legge:

« Selezionata a partire da polli pagliettati ai bordi del mare del Nord, conosciuta con il nome “Gallina che depone tutti i giorni”: »

denominazione strana, quest’ultima, per noi italiani, ma in tedesco una parola è sufficiente, anche se lunga: “Alltagsleger”. Il libro tedesco “Nachfahren der Sprenkelhuener Nordwesteuropas” (Origine dei polli screziati del Nord-Ovest Europeo, trad.) così si esprime a proposito dell’origine:.

« Le singole colorazioni dell’Amburgo sono il risultato di svariate correnti di sangue.
È già stato detto che per l’allevamento delle nostre colorazioni sono interessate razze diverse. Questo è uguale per quasi tutte le razze riconosciute in Germania che presentano oggi uno standard molto dettagliato.
Lo stesso succede in tutte le altre Nazioni importanti dal punto di vista dell’allevamento, prima tra tutte l’Inghilterra.
Specialmente gli Inglesi già da lungo tempo ed ancora oggi allevano con successo in purezza l’Amburgo.
Spesso si è pensato che l’Amburgo, considerato il suo nome tedesco, abbia avuto origine qui (in Germania, ndr.).
Questa teoria è però molto dubbia, anche se non del tutta azzardata: anche delle razze di polli campagnoli tedeschi sono state impiegate nell’Amburgo barrata, per esempio i Gabbiani, le Moorhuehner della Frisia Orientale come pure i polli della Westphalis del Nord e dell’Oldenburg del Sud, insieme a razze leggere ed eleganti, non ultima anche l’estinta Campine.
Tirando le somme, l’Amburgo potrebbe essere il prodotto di una pianificazione dell’allevamento inglese, perché queste razze sono arrivate a noi dall’Inghilterra, anche se non proprio nella forma odierna; al loro raffinamento hanno contribuito in maniera considerevole gli allevatori tedeschi.
Specialmente i polli laccati (pagliettati, ndr.) devono aver avuto origine in Inghilterra. »

(H. Kohn)

Oro Barrato

Amburgo Oro Barrato

Sembra pertanto che la Germania non riconosca l’origine Olandese della razza. Gli inglesi, d’altra parte, ammettono l’origine olandese della sola varietà barrata, e concordano con gli olandesi per il fatto che il nome derivi dal porto di partenza.
Il loro standard così riporta:

« L’origine dell’Amburgo è avvolta nel mistero. Era una razza allevata nelle due varietà pagliettate nello Yorkshire e Lancashire, più di tre secoli fa, e chiamata “Pheasants” e “Mooneys” »

– da Moon Shape (a forma di luna) riferito alla forma della pagliettatura, ndr –

« Un libro fa riferimento alla presenza della Pheasants Nera nella Gran Bretagna del Nord nel 1702. »

C’è anche da tenere presente che Mooney, sempre relativamente al disegno, era chiamata anche la Redcaps, che si dice derivi proprio dall’Amburgo Oro Pagliettata Nera e dalla Old English Pheasant.
Andando un po’ indietro nel tempo, Edward Brown, nel suo libro “Poultry Breeding and Production” del 1929, aveva le idee più chiare: senza ombra di dubbio definisce inglese l’origine dell’Amburgo, per quanto riguarda le varietà Nera e Pagliettata; origine olandese, invece, per le Barrate.
Ma anche altri illustri scrittori come Moubray sono d’accordo con Brown.
Brown aggiunge:

« La prima menzione a proposito di un pollo dall’aspetto simile all’Amburgo Pagliettata è stata rintracciata in Italia.
Il grande naturalista Aldrovandi ha lasciato nel Museo che porta il suo nome presso l’Università di Bologna un’importante collezione naturalistica, comprendente anche disegni e testi.
Ne fa parte anche un libro pubblicato nel 1599 in cui è descritto quello che lui chiama “Turco” e che ha molte somiglianze con l’Amburgo Pagliettata, specie nel disegno e nel colore del piumaggio.
L’illustrazione presente in quell’opera è stata l’elemento determinante nel riconoscimento del cosiddetto “Pollo Turco”, più ancora che le menzioni presenti in altri testi.
La cresta presenta una notevole rassomiglianza: non solo essa è quella che noi chiamiamo “a rosa”, ma la spina posteriore è prominente.
Questa peculiarità non si è mai vista in nessuna altra razza di cui si abbia traccia, e da questo si può desumere che tutte queste razze di polli con cresta a rosa siano discendenti da questa descritta dall’Aldrovandi, sebbene non ci sia nessun altro evidente sostegno a questa tesi. La ragione per la quale lui gli dette il nome di “Turco”, e in che modo questi polli si diffusero, non è dato sapere. »

« Fergusun (altro importante scrittore avicolo dell’epoca, ndr.) dice che la denominazione di “Amburgo” altro non designa che il tramite attraverso il quale essa era originariamente importata – per vie commerciali, in maniera casuale – in Inghilterra dalla Turchia e da altri paesi orientali.
Noi non abbiamo trovato prove che polli di questo tipo si siano incrociati con Asiatici o Turchi Europei. »

Amburgo Argento Pagliettato NeroArgento Pagliettato Nero

Buffon riporta poco sul “gallo di Turchia”, solo che “non è notabile che per la sua bella piuma”.
Più loquace è invece a proposito dell’Amburgo:

« Il gallo d’Amburgo è chiamato anche “Culotte de velours”, cioè “calzone di velluto”, perché ha le cosce ed il ventre di un nero vellutato.
La sua andatura è grave e maestosa; il suo becco è molto appuntito; l’iride dei suoi occhi è di color giallo, e gli occhi parimenti sono circondati d’un cerchio di piume brune, da dove parte una ciocca di piume nere che gli coprono le orecchie; vi sono delle piume pressoché somiglianti dietro la cresta, delle barbe sotto, e delle macchie nere, rotonde e larghe sul petto.
Le gambe ed i piedi sono di color piombo, eccettuata la pianta dei piedi ch’è gialliccia. »

A proposito dell’Amburgo riporto anche integralmente il testo del grande allevatore e scrittore inglese W.B. Tegetmeier, contenuto nel libro “Table and Market Poultry – versus Fancy Fowls” risalente al 1892 – agli albori dell’espansione della razza:

« Sotto la generica denominazione “Amburgo” sono elencate diverse varietà di polli, benché della stessa famiglia.
Esse sono chiamate Oro e Argento Barrata, Oro e Argento Pagliettata, e Nera.
Le cosiddette Barrate furono originariamente importate in numero considerevole dall’Olanda, e furono chiamate Olandesi Barrate o “Depositrici Quotidiane Olandesi”, ma anche, anteriormente, “Chitteprats”, e anche altre denominazioni locali.
In questa razza ogni penna è disegnata da diverse barre trasversali nere su un fondo chiaro, che è bianco nelle Argento e bruno nelle Oro.
Le Amburgo Barrate sono piccole, e, quando giovani, le galline depongono così bene che meritano il nome di “depositrici quotidiane”.
Tuttavia esse sono appena soddisfacenti come pollo da reddito, considerando che le uova sono troppo piccole per avere una buona valutazione sul mercato, e gli animali, benché pasciuti, non sono abbastanza grandi da fornire un primo-prezzo come pollo da mercato.
Ambedue le varietà sono delicate e soggette a raffreddori: questa gracilità è stata incrementata da incroci consanguinei per scopi espositivi.
Gli animali ora chiamati Amburgo Pagliettati erano conosciuti tempo addietro nel nord dell’Inghilterra con due distinte denominazioni: Lancashire Moonies, dalla larga perla a forma di luna alla fine delle penne della gallina, e Pheasant Fowl (Pollo Fagiano, trad.), dalla loro supposta origine da un incrocio con un fagiano – una teoria che non ha fondamento in quanto gli ibridi fagiano x pollo sono sterili. »

« L’Amburgo Pagliettata era, in passato, allevata intensamente in Lancashire e Yorkshire; gli esemplari erano più grassi e più forti delle varietà barrate, e molto meno soggetti a raffreddamenti.
Si era soliti considerarle detentrici di un grande merito come produttrici di uova, benché le loro uova non fossero grandi come quelle della razze mediterranee; ma per molti anni esse sono state esposte solamente per la precisione del disegno del piumaggio e per la precisione della forma della cresta.
Nelle esposizioni la loro capacità produttiva di uova non è stata tenuta in alcun conto, cosa che ha contribuito a peggiorarla enormemente.
È indubbia la bellezza di tutte le varietà, ma è dubbia la parità produttiva con le razze mediterranee. »

« La varietà chiamata Amburgo Nera è stata ottenuta con incroci con la Minorca o la Spagnola; è ora una stabile razza da esposizione ed allevata per le graziose caratteristiche.
È comunque più grande, più resistente, e produttrice di uova più grosse delle varietà pagliettate. »

Traetene voi le conclusioni! Rimango comunque scettico sulla derivazione dal “Pollo Turco”.

Morfologia

Come abbiamo visto questa razza ha almeno due diverse origini che hanno “lasciato il segno” influendo geneticamente sullo sviluppo morfologico dei soggetti, ma, come vedremo, anche sulle caratteristiche del disegno.
Riporto nella tabella i pesi dei Paesi interessati:

Paese Colorazioni Gallo Gallina
Standard Europeo/Germania Nera/Bianca/Blu/Argento Pagliettata Nero Kg. 2,00 – 2,5 Kg. 1,5 – 2,0
Tutte le altre colorazioni Kg. 1,5 – 2,00 Kg. 1,00 – 2,00
Italia Tutte le colorazioni Kg. 1,7 – 2,5 Kg. 1.5 -2,00
Olanda Nera/Bianca/Blu/Pagliettate Kg. 2,00 – 2,5 Kg. 1,6- 1,8
Colorazioni Barrate Kg. 1,5 – 1,7 Kg. 1,2 – 1,4
Inghilterra Tutte le colorazioni Kg. 2,250 Kg. 1,800

Come si può vedere dallo standard europeo (e tedesco) la forbice è discretamente larga: questo sta a significare, chiaramente, tolleranza.
Pertanto sarà facile trovarsi di fronte soggetti di mole eterogenea: come comportarsi? La Germania consiglia di tentare un’uniformazione dei pesi, pertanto è normale che la tendenza dei giudici sia orientata a preferire soggetti di mole maggiore – essendo il peso minimo già troppo basso anche per un pollo leggero – : questo influenzerà la selezione degli allevatori, ma da quello che ho potuto appurare personalmente i risultati sono ancora scarsi.
L’Olanda invece, perlomeno per le colorazioni delle quali è indiscussa Paese di origine – le barrate – dà dei pesi decisamente più bassi, ma soprattutto la forbice è stretta: questo sta a significare che non è garantita un’altrettanta tolleranza.
Sono pertanto dell’opinione di valutare i soggetti per forma, posizione, disegno e colore, e di non tenere conto della mole, purché rientri più o meno nelle forbici indicate.
L’Amburgo, come abbiamo già detto, è un pollo elegante, pertanto niente deve allontanare il soggetto da ciò che aspettiamo di trovarci davanti: il proverbio “il troppo stroppia” in questo caso calza a pennello.
Il tronco deve essere abbastanza allungato, snello e solo leggermente inclinato verso il dietro; mai, in nessun caso, dovrà esserlo troppo. Il collo di media lunghezza, leggermente incurvato e con una ricca mantellina, necessaria per dare la giusta linea al passaggio col dorso.
Le ali ben chiuse, aderenti al corpo; gli olandesi le richiedono posizionate in linea leggermente obliqua, la Germania invece si limita a richiederle ben serrate al corpo: consiglierei buona tolleranza purché non portate troppo basse.

La coda è molto importante: portata solo leggermente rialzata con un angolo massimo, rispetto alla linea del dorso, di 40° per le colorazioni barrate e 30° per le altre. Purtroppo una coda portata alta è difetto abbastanza comune: se si discosta troppo dall’angolo richiesto è necessario penalizzarla, in quanto influirà negativamente sulla linea del tronco, accorciandolo.
Dovrà essere riccamente inpiumata con timoniere larghe e leggermente aperte; le numerose falciformi saranno lunghe, larghe, ben arcuate e non dovranno finire a punta, ma in forma arrotondata: questo è importante perché solo così si potrà ottenere una perla della giusta misura. Le grandi falciformi non avranno sempre una forma perfettamente arrotondata, ma in alcuni soggetti la avranno solo oltre la metà della penna. Essere tolleranti se nell’insieme non dà l’idea di coda scomposta.
Nella gallina le timoniere sono quasi chiuse, ma non tanto da non mostrare le perle; le copritrici della coda di forma larga influiranno positivamente nel rendere il passaggio dorso/coda più pieno e armonioso. Sovente si troveranno le timoniere superiori lunghe e talvolta anche arcuate come le copritrici: non sarà da considerare difetto se non sporgeranno dalle altre. Se il numero delle piccole falciformi nel gallo è scarso il passaggio tronco/coda perderà consistenza e di conseguenza eleganza.

Il dorso è importante che sia abbastanza lungo e largo e dovrebbe avere le due linee, inferiore e superiore, il più possibile parallele. La sella e la mantellina, se riccamente impiumate, contribuiranno positivamente a determinare un passaggio collo/coda senza bruschi ed antiestetici angoli. Il petto abbastanza arrotondato e portato preferibilmente alto, senza però far sembrare la linea anteriore interrotta e appiattita. La gambe devono essere staccate dal tronco e ben visibili: questo sarà più facile con un piumaggio ben aderente. Nell’insieme l’aspetto deve essere snello e con un nobile portamento.
L’ossatura, tarsi compresi, deve essere fine – lo dimostrano gli anelli: 16 per il gallo ed il 15 per la gallina – : è una necessità da tenere presente nella selezione.
In Olanda sono addirittura previste due misure di anello: mentre per la pagliettata è lo stesso del nostro standard e dello standard europeo, per le barrate è richiesto per il gallo mm. 15 e per la gallina mm. 13.
Sovente gli allevatori chiedono di aumentare la larghezza dell’anello di alcune razze, senza mai prendere in considerazione che è il tarso ad essere troppo grosso, e non l’anello troppo piccolo.
Nell’Amburgo comunque i tarsi devono avere una media lunghezza ed essere di colore grigio ardesia. Se il giudice non terrà conto di questa caratteristica si arriverà ad avere sempre più soggetti con i tarsi troppo chiari o addirittura con la pianta quasi color carne. Il colore dei tarsi è importante e pertanto quando non è quello giusto va avvertito l’allevatore prima che sia troppo tardi.
L’Olanda associa ai tarsi blu ardesia una pianta più chiara, consiglio pertanto di essere tolleranti se la differenza non è troppa, anche se sono dell’opinione che una buona selezione darà una pianta simile al tarso.

In un animale elegante è richiesta una testa altrettanto elegante, che sarà di media grandezza, più piccola e più allungata nelle barrate. Guardiamone bene le caratteristiche, tutte importanti, in quanto sono in genere fra le cause che più contribuiranno a svalutare o valorizzare il soggetto. Il colore della faccia deve essere rosso vivo, senza muffa biancastra; solo in soggetti più avanti con l’età si può essere tolleranti: in quelli giovani invece va fortemente penalizzata.
Occhi vivaci di colore rosso bruno, che in Germania e nello Standard europeo è richiesto “scuro fino a rosso bruno”: il fatto che sia troppo scuro può creare dei problemi in quanto la forte carica di pigmento può talvolta determinare la presenza di pepatura nelle timoniere, soprattutto nella parte interna. Questa pepatura, già di per sé difetto abbastanza comune e pertanto da non incoraggiare ulteriormente, se visibile dall’esterno sarà penalizzata.
Becco di media lunghezza e di color grigio/blu con punta più chiara.
Del colore degli occhi, del becco e dei tarsi riparleremo anche a proposito delle colorazioni.

La cresta, a rosa, in questa razza è una caratteristica importante, pertanto il giudice la deve esaminare attentamente. Deve essere di media grandezza e in armonia con la testa; non deve iniziare troppo avanti né sporgere troppo ai lati tanto da superare la larghezza del cranio, e essere ben ferma. Deve inoltre iniziare in forma squadrata anteriormente e finire con una spina conica che continua in linea retta o solo un po’ rialzata. Una spina rivolta verso il basso svaluta molto il soggetto, ma lo svaluta, anche se in misura minore, una spina esageratamente rialzata o a forma cosiddetta “a spada”, cioè piatta, sia nel gallo che nella gallina (anche se nella gallina sarà molto meno evidente). Non ci devono essere strozzature, ma deve restringersi gradatamente fino alla punta della lunga spina.
La superficie superiore deve mostrare delle piccole punte a goccia – la cosiddetta “perlatura” – ben ripartite e di uguale misura, che devono essere presenti fino alla base della spina. I bargigli non vanno sottovalutati in quanto contribuiscono ad una bella testa. Devono essere di fine tessitura, rotondi, non troppo grandi e privi di pieghe.
Gli orecchioni, come la cresta, rientrano nelle caratteristiche peculiari: devono stare ben aderenti, preferibilmente rotondi; nel gallo vanno bene anche in forma leggermente allungata, non troppo sottili – un buon spessore li valorizza – : la misura ideale è intorno ai 40 mm. di diametro nella varietà nera e un po’ più piccoli nelle altre. Il bianco deve essere un bianco porcellana e la superficie liscia il più possibile; orecchioni troppo grandi o anche troppo spessi rovinano l’insieme e pertanto andranno penalizzati. La presenza di macchie scure si riscontra in genere nei soggetti che hanno un colore degli occhi troppo scuro: due difetti che vanno fatti notare.
Nel passato notiziario ho pubblicato un articolo proprio sugli orecchioni, vi consiglio quindi di rileggerlo: tutto quello che c’è scritto vale anche per l’Amburgo. Tutte le caratteristiche sopra descritte contribuiranno a dare alla testa bellezza e armoniosità.
I difetti gravi che si incontrano maggiormente sono a carico della costituzione – struttura troppo gracile – e della posizione – dorso troppo inclinato e coda troppo rilevata -, ma anche della cresta – grossolana, spina piatta , storta o incavata.

Colorazioni

Prenderò in considerazione solo le varietà presenti nello standard europeo, ma, a titolo informativo, in Olanda sono presenti anche le seguenti colorazioni: Limone a Fiocchi Neri, Camoscio a Fiocchi Neri, Camoscio a Fiocchi Bianchi, Oro a Fiocchi Blu e Sparviero; la colorazione Blu, in Olanda, è riconosciuta senza orlatura. Le monocolore non presentano particolari difficoltà, ma già che ci siamo approfitto dell’occasione per dare alcune precisazioni.

Nera
Il nero deve essere intenso, brillante e deve avere forti riflessi verdi.
Occhi bruno rossastro scuro.
I tarsi, come pure il becco, nel nostro Standard richiesti grigio/blu, vanno invece bene fino a neri; se troppo chiari sono da considerarsi grave difetto. Nei soggetti giovani possono essere presenti scaglie velate di nero lucido.
Il piumino deve essere il più scuro possibile; se chiaro è difetto.
I difetti più comuni sono riflessi violetti, che vanno penalizzati più o meno a seconda della loro presenza, come pure rosso nelle lanceolate della sella e della mantellina.

Blu Orlata
Deve essere un blu di una tonalità leggermente più intensa del normale. Ogni penna è richiesta orlata di blu scuro: essere un po’ tolleranti nella qualità dell’orlatura, cioè in presenza di un’orlatura non completa su tutto il piumaggio e non marcata, come invece siamo abituati in altre razze; la totale mancanza di orlatura sarà invece difetto grave.
Mantellina, sella, dorso e copritrici delle ali del gallo, come pure mantellina della gallina, con tonalità di blu molto più intensa.
Occhi bruno rossastro scuro.
Becco color corno scuro; tarsi blu ardesia.
Difetti sono il blu non uniforme, presenza di ruggine, fuliggine e tracce biancastre.

Bianca
Bianco argento puro; la presenza di evidenti sfumature gialle va fortemente penalizzata.
In questa colorazione il colore dell’occhio sarà bruno rossastro tendente all’arancio.
I tarsi e il becco saranno blu ardesia chiaro.

Colorazioni a disegno pagliettato

E ora passiamo a parlare delle varietà disegnate, tipiche di questa razza.
Non sono un genetista, questo ve l’ho già detto altre volte, ma ritengo che per comprendere adeguatamente le colorazioni, ed ancor più i disegni, sia necessario conoscerne l’origine; e poi sono sempre dell’opinione che una conoscenza genetica di base di ciò che alleviamo aiuti nella selezione. Pertanto tenterò di riportare qui di seguito, in maniera più comprensibile possibile, quello che sono riuscito a mettere insieme. Ogni vostro contributo o precisazione sarà quindi ben accetto.
Cominciamo con le colorazioni più comuni in Italia, ma anche nel resto d’Europa: quelle a disegno pagliettato. A tal proposito vi consiglio anche di rileggere il mio precedente articolo sulla “Civetta barbuta olandese – Colorazioni”: avrete così una visione più ampia di queste interessanti e belle varietà. La famiglia di colore è la Perniciata (eb/eb). Di conseguenza il gene responsabile della colorazione di base è l'”eb”.
I geni che invece determinano il disegno sono “Pg” – da “pencilling”, responsabile del disegno a maglie detto anche pluriorlato – , “Db” – da Dark Brown: termine ingannevole, dice il dott Corti, in quanto, oltre al bruno scuro, possiede anche un effetto di restrizione del nero – e “Ml” – da “melanotico”, che estende il pigmento nero nelle aeree occupate dal pigmento rosso. Sono proprio questi geni “Pg”, “Db” e “Ml” che, con azione congiunta, restringono l’eumelanina fino a formare una macchia all’apice delle piuma.
A quanto detto sopra si aggiunge, per la Oro Pagliettata Nero, il gene “S/S” (“S/” per la galline) – da “silver” (argento), che sopprime la sintesi di pigmento rosso – , responsabile quindi del cambiamento del rosso in bianco argento.
Esistono comunque delle differenze fra la Oro e l’Argento, in quanto nella Oro è risultato geneticamente impossibile ottenere lo stesso disegno dell’argentata. Lo standard europeo richiede infatti coda nera con riflessi verde brillante sia per il gallo che per la gallina, ma non parla delle remiganti: si presume pertanto che debbano essere come nell’argento; questo sarebbe l’ideale, ma nella realtà non è così. Infatti lo standard olandese, più realista, così le richiede:

« Remiganti Primarie: barbe esterne bruno dorato, barbe interne bruno dorato misto a nero.
Remiganti Secondarie: barbe esterne bruno dorato che diventano nere nella parte finale della penna, barbe interne nere. »

Oro Pagliettata Nero
Formula genetica: eb/eb – Pg/pg – Db/Db – Ml/Ml

Il colore di fondo sarà bruno dorato, di una tonalità uniforme, senza sfumature o striature bianche; le penne avranno una goccia nera alla loro estremità.
Potrà succedere di avere soggetti con goccia presente anche nelle remiganti, ma saranno casi sporadici: non pretendiamo l’impossibile, almeno per ora, e accontentiamoci, in questa varietà, di un buon disegno nelle altre parti.
Sono dunque dell’opinione di non penalizzare nelle Oro il disegno delle remiganti, a meno che non si discostino dalle due descrizioni.
Difetti gravi più comuni sono da imputarsi al colore di fondo – troppo chiaro o troppo scuro – e alla presenza di tracce biancastre nella coda e nelle remiganti.

Argento Pagliettata Nero
Formula genetica: eb/eb – Pg/pg – Db/Db – Ml/Ml – S/S gallo, S/W gallina

Il colore di fondo sarà bianco argento e all’estremità di ogni penna – remiganti, timoniere e falciformi comprese – ci sarà una goccia nera.
Ovviamente il bianco deve essere un bianco argento splendente privo di sfumature giallastre.
Piumino da bianco a grigio/nerastro.
Il difetto pù comune sarà la presenza delle suddette sfumature giallastre, che andranno penalizzate in proporzione alla loro presenza.

Come deve essere il disegno?
Il nostro standard ha molte lacune in proposito e andrà pertanto rivisto.
Il colore di fondo deve essere pulito, senza tracce di altri colori e ben delimitato, sia con la goccia nella parte superiore che con il piumino grigio in quella inferiore.

Amburgo Oro Pagliettata Nero

La macchia dovrebbe essere proprio a forma di goccia abbastanza arrotondata: lucente e con forti riflessi verde scarabeo. Su questo argomento alcuni Paesi la pensano diversamente: il Belgio, ad esempio, la preferisce con la linea interna arrotondata: più a perla che a goccia.
Nella realtà la forma può variare, anche a seconda della parte del corpo in cui si trova: una forma a mela è tollerata nelle fasce dell’ala, ma molto meno se presente altrove.
Nelle lanceolate, mantellina e sella, la goccia deve avere la forma a rombo; ma attenzione: non deve essere una fiamma, come ad esempio nella Collo Oro, ma deve trovarsi all’estremità della penna, senza orlatura bianca o bruna dorata esterna.
Un disegno troppo minuto o grossolano, o marcatamente a forma di mezzaluna, costituirà difetto grave, come pure l’assenza di goccia nelle fasce dell’ala, o, nel gallo, l’assenza del disegno nella sella e mantellina.
Un Amburgo per essere “bello” deve dare la possibilità di apprezzare appieno la bellezza del suo mantello, e questo sarà possibile solo se il disegno sarà equamente distribuito su un colore di fondo chiaramente visibile; sì, perché il colore di fondo – bianco argento o bruno dorato che sia – non si deve solo supporre, altrimenti il famoso contrasto ed il particolare disegno d’insieme viene a perdersi.

Per ottenere tutto ciò sarà necessario scegliere accuratamente i riproduttori, che non necessariamente dovranno essere perfetti, considerato che proprio con i loro “difetti” contribuiranno ad ottenere soggetti da esposizione.

L’amico Geri Glastra consiglia, nell’allevamento, l’utilizzo di linee di riproduttori separate. Poiché i galli hanno spesso una pagliettatura troppo pronunciata sul petto e invece le galline in questa parte difettano, consiglia questi gruppi riproduttori:
Linea galli: gallo con ottimo disegno X gallina con disegno sul petto scarso
Linea galline: gallo con buona distribuzione del disegno nel petto e goccia più grande del normale, preferibilmente con mantellina un po’ più chiara X gallina con ottimo disegno.

Il risultato si vedrà già nei pulcini: quelli più scuri sono meno affetti da pagliettatura insufficiente. In questi ultimi anni si è mirato, con la selezione, ad ottenere una goccia sempre più grande.
Questo purtroppo ha avuto anche i suoi risultati negativi, in quanto l’aumento del pigmento ha fatto sì che nelle timoniere e nelle falciformi sia a volte presente una pepatura nero/grigiastra. Se questa è presente nella parte bassa delle timoniere, cioè non visibile, si può essere tolleranti; meno se è visibile e presente anche nelle falciformi.
Non esagerare comunque troppo nel penalizzare questo difetto, soprattutto se sul tronco è presente una giusta disposizione delle gocce, nette e ben ricche di lacca, e, molto importante, se esiste un buon disegno sulle fasce delle ali – due belle parentesi di gocce ben evidenti – . Stesso discorso per le timoniere e le falciformi, che valorizzeranno il soggetto. Tanti anni fa riuscii a comprare, per gentile intercessione di un amico tedesco, un gruppo di Amburgo Nana da un eccellente allevatore, nonché giudice di razza. In quella occasione mi trattenni con lui quasi un pomeriggio: quando, seduti a tavola per uno spuntino, gli chiesi quali consigli mi poteva dare per selezionare soggetti altrettanto buoni dei suoi, manifestò stupore perché mi disse che tutti volevano le sue Amburgo Nane proprio perché con quelle pensavano di essersi garantiti tutti futuri campioni! Ovviamente la conversazione si svolgeva in tedesco, e oltretutto a quel tempo ero ancora verde in fatto di terminologia avicola, ma lui procedeva imperterrito sicuro che avrei capito tutto.
Alcune cose non le capivo invece proprio per niente e non trovai niente di meglio che scriverle, così come le intendevo in madrelingua, su l’unico pezzo di carta che avevo a portata di mano: un tovagliolo; per poi, a casa, farle tradurre da mia moglie.
Alcune cose oggi mi sembrano scontate, ma allora per me era tutto “oro colato”.

Ecco comunque quello che riuscii ad afferrare:

1) buona forma a goccia
2) forma a pera
3) forma a mela
4) forma troppo appiattita
5) goccia troppo piccola
6) mantellina della gallina
7) forma a daga lanceolate del gallo
8) rea bianca troppo corta e controni non ben definiti

La goccia è proporzionata alla larghezza della penna – penna grande = goccia grande, penna piccola = goccia piccola – pertanto è necessario, prima di tutto, selezionare soggetti riproduttori, sia galli che galline, che abbiano una penna più larga possibile. Preferire soggetti con goccia il più possibile di forma arrotondata: in nessun caso dovrà essere più lunga di quanto sia larga; in caso contrario il colore di fondo verrebbe coperto dalle gocce che si soprammettono, facendo apparire, specialmente nelle galline, petto e dorso troppo neri.

Le galline devono avere una testa disegnata e non tutta nera; la parte sottostante la gola non deve essere assolutamente tutta bianca, cosa abbastanza comune, ma anche lì deve essere presente un disegno regolare.
A questo scopo non usare galli con scarso disegno nel petto e troppo nella sella, e scartare soggetti senza disegno nella parte laterale del collo, sotto la nuca, fino ai bargigli: questi galli daranno un’alta percentuale di galline con il sottogola non disegnato. Attenzione anche che nel petto non esista una pre-orlatura alla goccia: quest’ultima deve essere compatta e ben netta.
Galli con nuca prevalentemente nera daranno galline con teste troppo nere.

Un collo parzialmente o interamente nero è difetto; è però anche sinonimo di forte carica di pigmento, pertanto può succedere che il resto del mantello abbia una presenza di gocce eccezionale: ma il difetto del collo influirà molto negativamente sulla valutazione. Un soggetto del genere non sarà perciò un buon soggetto da esposizione, ma potrà invece essere un buon riproduttore, da usare con soggetti con scarsa perlatura.

Colorazioni a disegno barrato

L’Amburgo, con questo disegno, fa parte di quelle razze – Braekel, Pollo della Frisia, Gabbiano della Frisia Orientale e Ovaiola della Westphalia – che hanno un luogo di origine comune – il Nord Europa – ma hanno anche lo stesso genotipo, nonostante il disegno sia diverso.
In Olanda queste colorazioni, indipendentemente dalla forma del disegno, vengono tutte chiamate “a fiocchi”, perché la barra altro non è che un fiocco allungato.
Vediamo se riesco ad essere ancora più chiaro:

Oro Barrato
Formula genetica: eb/eb – Pg/Pg – Db/Db

Argento Barrato Formula genetica: eb/eb – Pg/Pg – Db/Db – S/S gallo, SW gallina

Si tratta di un barrato autosomico, diverso dal barrato legato al sesso (quello della Plymouth Rock, Wyandotte, ecc.).
La differenza non sta solo nel genotipo, ma anche nel fenotipo.
Infatti nell’autosomico i geni sono presenti su cromosomi non sessuali (autosomi) e pertanto sia nel maschio che nella femmina.
Il gene ” Pg” – gene del disegno a maglie, detto anche pluriorlato – e il “Db” – che determina la distribuzione dell’eumelanina secondo il tipo columbia – quando sono insieme su un colore di fondo “eb”, determinano il barrato autosomico.

Definirlo “barrato” non è però del tutto corretto, in quanto questi due geni danno un disegno formato da due barre giustapposte trasversalmente rispetto al rachide che, a seconda della presenza dei geni modificatori sconosciuti presenti nelle varie razze, genera barre o fiocchi più o meno arrotondati (vedi ad esempio anche la nostra Siciliana, o quelle sopra elencate).
Sia il pluriorlato che il barrato autosomico sono dei genotipi caratterizzati da un dimorfismo sessuale, ma solo in età adulta: si esprimono nella femmina di qualsiasi età, mentre nel maschio i disegni sono presenti solo nel piumaggio giovanile, a meno che il maschio non sia caratterizzato da un piumaggio effeminato, ma di questo parleremo più avanti.
Nel gallo adulto, ambedue i disegni – pluriorlato e barrato autosomico – consistono in un riarrangiamento dell’eumelanina che, nella forma classica, si esprime su un fondo feomelanico che comporta un abbattimento pressoché totale del pigmento nero ed un aumento variabile della feomelanina – tonalità che va dal rosa al rosso (Oro Barrato), ma quando esiste il gene S/S il rosa/rosso diventa bianco argento (Argento Barrato).

Il mantello del gallo è bruno dorato o bianco argento a seconda della varietà.
La coda è nera e le falciformi hanno una stretta orlatura bianca o oro. L’assenza di orlatura nella coda è un difetto più grave di un’orlatura troppo larga o diluita. Un leggero disegno nero a riflessi verdi sarà presente ai pomi e alle fasce delle ali, nel piumaggio delle gambe e dell’addome. L’estremità delle remiganti secondarie, il piumaggio della parte alta del dorso e quello coperto dalla mantellina, così come accade nel disegno “columbia”, avranno un disegno a fiocchi neri di forma e grandezza irregolare e una barratura invece sempre visibile nella parte alta del dorso.

La gallina invece avrà un colore di fondo giallo oro con tonalità calda – simile all’oro vecchio – o bianco argento; ogni piuma, ad eccezione di quelle della mantellina, avrà una stretta barratura nera a riflessi verdi il più possibile nella proporzione 1:1.
Le barre sono trasversali e abbastanza sottili, più larghe nella coda, e si uniscono al rachide del colore di fondo senza però determinare nessuna interruzione di colore, se non appunto il rachide.
Il disegno non continua nel piumino, che deve essere invece grigio cenere.
Nello standard europeo sta scritto che nelle galline di taglia più forte un disegno più grossolano è ammesso.
Non capisco molto la ragione di questa eccezione: presumo si tratti di un modo per invogliare, e di conseguenza aiutare, la selezione di una mole maggiore di cui ho fatto cenno all’inizio.

La mantellina della gallina, della stessa tonalità del colore di fondo, deve essere pulita e senza disegno, tollerato solo se presente nella parte bassa, ma non se sale troppo in alto sulla mantellina.
La parte anteriore fino a sotto il becco avrà lo stesso disegno del resto del mantello: un disegno regolare, con la presenza dei due colori ben equilibrata, non è cosa da poco.
Una gallina con un petto ben disegnato tende in genere ad avere il dorso troppo scuro, con conseguente invasione del nero nella mantellina, se invece è il dorso ad essere giustamente disegnato sarà il petto ad avere una scarsa barratura. Occorre pertanto giostrarsi un po’ con i difetti come abbiamo fatto per la pagliettata.
Le barre tendono ad allargarsi di generazione in generazione: per riequilibrare la proporzione sarà quindi necessario scegliere i riproduttori con attenzione e sapienza.
Sarà necessario accoppiare galli “perfetti” con galline che hanno un’orlatura grossolana, oppure galli con disegno presente anche dove non richiesto, per migliorare il disegno del petto: dolente nota, quest’ultima, delle galline.

Come ho già detto in tante altre occasioni alcuni difetti che ci negano un “Eccellente” a volte risultano però, paradossalmente, utili per ottenerlo.
Spesso anche in soggetti giovani si possono individuare i futuri campioni, che per esempio avranno un buon disegno nella parte inferiore delle ali. Questo è valido anche per l’Ancona – l’ho sperimentato col mio ceppo: quelli con quella parte ben disegnata saranno soggetti con una picchiettatura pulita e ben equilibrata.

Gallo con piumaggio effemminato

In queste due varietà barrate autosomiche esiste una terza possibilità: il gallo privo di caratteri sessuali secondari.
Cosa significa? E’ semplice da spiegare, ma la spiegazione puramente estetica che davano tutti i testi che ho consultato non mi soddisfaceva, pertanto ho cercato delucidazioni da tutti quelli che me le potevano dare: ora ho le idee un po’ più chiare, ma solo un po’.
Quali sono i “caratteri sessuali”? Sono quelle caratteristiche che servono ad identificare un individuo come “maschio o “femmina”. L’anatomia distingue fra caratteri primari, come quelli dell’apparato genitale, e secondari.
I secondari sono quelli che, esteriormente, ci permettono di identificare il sesso: nei polli sono il piumaggio – falciformi e lanceolate -, la cresta e i bargigli, e gli speroni.
Quando però si parla di galli privi di caratteri sessuali secondari non si intende che questi siano del tutto assenti, ma che siano presenti in maniera attenuata: cresta e bargigli meno importanti, falciformi meno sviluppate e lanceolate con punte più arrotondate.

Un gallo senza falciformi o lanceolate non avrà chances, come non le avrà in presenza di un portamento, una forma ed una cresta troppo simile alla gallina, o in assenza di speroni dopo il primo anno.
E’ la presenza di questi geni sconosciuti che porta al monoformismo del piumaggio – mantello identico nei due sessi, abbastanza comune negli uccelli: pappagalli, ma anche canarini ecc.
Anche se presenti nei due sessi, a causa di fattori genetici che si esprimono con l’intervento di ormoni, questi geni influenzeranno solo il gallo, che presenterà, come abbiamo detto, oltre ad una attenuazione fenotipica a carico dei caratteri sessuali secondari, anche un piumaggio giovanile, uguale alla gallina, anche da adulto.
Attenzione!: accoppiando questi galli con galline che non abbiano un buon disegno del petto peggiorerà senz’altro la situazione.
I galli “normali” contribuiranno indubbiamente ad ottenere un ottimo disegno nella prole, ma devono essere generati da genitori con altrettanto ottimo disegno: questo perché il gallo “normale” non dà modo di valutare la barratura, essendo principalmente bianco o oro.
Un gallo a piumaggio effeminato darà anche galli normali, oltre a galli effeminati e vie di mezzo tra un tipo e l’altro: le percentuali dipendono da quante generazioni usiamo in questo tipo di accoppiamento.
Mi domandavo se i galli con piumaggio effeminato avessero una carica sessuale inferiore o una minore fertilità: Geri Glastra mi ha detto che la fertilità è in genere buona, ma sono meno attivi e si comportano un po’ come le razze pesanti o la Sebright, diventando attivi quando le giornate sono più lunghe e più calde.

Allevamento

L’allevamento dell’Amburgo segue perlopiù la regola generale.
Sono animali abbastanza vivaci e volatori, di conseguenza, se non si vogliono avere sorprese, converrà portare un occhio di riguardo ai recinti.
Sarebbe meglio però se fossero tenuti in libertà, su un bel prato: ciò gioverebbe alla lucentezza del piumaggio; questo è facile con le galline, ma con i galli meglio essere prudenti.
Gli orecchioni, bianchi e molto sviluppati, sono il loro punto debole: basta un solo pizzico per rovinarli per il resto della vita. Sarebbe quindi buona norma tenerli separati dalle femmine fin da pulcinotti, così da evitare zuffe.
Se però si vuole la certezza di arrivare all’ingabbio con orecchioni perfetti l’unica soluzione resta l’utilizzo di box separati, almeno per quelli che riteniamo i futuri campioni.
La selezione per le esposizioni va fatta soprattutto sulla base delle caratteristiche peculiari della razza, che sono poi quelle che, se non adeguate, svalutano maggiormente un soggetto.
Alberto Pifferi, giovane allevatore con tanta passione che alleva già da alcuni anni questa razza, mi informa che nonostante i pulcini siano abbastanza delicati e soggetti alla coccidiosi, da adulti diventano abbastanza robusti.
Consiglio di allevare i pulcini su truciolo e non su grigliato, così da agevolare una sorta di “immunizzazione”. Personalmente, oltre al normale mangime con coccidiostatico, quando hanno un mese somministro in dose curativa tre giorni di un prodotto contro i coccidi, e lo ripeto ogni trenta giorni.
E’ importante farli vivere all’aria aperta appena possibile, e dar loro, oltre alla miscela, anche un buon misto grani , molta frutta e verdura

Ringrazio Stefano Bergamo per la pazienza dimostrata a suo tempo a fronte di tutte le mie richieste,
e Geri Glastra per il materiale, anche fotografico, che mi ha permesso di usare.
Bibliografia:
  • Poultry Breeding and Production di Edward Brown (1929)
  • Table and Market versus Fancy Fowls di W.B. Tegetmeier (1892)
  • Standard des volailles de race pour l’Europe
  • British Poultry Standards – David Hawksworth
  • Standard Italiano della Razze Avicole
  • Nachfahren der Sprenkelhuener Nordwesteuropas (Oertel+Spoerer)
  • Dott Elio Corti – Summa Gallicana (www.summagallicana.it)
  • Nachfahren der Sprenkelhuener Nordwesteuropas (Verlagshous Reitlingen Oertel + Spoerer)

ANATRA CAMPBELL

o di come l’anatra di una signora inglese è diventata la razza più famosa nel mondo
di Francesco Vellei

Una passione che nasce in tenera età spinge fin da subito a sfogliare riviste specializzate, scendere vecchie enciclopedie dagli scaffali, pregare i genitori di ricevere “quel libro” come regalo di compleanno. Quando ero piccolo non avevamo ancora internet a disposizione, ma adesso che il meraviglioso mondo virtuale è alla portata di tutti, in pochi click di mouse possiamo accedere a un’enorme quantità di informazioni che ci interessano, che prima faticavamo a reperire (ma una volta reperite, la soddisfazione era impagabile!).
Per questo ho deciso di scrivere il mio primo articolo per la nostra rivista su una razza che ha accompagnato questo passaggio dall’infanzia alla maturità, dalle immagini di enciclopedie e vecchi libri agli articoli in lingua straniera su vari siti internet.
La razza in questione è la Campbell, una vispa anatra inglese dagli occhietti furbi le cui doti sono state decantate da decenni: in primo luogo la sua grande produzione annuale di uova, poi la rusticità e la capacità di adattamento, e infine l’alta fecondità.
Ricordo che ogni volta leggessi tomi di biblioteca, articoli di riviste o altro, nell’elencare le razze più popolari di anatre lei era sempre presente.
Ma ogni saggio avicoltore sa che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, così come tra gli scritti di avicoltura e i nostri amici in carne, ossa e piume.
La storia della Campbell è lunga, articolata e all’insegna di un “tradimento” verso la propria genitrice. Inoltre penso si tratti di una storia affascinante, perciò voglio condividerla con voi.

Anatra Campbell

Anatra Campbell – Standard per l’Europa

Inizi

Ma per capire meglio come si è evoluta questa razza, e in cosa consiste questo tradimento, bisogna cominciare tutto dall’inizio.
Verso la fine del XIX Secolo, Mrs Adele Campbell, la moglie di un medico residente a Uley, Gloucestershire, inizia a praticare incroci tra Corritrici Indiane Camoscio pezzate di bianco e Rouen, con l’intento di creare un’anatra ovaiola ma con una carcassa più consistente rispetto a quella della Corritrice Indiana.
È Adele stessa a dirci come tutto sia iniziato, in una lettera del 1923 indirizzata alla rivista Ducks: Show and Utility (Anatre: Esposizione e Reddito):

« La vera nascita della Khaki-Campbell è dovuta al grande appetito di mio marito e mio figlio per l’anatra arrosto! Per avere anatre bisogna avere uova d’anatra, ed io avevo solo un’anatra, una Corritrice Indiana Camoscio pezzata bianco, la quale depose 197 uova in 195 giorni.
Era l’unica anatra del cortile, un esemplare piuttosto modesto d’aspetto, e senza pedigree. Ad ogni modo, pensavo che ci si sarebbe dovuti aspettare delle buone ovaiole dalla sua prole, ma volevo anche aumentare la taglia e così l’ho fatta accoppiare con un maschio di Rouen.
Da qui proviene l’orlatura del piumaggio. Le Campbell originali erano praticamente frutto di questo incrocio, anche se durante una stagione ho usato un maschio di Germano Reale.
Poi è venuta la passione per la colorazione Fulva. Mr William Cook stava già introducendo le sue Buff Orpington, e pensavo che anche io avrei ottenuto una fulva, ma ho fallito. Sarebbero diventate Kaki. Nel frattempo era in corso la Guerra di Sud Africa, e suppongo che la scelta del nome sia stata dettata dal patriottismo.
La nascita delle Khaki-Campbell è sorta dall’accoppiamento tra una Campbell originale e nuovamente una Corritrice Indiana Camoscio pezzata bianco. Poi il problema è stato sbarazzarsi del bianco. Questo ora è stato quasi risolto grazie a un’accurata selezione, e le capacità di deposizione della Khaki sono migliori che mai.
Ho sentito che due anatre hanno battuto la loro antenata. Una ha deposto 225 uova in altrettanti giorni, e l’altra 220. »

In realtà a detta dei contemporanei, la Signora Campbell era una persona molto riservata riguardo i segreti della sua selezione, come tutti gli avicoltori d’altronde.
Molti affermati allevatori inglesi dubitavano riguardo la versione ufficiale di Mrs Campbell, e rimane tuttora un mistero come sia stata creata la colorazione Kaki; in effetti, considerando la colorazione Selvatica della Rouen e del Germano e quella Camoscio pezzata di bianco della Corritrice Indiana, ci si chiede come l’allevatrice abbia fatto a ricavare questo nuovo colore, visto che il gene pezzato della colorazione Camoscio persiste insistentemente nelle generazioni successive.
Non solo la genetica, ma anche alcune foto ufficiali confermano i nostri dubbi.

Nel 1902 vengono mostrate ben due fotografie della Campbell originale, scattate proprio nell’allevamento di Adele Campbell.
Le due foto, comparse nel libro Our Poultry di Harrison Weir, mostrano una coppia e un gruppo. Gli esemplari mostrati non solo evidenziavano una notevole eterogeneità morfologica, ma presentavano una colorazione completamente diversa.
Se le forme di alcuni uccelli (specie della coppia) si potevano avvicinare a quelle della Campbell attuale, la colorazione oscillava tra un Trota (soprattutto in alcune femmine) e una Selvatica Argento (nei maschi). In poche parole, erano simili alla Streicher, altra razza inglese nata dopo la Campbell.

Mrs Adele CampbellMrs Adele Campbell

W. Powell-Owen, amico dell’allevatrice, diede un’accurata descrizione della colorazione della razza originale nel 1918:

« I maschi della Campbell originale hanno testa e becco verdi scuro, schiena grigia, gambe gialle, petto bordeaux chiaro, sterno nero e un leggero anello attorno al collo. Le femmine hanno il piumaggio marrone-grigiastro orlato di bruno, teste marroni, gambe gialle e becchi scuri. »

Anche se l’origine del colore Kaki è oscura (ma siamo abituati all’alone di mistero che attornia la nascita delle razze avicole), sappiamo dunque con certezza che questo colore non è alla base della creazione della razza, ma è sorto in un secondo momento.
Sappiamo anche che il nome dato alla nuova anatra è stato consigliato a Mrs Campbell da Joseph Pettifer, come ha detto egli stesso curando il capitolo dedicato alla razza nel The Feathered World Yearbook del 1923:

« Nel 1901 è stata annunciata per la prima volta questa nuova razza.
In quell’anno, durante una nostra corrispondenza che trattava l’argomento, lei [Mrs Campbell] mi chiese ‘ Come dovrei chiamarle?’ Ed io risposi ‘Campbells’, e così sono stato il primo a chiamarle così nella stampa ufficiale.
Il prefisso è venuto dopo, quando è sorto il colore Khaki. »

Stesura dello standard

Ci sono voluti 25 anni per convincere la Signora Campbell a lavorare a una bozza dello standard (questa reticenza la spiegherò più tardi).
Così nel 1926 viene proposta una prima stesura dello standard di razza insieme a quello di altre “novità”: la Black East Indian (Smeraldo in Italia) e la Magpie, oggi bene affermate nei paesi anglosassoni, e l’estinta Penguin Duck (Anatra Pinguino), anch’essa derivante dalla Corritrice Indiana.
Un’attesa di altri 4 anni ha portato alla pubblicazione del primo standard della Campbell nel 1930, dove Mrs Campbell ha descritto caratteristiche generali, punti di giudizio e difetti.
In entrambe le versioni emerge come lo standard sia frutto di un compromesso. Infatti la Campbell viene descritta come un’anatra non troppo alta, sottile ed eretta come la Corritrice, ma nemmeno larga, bassa e corposa come la classica anatra da carne.
Soprattutto i criteri di esposizione dovevano unirsi a quelli dell’anatra da reddito: la razza doveva essere abbastanza piccola, non superare i 2 kg per non perdere l’attitudine da ovaiola; il portamento veniva descritto come leggermente rialzato e vigile, evitando la camminata ondeggiante e lenta tipica delle razze pesanti.
La descrizione della testa rimanda all’origine insita nella Corritrice Indiana: ben rifinita nella forma del cranio, becco fissato secondo una linea dritta che parte dalla testa, occhi posizionati alti nel cranio, vigili e prominenti. Tutte queste caratteristiche ereditate dalla razza asiatica contrastavano con la forma del corpo, che doveva apparire profondo, aperto e compatto.
Questo compromesso si è mantenuto fino ai giorni nostri. Lo standard ufficiale tedesco (e quindi europeo) parla infatti di un’anatra leggera e vivace, ma non troppo magra, di un ventre ben sviluppato, ma che non strisci al suolo, e di evitare assolutamente sia una posizione troppo alta che una troppo bassa.
Morale della favola, la Campbell era nata per essere un’anatra dalle molteplici qualità, in primo luogo ottima ovaiola ma dotata di una corporatura solida, grande pascolatrice, dal temperamento attivo, facile da allevare sia nelle piccole fattorie che nei grandi allevamenti.

Vecchia foto di un maschio KakiVecchia foto

Lo standard italiano definisce il peso tra i 2 e i 2,5 kg nel maschio e i 1,9 e i 2,3 nella femmina. Propone inoltre di non scendere troppo di peso, io aggiungerei che non bisogna nemmeno aumentarlo, altrimenti si perderebbe la tipicità della razza leggera da uova. L’uovo pesa 70 gr ed è normalmente bianco nella Kaki e nella Scura e blu-verdastro nella Bianca.

Colorazioni

La Campbell oggi è presente in diverse colorazioni, ma la prima ad essere stata riconosciuta è la Kaki, che l’ha resa famosa. Su quale debba essere la tonalità giusta del colore in questione, ovviamente la questione è lasciata ad ogni tipo di speculazione.
Il dizionario di Oxford dà la seguente definizione di kaki: “color polvere; giallo brunastro opaco”.
Come si può leggere nella dichiarazione di Mrs Campbell stessa riportata poc’anzi, l’ispirazione del nome proviene dallo spirito patriottico che infervorava l’Inghilterra di inizio secolo: le uniformi di colore kaki furono introdotte nell’esercito britannico per la prima volta da Sir Harry Burnett Lumsden, per le truppe presenti in India verso la metà dell’800. Questo colore fu utilizzato poi anche durante le Guerre Boere in Sud Africa, visto che il kaki permetteva di mimetizzarsi benissimo con i suoli aridi e la vegetazione secca.
Il figlio della Signora Campbell aveva combattuto nella Guerra di Sud Africa, e probabilmente fu lui a consigliare il prefisso Khaki alla madre, notando la somiglianza tra il colore della sua uniforme e quello delle loro anatre.
Ovviamente tutto ciò fu frutto della sorte; Mrs Campbell selezionò l’anatra giusta al momento giusto, quando la stampa e la popolazione facevano il tifo per i loro eroi in divisa color kaki. In quegli anni sembrava essere diventata una moda dare i nomi alle nuove razze di anatre in onore all’esercito britannico. William Cook chiamò la sua razza Buff Orpington: Orpington è una località del Kent, e “The Buffs” (I Fulvi) erano i soldati dal Reggimento dell’ East Kent.
Oscar Grey denominò inizialmente la Streicher “Hooded Ranger Duck” (Guardia col cappuccio), riferendosi a quei militari destinati all’avanscoperta.

Ma torniamo al colore della Campbell. Sia lo standard italiano che quello tedesco parlano di un colore di base bruno kaki scuro nel maschio tendente al rossastro e nella femmina con il disegno tipico della Selvatica di colore bruno opaco, ma il meno evidente possibile.
La testa e la coda del maschio sono di una tonalità più scura: qui lo standard italiano parla di riflessi verdastri, mentre quello inglese di riflessi bronzei-marroni, preferibili a quelli verdi. Consiglierei di seguire questa seconda pista, visto che una bella colorazione Kaki deve allontanarsi il più possibile dalle caratteristiche della Selvatica.
Lo standard inglese parla di una tonalità di base color kaki intenso, che nella femmina presenta un’orlatura di una sfumatura kaki più chiara, a differenza del nostro standard che parla di un’orlatura bruna opaco. Lo standard americano segue quello inglese, ma metaforeggiando, visto che risolve la questione paragonando la colorazione alle uniformi kaki dei militari e all’erba secca.
A mio parere bisognerebbe seguire lo standard originale, cioè quello inglese, ma anche in questo caso gli europei continentali ci hanno messo lo zampino. Come è accaduto per moltissime razze di avicoli, anche sulla Campbell i tedeschi hanno fatto a modo loro, e navigando su internet ho trovato il sito del club belga degli acquatici in cui si parla di due differenti selezioni della Khaki-Campbell: quella olandese e quella tedesca.
Il bello è che la razza non è né olandese né tanto meno tedesca, ma visitando mostre di entrambi i paesi e vedendo foto pubblicate dalle loro rispettive associazioni, mi sono reso conto che le Campbell esposte in Olanda presentano una colorazione kaki opaca piuttosto “autunnale”, con il disegno selvatico ben visibile nella femmina; le anatre esposte in Germania invece non solo hanno un colore molto vicino a un mattone rossastro, ma non hanno quasi più il disegno tipico delle femmine.
Quindi attenzione a dove si acquistano i volatili, visto che i soggetti olandesi sembrano avvicinarsi di più al tipo inglese.

Non si discute su quali siano i difetti gravi da evitare: striscia dell’occhio nella femmina, collare bianco nel maschio, orlatura femminile eccessivamente marcata, presenza di bianco, piumino bianco o grigio invece che color crema, specchio alare visibile, becco giallo. Il becco viene descritto verde nello standard italiano (e anche in quello tedesco), mentre quello inglese parla di una sfumatura tendente al bluastro nelle femmine, ed effettivamente molte hanno un becco blu ardesia. Già negli anni ’20 si preferiva un becco verde scuro ad uno blu ardesia, ma mentre quest’ultimo non degenera col tempo, quello verde può facilmente diventare giallastro tra i 4 e i 6 mesi d’età. Gli occhi sono nocciola.

La colorazione Bianca è stata la seconda ad essere aggiunta allo standard. Creata dal Capitano F. S. Pardoe nel 1924, ha dovuto attendere 30 anni per essere riconosciuta. Piumaggio e piumino devono essere bianchi puri come in ogni razza bianca, con becco e zampe arancio. Difetti gravi sono penne di altro colore e becco color carne. Gli occhi sono grigio-blu.

Vecchia foto di femmina biancaVecchia foto di femmina bianca

Il 3 settembre 1943, in un articolo di Poultry World intitolato “Razze vecchie e nuove”, viene annunciato l’arrivo di una nuova varietà, la Dark Campbell (Scura).
Il merito di aver selezionato questa nuova colorazione va a Mr Humphreys di Devon, che la espose nell’agosto del ’43 all’annuale mostra avicola che si teneva allo zoo di Londra, insieme ai polli Gold e Silver autosessabili e alla Welbar (la Welsumer Barrata).
Il colore di fondo della Campbell Scura viene descritto come un marrone chiaro, con un disegno selvatico marrone scuro nella femmina, molto più evidente rispetto a quello della Kaki.
Il maschio ha la testa verdastra e la coda grigio-marrone. L’aspetto di questa colorazione è davvero molto scuro, a prima vista le femmine sembrano quasi nere, e danno l’idea di un piumaggio “ombroso” o “affumicato”.
In tedesco questa colorazione è chiamata difatti “Dunkel Wildfarbig”, ovvero Selvatica Scura. La cosa interessante della colorazione Scura sta nell’intento di Humphreys di produrre una razza di anatra autosessabile (come aveva fatto con i polli): accoppiando un maschio Kaki con una femmina Scura, si otterranno tutti maschi Scuri e tutte femmine Kaki, quindi riconoscibili alla nascita dal colore del piumino.

Coppia di Campbell Scure
(femmina e maschio)Coppia di Campbell Scure

Il profilo genetico del maschio Kaki è composto dalla coppia di cromosomi “d/d” e quello della femmina Scura dalla coppia “D+/-“, quindi i maschi prenderanno il gene “d” (“brown diluiton”, ovvero il gene che permette la diluizione del colore kaki) dal padre e il gene “D+” (“non brown”, gene scuro simile al selvatico); visto che “d” è recessivo mentre “D+” è dominante, i figli maschi saranno tutti Scuri ma portatori di Kaki.
Le figlie femmine saranno invece Kaki pure al 100%, visto che erediteranno solo il gene “d” del padre.
Se invece si prova ad accoppiare un maschio Scuro con una femmina Kaki, gli anatroccoli non saranno autosessabili in quanto verranno fuori tutti Scuri: il maschio Scuro è geneticamente “D+/D+”, mentre la femmina Kaki è “d/-“, quindi tutti i figli avranno il gene dominante “D+”.

Purtroppo le anatre autosessabili non hanno mai avuto successo sul piano commerciale, di conseguenza i sogni di gloria del Signor Humphreys non si sono mai avverati. La colorazione Scura è riconosciuta nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ma non ha ancora fatto il suo ingresso in Europa.

Recentemente gli esperti allevatori Chris e Mike Ashton (autori del fondamentale The Domestic Duck) hanno creato due nuove colorazioni, la Blu e la Apricot (Albicocca), non ancora riconosciute in patria ma molto interessanti dal punto di vista genetico, oltre che attraenti.

Maschi Blu (testa scura) e Albicocca (testa chiara)Albicocche blu

La Campbell Blu dovrebbe essere chiamata più correttamente Scura a motivi blu, visto che appare come una Campbell Scura ma con ogni traccia di nero modificata in blu (come accade in molte colorazioni di polli quali la Perniciata a maglie blu). Questo vuol dire che non solo testa e coda nel maschio e disegno nella femmina saranno blu, ma l’effetto generale dà l’impressione di un color sabbia diluito in blu.
La particolarità di questa colorazione sta nel fatto che non si comporta geneticamente come la Blu Classica e le varie colorazioni che abbiano tracce di blu.

Femmina Blu e femmina AlbicoccaAlbicocche blu

Sappiamo infatti che la colorazione Blu è un Nero diluito, e che accoppiando due soggetti Blu tra loro avremo una percentuale di soggetti neri, una di soggetti blu e una di soggetti splash. Dall’unione di due soggetti Scuri a motivi blu avremo invece una percentuale di Scuri a motivi blu, una di Albicocca e una di Scuri. Questo accade perchè la Campbell Scura a motivi blu non ha il gene “E” (“Fully extended black”, nero completamente esteso), responsabile della pigmentazione nera. Per rinsanguare il proprio ceppo basta accoppiare un soggetto Scuro a motivi blu con uno Scuro: la prole sarà per il 50% a motivi blu pura e per l’altro 50 Scura pura.

La Campbell Blu dovrebbe essere chiamata più correttamente Scura a motivi blu, visto che appare come una Campbell Scura ma con ogni traccia di nero modificata in blu (come accade in molte colorazioni di polli quali la Perniciata a maglie blu). Questo vuol dire che non solo testa e coda nel maschio e disegno nella femmina saranno blu, ma l’effetto generale dà l’impressione di un color sabbia diluito in blu.
La particolarità di questa colorazione sta nel fatto che non si comporta geneticamente come la Blu Classica e le varie colorazioni che abbiano tracce di blu. Sappiamo infatti che la colorazione Blu è un Nero diluito, e che accoppiando due soggetti Blu tra loro avremo una percentuale di soggetti neri, una di soggetti blu e una di soggetti splash. Dall’unione di due soggetti Scuri a motivi blu avremo invece una percentuale di Scuri a motivi blu, una di Albicocca e una di Scuri. Questo accade perchè la Campbell Scura a motivi blu non ha il gene “E” (“Fully extended black”, nero completamente esteso), responsabile della pigmentazione nera. Per rinsanguare il proprio ceppo basta accoppiare un soggetto Scuro a motivi blu con uno Scuro: la prole sarà per il 50% a motivi blu pura e per l’altro 50 Scura pura.

La Apricot Campbell, o Campbell Albicocca, è invece frutto dell’accoppiamento di due Scuri a motivi blu, laddove i figli abbiano il gene”Bl” in entrambi i “loci”. Ecco il paragone: Campbell Scura a motivi blu: “Bl/bl+” – Campbell Albicocca: “Bl/Bl”

Il gene “Bl” è responsabile della diluizione in blu, mentre il gene “bl+” è un non blu responsabile del disegno selvatico, visto che il simbolo + è legato al piumaggio tipico del Germano. Non avendo il bl+, i soggetti Albicocca non avranno più nessuna traccia della colorazione Selvatica (presente nelle altre colorazioni della Campbell), e appariranno con un piumaggio di base fulvo dorato, con specchio alare blu in entrambi i sessi e testa e coda blu argento nel maschio. Per intenderci, il maschio sarà molto simile a quello della colorazione Giallo Blu e la femmina a quella Fulva.

Successo internazionale della razza

In breve tempo la razza conquistò le simpatie di moltissimi allevatori, grazie alle sue doti di eccezionale ovaiola.
La Campbell batteva tutte le altre razze nei test ufficiali, ed era comune trovare esemplari che riuscissero a deporre in un solo anno più di 300 uova.
Possiamo leggere a tale proposito la testimonianza entusiasta del Capitano Long riguardo ai risultati ottenuti dalla Campbell nei Bentley Laying Tests (Test di deposizione di Bentley) del 1926:

« La popolarità che le Kaki Campbell si sono guadagnate tra il 1921 e il 1924 è indubbiamente dovuta agli alti record ottenuti ai Test di deposizione – in particolare quelli Nazionali a Bentley – sia dai gruppi che dai singoli individui.
I resoconti ufficiali mostrano che 160 Kaki hanno in media deposto 223 uova in 48 settimane, mentre durante un altro anno, da 115 a 200 uova nello stesso numero di settimane, ovvero rispettivamente 39 e 26 uova in più rispetto alla media di qualsiasi altra razza…
Molte anatre hanno superato ovviamente la soglia di 300 uova, e i record raggiunti a Bentley includono uno di 346 uova deposte in 365 giorni, mentre la sequenza più alta ufficialmente registrata da una Kaki Campbell è quella di 225 uova deposte nello stesso numero di giorni. »

Come riporta il Poultry World del 13 aprile 1950, poco dopo il loro arrivo anche le Campbell Bianche hanno raggiunto le Kaki negli altissimi risultati ottenuti:

« Per ottenere un riconoscimento nelle gare di deposizione, una Campbell deve deporre 220 uova in 48 settimane.
Nelle gare del 1936/7 il 11,04% delle 175 Kaki ha ottenuto un premio, così come il 8,33% delle 63 Bianche.
Nelle gare del 1937/8, delle 106 Kaki partecipanti, il 28,28% ha preso un premio; tra le 70 Bianche, il 18,84%.
Nove Kaki hanno deposto più di 300 uova, fino a un numero di 328; una Bianca ha deposto più di 300 uova, cioè 308. »

L’obiettivo di Adele Campbell era stato raggiunto: un’anatra dalle elevate capacità di deposizione, capace di surclassare la Corritrice Indiana e tutte le altre razze presenti sul mercato, i cui risultati erano pari solo a quelli della Livorno nei polli.
Più di ogni altra razza europea, la Campbell attirò le attenzioni dei produttori commerciali, e delle molte aziende che si crearono negli anni 30 intorno a quest’anatra, oggi ne rimane una, la Kortlang, nel Kent, fondata dall’olandese Christian Kortlang nel 1939.
La compagnia è diventata il principale punto di riferimento nella produzione di Campbell ovaiole commerciali, ed ha esportato anatre in tutti i continenti. Si stima che ci siano circa 5 milioni di esemplari di Campbell commerciali oggi nel mondo.

Mrs Campbell resistette a lungo prima di stilare un primitivo standard della razza, e quando cedette lo fece davvero a malincuore.
Le sue resistenze erano dettate dal suo intento originario, cioè quello di creare una razza ovaiola, quindi da reddito, e non una razza da esposizione. Mrs Campbell sapeva bene che, una volta finita nelle mani degli espositori e degli avicoltori amatoriali, la sua anatra avrebbe perso gradualmente le sue doti di ovaiola e sarebbe diventata una “Designer Duck” come le altre, ovvero un’anatra “progettata” per apparire in tutto il suo splendore nelle mostre avicole.
Con l’avvento massiccio della produzione industriale e la conseguente creazione di ibridi commerciali adatti a soddisfare le esigenze di mercato, tutte le razze pure da reddito hanno perso il loro valore commerciale, e sono diventate razze da esposizione.
Ecco che le paure giustificate della Signora Campbell si sono avverate, e la sua anatra ha “tradito” la madre, diventando una delle razze più esposte nelle mostre avicole. Negli ultimi 20 anni è stato possibile ammirare nelle gabbie espositive soggetti di Campbell bellissimi, dalle forme perfette e dai colori impeccabili, di taglia superiore a quelli originali selezionati da Adele Campbell.
Ma queste anatre, capaci di fare incetta di premi e coccarde, depongono davvero poche uova rispetto alle loro antenate.
Il tradimento è stato definitivamente portato a termine, la figlia adorata ha lasciato il “lavoro” preferendo una carriera da reginetta di bellezza.

Tuttavia penso che, se fosse ancora viva, Mrs Campbell sarebbe orgogliosa del suo cognome che compare negli standard di tutto il mondo, e del fatto che dal suo giardino nel Gloucestershire sia nata una razza oggi allevata e adorata in tutti i continenti.
E noi gliene siamo grati per essersi convinta, anche se a fatica, di volerla condividere con noi.

Maschio Kaki selezione olandese

Albicocche blu

Maschio Kaki selezione tedesca


Un ringraziamento particolare va a Fabrizio Focardi per l’incoraggiamento e la traduzione dello Standard tedesco
Bibliografia:
  • Standard Italiano delle Razze Avicole
  • Der Kleintier Zuechter/Gefluegel Zeitung
  • The Domestic Duck, di Chris e Mike Ashton
  • Domestic Duck and Geese in Colour, di Michael Roberts
  • Colour Breeding in Domestic Duck, di Chris e Mike Ashton
Foto:
  • Campbell Scure, Blu e Albicocca tratte dal sito www.ashtonwaterfowl.net
  • Maschio olandese e maschio tedesco, foto scattate da Bart Poulmans.

IL COLORE DEGLI ANELLI

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2018 Blu
2017 Giallo
2016 Nero
2015 Bianco
2014 Grigio
2013 Verde
2012 Blu
2011 Giallo
2010 Nero
2009 Bianco
2008 Grigio
2007 Verde
2006 Blu
2005 Giallo
2004 Nero
2003 Bianco
2002 Grigio
2001 Verde
2000 Blu

O-CHU SHAMO – PESI di Focardi Fabrizio

Leggo sempre con interesse le relazioni che i giudici – sia italiani che esteri – fanno circa le loro valutazioni: c’è sempre qualcosa da imparare e da discutere o, perlomeno, da prendere in esame per un approfondimento; e poi, se si leggono con regolarità, dal criterio usato dai giudici nella valutazione ci si accorge dell’evoluzione selettiva della razza.
Nel nostro passato Notiziario era riportata quella di Josef Hartsberger (che qui approfitto per ringraziare per la sempre preziosa collaborazione) relativa alla Razza Shamo, da lui giudicata ai nostri Campionati Italiani 2008.
Josef consiglia di non mescolare, in occasione di esposizioni, le due categorie, e a mio avviso ha perfettamente ragione. In chiusura riporta inoltre le sue considerazioni sul sistema di ingabbio di questa razza, e proprio su questo vorrei soffermarmi.

Nessuno ha mai detto che i soggetti debbano essere iscritti genericamente come Shamo: sta all’allevatore determinare se ha uno Shamo o un Chu Shamo, e iscriverlo di conseguenza.
I soggetti, all’ingabbio, verranno pesati, ma solo per controllarne il peso, che dovrà poi essere scritto sulla scheda: non per determinarne la categoria.
Solo con questo sistema il Comitato Organizzatore sarà a conoscenza del numero dei soggetti iscritti in ogni categoria e potrà riservare un numero sufficiente di gabbie per ognuna.

Il cambiamento, cioè la divisione della Shamo in due categorie, è avvenuto dopo lunga – direi lunghissima – discussione tra me, Julia Keeling (GB) e Willem von Ballekom (NL).
Era nostra intenzione uniformarci il più possibile alle regole del Paese di origine: il Giappone.
Abbiamo discusso su tutto, ma non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che si trattasse di due categorie determinate dal peso, e non di razze diverse; questo punto ci ha sempre trovati d’accordo: lo dimostra la decisione unanime di adottare uno standard unico che garantisca un’unica selezione.

Il rifiuto della Germania alla nostra proposta era, a nostro avviso, erroneamente motivato da una loro regola: due razze possono considerasi tali solo quando hanno almeno cinque caratteristiche morfologiche diverse.
Inutili le nostre insistenze sul fatto che si trattasse di un’unica razza, oltretutto con un unico standard. Alcuni – i più giovani – erano d’accordo, ma molti altri no; abbiamo pertanto continuato a correre de soli.

Trattandosi di due categorie di una stessa razza, quindi, la muscolatura dovrà essere ugualmente proporzionata, così come tutte le altre parti del corpo si proporzioneranno alla mole rispettando lo standard. Un soggetto troppo giovane, e pertanto più leggero, se iscritto come Chu Shamo non avrà quelle caratteristiche – quali muscolatura e ossatura, ma anche forma e posizione – di un soggetto che ha terminato la sua crescita e la conseguente formazione, pertanto quella proporzionalità di cui parlavo sopra non sarà presente e ciò influirà negativamente sul giudizio finale.

Shamo

Combattente Chu Shamo
Allevatore A.Reggiani

Shamo

Combattente Shamo
Allevatore P.Fortunio

Shamo

Combattente Shamo
Allevatore L.Pignatti

COMBATTENTI ASIATICI – COMPILAZIONE DEL CARTELLINO di Fabrizio Focardi

Conoscere il cartellino giudizio del “Club Combattenti Asiatici”

Mi sembra interessante, per chi alleva razze combattenti, conoscere quello che in definitiva è il metro di giudizio di un Club di tali razze.
Ho pensato pertanto di pubblicare la traduzione del cartellino di giudizio dell’associazione mondiale “Asian Gamefowl Society” (AGS) che, in linea di massima, rispecchia le richieste di altre pari associazioni.
La ragione per la quale mi sembra interessante è che gli allevatori ed i Giudici si potranno così rendere conto di quelle che, per questi animali, sono ritenute caratteristiche peculiari.
Anche se alcuni miei colleghi hanno pareri contrari confermo la mia convinzione che le razze combattenti hanno il diritto ad essere giudicate come tali, come del resto altre che appartengono ad altre specifiche categorie.
Questo soprattutto per il bene della selezione; ma voi già conoscete il mio pensiero pertanto evito di ripetermi.
È un cartellino con prestampati più difetti che pregi, quest’ultimi sintetizzati in un semplice “Buono”; il giudice non deve far altro che mettere una crocetta alla singola voce.
Come si può vedere sono in linea di massima caratteristiche riferite alla forma, posizione e tipologia: parametri basilari per avere un bel combattente.
Ad esempio non si prevede come difetto una testa troppo grande, ma solo troppo piccola. L’inverso avviene per la cresta: questo perché la testa, data la sua conformazione, difficilmente potrà apparire troppo grossa, ma con un cranio non ben strutturato potrà in effetti essere troppo stretta, antiestetica e sproporzionata per uno Shamo ad esempio; al contrario, una cresta troppo grossa in un combattente è sempre negativa perché essendo una parte molto irrorata sarà sempre un punto debole. Questa è la ragione del taglio, in tempi passati, anche se recenti, delle creste semplici.
Il colore degli occhi, purtroppo erroneamente sottovalutato in tutte le razze, nei combattenti è determinante per un buon giudizio. Il becco, arma micidiale, non sarà mai troppo grosso, ma potrà essere troppo fine e troppo lungo e in questo caso farà perdere immancabilmente alla testa la forma classica.
Anche la proporzione delle zampe, gambe e tarsi, è molto importante: quella giusta dà stabilità e scatto.
Il piumaggio, mai troppo duro, sarà difetto grave, in alcune razze, se molto morbido; questo tipo in genere più abbondante presuppone una pelle più irrorata quindi più morbida e di conseguenza più vulnerabile.
Spero questo vi sia d’aiuto nel vostro lavoro di giudici o allevatori.
In tutte le razze esistono caratteristiche più importanti di altre e che di conseguenza hanno maggior peso sulla decisone del predicato; consiglio pertanto a tutti i giudici, specialmente a quelli con meno esperienza, di evidenziare sul proprio libro standard queste caratteristiche in modo che in ogni occasione siano le prime a saltare agli occhi.
Le razze sono tante e non è facile ricordarle tutte alla perfezione; si deve quindi ricorrere alla consultazione dello standard, nonostante anche questo purtroppo risulti, a volte, un po’ troppo evasivo su alcuni punti.

Fabrizio Focardi


CLUB RAZZE ASIATICHE COMBATTENTI
(Asian Gamefowl Society-AGS)
Tipo
  • Non tipico
  • Buono
Testa
  • Troppo piccola
  • Non abbastanza carnosa (Yamato)
  • Buona
Cresta
  • Troppo grossa
  • Struttura non corretta
  • Non tipica
  • Buona
Bargigli
  • Presenti in maniera troppo evidente
  • Buoni
Giogaia
(Yamato – Ko-Shamo)
  • Non sufficientemente sviluppata
  • Buona
Colore degli Occhi
  • Troppo rosso/arancio
  • Buono
Becco
  • Troppo lungo
  • Buono
Collo
  • Troppo corto
  • Troppo lungo
  • Buono
Corpo
  • Troppo piccolo
  • Troppo grande
  • Muscolatura non ben sviluppata
  • Linea del dorso troppo orizzontale
  • Buono
Spalle
  • Troppo piccole
  • Non sufficientemente marcate
  • Buone
Ali
  • Portate basse
  • Struttura difettosa
  • Buone
Coda
  • Portata troppo bassa
  • Portata troppo alta
  • Struttura difettosa
  • Buona
Zampe Gambe

  • Troppo corte
  • Troppo lunghe
  • Troppo deboli
  • Buone

Tarsi

  • Troppo corti
  • Troppo lunghi
  • Difetto di colore
  • Difetto nello sperone
  • Posizionati ad “X”
  • Buoni
Piedi
  • Dita storte
  • Piede d’anatra
  • Difetto nel colore della suola
  • Buoni
Piumaggio
  • Troppo morbido
  • Buono
Predicato
  • D
  • C
  • B
  • A

SAPPIAMO COSA STIAMO ALLEVANDO? di Galeazzi Marco

All’O.d.G. arriva l’elenco delle razze e colorazioni iscritte al Campionato Italiano.
È consuetudine che il Comitato Organizzatore (C.O.), una volta chiuse le iscrizioni e fatto l’elenco degli animali che saranno esposti ad un Campionato Italiano, mandi tale elenco al segretario dell’Ordine, Focardi, perché sia possibile distribuire i soggetti ingabbiati fra i giudici. Naturalmente tale elenco non comprende il nome degli espositori.

Come ogni anno, purtroppo, esiste il problema delle colorazioni!

Ma è mai possibile che un allevatore che alleva i propri soggetti per partecipare a dei concorsi dove si valuta e si gareggia in base a caratteristiche morfologiche stabilite da uno Standard di razza, non conosca la giusta denominazione della colorazione che alleva, a volte addirittura della razza, oppure, come accade in molte mostre minori, addirittura porti soggetti di cui non ha la più pallida idea di che colorazione siano?
Anche in questa edizione, purtroppo sfortunata, dei Campionati, ho notato, dall’elenco dei soggetti che avrebbero dovuto partecipare, diversi errori. Questi errori si possono dividere in tre grandi categorie:

la prima, meno grave di tutte, è quella in cui l’espositore eccede in competenza, cioè non fa un errore per mancanza di conoscenza ma anzi per un eccesso di zelo. Un esempio di questo tipo di errore si riscontra nella razza O-Shamo e Chu-Shamo: alcuni allevatori iscrivono i propri soggetti con colorazioni che si richiamano a quelle presenti nel paese d’origine, il Giappone.
Ora, questo è sinonimo di conoscenza e passione per la razza, ma nel nostro Standard tali colorazioni non sono contemplate, non sono riconosciute e quindi nemmeno descritte. Fortunatamente, nel panorama avicolo di razza del nostro paese, esistono delle punte di eccellenza per alcune razze, poche a dire il vero, e una di queste è sicuramente lo Shamo. Per questa razza il livello dei soggetti allevati ed esposti nelle mostre italiane è sicuramente in media molto buono, con allevatori che allevano questa razza con passione, competenza e continuità, requisiti essenziali per poter fare una giusta selezione.
Anni fa, quando in Italia la collaborazione fra i migliori allevatori di Shamo e il C.T.S. portò, per primi in Europa, alla divisione delle due categorie, O-Shamo e Chu-Shamo, si accennò anche alla denominazione delle colorazioni e Focardi presentò allora un lavoro in tal proposito, ma tutto si è fermato lì; il Club dei Combattenti e gli allevatori avrebbero dovuto continuare il discorso, se lo avessero ritenuto importante per la razza, e c’è ancora tempo per farlo, ma per il momento queste esotiche colorazioni non sono riconosciute.
Si dice che nello Shamo la colorazione ha poca importanza; giusto: in teoria quindi la denominazione della colorazione potrebbe essere lasciata alla discrezione dell’espositore. Ma allora, in questa razza, si deve abolire la proclamazione dei Campioni di Colorazione?
Il che potrebbe essere un’idea, ma per il momento le colorazioni devono essere quelle descritte nel nostro Standard (addirittura è stato iscritto in cat. “Famglie” un gruppo di Chu-Shamo con due colorazioni diverse; questo, attualmente, avrebbe portato alla squalifica del gruppo in quanto una “famiglia” deve essere formata da soggetti della stessa razza e colorazione. Per quanto mi riguarda, posso essere d’accordo sul fare un’eccezione per lo Shamo, ma la cosa necessita di una discussione e di una approvazione).
Forza allevatori di questo magnifico combattente! Il C.T.S. è qui pronto a recepire e discutere ogni vostra proposta e a trovare, insieme, una soluzione (non sarebbe male nemmeno resuscitare il Club, ma questa volta facendo sul serio!!!).

Altra categoria di errori è quella derivante, al contrario, dalla superficialità: è il caso di colorazioni non del tutto errate, ma che comunque non corrispondono alla denominazione ufficiale.
Per esempio, ingabbiare i nostri soggetti come Dorata o Argentata nella razza Sebright invece che Oro orlata nero o Argento orlata nero, denota ‘solo’ una mancanza di precisione e il non rispetto della terminologia ufficiale, ma resta ugualmente un errore.
Tutti sanno (o meglio: tutti “dovremmo” sapere) che nella Sebright non esistono le colorazioni Dorata ed Argentata ma che con questi termini molto probabilmente l’allevatore intendeva la Oro orlata nero o la Argento orlata nero; in ogni caso, non ci si può affidare ad una interpretazione delle reali intenzioni dell’allevatore: la terminologia ufficiale c’è, e deve essere utilizzata correttamente.
In altre specie, come nel campo ornitologico o alle mostre canine, un errore del genere determina automaticamente la squalifica e la non valutazione del soggetto; da noi invece, per venire incontro agli allevatori, si corregge la colorazione sul cartellino e si giudica: ma non è giusto!! Anche perché, e tanti casi ce lo confermano, spesso l’anno successivo non si rimedia iscrivendo quegli stessi soggetti con la giusta denominazione, ma si continua beatamente nell’errore: tanto vengono giudicati ugualmente!
Gli esempi di questo genere si sprecano: Bianco nera invece cha Argento fiocchi neri, Frumento invece che Dorata frumento, Mogano invece che Rosso mogano, Dorata invece che Bruno dorata, senza dimenticare le mitiche Ermellinata o Inversa, denominazioni non più usate da 15 anni ma che ogni tanto ricompaiono per indicare la Bianco columbia e la Perniciata maglie nere.

Ultima grande categoria è quella che raggruppa gli errori più grossolani e gravi: colorazioni inesistenti o addirittura assolutamente ignorate, a volte sbagli addirittura nella razza.
Vorrei sapere come questi allevatori hanno potuto fare la più elementare delle selezioni: scegliere quali animali portare in mostra, senza avere la più pallida idea di come debbano essere!!
Fortunatamente questa categoria è rara ai Campionati Italiani (questi sedicenti allevatori hanno il buon gusto di non parteciparvi) ma si riscontra ancora nelle mostre minori. La scusa classica è: li ho presi a Wasserburger (come dire che, essendo tedeschi, devono essere per forza dei campioni), era un bellissimo gruppo, non so proprio di che colore sono ma mi sono piaciuti tanto! È il giudice che lo deve sapere!.

Ma scherziamo! È bene tener conto che spesso sono solo incroci o il peggio del peggio che i commercianti tedeschi sono riusciti a procurarsi andando a cercare gli scarti degli allevatori.

Per ultimo vorrei spendere due parole sui soggetti ingabbiati con la giusta terminologia ma che non rientrano in una razza o colorazione riconosciuta dallo Standard Italiano delle Razze Avicole.
Per prima cosa, se non ci sono nello Standard o negli aggiornamenti del C.T.S. pubblicati sul Notiziario, mi chiedo dove si siano letti lo standard di razza per fare una pur minima selezione: su Standard stranieri? Ho i miei dubbi.
In secondo luogo, non essendo presenti nello Standard Italiano, si sa – si dovrebbe sapere – che non possono, per regolamento, essere giudicati, e il giudice ha l’obbligo di attenersi a questa norma.
Terzo, è da quando è stato istituito che il C.T.S., in ogni modo e con ogni mezzo, invita gli allevatori che cominciano ad allevare una razza o una colorazione non presente sul nostro Standard a segnalarlo, così da ottenere, in breve tempo – e ci sono esempi anche su gli ultimi notiziari – il riconoscimento ufficiale e la pubblicazione in italiano nello Standard, così che non ci siano più problemi.
È cosi difficile? Per razze o colorazioni non presenti in nessuno standard di paesi aderenti all’E.E. la procedura è un po’ più complicata, ma non troppo: è stabilita a livello europeo, e il C.T.S. è sempre disponibile a dare una mano e a fornire l’apporto tecnico richiesto per il riconoscimento.
Lo Standard Italiano esiste dal 1996, il C.T.S. è stato istituito nello stesso anno, e mai fino ad ora è stata richiesta in Italia tale procedura per riconoscere una nuova razza o colorazione.
Per esempio, è da diversi anni che vengono esposti, da un allevatore appassionato di faraone, soggetti in una colorazione di sua creazione, non presente in nessuno Standard europeo. Bene, ottima iniziativa! Ma se questo allevatore non richiede il riconoscimento seguendo l’iter e fornendo al C.T.S. una bozza di Standard si troverà inesorabilmente sui cartellini di giudizio un “NV” (colorazione non riconosciuta). È un peccato: il tempo passa e una colorazione che avrebbe potuto essere la prima colorazione creata in Italia continua a non essere nemmeno valutata.
Certo, lo Standard, visto che l’ha creata, dovrà essere compilato da lui; il C.T.S.. potrà solo dare suggerimenti e fornire il suo apporto tecnico.
Questo discorso è valido anche per razze italiane che vengono allevate ma che non sono ancora riconosciute dallo Standard Italiano.

Di seguito riporto l’elenco delle razze e colorazioni che formavano il precatalogo dei XII Campionati di Avicoltura, per rendere note le razze che avremmo potuto vedere e che purtroppo non abbiamo visto e il numero di soggetti iscritti, nonché per segnalare agli allevatori gli errori riscontrati.

Tacchini
Denominazione Colorazione Note
Tacchini Rosso
Blu
Nero d’Italia
Crollwitzer
Narragansett
Faraone
Denominazione Colorazione Note
Faraone Azzurra lo Standard la definisce Azzurra Ghigi
Isabella pastello Non è riconosciuta
Paonata
Sabbia Corallo Non è riconosciuta
Celeste Non è riconosciuta
Oche
Denominazione Colorazione Note
Oca di Tolosa Grigia
Oca del Danubio Bianca
Oca Cignoide Cenerina
Anatre
Denominazione Colorazione Note
Anatra Muta di Barberia Brown lo Standard riconosce la bruno pezzata e selvatica bruna
Anatra Pechino Tedesca Bianca
Anatra Ciuffata Bianca
Anatra Cayuga Nera
Anatra Corritrice Indiana Pezzata lo Standard riconosce due tipi di pezzate: di quale si tratta?
Selvatica
Bianca
Nera
Polli
Denominazione Colorazione Note
O-Shamo Goshiki Non è riconosciuta
Shojo Non è riconosciuta
Kisasa Non è riconosciuta
Akasasa Non è riconosciuta
Nero
Rosso Cenere Non è riconosciuta
Frumento
Argentata È improbabile che esista
Chu-Shamo Goshiki Non è riconosciuta
Akasasa Non è riconosciuta
Comb. Indiano Fagianato
Giubileo
Sumatra Nera
Brahma Bianco Columbia
Orpington Nera
Blu Orlata
Fulva
Fulva Orlata Nera
Australorp Nera
Bianca
Plymouth Rocks Barrata
Amrocks Barrata
Sussex Bianco Columbia
Wyandotte Argento Orlata Nero
Barneveld Oro Orlo Bruno La giusta denominazione è bruna doppia orlatura nera
Rhode Island Mogano Rosso Mogano
New Hampshire Bruno Dorata
Delaware Bianco Columbia Barrata
Dominicana Sparviero
Collo Nudo Nera
Sulmtal Frumento Dorata Frumento
Vorwerk Rosso nera
Marans Nera Siamo sicuri che non sia la più diffusa nero ramata?
Spagnola Nera Faccia Bianca Nera
Andalusa Blu Orlata
Valdarno Nera
Ancona Nera Picchiettata Bianco
Italiana Perniciata Blu
Livorno Bianca
Blu
Nera
Fulva
Barrata
Collo Argento
Collo Oro
Collo Arancio
Pile
Padovana Argento Orlata Nera
Camoscio Orlata Bianca
Oro Orlata Nera
Blu
Bianca
Nera
Olandese Ciuffata Nera Ciuffo Bianco
Sparviero Ciuffo di che colore?
Sultano Bianca
Polverara Nera
Bianca
Siciliana Bianca
Collo Oro
Moroseta Bianca
Fulva
Perniciata Argento Grigio argento
Gabbiano Frisia Orientale Quale colorazione?
Amburgo Bianco Nera Argento fiocchi neri
Barbuta Di Turingia Perniciata Perniciata ruggine
Ko Shamo Dorato Frumento
Frumento Esiste solo la dorata frumento!
Comb. Indiano Nano Fagianato
Fagianato Blu
Blu Non è riconosciuta
Comb. Inglese Antico Nano Frumento
Comb. Inglese Moderno Nano Collo Argento
Collo Oro
Betulla Oro È sostituita dal petto arancio
Argentata Non è riconosciuta
Sumatra Nana Nera
Ohiki Collo Oro
Phoenix Nana Collo Oro
Cocincina Nana Nera
Bianca
Fulva
Oro Orlata Nera
Nera Picchiettata Bianco
Nera Orlo Oro Colorazione mai vista!
Grigio Perla
Frumento Argento
Betulla
Cocincina Riccia Nana Nera
Bianca
Brahma Nana Fulvo Columbia
Plymouth Rocks Nana Barrata
Sussex Nana Bianco Columbia
Faverolles Nana Salmonata
Wyandotte Nana Barrata
Argento Oralta Nero
Perniciata Argento La giusta denominazione è perniciata argento maglie nere
Perniciata Argento Maglie Nere
Barneveld Nana Doppio Orlo Nero bruna doppia orlatura nera
New Hampshire Nana Dorata Non è riconosciuta, forse si intende bruno dorata?
Spagnola Nera Faccia Bianca Nana Nera
Andalusa Nana Blu Meglio blu orlata
Livorno Nana Fulva
Dorata
Collo Oro
Collo Arancio
Padovana Nana Nera
Padovana Riccia Nana Camoscio Orlo Bianco
Olandese con Ciuffo Nana Bianca Ciuffo Bianco
Nera Ciuffo Bianco
Moroseta Nana Bianca
Selvatica
Moroseta con Barba Nana Bianca
Siamese Bianca Giusta denominazione siamese nana
Amburgo Nana Bianca Pagliettata Nera
Bantam BBB
Blu
Fulva
Collo Oro
Collo Arancio
Barbuta D’Anversa Grigio Perla
Nera
Nera Picchiettata Bianco
Quaglia
Barbuta di Watermael Quaglia Argento
Sebright Oro Orlata Nero
Argento Orlata Nero
Limone Orlata Nero
Dorata Non è riconosciuta!
Argentata Non è riconosciuta!
Nagasaki Bianca Coda Nera
Fulva Coda Nera
Nero Argento
Nagasaki Riccia Nera
Pictave Collo Oro
Olandese Nana Grigio Perla
Collo Oro
Collo Argento
Quaglia

Quando si fa il catalogo, si stabilisce l’ordine di ingabbio e si compilano i “Cartellini giudizio”, il Comitato Organizzatore si basa sulle indicazioni che noi espositori gli diamo. Se ci sono soggetti iscritti in categorie sbagliate o con denominazioni errate, il lavoro immenso di pochi volenterosi va sprecato e ne va della buona riuscita della manifestazione.
Per fare un esempio pratico riferito a questo particolare caso dei Campionati: tutti dovrebbero sapere che nell’ambito della stessa razza si ingabbiano le singole colorazioni una dopo l’altra, prima i maschi e poi le femmine, prima la classe “A” poi la classe “B”. Per tornare all’esempio della Sebright, ci saremmo trovati le Oro orlate nero in due gruppi distinti e non insieme; la stessa cosa sarebbe successa per le Argento orlate nero sparse un po’ qua e un po’ là, con quattro denominazioni diverse sul catalogo mostra e con i cartellini delle colorazioni errate corretti (senza contare che da regolamento questi soggetti non andrebbero giudicati).
Tutto per una superficialità e non attenzione di un paio di espositori.
Vi ricordo che il Comitato Organizzatore non è tenuto a conoscere le colorazioni, non ha il tempo per contattare tutti gli allevatori che inviano “chede ingabbio” errate o richiederebbero chiarificazioni e inoltre, sempre nel caso specifico, chi ci dice che quell’espositore non abbia invece intenzione veramente di esporre Sebright dorate o argentate?
Non me ne vogliano i due allevatori che non conosco e che ho preso solo ad esempio per cercare di fare un po’ di chiarezza su questo problema che immancabilmente si ripresenta ad ogni manifestazione, vi posso assicurare che gli esempi potevano essere numerosissimi.
Quindi per concludere chiedo una maggiore precisione nella compilazione della “Scheda Ingabbio”, un occhio in più allo Standard, e se avete dubbi rivolgetevi ad un giudice, ad un allevatore più esperto o meglio ancora, direttamente al C.T.S..
Troppo spesso alcuni nostri soci non hanno ben chiari quelli che sono i due capisaldi del nostro hobby: STANDARD e SELEZIONE.
Noi siamo qui per aiutare chi ne vuole sapere di più.

Il Presidente O.d.G.
Marco Galeazzi


INANELLAMENTO di Galeazzi Marco

L’argomento può sembrare scontato ma alcuni nuovi soci mi hanno posto domande su come si anella e voglio qui dare utili notizie ai novizi e magari alcuni suggerimenti per gli allevatori di lunga data.
Con questo termine si intende l’operazione di porre al tarso dei nostri volatili un anello di riconoscimento inamovibile. Tale operazione serve principalmente per poter identificare il soggetto in quanto ognuno avrà un numero di identificazione individuale.
L’anello viene fornito dalla Federazione che tramite le varie Associazioni li distribuisce ai Soci. In ogni anello, di colore diverso ogni anno (nel 2006 è blu), è indicato: il diametro, l’anno di nascita, il simbolo della nazione, e il numero progressivo dell’anello che identificherà il soggetto. Tramite questi dati è sempre possibile risalire all’allevatore che ha inanellato il volatile.

Anelli

La presenza dell’anello ufficiale del giusto diametro è requisito indispensabile per poter presentare un avicolo ad una mostra.
Naturalmente il tipo di volatili di cui ci occupiamo ha dimensioni molto variabili e quindi l’anello che va bene per un’Oca di Emdem che pesa 11 Kg non può essere uguale a quello per un’Olandese nana che pesa 400 gr.; inoltre abbiamo razze con tarsi impiumati, razze in cui la differenza di mole fra maschio e femmina è notevole ecc. Ecco quindi la necessità di avere a disposizione un certo numero di diametri per adattarli alle singole esigenze.
I diametri riconosciuti in Italia sono i seguenti:
mm.27 mm.24 mm.22 mm.20 mm.18 mm.16 mm.15 mm.13 mm.11 mm.9
In genere per oche, anatre, tacchini e faraone il diametro dell’anello per le singole razze è uguale sia per il maschio che per la femmina; nei polli invece in genere il gallo richiede un diametro superiore rispetto alla gallina.
L’anello viene inserito al tarso dell’animale ad un’età variabile fra i 2 e i 3 mesi. Se si inanellano troppo presto l’anello verrà perso in breve tempo, se si aspetta troppo tempo, l’anello non entrerà più.

BrahmaA volte questo periodo ottimale, in cui l’anello entra ancora facilmente ma con una certa resistenza da parte delle dita, è piuttosto breve e quindi consiglio ai novizi o a chi si trova di fronte ad una nuova razza, di cominciare per tempo a provare ad inserire l’anello e se questo si sfila facilmente riprovare dopo alcuni giorni. Il periodo ottimale varia a seconda di diversi fattori: la razza ( velocità di accrescimento, dimensioni dei tarsi); il sesso (in genere le femmine vanno inanellate alcuni giorni prima dei maschi); il tipo di allevamento (presenza di luce artificiale, alimentazione particolarmente proteica, accurate sverminazioni ed altre tecniche di allevamento possono far variare di molto l’accrescimento dei volatili a parità di razza e di età); la presenza di penne sui tarsi (le razza calzate in genere vanno inanellate prima).

C’è inoltre da dire che mentre per alcune razze il riconoscimento del sesso è facilissimo fin dalla tenera età, per altre, e soprattutto per un occhio non troppo allenato, può risultare difficile individuare a 2 mesi i maschi dalle femmine. In questo caso non rimane che il doppio inanellamento: si inserisce sia l’anello da femmina che quello da maschio e quando sarà possibile riconoscere in modo definitivo il sesso del soggetto si taglierà l’anello di troppo.
Una volta inserito l’anello il tarso continuerà a crescere e renderà l’anello inamovibile e garanzia per il riconoscimento e l’individuazione di ciascun singolo soggetto. L’anello può essere inserito indifferentemente nella zampa destra o sinistra; sarebbe buona norma, anche se non specificatamente richiesto, inserire l’anello con i numeri all’insù, cioè capovolto (vedi disegno), perché quando l’allevatore o il giudice prende in mano il soggetto e controlla l’anello, lo guarda dall’alto in basso e quindi è più facile la lettura dei numeri.
Può sembrare una cosa complicata ma dopo alcuni anni di esperienza diventa un’ operazione semplicissima che comunque richiede un po’ di tempo ed è indispensabile non dimenticarsela perché passato il periodo non sarà più possibile inanellare il soggetto. Un tempo l’E.E. richiedeva che l’anello nei galli fosse posizionato al di sopra dello sperone pena la squalifica del soggetto, oggi questa regola che obbligava l’allevatore ad un grosso lavoro man mano che lo sperone cresceva, non esiste più e quindi è tutto più semplice. Il C.T.S. comunque aveva già raccomandato, per alcune razze, di continuare tale pratica. Infatti per certe razze a tarso particolarmente corto come la Chabo o l’Ohiki, la presenza dell’anello al di sotto dello sperone potrebbe causare seri danni essendo lo spazio disponibile fra lo sperone e il piede molto limitato. È quindi buona regola, in queste razze, portare nel gallo l’anello al di sopra dello sperone.
Come ho detto l’anello varia di colore ogni anno e quindi anche ad un esame superficiale e senza prendere in mano l’animale è possibile individuarne l’anno di nascita. Il colore dell’anello viene stabilito in ambito Europeo ed è uguale per tutti i paesi aderenti all’E.E. Attualmente l’anello adottato dalla nostra Federazione è di plastica dura ed è fabbricato in Germania.

Anelli

L’anello non è naturalmente una garanzia di purezza e qualità del soggetto (gli anelli si possono inserire anche a bastardelli o a pulcini presi al mercato!) ma è essenziale per riconoscere l’avicolo come lo è il tatuaggio o il microclip per cani, gatti o cavalli.
Anche nel campo ornitologico si usa questo tipo di riconoscimento e la FOI distribuisce ai tanti allevatori di canarini, pappagalli ecc. gli anellini: nel loro caso però l’operazione è un po’ più semplice in quanto questi uccelli si inanellano tutti intorno ai 7 giorni di vita e maschi e femmine, nell’ambito della stessa razza, hanno lo stesso diametro di anello.
Altra differenza fra noi della FIAV e la FOI è che questa seconda federazione ha un registro nazionale allevatori e su ogni anellino distribuito c’è indicato il numero di R.N.A. dell’allevatore in modo che osservando l’anello posto alla zampetta dell’uccellino è possibile immediatamente, tramite tale numero, risalire all’allevatore.
Nel nostro caso questo non è possibile, almeno per ora, e non viene praticato in nessun stato aderente all’E.E. . Da qui l’importanza di una scrupolosa annotazione nella distribuzione degli anelli e mi riferisco in particolare ai ‘responsabili distribuzione anelli’ delle singole Associazioni. Non sempre le Associazioni hanno rimandato alla Federazione l’elenco completo degli anelli e degli allevatori a cui sono stati consegnati.

Il discorso sarebbe lungo e magari ne parleremo un’altra volta ma se in Italia non è mai stato possibile instaurare un preciso e completo monitoraggio della distribuzione anelli, una facile individuazione del socio inanellatore, per non parlare della istituzione di un vero e proprio Libro Genealogico, lo si deve in gran parte alla poca regolarità e precisione di molte Associazioni.

Ma torniamo a cose più concrete: quindi l’anello è importante per partecipare alle mostre ma soprattutto per l’allevatore che vuole operare una attenta e scrupolosa selezione.
E ora parliamo un po’ di anelli e mostre: quando si portano i nostri futuri campioni alle esposizioni è importantissimo l’annotazione dell’anello sulla ‘scheda ingabbio’, cosi si facilita il lavoro del Comitato Organizzatore; importante è il numero di anello quando si mandano i nostri animali all’ingabbio tramite convogliatori che non conoscono i singoli soggetti e quindi solo tramite il numero di anello posso sapere in che categAnello Aifaooria ingabbiarli, quali sono in vendita e quali no, in poche parole solo tramite l’anello è possibile limitare al massimo eventuali errori.

Ricordo che in esposizione è permesso solamente l’anello ufficiale FIAV e, nelle mostre dove è previsto l’ingabbio anche a soggetti stranieri, l’anello ufficiale delle federazioni aderenti all’E.E.; l’anello deve essere uno solo, quindi togliere eventuali anelli supplementari. Tutti noi abbiamo un metodo personale per meglio individuare o catalogare i nostri animali, per esempio esisto in commercio degli anelli di varie forme e colori che si possono inserire anche ai soggetti adulti e che si posso togliere facilmente, oppure c’è chi utilizza gli anelli rimasti degli anni precedenti, altri usano targhette poste sulle ali ecc.. Ecco, tutti questi riconoscimenti accessori vanno tolti prima di portare l’animale in esposizione pena la squalifica del soggetto. Prima di portare gli animali in mostra gli anelli vanno lavati e vanno tolti eventuali residui di fango o feci. Fortunatamente questo increscioso problema è andato negli anni scemando e attualmente è sempre più difficile in fase di giudizio trovarsi di fronte ad anelli completamente illeggibili a causa dello strato di sporcizia che li ricopriva come accadeva di frequente fino a pochi anni fa. L’operazione è piuttosto semplice, basta organizzarsi: un secchio d’acqua e una spugna accanto ai contenitori dove mettiamo gli animali per portarli in mostra, l’avicolo va preso per forza in mano e prima di inserirlo nella cassetta si controlla che l’anello sia pulito ed eventualmente si lava. Infine nei trasportini si mette un buon strato di materiale assorbente perché gli animali si insudicino il meno possibile, non solo l’anello naturalmente, ma anche il piumaggio.

Ogni razza, e nell’ambito della razza i maschi e le femmine, ha il proprio anello ufficiale determinato nello Standard Italiano. Anelli diversi da quelli ufficiali determinano la non valutazione (NV) del soggetto. Come porta alla squalifica dell’animale e a procedimenti disciplinari da parte della Federazione la manomissione dell’anello.
Per sapere quale è il diametro giusto e richiesto basta consultare lo “Standard Italiano delle Razze Avicole” (con relativi aggiornamenti) o il sito internet della Federazione (www.fiav.info).

Marco Galeazzi