Lo Shamo

di Maurizio Marchese (AA32)

Shamo

Lo Shamo ha le sue origini nel Siam (Thailandia) e di fatto il suo nome deriva da Siam. All’inizio del XVII secolo questa razza è stata poi introdotta in Giappone. I Giapponesi migliorarono questa razza, accentuando quelle caratteristiche che nella battaglia lo avrebbero poi reso il più valoroso e fiero tra i combattenti. Molte delle sue doti combattenti sono state ereditate dal suo progenitore malese, conferendo allo Shamo una formidabile struttura scheletrica. Le ossa, oltre che contenere il midollo, sono rinforzate dal tessuto spugnoso, rendendolo del 45% più pesante dei cugini bankivoidi.
È importante sapere che le tipologie di Shamo sono infinite. Spesso si possono riscontrare diversi tipi di Shamo a seconda delle differenti zone geografiche o dei diversi allevatori, dai quali molto spesso in oriente ne ereditano il nome.
Le varianti possono essere molte, come l’altezza, il piumaggio, ecc ecc. È necessario però (ai fini di un buon allevamento) che queste varianti non discostino l’esemplare dalla sua tipicità.
Per questo motivo è stato creato uno standard di razza da consultare durante la scelta dei possibili riproduttori. A differenza di tutte le altre razze la colorazione è secondaria, da non tener conto durante la selezione, al contrario va tenuto conto del carattere e delle attitudini tipiche della razza.
Quindi l’obbiettivo di ogni buon selezionatore è quello di mantenere la tipicità morfologica abbinata alle sue attitudini comportamentali.

Oltre al carattere e all’aspetto fisico, si dovrà tenere conto dei soggetti più sani e scartare quelli più deboli.
Spesso le preferenze di ogni allevatore influiscono sulla selezione, tale accadimento rende lo Shamo in continua evoluzione.
Lo Shamo dovrà essere aggressivo e sempre pronto per una nuova sfida, ma molto importante è che le sue doti combattive vengano usate esclusivamente per i suoi avversari, mentre dovranno essere miti con il padrone, altrimenti l’allevamento può risultare assai difficoltoso.
In questi animali spesso ci si imbatte in una spiccata attitudine all’imprinting che si protrae fino alla maturità sessuale.

Come in tutti i malesoidi può capitare che il gallo si possa infatuare di un’unica gallina, ma se viene a mancare tale gallina non tarderà a curarsi anche delle altre.

Categorie

In Italia la razza Shamo si divide in 2 categorie di pesi differenti: O-Shamo e Chu-Shamo.

O-Shamo Gallo: Minimo 4.0 Kg
Gallina: Minimo 3.0 Kg
Chu-Shamo Gallo: sotto i kg 4,0 minimo kg 3,0
Gallina: sotto i kg 3,0 minimo kg 2,25

Di solito però si usa definire Shamo tutti gli esemplari oltre i 4 kg.

Introduzione dello standard Shamo

Lo standard riassume l’ideale di Shamo, ma la perfezione non appartiene a questo mondo e di conseguenza tutti gli Shamo in cui avremo modo di imbatterci avranno sempre qualche difetto. Spetta a noi dare la giusta interpretazione allo standard e capire ciò che è tollerato e ciò che è indispensabile.
Un componente molto importante nello standard dello Shamo è la testa, la quale deve possedere un cranio largo e ricurvo, con il becco che segue la circonferenza della testa senza creare un angolo eccessivamente acuto.

Seguiterò nel descrivere alcuni punti della testa:

Foto di Elio Rossato

Testa ShamoBecco: corto e curvo.

Bargigli: assenti o appena accennati.

Orecchioni: piccoli e molto aderenti alla testa;

Faccia: il colore della pelle che la ricopre deve essere rossa;

Occhi: infossati, medio-grandi e sguardo cupo. Pupilla nera con sfondo grigio perla, ammessi anche giallognoli. Sopracciglia molto sviluppate.

Cresta a pisello, con 3 punte lungo la linea dorsale, non troppo grande, bene attaccata e di colore rosso.
In alcuni standard è ammessa in transizione con cresta a noce.

Lo Shamo deve avere un portamento eretto, il più possibile perpendicolare al terreno, spalle appuntite e prominenti, ali corte.
Il petto è piatto e muscoloso.
I tarsi sono più corti rispetto a quelli dei Malesi, per migliorare in questo modo lo scatto e l’equilibrio, proprietà fondamentali per un combattente: proprio per ottenere queste prestazioni, il tarso deve essere leggermente più corto rispetto alla gamba (coscia), in modo da ricreare una leva di maggior potenza.
Il piumaggio deve essere molto aderente al corpo, alcuni punti devono essere scoperti, come lo sterno e i punti alari.
Il collo dello Shamo deve essere lungo, muscoloso e leggermente a forma di “S” rovesciata.
La coda deve essere portata bassa, come se fosse un prolungamento della spina dorsale. C’è una tolleranza di 15 gradi.
Uovo: Peso minimo g. 55 – Colore del guscio: bruno.

Il maschio viene inanellato con un anello del diametro 24, mentre la femmina con uno del 22. Questo vale sia per la categoria Chu-Shamo che per quella O’Shamo.
Non bisogna dimenticare le caratteristiche che fanno dello Shamo il migliore dei galli combattenti: forza, precisione, capacità di colpire l’avversario al momento opportuno, resistenza al dolore.
I colori riconosciuti in Italia sono 13: betulla; bianca; blu rossa; collo oro; dorata frumento; fagianata; nera; nero argento; nera picchiettata bianco; nero rossa; sellata rossa; selvatica; sparviero; tricolore

Il carattere dello Shamo

Il suo stile di combattimento e la sua aggressività rendono questa meravigliosa razza “nata per combattere” semplicemente unica.
Vorrei riportare questo piccolo estratto da un’enciclopedia online molto esauriente e completa(“Summa Gallicana”):

« Ci sono animali che modificano il combattimento a seconda delle caratteristiche aggressive dell’avversario. Ad esempio: un gallo che tecnicamente combatte a viso aperto, sferra i suoi colpi più insidiosi direttamente al volto dell’avversario, dal davanti, senza evitarlo, mantenendo la testa alta, prediligendo l’attacco frontale senza tanta scherma e a suo piacere. Lo stesso soggetto, con un avversario più pesante e più alto, è indotto a variare completamente le sue tecniche d’assalto, magari aggirandolo e colpendolo alle spalle, mettendo la testa al riparo sotto l’ala dell’avversario e colpendo quando trova un varco nella guardia, evitando sempre il confronto diretto, colpendo quasi sempre di sfuggita con una scherma micidiale per disorientare l’avversario. »

Tecniche di allevamento

Allevare questi animali non è facile, necessitano di esperienza da parte dell’allevatore. Quando il tempo me lo permette amo molto stare in compagnia di questi splendidi guerrieri, vederli interagire con me o con altri animali è sempre molto interessante e divertente.
Il loro coraggio spesso mi lascia allibito, come dei Samurai non temono nulla e darebbero la loro vita pur di non tirarsi indietro.
Gli Shamo sono anche straordinariamente intelligenti. Stando a contatto con loro, essi hanno imparato a riconoscermi e addirittura a starmi sempre vicini quando gli concedo un po’ di svago al di fuori delle gabbie.
L’alimentazione deve comprendere in maggioranza ottimi cereali. Anche verdura e frutta sono da loro molto graditi e forniscono un giusto apporto di fibre e vitamine.
Ogni tanto si può integrare la loro dieta con della carne, in modo da fornirgli una buona dose di proteine, da evitare però la carne di pollo.
Capita che alcuni esemplari possano diventare aggressivi con chi li alleva. A volte per indole, ma più spesso per l’inesperienza del padrone. Quando si entra nel pollaio insieme a loro non bisogna temerli o fare movimenti bruschi e nemmeno timorosi, dobbiamo comportarci come al solito, ammirandoli come si può ammirare il più fiero tra i combattenti.
In presenza del gallo non vanno maneggiate le femmine, altrimenti essi reagiranno d’istinto, cercando di difendere la propria compagna.
Io tengo separate le femmine riproduttrici per poter distinguere le uova che daranno vita alle future generazioni e solo in questo modo si può capire se quella gallina trasmette i giusti caratteri alla prole.

Gabbia Gallina

Gabbia per ogni Gallina

Gabbia Gallo

Gabbia per ogni Gallo

Per saperne di più

Le galline non sono buone ovaiole, come del resto quasi tutti i combattenti.
Le razze combattenti, con l’avanzare dell’età, invece di perdere vigore, accrescono maggiormente la loro forza e fierezza.
Nella nidiata ci sono sempre quegli esemplari con il carattere dominante, che con molte probabilità saranno i più forti nel combattimento. Gli altri se si lasciano per lungo tempo con loro, può capitare che una volta adulti se un gallo simile a quello dominante li attacca, invece di reagire, scapperanno senza provare nemmeno a difendersi. La stessa cosa succede se i pulcini vengono affidati ad un tutore maschio. In quest’ultimo caso il gallo a cui verranno assegnati i pulcini saprà tenere l’ordine, bloccando repentinamente le zuffe dei giovani, ma fin troppo spesso il gallo può infierire colpi troppo forti, a volte causandone anche la morte. Già a 2 mesi i pulcini possono innescare battaglie anche mortali, perciò è bene separarli a quell’età.

Moroseta: Colorazioni

di Rachele G.

Nella razza Moroseta esistono le seguenti colorazioni: bianca, nera, blu, splash, fulva, grigioperla, selvatica, selvatica argento, rossa, sparviero.
È in corso di selezione la colorazione bianco pezzata nero creata in Olanda, in corso di selezione sono anche la bianco columbia, la nero argento, la blu argento, la selvatica blu, la cioccolata, la isabella, la limone, la sparviero grigioperla, la sparviero fulva, la nera a ciuffo bianco, la collo oro.
Vorrei parlare delle colorazioni già riconosciute a livello europeo e della entrante bianco pezzata nero.

Bianca
E / E – c / c (bianco recessivo)
E / E – I / I (bianco dominante)

È la colorazione più diffusa e più amata. È preferibile un bianco candido ma non di rado si trovano accenni di giallo paglia principalmente sulla mantellina dei galli. Questi accenni sono più comprensibili in esemplari che si avvicinano all’anno di età.In galli al di sotto di 1 anno sono minimamente tollerati.Per ripulire il bianco da forti accenni di giallo si usa incrociarlo con il nero.In prima generazione si otterranno tutti pulcini neri.In seconda generazione si otterranno anche pulcini bianchi per il 25% (tutti puri), l’altro 75 % saranno pulcini neri (di cui solo il 25% puri e l’altro 50% neri portatori di bianco).

Esiste il bianco dominante e il bianco recessivo.Il bianco dominante allo stato omozigote I / I inibisce completamente il nero, un po’ meno il rosso, allo stato eterozigote I / i+ copre sempre il nero ma sul rosso si ha solo uno schiarimento.Il bianco recessivo si esprime solo allo stato omozigote.Generalmente le Moroseta hanno un bianco recessivo ma esistono anche Moroseta con bianco dominante.Solo una Moroseta dal bianco recessivo se incrociata con l’altro colore da l’altro colore.

Esiste infine un altro tipo ancora di bianco ed è quello argentato che in quanto legato al sesso (sex-linked) si manifesta diversamente a seconda che si tratti del gallo (S/S) oppure della gallina (S/).Un tipo di bianco che possiede il gene argentato non ha un’azione totale sul nero ma elimina il rosso e quindi i riflessi paglia genetici.Per ottenere ceppi di un bel bianco viene utilizzato anche il bianco con il gene argentato.

Cos’è realmente il bianco?
Il bianco nella Moroseta non è un colore ma una maschera, c’è un gene che impedisce il manifestarsi del colore.Una Moroseta bianca può essere qualsiasi colore a livello genetico, anche del nero esteso.Alcune bianche sono portatrici del gene argentato.

Bianco Pezzata Nero
E / E – I / i +

Foto bianco pezzata nero
Hans Ringnalda

Moroseta Bianca Pezzata NeroUna nuova colorazione ancora in corso di selezione ma che sta già riscuotendo molto successo è la bianco pezzata nero.
Questa colorazione deriva dall’incrocio che fece qualche anno fa un allevatore olandese con una razza diversa, la Leghorn bianca, che porta un bianco dominante al contrario della maggior parte delle Moroseta che hanno il bianco recessivo.
Insieme alla Leghorn bianca è stata utilizzata la Moroseta nera, quindi geneticamente si tratta di una Moroseta nera pura (E) contrastata dal bianco dominante (I) allo stato eterozigote. Allo stato omozigote, invece, il bianco dominante copre totalmente le macchie nere.
La sua formula genetica non è quindi E / E – I / I con il bianco in omozigosi bensì E / E – I /i+.

In uno schema accoppiamenti è possibile riottenere la bianco pezzata nera incrociandola con il bianco dominante oppure con il nero esteso:
– Bianco Pezzata X Bianco Pezzata = 50% Bianco Pezzata 25% Nera 25 % Bianco Dominante
– Bianco Pezzata X Bianco Dominante = 50% Bianco Dominante, 50% Bianco Pezzata
– Bianco Pezzata X Nero = 50% Bianco Pezzata, 50% Nera
– Bianco Dominante X Nero = 100% Bianco Pezzata

Nera
E / E (nero esteso)

È una colorazione meno diffusa rispetto alla bianca ma molto amata.
È richiesto un nero uniforme e molto intenso, riflessi verdi sono apprezzati ma difficili da ottenere, anche in virtù del fatto che il piumaggio in questa razza è serico.
Fra i difetti della colorazione si trovano fiamme dorate principalmente sulla mantellina dei galli e un’opacità del piumaggio, specialmente se il nero proviene dall’accoppiamento di esemplari blu.
Al posto delle fiamme dorate possono essere presenti fiamme argentate ma anch’esse rappresentano difetto e al momento della scelta dei riproduttori vanno scartati quegli esemplari che le hanno in consistente quantità, è ammessa una minima tolleranza ma solo per i galli.
Non di rado si hanno anche riflessi mogano, che possono essere accentuati dall’età e da una prolungata esposizione solare.

Il nero si ottiene da esemplari neri, da esemplari blu oppure neri x blu. In base al tipo di accoppiamento la percentuale dei neri varia.
Nel caso di una coppia nera si ottengono pulcini tutti neri e il nero generalmente è più intenso rispetto a quello che si potrebbe ottenere da una coppia blu, dove la percentuale dei neri si aggira intorno al 25%.
Infine, si ottengono pulcini neri accoppiando esemplari neri x blu, la percentuale dei neri sarà circa del 50%, l’altro 50% sarà quella dei blu.
– Nero X Nero = 100% Neri
– Nero X Blu = 50% Neri, 50% Blu
– Nero X Splash = 100% Blu

E’ una colorazione molto dominante se omozigote E /E.infatti se accoppiata con qualsiasi colore tranne il blu e lo splash darà sempre il nero.
Esiste anche E / e+, ovvero una Moroseta fenotipicamente nera ma con un nero geneticamente mezzo dominante. e + / e + è un nero non dominante e non visibile, se è basato sul dorato avremo la selvatica, se è basato sull’argento avremo la selvatica argento.

Blu
E / E – Bl / bl +

È una colorazione ancor meno diffusa ma che piace sempre di più.
È richiesto un blu uniforme di tonalità intermedia, ne troppo chiaro, ne troppo scuro.
Nel gallo la testa, la mantellina, le copritrici delle ali e la sella sono più scure. Nella gallina è la mantellina ad essere leggermente più scura.Fra i difetti della colorazione ritroviamo fiamme dorate sulla mantellina, riflessi mogano sempre in prossimità della mantellina, del ciuffo e di altre parti.
Oltre il primo anno di età o con l’esposizione solare il piumaggio può assumere più facilmente riflessi mogano oltre che avere uno scurimento generale al nero grigiastro, fisiologico in alcuni ceppi.
Difficile ottenere una buona percentuale di blu corretti, generalmente si ha un’ampia scala che va dal grigio molto chiaro al grigio molto scuro quasi nerastro, già alla nascita è possibile capire il livello di scurezza anche se con la crescita ci può essere un consistente cambiamento.
Personalmente preferisco accoppiare le tonalità che vanno dal blu chiaro fino al blu intermedio richiesto, evitando quelle che dal livello medio arrivano ad essere molto scure.
A livello genetico il blu è considerato una diluizione del nero e ad intervenire è il gene Bl allo stato eterozigote.

Il blu si ottiene, oltre che da esemplari blu, anche accoppiando esemplari neri x splash, ma mentre nel primo caso la percentuale di pulcini blu sarà del 50%, nel secondo caso la percentuale di pulcini blu sarà del 100% (di cui il 50 % dei nati di giusta tonalità mentre il 25 % di un blu troppo chiaro e l’altro 25% di un blu troppo scuro).
Infine, si ottengono esemplari blu accoppiando esemplari blu x neri, qui la percentuale di pulcini blu sarà del 50% mentre l’altro 50% riguarderà pulcini neri.
– Blu X Blu = 50% Blu, 25% Neri, 25% Splash
– Blu X Nero = 50 % Blu, 50% Neri
– Blu X Splash 50% Blu, 50% Splash

Il gene Bl allo stato omozigote (Bl / Bl) produce esemplari splash. Capitano esemplari molto confondibili con la colorazione splash per la quasi omogeneità delle spruzzate e con la colorazione grigioperla per la particolare chiarezza del mantello.

Splash
E / E – Bl / Bl

È una colorazione rara, non riconosciuta dallo Standard italiano ma anche dagli altri Standard europei perché di difficile definizione.
È riconosciuta, invece, dallo Standard americano. Si tratta di un mantello bianco spruzzato di blu, alcuni esemplari presentano anche delle spruzzate nere, una colorazione molto simpatica.
Talvolta le spruzzature sono disomogenee e rade, altre volte sono più omogenee e frequenti. L’intensità del blu varia da molto chiaro a molto scuro.
Alcuni esemplari, soprattutto alla nascita, potrebbero confondersi con il bianco, con il grigioperla o con il blu ma geneticamente è una colorazione diversa.

A livello genetico lo splash è considerato una diluizione del nero, si tratta del blu allo stato omozigote Bl / Bl.
Questo gene diluisce il nero in grigio chiaro spruzzato ma non impedisce alle tracce fulve, dorate e rosse di manifestarsi, difetto tipico delle colorazioni nera e blu che quindi lo si ritrova anche qui.

Questa colorazione si ottiene da esemplari splash e da esemplari blu ma mentre nel primo caso la percentuale dei pulcini splash sarà del 100% nel secondo caso la percentuale sarà del 25%.
Infine, si ottengono esemplari splash, in misura del 50%, accoppiando esemplari splash x blu.

Splash X Splash = 100% Splash
Splash X Blu = 50% Splash, 50% Blu
Splash X Nero = 100% Blu

Fulva
eWh /eWh – Di / Di ( fulvo basato sul frumento dominante)
eb /eb – Di / Di (fulvo basato sul frumento recessivo)

È una colorazione poco diffusa ma molto richiesta. Si preferisce un fulvo acceso, non sbiadito, e uniforme, senza accenni di nero sulle remiganti delle ali e sulle falciformi della coda.
I galli possono presentare una tonalità che si avvicina al rosso. È una colorazione debole, che tende a schiarire, i primi accenni di sbiadimento si notano in prossimità del ciuffo e della barba, se presente, dove le piume incominciano ad essere quasi bianche.
Anche la rachide delle remiganti incomincia a schiarirsi e ad essere bianca. Si dice che per scurirla vada introdotto del sangue della nera, questo spiegherebbe tracce di nero, a volte consistenti, di alcune fulve.
Bisognerà poi lavorarci per riportarle ad un livello uniforme.
Fra i difetti della colorazione si annoverano oltre ai sopraindicati una faccia, cresta e bargigli troppo tendenti al rosso, a volte sono anche alcune parti di pelle ad essere chiare, specialmente da piccoli, ma in questo caso la maggior parte con l’accrescimento si uniformano.
Altri difetti sono il becco e i tarsi non perfettamente blu plumbeo ma leggermente verdastri, specialmente da giovani.
Proprio in virtù del fatto che difficilmente di ottiene una scurezza come quella presente nelle altre colorazioni c’è una minima tolleranza.
Alcune fulve nascono striate, questo perché alcuni allevatori le incrociano con la selvatica, sembra per schiarire il petto delle femmine di selvatica e da qui ecco il ritorno di questa colorazione.

Esitono 2 tipi di fulvi, il fulvo basato sul frumento dominante eWh e il fulvo basato sul frumento recessivo ey.
In questa colorazione è presente il gene Di diluitore del rosso. Esiste un fulvo molto chiaro che stanno selezionando in Olanda e che è chiamato Limone.
In questo caso è il gene ig ad essere protagonista e a diluire il fulvo.Ancora questa colorazione deve essere riconosciuta.

Grigio perla
E / E – lav / lav

Colorazione di recente selezione e rara da trovare in Italia. Ammessa da poco nel nostro Standard.
Il colore di base è il nero che a causa della presenza del gene recessivo lav si trasforma in grigio chiaro. Il gene lav è quindi un diluitore del nero (in altre colorazioni è un diluitore del rosso).
La colorazione grigioperla è, quindi, considerata una diluizione del nero (come la colorazione blu e splash).
È richiesto un grigio molto chiaro e uniforme.
Fra i difetti della colorazione, tollerati se presenti in minima parte, ci sono sottili barre da grigio scuro a nero nella mantellina oppure sfumature paglia sempre nella mantellina, specialmente dei galli.
Come per molte altre varietà i galli che superano l’anno di età accentuano tali difetti per cui bisogna tenere in considerazione anche l’età del soggetto giudicato.

È possibile ricostituire un ceppo di grigioperla da un unico esemplare accoppiandolo con la colorazione nera.
In prima generazione si otterranno tutti esemplari neri portatori di grigioperla. In seconda generazione si avrà, invece, anche una percentuale di grigioperla in misura del 25 % (tutti puri), l’altro 75 % riguarderà pulcini neri (di cui il 25 % puri e il 50% neri portatori di grigioperla).
Accopiando, invece, gli esemplari della prima generazione con il grigioperla originario si otterranno 50% dei pulcini grigioperla puri e il 50% dei pulcini neri portatori di grigioperla, un buon metodo per aumentare la percentuale dei nati di questa colorazione.

È possibile accoppiare questa colorazione anche con la bianca. Dato che il gene inibitore del nero (gene lav presente nella colorazione grigioperla) è recessivo, dominerà il gene presente nella colorazione bianca, ma dato che questo è recessivo rispetto al nero accadrà che quest’ultimo non più inibito da nessuno potrà tornare fuori.
Quindi in prima generazione si avranno tutti pulcini neri ma portatori di bianco e di grigioperla.
In seconda generazione si avranno pulcini bianchi puri, grigioperla puri e neri portatori di bianco e grigioperla (una percentuale sarà nero puro).

Sparviero
E / E – B / B (gallo sparviero)
E / E – B / – (gallina sparviero)

Moroseta Sparviero – Foto: Mostra Europea Moroseta a Bruges – Belgio2008

Moroseta SparvieroColorazione di recente selezione e quasi introvabile in Italia.
Colorazione non ancora riconosciuta dal nostro Standard. È una varietà che deve ancora essere migliorata, questa colorazione è poco compatibile con il gene della pelle scura, diverse parti del corpo sono rosa, la faccia, la cresta e i bargigli sono rossi, gli occhi chiari, i tarsi non completamente scuri.

È una colorazione dominante e legata al sesso (sex-linked), come la colorazione selvatica e selvatica argento.
Questo significa che galli e galline fenotipicamente sono diversi, in questo caso si parla di diversità nell’intensità della barratura.
Geneticamente il gene protagonista è B, il gallo può avere 2 B / B oppure 1 soltanto B / b + (caso gallo eterozigote), mentre la gallina ne ha solo 1 B /.
I galli possono essere, quindi, più chiari della femmina se allo stato omozigote (B /B), dello stesso colore della femmina se allo stato eterozigote (B /b+).
Le femmine, invece, esistono solamente sparviero scuro. Dato che si parla di galli eterozigoti solo in presenza di incrocio con il nero generalmente un gallo sparviero è più scuro della rispettiva gallina.

Per ricostituire un ceppo sparviero (o cucula) è possibile incrociare questo colore con il nero.
Accoppiando un gallo sparviero con una gallina nera si avranno galline nere portatrici di sparviero e galli sparviero portatori di nero (in questo caso si tratta di uno sparviero più scuro rispetto a quello consueto, generalmente i galli sono sparviero chiaro, comparabile alla tinta abituale delle femmine sparviero). I soggetti sono quindi autosessabili alla nascita ma questo vale solo per la prima generazione.

Gallo Gallina Figli Maschi Figlie Femmine
sparviero scuro sparviero scuro 50% sparviero chiaro
50% sparviero scuro
50% nero
50% sparviero scuro
sparviero chiaro sparviero scuro 100% sparviero chiaro 100% sparviero scuro
sparviero scuro nero 50% nero
50% sparviero scuro
50% nero
50% sparviero scuro
sparviero chiaro nero 100% sparviero scuro 100% sparviero scuro
nero sparviero scuro 100% sparviero scuro 100% nero

Rossa
eb / eb – Mh /Mh (rosso Cocincina Nana)
ey / ey – Mh /Mh (rosso Rhode Island)

Moroseta Rossa

Moroseta RossaColorazione poco allevata e poco amata, di recente selezione ma già riconosciuta dal nostro Standard.
Nella creazione di questo colore i selezionatori stranieri hanno seguito 2 linee diverse, alcuni sono partiti con il rosso della Rhode Island, altri sono partiti con il rosso della Cocincina Nana.
I 2 rossi sono diversi a livello genetico, entrambi hanno il gene Mh che sta per “Mahogany”, ma mentre il rosso della Cocincina Nana è basato sul gene eb (perniciato), il rosso della Rhode Island è basato sul gene ey (frumento recessivo).
Ci sono delle differenze anche fenotipiche ma che è difficile distinguere.
Il rosso deve essere intenso nel senso di scuro ma allo stesso tempo vivo e lucente.

È preferibile un mantello uniforme ma sono ammesse minime tracce di nero sulle remiganti e sulla coda.
Dato che in questa colorazione come nella fulva difficilmente si riesce ad ottenere una faccia perfettamente scura, mi riferisco a cresta, bargigli ecc in sede di giudizio c’è una minima tolleranza.
Fra i difetti si hanno fiamme nere sulla mantellina, piumaggio chiaro e come per tutte le altre colorazioni a mantello uniforme la mancanza di uniformità di colore.

Alcuni selezionatori usano incrociare la rossa con il fulvo per sostenere quest’ultimo dato che come ho già accennato è una colorazione debole che tende a schiarire specialmente in quei mantelli che hanno già subito un lungo lavoro di selezione per eliminare tracce di nero dalle parti tipiche.
Altri ancora incrociano il rosso con il nero.In prima generazione si otterranno tutti pulcini neri portatori di rosso, mentre in seconda generazione si avranno anche rossi con un lavoro di selezione più o meno lungo per ritornare ad un rosso il più possibile uniforme.
Infine, il rosso viene incrociato con il selvatico, ma questo accade anche con la colorazione fulva, questo spiega il motivo per cui chi alleva i rossi e i fulvi ogni tanto vede nascere dei selvatici.

Selvatica
eb / eb – s+ / s+ (gallo dorato)
eb / eb – s+ / – (gallina dorata)

È fra le colorazioni meno diffuse e meno amate insieme alla selvatica argento.
Il gallo rispetto alla gallina è molto più appariscente e con colori più accattivanti.
I pulcini alla nascita nascono perniciati ovvero striati per poi assumere da grandi tutte le tonalità più particolari del marrone, questo avviene principalmente nel gallo, distribuite in maniera non più striata ma in base alla parte del corpo presa in considerazione.
E richiesto sia nella gallina che nel gallo un ciuffo molto scuro, quasi nero, tollerate alcune piumette marroni specialmente nel gallo, fra i difetti di questa colorazione c’è il ciuffo sul marrone.
La barba se presente deve essere dello stesso colore del ciuffo.
Nel gallo la mantellina e le lanceolate sono di un bel rosso oro con leggere fiamme nere, petto nero ma sono ammesse leggere macchie marroni, dorso e spalle da brune a nerastre. Coda nera. Le remiganti primarie sono nere mentre le secondarie nere con del marrone.Nelle barbe esterne delle remiganti primarie si notano dei segni marroni.Il ventre, le cosce e i tarsi sono marroni nerastri. Infine il sotto piumaggio grigio.
Nella gallina, invece, il petto è marrone, il dorso e le copritrici delle ali sono marrone scuro, la coda marrone nerastra. Una mantellina troppo chiara come un colore di fondo chiaro o grigiastro rappresentano difetto.

La colorazione selvatica è una colorazione legata al sesso (sex-linked) ed è recessiva. La sigla eb è la base della selvatica, la sigla s+ si riferisce all’oro.Il gene selvatica è messo su un cromosoma sessuale, ciò implica che il gallo possiede questo gene in 2 copie e la gallina in uno solo.
Il gallo selvatica possiede 2 copie s+ /s+, la gallina selvatica, invece, possiede solo l’s+. Le galline delle colorazioni legate al sesso non possono essere eterozigoti e sono quindi sempre pure Alcuni allevatori per ricostituire un ceppo usano incrociare la selvatica oro con la selvatica argento e dato che geneticamente appartengono alla stessa famiglia eb, solo che l’una è basata sull’oro mentre l’altra sull’argento è possibile ottenere buoni risultati.
In prima generazione i pulcini sono autosessabili (cioè riconoscibili di sesso in base al colore del piumino).
Poiché il gene S (grigio argento) è dominante in rapporto al s+ non è possibile avere dei galli selvatici oro portatori di selvatico argento ma solo il contrario, ovvero galli selvatico argento portatori di selvatica oro (S /s ).

Gallo Gallina Figli Maschi Figlie Femmine
selvatica oro selvatica oro 100% selvatica oro 100% selvatica oro
selvatica argento selvatica argento 100% selvatica argento 100% selvatica argento
selvatica oro selvatica argento 100% colore intermedio 100% selvatica oro
selvatica argento selvatica oro 100% colore intermedio 100% selvatica argento
colore intermedio selvatica argento 50% colore intermedio
50% selvatica argento
50% selvatica oro
50% selvatica argento
colore intermedio selvatica oro 50% colore intermedio
50% selvatica oro
50% selvatica oro
50% selvatica argento

Selvatica argento
(ancora chiamata grigio argento)
eb / eb – S / S (gallo argento)
eb / eb – S / – (gallina argento)

Anche la colorazione selvatica argento è legata al sesso (sex-linked).
Questa colorazione ha il gene che cambia le parti dorate in argentate. Si tratta di una colorazione dominante.
Il ciuffo sia nel gallo che nella gallina è da grigio scuro a nero, sono tollerate delle piccole macchie bianche ma solamente nel gallo.
Nel gallo la mantellina e le lanceolate sono grigio argento, la mantellina della gallina presenta anche delle leggere fiamme nere.
Nel gallo il petto, il dorso, le cosce, le ali sono di colore grigio, fra i difetti ci sono delle consistenti macchie grigio chiaro o nere.
Il petto della femmina è di un grigio più chiaro. Il resto del corpo da grigio scuro a nero, nella gallina si tratta di un grigio leggermente più chiaro. Anche qui il sottopiumaggio è grigio.
Ci sono tonalità di colore abbastanza diverse da selezione a selezione, la selvatica argento tedesca, ad esempio, è una versione più scura di quella olandese.

Nelle colorazioni a mantello uniforme il sotto piumaggio deve essere dello stesso colore, solo nella colorazione nera è ammessa una tonalità sul grigio scuro ma non ci devono essere tonalità sul grigio chiaro o biancastre.

Quindi, come avrete notato, alcuni tipi di incrocio producono comunque colorazioni pure perché fatti all’interno della stessa famiglia, altri necessitano di un lavoro di selezione, più o meno lungo.Altri ancora sono, invece, da evitare perché porterebbero alla non purezza della colorazione.

Una breve pausa per ricordare la nostra storia

di Marco Galeazzi

Non parlo delle varie associazioni, anche perché conosco bene solo la mia, l’ATA.
Devo dire però che anche in ambito associativo ci sono presidenti e vari soci, sempre pochi e gli stessi, ma questo è un male comune a qualsiasi attività, che si sono e si danno molto da fare.
Nel corso degli anni moltissime sono state le varie mostre nazionali (due per tutte: Forli e Reggio Emilia, dell’AMAC e della AERAV) ma anche l’ultima nata: la nazionale delle ‘Famiglie’ organizzata dall’AVINORDEST; i Campionati regionali (per esempio quelli organizzati dalle associazioni piemontesi), le intersociali, le mostre sociali, le rassegne, le mostre di Club (Bantam e Cocincina).
Tutte, chi più chi meno, si sono impegnate nell’ambito della loro zona. Le associazioni sono importanti perché sono la base della FIAV, e le tante Assemblee Generali dei rappresentati delle associazioni, appunto, che si sono susseguite negli anni, hanno impresso la direzione e le scelte che la Federazione ha fatto.

Ma chi e cosa è la FEDERAZIONE?
Funzioni, scopi, modi per attuarli sono ben specificati nello Statuto e nei vari Regolamenti ai quali rimando (ogni tanto tutti dovremmo riguardarli). In questo articolo vorrei invece fare una piccola retrospettiva diciamo cosi ‘storica’ della FIAV.
Lo spunto mi è venuto pochi giorni fa: ero a discutere con Fabrizio (Focardi) e non ci ricordavamo bene un passaggio, oramai di diversi anni fa, della vicenda FIAV/E.E. e mi sono detto: ma se io e Fabri, che siamo coinvolti attivamente in questo organismo, dalla sua ideazione ad ora, in modo continuativo, cominciamo a perdere qualche passaggio è ora di fermarsi un attimo e mettere un po’ di ordine.
Inoltre, il mio lavoro per il forum, dove cerco di portare la mia esperienza agli allievi giudici, mi ha riportato alla mente diversi episodi che oramai avevo quasi dimenticato.
Queste notizie, che possono un po’ costituire “L’Albo FIAV”, spero facciano tornare alla mente di chi le ha vissute i ricordi (belli mi auguro), e per le nuove leve essere uno sprone a fare, a continuare, a migliorare, conoscendo quello che è già stato fatto.

Permettetemi di ricordare brevemente anche l’ANSAV, l’Associazione Nazionale allevatori Specie Avicole, della quale la FIAV è, se cosi si può dire, una evoluzione. Questa Associazione nacque a Biella nel dicembre del 1982 ed è rimasta l’unica associazione avicola a scopo amatoriale fino alla nascita della FIAV.
La ricordo con un po’ di nostalgia perché mi ha fatto avvicinare a questo mondo, conoscere i miei primi polli di razza, vedere le prime mostre, cominciare ad andare in Europa per polli e conoscere tanti appassionati.

Tralascio gli anni antecedenti la fondazione della Federazione (dal momento che si decise di creare una realtà federale anche in Italia, al momento della sua realizzazione passano circa 4 anni), di amicizia e complicità ma anche anni di interminabili discussioni, bozze di Statuti e Regolamenti, prima si e poi no e poi di nuovo si, bastoni fra le ruote, difficoltà, addirittura avvocati, rapporti travagliati con l’E.E. ecc. ecc..
Comunque, nel 1994 con la trasformazione dell’Associazione Nazionale A.N.S.AV. in associazione regionale A.E.R.AV. e la trasformazione della vecchia ANSAV da associazione a una nuova ANSAV Federazione, nasceva ad opera di 4 associazioni fondatrici: ALA (Lombardia), Club3C (Piemonte), AERAV (Emilia Romagna) e AIAFI-PI (Toscana): la Federazione Italiana delle Associazioni Avicole. Per un primo tempo continuò a tenere anche il nome ANSAV (come era conosciuta, non senza difficoltà e lotte, in E.E.) per poi prendere definitivamente il nome di FIAV.
A queste 4 associazioni fondatrici, nel tempo, si sono aggiunte altre associazioni per arrivare, attualmente, a 15 associazioni federate.
L’atto costitutivo della Federazione è stato depositato da un notaio a Bologna il 22 aprile 1994 dai rappresentati delle 4 associazioni fondatrici, mentre la prima Assemblea Generale che elesse, fra le altre cose, il primo Consiglio Direttivo si svolse a Cuneo il 29 maggio 1994, la FIAV era ufficialmente nata.

1^ Assemblea Generale FIAV

Rappresentati delle Associazioni alla 1^ Assemblea Generale FIAV

Il mio primo incarico fu quello di direttore del notiziario, vi allego il mio intervento come responsabile e il saluto di presentazione del Presidente Tona sul numero 1 (settembre ’94) del notiziario federale. Se avete voglia leggeteli, sono ancora attuali.

« Cari soci A.N.S.AV. e lettori del notiziario, ben approdati nella Federazione Italiana delle Associazioni Avicole.
Finalmente, anche in Italia, una seria Federazione che raccoglie e coordina l’attività delle associazioni locali e quindi di tutti gli allevatori di avicoli di razza ad esse associati.
Lascio al Presidente federale Maurizio Tona il compito di salutare i soci e di illustrare le linee generali che guideranno lo svolgimento dell’attività federale; mentre io vorrei soffermarmi un po’ su questo Notiziario, oggi al primo numero.
Sono stato invitato a coordinare il Notiziario federale dal Presidente Tona e dal Consiglio Direttivo, visto il mio passato di responsabile de “Il pulcino”, notiziario della mia associazione.
Prima di accettare molti sono stati i dubbi e le incertezze: il compito è certo gravoso ed impegnativo, visto anche il mio dilettantismo in questo campo; inoltre fare un notiziario sociale è sicuramente più semplice che farlo federale; si è più a conoscenza della realtà sulla qiale si scrive, il rapporto con i soci, e quindi con i lettori è più immediato, gli argomenti da trattare, spesso, diversi.
Ho accettato per un semplice motivo: poter contribuire, per quelle che sono le mie possibilità, al miglioramento della nuova A.N.S.AV. e all’incremento dell’avicoltura amatoriale. Pochi volenterosi pionieri, con tanta fatica, pazienza e caparbietà, sono riusciti a creare questa realtà federale.
È una Federazione ancora in fasce, anche se ha alle spalle l’esperienza della vecchia A.N.S.AV., come del resto è ancora molto giovane, rispetta ad altri paesi europei, l’avicoltura amatoriale.
Spetta ora a tutti i soci, ognuno con le proprie possibilità, far crescere questa realtà avicola; io cercherò di fare la mia parte anche con questo notiziario che, naturalmente, è di tutti i soci A.N.S.AV. che potranno utilizzarlo per dialogare fra loro.
Scusate la veste tipografica modesta, le nostre possibilità finanziarie non ci permettono, per il momento, altro; avremo tempo per migliorare. Quello che conta è che questo semplice giornalino funga da collante, da trait d’union, fra le associazioni e quindi fra i singoli soci. Tutto questo per favorire gli scambi fra persone accumunate dalla stessa passione e quindi per far progredire, anche in Italia, l’avicoltura. Sicuramente il notiziario dovrà essere un’entità in continua evoluzione e subirà cambiamenti a spero miglioramenti con il passare del tempo, ma per far questo occorre il contributo di tutti.
La sfida è aperta, a noi tutti spetta ora di vincere la battaglia..avicola. »

Marco Galeazzi (dal Notiziario n. 1 – sett.1994)

« Finalmente è nata la Federazione! Per me è motivo di immensa gioia e di profonda riconoscenza a tutti quelli che con me e come me si sono fatti promotori e artefici di questo nuovo organismo.
È nello stesso tempo impegnativa quella di essere scelto quale Presidente per il prossimo triennio. Ringrazio tutti coloro che mi hanno concesso fiducia e mi impegno a ripagarli affrontando questo periodo del mio incarico con la massima serietà e fattività in favore dell’avicoltura amatoriale italiana e soprattutto per l’avicoltura italiana in Europa.
Sarò sempre il paladino dell’avicoltura amatoriale in selezione ma per una ‘selezione’ più seria e dove l’hobby rimanga tale e non subisca sopraffazioni di interessi di ogni sorta.
È per questi ideali che da sempre mi sono battuto e in particolare in questi anni che hanno preceduto la realizzazione della realtà federativa in Italia. La nostra Federazione, perciò, nasce in un contesto di forte cambiamento nel modo di operare, sia teorico che pratico, e in questo senso, probabilmente, ci saranno delle difficoltà a recepire il nuovo modo di procedere nell’ambito federativo.
Le difficoltà, però, sorgono proprio per essere superate. Percepisco, inoltre, che la domanda di informazione, nei riguardi dell’avicoltura amatoriale è incrementata, che gli interessi intorno a questo particolare hobby sono diventati molteplici e che gli avicoltori di ‘vecchia data’, quelli con la A maiuscola, vogliono finalmente allevare, selezionare e vedere esposti i propri animali in belle mostre, sia in Italia che in Europa.
In questo contesto è auspicabile quindi, che tutte le realtà associative territoriali, non riflettano solo sulle motivazioni organizzative e sugli aspetti operativi legati al territorio in cui agiscono ma tengano saldi i legami con la struttura federale agendo sempre negli ambiti di competenza consentiti secondo gli incarichi e i ruoli ricoperti.
Il lavoro serio negli anni ci vedrà sicuramente protagonisti riservandoci un ruolo di primo piano non solo in ambito nazionale ma anche i quello europeo.
Il ‘lavoro serio’, però, deve essere serio da parte di tutti. E lo si vede anche nelle piccole cose, dal comunicare per tempo una dato richiesto, al giudicare, da parte del giudice, con precisione e correttezza, all’accettare un giudizio che poco concilia con le proprie idee o aspettative.
È possibile? Si, e sarei tentato di dire solo: basta crederci! Con l’esperienza di questi anni, però, devo aggiungere: bisogna fare! È stato così anche per la realizzazione della Federazione.
E non è stato facile. A un incontro dove tutto sembrava ormai definito, ne seguiva un altro che faceva segnare il passo perchè affioravano le incomprensioni, le chiusure, gli individualismi e i campanilismi.
La strada della Federazione era comunque l’unica che avrebbe garantito all’avicoltura amatoriale italiana un’organizzazione più idonea in un contesto nazionale con una capillarizzazione più efficace sotto tutti gli aspetti. Ha prevalso l’idea giusta, un’idea semplice pur nella sua complessità.
Ci abbiamo creduto e ora dobbiamo ‘fare insieme’ nel rispetto delle varie autonomie associative territoriali.
… Le opportunità e le idee non mancano ma le sinergie, gli spazi, e le capacità andranno sommate per assicurare alla Federazione, alle associazioni aderenti e ai singoli soci, uno sviluppo adeguato ai livelli che all’Italia avicola competono. ‘Crederci e fare’ e alle mostre esploderà il tutto, costringendoci al piacere di conoscere ancora meglio quest’angolo di mondo. »

Maurizio Tona (dal Notiziario n.1 – sett. 1994)

Da allora che è successo? Molte cose! Che voglio schematicamente ricordarvi, anche se molte mi saranno sicuramente sfuggite e me ne scuso. Come importante premessa voglio solo dire che venivamo dal nulla o quasi (l’ANSAV ha fatto molto ma erano altri tempi e un’altra strutturazione); che le risorse finanziarie erano e sono sempre state minime, e che tutto quello che è stato fatto è stato possibile solamente grazie al grande lavoro, impegno, e tempo che alcuni volenterosi allevatori hanno deciso di dedicare alla loro associazione e/o alla Federazione. Ecco alcuni eventi e notizie di questi 15 anni che ci separano dal giorno in cui è nata la FIAV:

La FIAV ha avuto 3 Presidenti Federali:

Tona Maurizio 1994-2000
Cavallari Mario 2001-2002
Ongaretto Paolo 2003-2009

Abbiamo avuto 6 Consigli Direttivi:

Tona 1994/96
Tona 1997/99
Tona / Cavallari 2000/02
Ongaretto 2003/05
Ongaretto 2006/08
Ongaretto 2009/11

Nel 1994 quattro Associazioni fondatrici:

AERAV Presidente Cinelli Germano – 51 soci
AIAFI-PI
(poi denominata ATA)
Presidente Focardi Fabrizio – 44 soci
ALA Presidente Colombo Paolo – 40 soci
Club3C Presidente Odella Sergio – 41 soci

Nel 2009 quattordici Associazioni:

AAPVA AERAv ASA
AIRPA ALA AMAC
ATA AVESICULO AVILA
AVINORDEST CLUB3C LIA
SAMASA ASAVIT

Fanno parte della FIAV alcuni Club di razza:

Club della Bantam
Club Italiano della Cocincina
Club Razze Avicole Italiane
Gamefowl Club Italia

Con la FIAV sono nati i sui organi tecnici:
il CTS (Comitato Tecnico-Scentifico)
l’OdG (Ordine dei Giudici)
Questi hanno cercato di salvaguardare e aggiornare il nostro patrimonio avicolo e per farlo hanno agito con la gestione dei Giudici e degli Allievi Giudici, con una rubrica fissa sul Notiziario per rispondere ai quesiti dei soci allevatori, con la pubblicazione di diverse dispense tematiche, con contatti internazionali in ambito europeo e mondiale, con l’organizzazione di molti ‘Corsi di aggiornamento’ aperti a tutti gli interessati iscritti alle associazioni facenti parte della Federazione, all’aggiornamento e il controllo dello Standard Italiano, ecc. ecc., per ultimo, con l’apertura di un Forum esclusivo per l’aggiornamento dei giudici e la preparazione degli allievi giudici.
Una menzione per tutti quei giudici che hanno girato in lungo e in largo la penisola per svolgere il loro compito e a tutti quelli che sono andati anche a rappresentarci all’estero.

Il Notiziario federale – AvicolturAvicultura (organo ufficiale della FIAV) che è cominciato con una veste tipografica molto modesta ed artigianale (quando ero io il responsabile scrivevo a macchina elettrica, mettevo foto e disegni attaccandoli con la colla, facevo fare le fotocopie, impaginavo, spillavo, e facevo un pacco per Associazione in quanto poi i notiziari venivano distribuiti direttamente dalle varie associazioni… non vi dico che p..!).
Con il tempo e l’aumento dei soci, ma sempre con pochissimi soldi a disposizione, la veste è più volte cambiata e anche il modo di distribuzione (direttamente dalla FIAV ai soci). Attualmente la veste tipografica è più che accettabile e il computer aiuta molto.
ù Comunque il lavoro di chi si occupa fattivamente alla realizzazione e alla distribuzione (Desy Ongaretto) è veramente tanto. Ricordo i vari comitati di redazione e a tutti quelli che hanno contribuito, con i loro articoli, alla sua realizzazione.

Negli ultimi anni la Federazione si è dotata (grazie all’impegno di Sabina Tonetto), di un sito internet per meglio tenere aggiornati i propri soci: www.fiav.info.

Grande è stato l’impegno della Federazione e in particolare di Tona e Ongaretto, per il pieno riconoscimento della FIAV in Entente Europeenne.
Molte riunioni, assemblee, pugni battuti sul tavolo… ma dobbiamo dire che attualmente la FIAV in Europa è conosciuta, come sono state riconosciute alcune nostre razze altrimenti mal valutate e considerate.

Standard Razze AvicolePensate che l’Italia, prima della FIAV, non aveva uno Standard. Giravano alcune fotocopie, distribuite dall’ANSAV, dello Standard tedesco tradotto.
Grazie al lavoro di una equipe, capitanata dal presidente Tona che fortemente ha voluto questo fondamentale strumento, nel 1996 anche l’Italia poteva presentare all’Europa il suo Libro Standard Italiano delle Razze Avicole.
Questo grande lavoro fu presentato a Bergamo nel 1996 in occasione dell’annuale Assemblea Generale dell’E.E., organizzata con grande sforzo dalla FIAV. Edizione ricordata come una delle meglio organizzate.

Lo Standard Italiano ha subito continui aggiornamenti ad opera del CTS e pubblicati nel notiziario federale (organo ufficiale FIAV), il tutto è culminato in un primo aggiornamento del Libro Standard che è stato stampato nel 2006.

Pochi rispetto ai soci presenti, ma comunque molti hanno contribuito in varia maniera e in periodi di tempo più o meno lunghi allo sviluppo e alle attività della Federazione.
Permettetemi di ricordare i nostri tre Presidenti Federali: Tona, Cavallari e Ongaretto; i vicepresidenti Andreotti e Reggiani; i nostri segretari federali: Arrighi, Sabbatini, Da Giau, Tonetto; i vari Consiglieri Federali che si sono succeduti nei 6 Consigli Direttivi che la FIAV ha avuto e che hanno ricoperto i diversi incarichi; i membri del CTS e in particolare il suo presidente storico Focardi (che ha anche ricoperto per tantissimi anni il difficile compito di segretario dell’OdG), permettetemi di soffermarmi un attimo su questo nome: Focardi, è uno dei pochi, se non l’unico, che nel bene e nel male, con il suo carattere a volte un poco ‘spigoloso’ ma sempre disponibile, ha seguito e molto lavorato per la FIAV, da prima della sua fondazione ad oggi; l’OdG con i suoi 2 presidenti: Tona L. e Galeazzi, i CD e tutti i giudici; i direttori di notiziario: Galeazzi, Sabbatini, Bega, Pignatti; chi ha permesso la traduzione e i contatti in E.E., Bergamo; ogni socio che ha contribuito all’allestimento delle mostre, dei Campionati, delle rassegne, delle manifestazioni all’estero ecc. ecc.; poco o molto tutti quelli che hanno fatto qualcosa per la nostra Federazione e per l’avicoltura hobbystica in Italia.

Per non parlare delle innumerevoli iniziative, tutte volte a cercare di promuovere, in varia misura, il nostro hobby: dai contatti, sempre difficili, con il potere romano e anche locale, con le varie ASL; a quelli con le varie realtà che possono avere problematiche comuni (vedi creazione della Confederatati con ornitologi e colombicoltori); l’attenzione e gli sforzi per coinvolgere i bambini e le scuole ed avvicinare e far conoscere il nostro ‘mondo’ ai giovani.
Minori, ma ugualmente importanti, le tante iniziative di divulgazione, come ad esempio, le bottiglie di vino con in etichetta le varie razze italiane (Manassero), i manifesti, i poster (famoso quello con l’albero genealogico), locandine, pubblicità varie, gagget, ecc. ecc.
Partecipazioni a trasmissioni televisive (una per tutte, nel 1999, quella in cui con il Presidente Tona, la segretaria Sabbatini e il giudice Manassero, arrivarono, negli studi RAI di Napoli, più di 150 soggetti che il regista decise di volere liberi durante le riprese: se vi capita fatevi raccontare il momento della ricattura dei polli eheheh… fra le altre cose siamo finiti anche a ‘Strascia la Notizia’, tutta pubblicità!!

Abbiamo disputato 15 Campionati Italiani, organizzati da varie Associazioni. Edizioni diverse, più o meno ben organizzate, con una partecipazione variabile ma, devo dire, tutti fatti piuttosto bene e, con grande entusiasmo e lavoro da parte di chi si è impegnato in prima persona.
Vi metto l’elenco con il luogo e l’associazione organizzatrice.Manifesto

Campionati Italiani Anno Località Associazione
I 1994 Erba (LC) ALA
II 1995 Forlì AERAv
III 1996 Erba (LC) ALA
IV 1997 Erba (LC) ALA
V 1998 Reggio Emilia AERAv
VI 1999 Savigliano (CN) Club3C
VII 2000 Erba (LC) ALA
VIII 2001 Reggio Emilia AERAv
IX 2002 Reggio Emilia AERAv
X 2003 Reggio Emilia AERAv
XI 2004 Reggio Emilia AERAv
XII 2005 Jesolo (VE) AFA
XIII 2006 Jesolo (VE) AFA
XIV 2007 Jesolo (VE) AIRPA (AVINORDEST)
XV 2008 Rivarolo (TO) LIA

La FIAV, con grandi sforzi, e con l’impegno encomiabile di pochi volenterosi, ha potuto partecipare e ben figurare: alle tre edizioni della Mostra Mediterranea (mostra che si svolgeva fra Francia, Spagna e Italia) dove hanno giudicato nostri giudici e molti espositori hanno ottenuto ottimi risultati).
Alle varie Mostre Europee dell’E.E. con affollati stand (mitici la mortadella di Reggiani e gli agrumi di Morosini), giudici, soggetti esposti e premi vinti.
Varie rappresentanze in Europa per presentare e promuovere le nostre razze.

SpillaAllora tutto bene? Solo grandi risultati? No di certo, il lavoro, le difficoltà, le discussioni, (a volte anche troppo aspre!) gli insuccessi, non sono mancati, le sconfitte pure.
Come, ad esempio, quando nel 2000 il C.I. si è svolto senza giudizio; oppure nel 2005 dove è saltato all’ultimo momento (con la mostra già allestita) a causa delle disposizioni contro l’Influenza Aviare; l’attuale situazione dell’OdG, la scarsa collaborazione fra le associazioni e fra queste e la Federazione; la scarso coinvolgimento per il notiziario, ecc. ecc.
Poteva essere fatto di più? Sicuramente! Poteva essere fatto meglio? Non ci sono dubbi! Poteva essere fatto in modo diverso? Certo! Comunque sia, direi che molto è stato fatto e, personale parere, anche piuttosto bene, visto l’esiguo numero di persone che si sono veramente rimboccate le maniche, e quella che è la realtà avicola del nostro Paese; la teoria e i sogni sono una cosa, la dura realtà è tutta un’altra faccenda.

Certo è che stiamo passando un periodo, diciamo, difficile, molte cose sono da cambiare e migliorare se vogliamo guardare in modo positivo al futuro.
Buttiamo pure via l’acqua sporca, diamo una bella risciacquata, ma non buttiamo il bambino, anche per le cose che vi ho elencato in questo articolo, secondo me, non è venuto poi cosi male!
E, tante persone, ci hanno creduto veramente.

Un pollo che è di Ulisse ma molto anche di Elio…

a cura di Airpa

Il nostro grande Elio Corti ha tradotto dal latino e dal greco (cosa molto di moda negli Stati Uniti ma non da noi) il libro XIV del II volume dell’Ornitologia di Ulisse Aldrovandi pubblicato nel 1600.
Piacevolissimo.
Protagoniste le domestiche amanti della polvere ovvero le galline.

Instancabilmente lavorando, Elio Corti ora presenta alla nostra instancabile voglia di leggere il suo “Aldrogallus”, ovvero il Gallo di Ulisse Aldrovandi, finalmente tradotto con accuratezza e precisione, almeno così spera.
Medico, specializzazione in cardiologia, nato nel 1942 l’uno, filosofo e medico bolognese nato nel 1522 l’altro.
Risultato: una collaborazione surreale, deliziosa, colta, simpatica.
C’è tutto l’antico sapere sui polli e ci trasporta in mondi lontani quando “si trovavano le uova grandi e calde nel fieno ritorto insieme a coloro che le hanno deposte”.

Un pollo che è di Ulisse ma molto anche di Elio...Quando Aristotele ci insegnava a far nascere le femmine scegliendo uova arrotondate.
Quando Bolos di Mendes del III secolo aC, senza immaginarlo, arzigogolava sull’incubatrice: “prendete sterco di pollo, passato al setaccio e posto in vasi panciuti, ivi mettete le uova in posizione verticale, e cospargetele con lo stesso letame”.
Oh Bolos di Mendes mio, questo ci hai insegnato! Potessi vederci oggi mentre prendiamo le uova coi guanti, e le disinfettiamo pure prima di metterle nella sterilizzatissima macchina.

E il poeta Oppiamo di Apamea, e Temistocle, e tutti coloro che chiamavano i galli “pulcini di Marte”.
E il cremonese Plàtina che spiegava di fare le uova lesse proprio come oggi le mangiano i giapponesi al breakfast: “Verserai in acqua bollente delle uova fresche dopo aver tolto il guscio, quando si saranno rapprese le toglierai subito, vi verserai sopra lo zucchero, l’acqua di rose, l’agresta…”.
E Odorico del Friuli che descriveva galline cinesi bianche come la neve, ricoperte non di penne ma di lana come le pecore, proprio come Marco Polo che nella città di Kien-ning Fu aveva visto galline nere che invece delle penne avevano il pelo come i gatti.

Ecco, dunque, perchè il bizzarro libro è di graditissima lettura. A questo punto bisogna fare un salto all’indietro.
Nello scorso numero noi intervistammo Elio Corti e lui su Aldrovandi fece critiche fortissime: mancanza di serietà, eccessiva e ingiustificabile leggerezza.
Non solo, Corti sta pubblicando sul web “24 Imperdonabili errori di Ulisse Aldrovandi contenuti nelle sole 170 pagine di Ornithologiae tomus alter..”.
Formidabile attacco al celebratissimo scienziato.

Ma allora, la grande collaborazione Aldrovandi/Corti c’è o non c’è?
C’è, c’è, altrimenti né Fernando Civardi lo avrebbe trascritto né Elio Corti lo avrebbe tradotto, lavoro durato anni.
E noi allevatori avremmo perso il gran piacere e il divertimento di leggere, quattro secoli dopo, una microscopica ma spassosa Divina Commedia sui polli.

Airpa

Livorno – Italiener: una querelle!

di Fabrizio Focardi

E’ proprio vero che nella vita non siamo mai contenti. Personalmente invece mi ritengo uno che si accontenta abbastanza facilmente – malelingue diranno il contrario, ma io così mi conosco -, ed in generale poco mi basta; ma forse, evidentemente, questo non vale per la “questione Livorno”.

A Erfurt, alla Nazionale tedesca, ho, come tutti gli anni a questo tipo di esposizioni, trovato cose molto interessanti.
Non mi incaponisco a vederla tutta, ma preferisco guardare con tranquillità alcune razze che per qualche ragione, durante l’anno, mi hanno lasciato qualche dubbio: una tonalità di una colorazione, un disegno, o altre caratteristiche morfologiche.

Le “novità” mi incuriosiscono sempre: lì è come per la moda, si assiste ad una sfilata di quello che vedremo la stagione seguente: Orpington Cresta a Rosa, Moroseta Bianca Pezzata Nero, Phoenix Nana Betulla, Bantam Rossa, Sebright Fulva Orlata Bianco, Italiana Nana Salmonata… e potrei continuare ancora.
Un occhio di riguardo l’ho dedicato all’Italiener, per una ben precisa ragione: la morfologia sta cambiando.
Sono già alcuni anni che la tengo d’occhio e sto notando un progressivo cambiamento in alcune caratteristiche, proprio in quelle che la contraddistinguono dalla Livorno: tronco meno profondo; il dorso, non più come richiesto dallo standard tedesco “lungo e orizzontale”, ma più corto e più inclinato; la coda non è più leggermente in salita, ma portata molto più rialzata e gambe molto più in vista.

“Tanto di guadagnato”, griderà qualcuno di voi: ma non sono d’accordo sulla positività del fatto.
Quest’anno ho visto Italiener della colorazione Nera, Blu, Fulva e Bianco Columbia che, se mi fossero state presentate come Livorno, si sarebbero meritate, senza tentennamenti, un buon predicato, specialmente nella Nera.
Dato per scontato che la Germania non cambierà la denominazione, si arriverà, di questo passo, ad avere una razza con due denominazioni.

Livorno Collo Oro 0,1

LivornoItalienerQuesto creerà confusione sia in occasione di esposizioni europee sia nei nostri allevatori che avevano ricominciato, o meglio forse cominciato ex novo, ad effettuare una propria selezione (cosa, questa, assolutamente positiva).

Ho notato una caratteristica in particolare, che contraddistingue ancora l’origine tedesca: la leggera forma arcuata delle due ultime timoniere, o copritrici della coda, della gallina. Un po’ poco, ma che ne pensate di inserirla fra i difetti gravi? Sto ovviamente scherzando, ma come si suol dire, “Arlecchino si confessò burlando”.

Personalmente sono anche contrario ad aumentare il numero delle colorazioni: lascerei quelle classiche per questa nostra razza (quelle del prof. Alessandro Ghigi); così da evitare, almeno per alcune colorazioni, l’inquinamento “Italiener”.

Italiener Collo Oro 0,1

So che comunque non sarà possibile. Già alcuni Paesi, che hanno “gentilmente” optato per la denominazione “Livorno”, ci hanno chiesto di avere l’autorizzazione – e che l’abbiano chiesta è già tanto – a mantenere tutte le loro colorazioni ormai già riconosciute da tempo. Noi del CTS non ce la siamo sentita di dire di no, perché altrimenti si sarebbe arrivati ad uno “scontro” che sarebbe senz’altro sfociato, da parte loro, nel mantenimento della vecchia denominazione.
Come dicevo “non siamo mai contenti”: ma stavolta mi sembra di averne le ragioni.

Barneveld Nana, una nuova colorazione

di Fabrizio Focardi

È da poco che ho scritto sulla Barneveld e già ci sono delle novità: la nuova colorazione Argento a Doppia Orlatura Nera per la nana.
Quando l’ho vista sono rimasto colpito dal contrasto e dall’evidenza del disegno: meravigliosa!
La doppia orlatura nera, intensa e con forti riflessi verdi, crea uno stacco molto bello sul colore di fondo bianco argento.
L’amica Elly Vogelaar – responsabile della rivista olandese on line – mi informa che, in occasione dell’esposizione nazionale “The Noordshow” di Zuidlaren del 2009, è stata riconosciuta ufficialmente.

BARNEVELD nana, argento a doppia orlatura nera
riconosciuta ufficialmente all’esposizione nazionale “The Noordshow” – Zuidlaren 2009

BarneveldIl bravo creatore di questa colorazione è l’allevatore olandese Bert Beugelsdik; la “curiosità” gli è nata sfogliando un vecchio libro di avicoltura dove stava scritto che la Barneveld argento fu creata nel tentativo di dar vita ad una razza autosessata, molto probabilmente incrociandola con polli barrati, forse Plymouth Rock.
Lui invece ha iniziato il tentativo, durato poi diversi anni, utilizzando la “Wyandotte Nana Perniciata Argento a Maglie Nere”, fino a che non è riuscito a presentare le sue “Barnelveld Nane Argento a Doppia Orlatura Nera” ad un incontro del “Club degli Allevatori della Barneveld”.
Fin dal primo momento gli è stata riconosciuta la perfezione del disegno e del colore su soggetti con una ottima forma di razza.

Una interessante notizia dal dott. Corti

di Fabrizio Focardi

Credo che tutti conosciate il dott. Elio Corti. Per chi non lo sapesse, è a lui che dobbiamo l’incommensurabile lavoro “Summa Gallicana”: un’opera in rete, consultabile da tutti e indispensabile a chi, come noi, ha l’hobby dell’avicoltura; senza la quale l’affascinante mondo della “genetica del pollo” sarebbe, almeno per me, un mondo oscuro.
Il dott. Corti non perde occasione per ricordarmi che se oggi esiste Summa Gallicana un po’ è anche “colpa” mia: se questo fosse vero, anche per un infinitesimale contributo, ne sarei onorato e orgoglioso.
Penso che sia l’opera a tutt’oggi più completa sull’argomento, che tratta la materia in maniera esauriente e soprattutto facilmente comprensibile.
In una delle occasioni in cui ci siamo sentiti mi ha segnalato due “chicche-novità” presenti nel sito: la prima, curiosa e simpatica, in omaggio a Walt Disney, che, nel film d’animazione “Fantasia”, si era ricordato l’antenato del pollo: l’Archaeropteryx.
Lo volete vedere anche voi? Andate a questa pagina e cliccate sulla pellicola.

La seconda è molto interessante da un punto di vista storico e culturale, ma anche campanilistico – o meglio “patriottico” – perché accerta che in Italia è esistita la prima gallina “creeper” descritta dalla letteratura: “La gallina monstruosa del senatore bolognese Fulvio Antonio Marescalchi”.
Questa “mostruosità” il dott. Corti l’ha chiamata “Gallina bassotta bolognese”, e vedremo in seguito perché.
Chi conosce il dott. Corti sa bene che non lascia nulla al caso. È per lui normalità sviscerare l’argomento che gli interessa: si conosce la partenza, ma non si sa mai dove potrà arrivare.
Grazie a questa sua preziosa “mania” ha trovato quello che fino ad oggi nessuno era riuscito a trovare, o perlomeno nessuno l’aveva reso noto.

Bartolomeo Ambrosini (Bologna 1588-1657) esimio successore di Aldrovandi e prefetto dell’Orto Botanico bolognese dal 1620 al 1657, quindi, a partire dall’anno successivo alla morte di Uterverius.

Nella letteratura antica – a partire da Aristotele, Columella e Plinio, e nella più recente di Longolius e Gessner – mai fu fatto cenno ad un pollo affetto da acondroplasia: malformazione genetica che comporta un grave difetto di sviluppo delle cartilagini – e quindi delle ossa – ed è causa di nanismo.

Dalle sue ricerche, ampiamente documentate, il dott. Corti ritiene verosimile che questa mutazione abbia avuto origine in Cambogia e, dopo aver raggiunto le Filippine, sia arrivata in Europa portata dagli spagnoli.
In Germania dette vita alla razza chiamata Krueper, in Scozia alla Scots Dumpy e, naturalmente, come al solito, in Italia si limitò a raggiungere, chissà come, il pollaio bolognese del senatore Fulvio Antonio Marescalchi, per poi sparire nel nulla, come si suol dire: senza lasciare traccia; almeno fino a che il dott. Corti……

Dove l’ha scovata una notizia del genere il dott. Corti? Precisamente a pagina 562 del “Monstrum historia” di Ulisse Aldrovandi, pubblicato postumo da Bartolomeo Ambrosini nel 1642.

La notizia fu inserita nel capitolo dedicato ai soggetti dotati di piedi “mostruosi” – Mulitiplicatio Pedum in Foetibus Avuim -, anche se la nostra gallina era dotata di piedi normali. Ma, per l’anomala struttura del tarsometatarso, il suo incedere era del tutto anormale e questo le è bastato per assicurarsi la sua inclusione fra i “mostri”.
L’ha chiamata “bassotta”: termine nuovo per l‘avicoltura italiana, ma forse il più chiaro per far capire subito ciò di cui si parla, e di cui ci dà ampia spiegazione.
Chiamarla “nana” poteva creare confusione, come è successo in passato con le molteplici razze nane autentiche e miniature, le quali sono così definite solo per la mole ridotta, e non per la cortezza degli arti.

Che il caso di cui si parla sia un caso di acondroplasia è indubbio. Bartolomeo Ambrosini ci dà una descrizione anatomica dettagliata e indiscutibile: si tratta di una gallina a tarsi corti ma, come scrive il dott. Corti, presenta anche un aggancio inconfutabile: la letalità embrionale dovuta all’omozigosi per il gene dell’acondroplasia, nonché un aggancio puramente iconografico con la cresta semplice, il cui gene risiede sul cromosoma 2 tanto come Cp e Mp, presenti nelle nostre razze a gambe corte come la Chabo e la Scots Dumpy.
Ecco la traduzione del testo di Ambrosini, che riporto integralmente:

« Prima di abbandonare la famiglia dei polli non voglio passare sotto silenzio una gallina mostruosa che di questi tempi viene allevata come cosa degna giustamente di ammirazione a casa dell’illustrissimo e molto saggio senatore bolognese Fulvio Antonio Marescalchi.
Questa gallina è di colore grigio tendente al fulvo, senza coda e con portamento eretto come gli esseri umani, cammina sulle cosce che si sono abbassate fino a livello del piede come si può vedere nell’immagine 13: e sembra giusto descriverla a questo punto non in quanto dotata di piedi mostruosi, ma perché non può camminare in altro modo a causa della struttura deforme degli arti inferiori.
Infatti il celeberrimo Giovanni Antonio Godio, assai esperto in anatomia, dopo aver palpato ed esaminato con attenzione gli arti di questa gallina, ha riscontrato che le cosce sono più lunghe della norma, e che quelle ossa senza nome – il tarsometatarso – hanno una conformazione patologica: per cui questo animale è costretto a spazzare la terra con il sedere e a camminare in un certo senso eretto.
Sì che depone uova, ma per lo più non schiudono, come molto gentilmente mi ha riferito l’illustrissimo Giovanni Francesco Marescalchi fratello del senatore, e ritengo che ciò accada a causa dell’anormale conformazione anatomica delle predette strutture, come pure per lo sterno che è stato visto essere più lungo del solito, in quanto questo soggetto, dal momento che si muove continuamente in modo goffo, altrettanto spesso incorre nell’aborto. »

 

Guardando il disegno, e leggendo attentamente quanto ha scritto Bartolomeo Ambrosini, mi colpisce la verticalità della posizione: caratteristica anomala nelle razze che oggi conosciamo, fatta eccezione per alcune razze combattenti, ma nessuna di queste affetta da acondroplasia. In queste ultime invece la posizione del tronco è sempre orizzontale (Chabo, Scots Dumpy, Krueper, Courtes Pattes). Mi sorprende anche che sia priva di coda, e mi interesserebbe saperne la ragione: forse era anura? Ma non si parla di assenza delle vertebre caudali. Oppure aveva una coda talmente ridotta da sembrare inesistente? O, ancora: c’era una coda ma, a causa del portamento del tronco, non gli si dava la possibilità di crescere per il continuo sfregamento al suolo? Difficile avere una risposta.
Sta scritto che Giovanni Antonio Godio, dopo palpazione della gamba (coscia), l’abbia definita “più lunga della norma”: intendeva forse più lunga di una gamba normale?, oppure, qualora avesse avuto occasione di vedere altri soggetti acondroplasici, più lunga paragonata a questi?
Dalla sua descrizione sembra che il tarsometatarso non esistesse, o che fosse talmente ridotto da far sembrare il piede attaccato alla gamba.

La posizione eretta si giustificherebbe se gambe normali fossero posizionate sul treno posteriore: in un articolo, di un giudice tedesco sulle anatre, sta scritto che il portamento eretto è dovuto al posizionamento dei tarsi molto indietro, altrimenti la posizione eretta non sarebbe possibile per una mancanza di equilibrio.
Questo giustificherebbe anche il fatto che lo sterno potesse apparire molto più lungo.
Ma con un paio di gambe più lunghe della media sono sicuro che non avrebbero fatto strisciare il ventre al suolo, anche in presenza di un tarso supercorto.
Vedo i miei Malesi che hanno sì una posizione verticale, ma anche senza tarsi non arriverebbero comunque al suolo. Qualora invece la zampe fossero state posizionate normalmente, più o meno al centro del tronco, non vedo perché il pollo avrebbe dovuto assumere una postura così verticale.

Godio dà la colpa della scarsa schiusa alla posizione che chiamerei “a pinguino”: per la copula il gallo ha bisogno di una gallina in posizione orizzontale; forse questo sta a significare che la maggior parte delle uova deposte non erano fertili? Quando parla di “aborto” intende mortalità embrionale, ma era questa la causa maggiore? E comunque, in questo caso, la posizione ci sarebbe entrata ben poco.
Io sono dell’idea che ambedue le ragioni influissero sulla scarsa schiusa: la nostra Bassotta aveva scelta fra pretendenti a tarsi normali e a tarsi corti, e, per le ambedue ragioni appena dette, la schiusa era quella che era.

Barneveld

di Fabrizio Focardi

Ho preso spunto da due articoli – uno del tedesco Manfred Mueller e l’altro dell’amico Geri Glastra (olandese e giudice di razza) – per fare una contrapposizione dello stesso standard di due Paesi (uno dei quali quello di origine), così da ribadire ancora una volta la dubbia utilità di uno standard europeo come oggi abbiamo. Non ho mai nascosto la mia perplessità, ma il tempo purtroppo non ha modificato la mia opinione. I problemi sono tanti e lo standard “preconfezionato” che l’E.E. ci ha fornito non mi soddisfa per niente.
La strada presa è senz’altro stata la più facile e ci ha dato in breve tempo uno standard europeo, ma è stata quella giusta? Penso proprio di no. Si arriverà – se si arriverà – ad avere uno standard tedesco con tante appendici quanti sono i Paesi appartenenti: ma allora non era meglio tenere ognuno il proprio?

Non è per polemica ma per constatazione di una situazione che genera scontenti e soprattutto indecisioni da parte degli allevatori e dei giudici.
Tutto questo, oltre ad aumentare il timore dell’ “invasione tedesca” che potrebbe stravolgere gli standard delle razze autoctone di molti Paesi, credo allontani l’avicoltura europea da quello che è lo scopo dell’E.E., con il conseguente e progressivo allontanamento dalle mostre europee dei Paesi che si sono ritenuti ingiustamente penalizzati dalle decisioni della Commissione Standard Europea.

Riporto qui di seguito la chiusura dell’articolo di Geri che ritengo molto significativa:

« Le divergenze di opinione (Germania/Olanda ndr.), tuttavia sono un problema relativo. In Olanda non siamo soddisfatti della situazione, ma non per questo ne facciamo una questione di principio.
L’Olanda conta circa 5.000 allevatori ufficialmente iscritti, con 85 razze riconosciute nella taglia grande e 90 nella taglia nana. L’avicoltura olandese ha quindi in se sufficiente ragione di esistere, ed i battibecchi che si consumano a proposito dello standard europeo lasciano gli olandesi del tutto indifferenti.
Se la Germania ha ritenuto così indispensabile imporre le proprie idee, l’Olanda non vede ragione di agitarsi.
L’unico risultato ottenuto dai tedeschi, infatti, è che gli olandesi non faranno altro che prendere sempre più le distanze da quella che è l’idea di Europa in questo settore. Ed è un peccato, pensano in proposito molti avicoltori in Olanda. »

Non voglio comunque solo parlare di “politica avicola”; approfitterò quindi per trattare una razza che ritengo una razza bellissima: la Barneveld.
Quando penso alla forma di una gallina, proporzionata ed equilibrata, quella che mi viene in mente è quella della Barneveld.
Ho approfittato delle mostre che ho visitato quest’anno – la mostra nazionale tedesca di Dortmund e quella olandese di Zuidlaren – per farmi un’idea personale, guardando attentamente gli animali esposti di questa razza.

Origine

L’origine è senza ombra di dubbio olandese, il nome parla chiaro: “Barneveld”, nome di una zona olandese. Lo scopo era quello di creare una razza a duplice attitudine, carne/uova, incrociando polli locali con razze asiatiche.
Fra le razze che hanno contribuito ci sono la Cocincina, la Brahma, la Langshan e la Orpington.
Non ho niente da aggiungere a quanto Geri ha scritto nel suo articolo sull’origine di questa razza, pertanto lo riporto per intero:

« La prima selezione della razza ha inizio verso la metà del Diciannovesimo secolo, quando il pollame locale nei dintorni di Barneveld venne incrociato con la Cochin, allo scopo di ottenere uova a guscio scuro.
Quest’ultime erano al tempo molto richieste, soprattutto per l’esportazione in Inghilterra.
Verso il 1885 furono effettuati incroci con la Brahma e più tardi con la Croad Langshan, che presentava ancora la tipologia originaria dell’antica razza presente da secoli nella zona del Langshan, nel nord della China, e quindi differiva dal tipo tedesco di oggi.
La Langshan aveva il compito di contribuire a scurire ulteriormente il colore del guscio, ed a migliorare la deposizione invernale. In tale stagione, infatti, le uova valevano molto di più che d’estate.
L’impronta della Langshan originaria è tuttora ben visibile nella Barneveld, sia per quanto riguarda il tipo, sia per determinate caratteristiche.

Verso il 1900 si poteva già parlare di una certa uniformità e la “razza” era in grado di produrre annualmente circa 200 uova, apprezzate per il guscio scuro.
Tali soggetti tuttavia non avevano ancora un nome proprio; da alcuni erano chiamati “Polli americani da reddito”, sull’esempio della Wyandotte.
Verso il 1906 la Barneveld fu incrociata con la Orpington fulva, per poi dare inizio ad una selezione mirata ad ottenere uniformità di colore, disegno e tipo. Il tipo della Orpington di allora era più o meno quello dell’attuale Australorp, quindi certamente diverso dalla Orpington odierna. »

Barneveld

Standard Olandese Barneveld

« A partire dal 1917 si cominciò a lavorare alla stesura di uno standard la cui prima versione vide la luce nel 1921, cui poco dopo fece seguito quella definitiva. Il lavoro di redazione fu piuttosto lungo, in quanto diversi allevatori avevano le proprie idee in materia, e tentavano di redarre lo standard sulla base dei soggetti presenti nel proprio allevamento.
Tale standard è rimasto praticamente invariato da allora. È quindi del tutto incomprensibile per gli olandesi il fatto che gli allevatori tedeschi abbiano proceduto a modificare lo standard della Barneveld di propria iniziativa.
Lo scontento degli olandesi si estende anche alle nuove colorazioni, come l’autosessabile nella Barneveld nana, che vanno ad affiancare quelle originarie, vale a dire la nera e la blu a doppia orlatura, la bianca e la nera.

Il Club della Barneveld, un club di razza che conta in Olanda circa 250 soci, attribuisce la massima importanza alla preservazione della razza nella sua autenticità. In Olanda, Paese in cui l’esportazione di uova costituisce un importante fattore economico, la razza è considerata patrimonio culturale, di cui a buon diritto si è fatta portavoce e custode la municipalità di Barneveld. »

 

Standard Olandese Barneveld Nana

Barneveld« La Barneveld nana fu creata in Inghilterra nel 1922, vale a dire già poco dopo la stesura dello standard per la razza nella taglia grande, dall’incrocio di quest’ultima con il Combattente indiano nano.
Alcuni anni più tardi (1927) la varietà nana fu ulteriormente selezionata, soprattutto in Germania. Sempre in Germania sono stati creati anche dei nuovi ceppi dall’incrocio di soggetti Barneveld rimasti di taglia ridotta con la varietà nana di razze tra cui la Rhode Island, la Langshan Tedesca e il Combattente indiano.
Se da una parte bisogna ammettere che la selezione operata in Germania ha contribuito in modo significativo alla creazione della Barneveld nana, dall’altra non significa che per tale motivo la razza diventi tedesca.
Coerentemente con quanto sopra, nemmeno la Moroseta e la Appenzell dal ciuffo possono definirsi razze olandesi, solo perché le relative varietà nane sono state selezionate in Olanda! »

Barneveld: Forma e Posizione

Le differenze fra lo standard tedesco – di conseguenza quello europeo -, e quello olandese stanno più nel disegno del mantello che nella tipologia.
In effetti se si leggono le due descrizioni della forma ci si accorge che sono identiche, ma nella realtà i tedeschi premiano soggetti troppo alti e con code troppo lunghe, portate alte e voluminose.
Questa è una situazione ricorrente in Germania. Rileggendo il mio articolo sulla colorazione quaglia nelle Barbute D’Anversa ci troviamo di fronte ad una realtà diversa dallo standard, ma non per questo penalizzata; stesso discorso vale per le code delle Wyandotte nane di alcune colorazioni.

Ma come deve essere una bella Barneveld? Sono dell’opinione che si debbano seguire le direttive olandesi, dove né la forme né il colore hanno subìto cambiamenti dall’epoca del primo standard riconosciuto.

Il tronco è orizzontale, largo e profondo; i passaggi del collo e della coda devono essere fluidi senza formare angoli bruschi. Il petto deve essere largo e profondo, non portato troppo basso; le spalle larghe ed il ventre ben sviluppato: largo e pieno, più nella gallina che nel gallo.
Si richiede una postura larga e di media altezza con gambe chiaramente visibili, più nel gallo.
L’edizione tedesca precedente ha, come tutti gli altri standard, un disegno, mentre l’ultima edizione (l’attuale standard europeo) ha, al posto del disegno, delle foto: più che foto direi fotomontaggi, a colori. Se si guardano le due edizioni si nota che, nell’ultima, alcune caratteristiche sono state modificate, come ad esempio la coda del gallo, più voluminosa è più corta, e la coda della gallina, più raccolta. La linea del dorso è, nell’ultimo, un po’ più lunga.

Se si confronta però la foto dello standard europeo al disegno olandese, l’autore del quale è il grande van Gink, si può notare che la linea del dorso in quest’ultimo è più lunga e la coda meno voluminosa e portata più bassa, sia nel gallo che nella gallina.
La conformazione della coda nella gallina è completamente diversa: più corta e meno larga. Nell’europeo la fine della coda sta in linea con la testa, mentre nell’olandese è decisamente più bassa. In questa condizione il dorso, nei due sessi, ma più nella gallina, appare molto più lungo.
Il giudizio effettuato sulla base dei due standard darebbe, allo stesso animale, due predicati molto diversi.

Sono decisamente contrario a questa esasperazione delle forme: se una razza è alta bisogna farla ancora più alta – vedi la Brahma o la Malese -, se ha una discreta rotondità deve diventare una palla – vedi la Orpington, dove i tarsi sono spariti -, e si potrebbe continuare.
L’Olanda vuole mantenere la sua Barneveld nella forma e nel disegno del mantello originale, e così dovrebbe essere per tutti i Paesi d’Europa.


Foto e giudizio di due soggetti vincitori alla Mostra Speciale del Club della Barneveld 2006

Barneveld

Vincitore della mostra speciale 2006 del Club della Barneveld.
Un bel gallo di taglia nana con mantellina, sella e petto nero conformi al punteggio (96).
Soltanto la fascia dell’ala non è completamente nera a riflessi verdi.
Si tratta di un difetto non grave, da classificarsi come tale, che si riscontra spesso nei galli di taglia grande, ed a volte anche nei nani.

Barneveld

Miglior Femmina mostra speciale 2006 del Club della Barneveld.
Bella gallina di taglia nana punteggio: D 96. L’abbondante strato di segatura la fa sembrare leggermente bassa sugli arti, mentre il tipo si presentava impeccabile, con una coda molto ben formata.
Attenzione alle corpitrici della coda: non tutte le migliori galline presentano in tal punto un’orlatura ideale.
La migliore orlatura, senza restringimento sulla punta della penna, si riscontra solitamente su una penna larga:
una qualità che a questa gallina non manca!

Origine e svilupo del disegno a doppia orlatura

Ma veniamo ora al disegno e colorazione, e chi, meglio di Geri Glastra, ce lo può esporre?

L’origine del disegno a doppia orlatura

« Da quanto abbiamo visto si deduce che alla selezione della Barneveld di taglia grande non hanno mai preso parte dei soggetti con doppia orlatura. Tale disegno infatti è stato ottenuto per caso, e non grazie all’incrocio con il Combattente indiano, come spesso si sente affermare.
In origine non si trattava affatto di una doppia orlatura, bensì di una singola sull’orlo esterno della penna, con all’interno della stessa una zona di colore bruno dorato caratterizzata da pepatura grossolana.
Da tali soggetti se ne ottennero degli altri ad orlatura parzialmente doppia.
Dal punto di vista genetico, il disegno a doppia orlatura non è estremamente complicato. La base è quella del Bankiva selvatico (e+) o la relativa mutazione di tonalità più scura, la perniciata (eb). Tali colorazioni fanno da base a moltissime altre.
Se su questo sfondo (e+ o eb) si aggiunge il gene del disegno (in inglese pattern gene da cui il simbolo Pg), si ottiene la colorazione pluriorlata o asiatica (e+e+PgPg o ebebPgPg). Il disegno pluriorlato è già molto simile a quello con doppia orlatura, con la differenza che l’orlatura non è ancora nera a riflessi verdi e l’orlo più esterno non coincide con il bordo della penna.
Se poi si viene ad aggiungere anche il gene della melanina (a patto che sia omozigote), il nero della pluriorlata (e+) o (eb) virerà in nero a riflessi verdi. Gli orli diventano di un nero intenso a riflessi verdi, mentre l’orlatura più esterna va a posizionarsi sul bordo della penna.
Ecco che si ha la formula caratteristica del disegno a doppia orlatura (e+e+PgPgMlMl o ebebPgPgMlMl). In quest’ultima variante i galli non presentano orlatura al petto che è quindi di un nero uniforme a riflessi verdi. Tale caratteristica è richiesta dallo standard in Olanda.
Il disegno a doppia orlatura non è comparso all’improvviso sull’intero piumaggio, ma è stato ottenuto per selezione, cosa che avviene ancora oggi. Tale attraente disegno a doppia orlatura era molto apprezzato dagli agricoltori della zona di Barneveld all’inizio del secolo scorso.
Alcuni di essi cominciarono a selezionare proprio tale disegno tralasciando la produttività. Di conseguenza, l’indice di produttività della razza cominciò a regredire, assestando così il colpo di grazia alla Barneveld quale gallina da reddito. »

Barneveld

Gallo e gallina a doppia orlatura
dall’ideale di Barneveld fissato da C.S.Th. van Gink all’inizio degli anni venti del secolo scorso

Lo sviluppo del disegno a doppia orlatura

« All’atto pratico, la denominazione di una colorazione viene definita in base al fenotipo della gallina. Per tale motivo, di seguito si dà una descrizione della colorazione quale appare nella femmina.
Il disegno a doppia orlatura nella sua versione completa comparve prima sulle spalle, nella zona alta del dorso presso la mantellina e nella parte superiore del petto. Tale distribuzione era ancora ben lungi dal costituire l’ideale proposto da Cornelis van Gink nei disegni realizzati per l’uscita dello standard.
Ancora oggi si lavora al completamento dell’orlatura a comprendere l’intero corpo: due orli diritti, neri a riflessi verdi, di uguale larghezza, con fiamma nera, e l’orlo esterno che percorre l’intero perimetro della penna sul bordo della stessa. Il resto del piumaggio aveva ancora una pepatura grossolana sulla zona bruno dorata all’interno della penna. Con la selezione, si ottenne gradualmente un’orlo interno prima irregolare ed infine sempre più diritto, con la fiamma nera all’interno.

Tale evoluzione si può ancora seguire agevolmente su alcune galline di qualità non uniforme, osservandone il disegno a partire dalla timoniera superiore, proseguendo con le copritrici della coda, la sella, il dorso ed infine le spalle: lungo tali direttrici, il disegno diventa sempre più diritto. La timoniera superiore presenta ancora una pepatura completa, essendo addirittura priva di qualsiasi orlatura.
Le ultime copritrici della coda presentano di solito un’orlatura esterna già chiusa, mentre quella interna è spesso ancora interrotta e molto irregolare. »

Penne Barneveld

Il disegno a doppia orlatura nella gallina secondo lo standard olandese:
1. remigante primaria, 2. remigante secondaria, 3. lanceolata della mantellina, 4. penna del petto superiore e del dorso, 5. copritrice della coda, 6. parte inferiore del petto e copritrice dellla sella, 7. piccola copritrice, 8. copritrice della spalla, 9. penna della fascia dell’ala, 10. grande copritrice superiore, 11. copritrice della coda

« Ecco che poi si passa ad osservare la zona attualmente più interessante nella gallina: la sella.
Fino a non molto tempo fa, nel valutare il disegno più di qualche giudice posava una mano sulla sella del soggetto. Tale zona semplicemente non veniva presa in considerazione, perché sarebbe stata comunque un punto dolente. È invece proprio in tale punto, e nella parte inferiore del petto, che gli allevatori sportivi si giocano i primi posti per quanto riguarda il disegno dell’orlatura. Se un allevatore oggi vuole essere tra i primi, deve realizzare proprio in tali punti un’orlatura interna ed esterna perfettamente diritte e prive di pepatura sullo sfondo bruno dorato.
Inoltre, ogni singola penna della sella e della parte inferiore del petto deve avere una fiamma nera che, verso la coda e sotto il petto, può evolversi in una terza orlatura.

A prima vista sembrerebbe esserci poca differenza tra lo standard tedesco e quello olandese a proposito del disegno della gallina.
I tedeschi richiedono un colore di fondo che chiamano rosso bruno, e gli olandesi lo vogliono bruno dorato scuro, mentre in pratica si tratta dello stesso colore.
Lo standard tedesco tuttavia richiede che la zona di colore bruno dorato scuro più esterna termini con una punta più acuminata possibile, cosa che restringe considerevolmente l’orlo sulla punta della penna.
In Olanda invece si attribuisce grande valore ad un orlo dalla larghezza uniforme su tutta la penna, e quindi anche sulla punta della stessa. In pratica, tuttavia, nemmeno questa caratteristica è di facile realizzazione.
La mantellina della gallina è nera con fiamma bruno dorato scuro. Nella zona bassa del collo la fiamma è più larga, e vi si ritrova di nuovo il rachide nero, ma a causa della sovrapposizione la parte più inferiore deve apparire prevalentemente nera. »

« Il collo e la sella del gallo sono di colore rosso bruno con fiamma nera, il cui interno presenta rachide bianco. La zona più inferiore della penna è a sua volta orlata di nero, con la differenza che tale orlatura è a malapena visibile a causa delle barbe presenti sulle penne del gallo.
Il piumaggio del mantello è costituito da penne di colore rosso bruno con orlatura nera a riflessi verdi; verso le spalle il disegno diventa come quello della mantellina ma con l’orlatura più larga.
Il petto, le falciformi e la fascia dell’ala sono nere a riflessi verdi, con un accenno di disegno tollerato su petto e fascia dell’ala.
Su questo punto lo standard tedesco devia da quello olandese in quanto in Germania è richiesto in certa misura il disegno rosso bruno con una larga orlatura nera a riflessi verdi.
Un ulteriore punto sul quale i tedeschi si discostano è la fascia dell’ala nera a riflessi verdi, che nel loro standard deve avere un disegno rosso bruno.
Le remiganti sono nere, con un sottile orlo rosso bruno sul vessillo esterno delle primarie, ed un vessillo esterno quanto più possibile rosso bruno sulle secondarie, in modo da formare un triangolo dell’ala rosso bruno ad ala chiusa.
Anche qui i tedeschi si discostano per la preferenza accordata ad un bordo netto e sottile sul vessillo esterno delle remiganti secondarie, che dà origine ad un triangolo dell’ala finemente barrato.
In breve, il gallo presenta più differenze di colorazione. In Germania si ritiene che tali modifiche siano necessarie ad ottenere una migliore orlatura nella gallina. »

Ala Barneveld

Il disegno ideale dell’ala per il gallo: un vessillo esterno dal disegno così completo si trova raramente.
Il requisito minimo per la valutazione è un triangolo dell’ala rosso bruno senza tracce di nero visibili a partire da 3 cm dalla punta della penna.
Il disegno dell’ala in tal caso non va oltre il MB

Ala Barneveld

Il disegno ideale di sella e mantellina nel gallo: un soggetto con un tale disegno della sella darà galline con ottima orlatura nelle copritrici della sella. Molti allevatori di punta adottano un principio più semplice: destinare alla riproduzione solo galli dall’ottima orlatura

Perché tali differenze?

« Il motivo di tali differenze di opinione sull’orlatura della punta della penna nella gallina è da ricercarsi in un lontano passato, quando i dirigenti dei club di razza probabilmente ne fecero una questione irrisolvibile, che sembra proprio voler rimanere tale.
Tale dettame dello standard evidentemente deve stare molto a cuore ai tedeschi, tanto che in occasione della mostra europea di Lipsia diversi allevatori mi fecero notare, di propria iniziativa e con grande enfasi, come sia lo standard tedesco ad essere nel giusto. La cosa mi diede da pensare.

In occasione della riunione estiva del club di razza tedesco, il cui presidente è il giovane e simpatico Manfred Müller, mi fu detto che il disegno su petto, fascia e triangolo dell’ala nel gallo è necessario ad ottenere una buona orlatura nella gallina.
Gli allevatori tedeschi non vogliono tenere gruppi di riproduttori separati per l’allevamento di galli e galline, per cui si è deciso semplicemente di modificare la descrizione della colorazione adattandola alle idee degli allevatori.
Nel corso di un aperto colloquio con il Zuchtwart (membro del comitato di vigilanza sull’allevamento?) Klaus Gebhart ebbi modo di spiegare che anche in Olanda vengono allevate delle galline perfette, da galli selezionati in base allo standard olandese. Il che è anche logico, perché il disegno delle galline sulle spalle è sempre corretto: è un carattere che non è necessario influenzare agendo in selezione sui galli. Un leggero accenno di disegno sul petto è tollerato anche in Olanda, e si attribuisce grande valore ad un disegno perfetto della sella al fine di migliorare l’orlatura e la purezza del colore di fondo sulla sella della gallina.
L’attenzione prestatami da Klaus Gebhart non ha purtroppo avuto conseguenze sulla politica già intrapresa dal club di razza, e lo standard è stato modificato.
Dalla Germania, tali proposte di modifica sono state inoltrate al Club della Barneveld ad inizio 2005.
Il Club olandese ha quindi organizzato un convegno al fine di valutare le proposte da parte tedesca, portando a termine anche una ricerca volta a determinare se il disegno su petto, fascia e triangolo dell’ala nel gallo sia indispensabile ai fini della selezione.
L’inchiesta ha coinvolto molti allevatori, tra cui praticamente tutti i più quotati nel territorio nazionale, ed i giudici specialisti abilitati dal club stesso. Nessuno degli interessati ha rilevato dei possibili vantaggi nell’adozione di quanto proposto dalla Germania, essendo per lo più dell’opinione che solo un leggero disegno sul petto del gallo può essere considerato un vantaggio, senza però esagerare.
Tenendo in considerazione le conclusioni dell’inchiesta, al convegno dei giudici specialisti tenutosi nel 2005 si è deciso di mantenere invariato lo standard olandese.
Inoltre, in sede di valutazione dei soggetti si è concordato di prestare la dovuta attenzione ad un’eventuale selezione sul modello tedesco, soprattutto in presenza di disegno sul triangolo dell’ala. »

Ringrazio Geri Glastra per il suo articolo e Stefano Bergamo per avercelo reso comprensibile con la traduzione

Bibliografia:
  • Standard Italiano delle Razze Avicole – FIAV
  • Standard des volailles de race pour l’Europe – E.E.

Cocincina Nana

di Focardi Fabrizio

Il 6 Aprile 2008 ho avuto il piacere di partecipare, a Loano, alla prima assemblea generale del neonato Club Italiano della Cocincina.
Tutto si è svolto in un clima di amicizia e collaborazione. Ho visto, nei partecipanti, una grande passione per l’avicoltura in genere, e, ovviamente, in particolar modo per la Cocincina Nana.
Quello che segue è frutto della mia esperienza personale e di una ricerca a largo raggio nei diversi Paesi.

Cocincina Standard Italiano

Origine

L’origine di tutte le razze orientali è sempre avvolta da un alone di mistero e sono sempre molto interessanti dal punto di vista storico.
La Cocincina Nana è indubbiamente di origine cinese e si presume che il suo allevamento risalga a molti secoli prima di quando raggiunse l’Occidente.
Una leggenda cinese, la cui scrittura pare risalga a più di mille anni fa, narra di un regalo di nozze: una bella coppia di polli nani, poco più grandi di una colomba, dal colore dell’oro, presentata in una gabbia ovale decorata con fiori dello stesso colore.
Si trattava di Cocincine Nane? Ci sono buone probabilità!
In Occidente la prima apparizione avvenne in Inghilterra intorno al 1860. Furono i conquistatori, inglesi e francesi, che trovarono questo curioso pollo nano nel “Palazzo d’Estate” di Pechino e si dice fosse di esclusiva proprietà dell’Imperatore. Fu un inglese a farlo arrivare in Occidente inviandolo in dono ad un ufficiale del corpo di guardia della Regina Vittoria, amante delle razze nane. Proprio per la loro origine fu chiamata: “Pekin Bantam” (Nana di Pechino, trad.).
I soggetti erano della colorazione fulva, ma non avevano l’intensità che si conosce oggi. Il gallo era piuttosto di un ricco cinnamo (cannella) scuro e la femmina solo leggermente più chiara.
Seguì poi la nera, con soggetti che però non erano perfetti nella colorazione: troppe tracce bianche e penne color ottone nelle lanceolate del gallo. Fu proprio l’inglese Entwisle, grande allevatore e creatore di razze nane, a lavorare per riportare queste due colorazioni a quanto lo standard richiedeva. E fu proprio lui ad esporle, per primo, all’allora famosa ed importante mostra al “Crystal Palace” di Londra nel 1863.

Oggi si sostiene che la Cocincina Nana non abbia niente a che fare con la Cocincina, cioè che la nana sia una razza con caratteristiche proprie e non una “miniatura”.
Ma vediamo quello che dicevano i miglior autori del tempo passato:

Nel 1867, il grande L. Wright – scrittore di interessanti libri e bravissimo selezionatore inglese-, diceva nel suo “Poultry Keeper: A Complete and Standard Guide to the Management of Poultry, Domestic use, the Markets, or Exibition”:

« Pekin o Cocincina Nana.
Questa è la più notevole di tutte le razze nane anche se è stata introdotta solo da pochi anni. I progenitori originali furono rubati dal Palazzo d’Estate di Pechino durante la guerra cinese, e furono esposti per la prima volta nel 1863. È la copia esatta della Cocincina Fulva nel colore e nella forma, possedendo i tarsi impiumati, abbondante piumino, e tutte le altre caratteristiche della razza genitrice allevata in piena perfezione, e che presentano un aspetto molto singolare. Non sono ancora comuni, e l’allevamento in consanguineità, necessario per il solo gruppo esistente, ha causato alta sterilità e costituzione debole. Gi animali più forti si sono ottenuti inserendo nuovo sangue di altre razze nane calzate e accoppiando poi i soggetti ottenuti con i soggetti puri. La Bantam di Pechino è molto domestica. »

Sfoglio spesso il libro inglese del 1894 “Bantams” di W.F. Entwisle, lo trovo sempre molto interessante e, in alcuni casi, attuale, nonostante i suoi 114 anni. Quando descrive la forma della Cocinicina Nana, così riporta:

« Riguardo alla forma, quella della Pechino, o Cocincina Nana, dovrebbe essere esattamente la stessa della Cocincina grande, mentre riguardo la taglia ed il peso, quest’ultimo non dovrebbe superare un quinto del peso medio della Cocincina: per esempio, circa 2-2½ libbre, quando in carne, per il gallo, e 1¾ – 2 libbre per la gallina. »

Harrison Weir, grande esperto americano – e chi bazzica la vecchia letteratura avicola dovrebbe conoscerlo -, era della stessa idea di Entwisle e nel suo libro del 1904 “The Poultry Book” dice:

« Tutte le varietà che abbiamo attualmente sono il risultato di incroci di ognuna di queste bantam con la Cocinicina grande della stessa varietà . Attraverso selezione, incroci, schiuse tardive e altri metodi, la giusta mole, con forma e colore della Cocincina, sono stati ottenuti. »

Anche Thomas F. McGrew nel 1912, nel suo libro “The Book of Poultry”, quando parla della forma e tipologia del piumaggio fa sempre riferimento alla Cocincina e, per la similitudine che si ricercava, accenna al cambiamento di nome da Pekin Bantam a Cocincina Nana.

« Precedentemente esisteva una marcata differenza di opinioni relative alla forma, colore e piumaggio della Cocincina Bantam. Gli allevatori inglesi selezionavano un tipo e gli americani un altro. Quando fu dimostrato che si poteva allevare le Cocincine Bantam con una forma ed un colore uguale alla Cocincina più grande, le descrizioni dello standard furono cambiate, o piuttosto fu cambiata la loro applicazione, e solo le Cocincine Bantam che avevano una vera forma, colore e piumaggio della Cocincina furono riconosciute. »

Mi sembra chiaro che allora si ritenesse che la nana fosse la miniatura della grande; infatti, nei disegni dell’epoca viene data la stessa forma.
Molto probabilmente, in seguito, si sarà seguita una selezione, per il piacere di alcuni allevatori, con una tipologia più arrotondata e più bassa, allontanandosi sempre più dalla consorella grande e arrivando così alla necessità di considerarla una razza a parte.
Devo ammettere che, in questo caso, visto il risultato, concordo con la loro scelta.
Ma guardiamo oggi come deve essere una bella Cocincina Nana.

Piumaggio e posizione: due priorità per ottenere la giusta forma

CocincinaChe dire della forma della Cocincina Nana?
Non sono necessari grandi giri di parole, basta dire “forma a palla”. Ma a palla veramente, da tutti i lati.
Facile da dire, ma molto meno facile da ottenere.
L’equilibrio della forma si raggiunge con la misura 1:1:1 relativo al rapporto fra lunghezza, larghezza e profondità..

Analizziamo ora tutte le parti mirando alla perfezione: difficilmente comunque realizzabile nella realtà.
Guardando il soggetto si può pensare che la posizione del corpo sia normale, come nella maggior parte dei polli, ma non è invece così. L’abbondanza del piumaggio ci impedisce di vedere il baricentro determinato dalla posizione della gambe; si può pertanto solo presupporlo.
Il grande esperto, e meraviglioso disegnatore di polli, l’olandese Van Gink, nel 1964 dava questa spiegazione:

« In nessuna razza il portamento del corpo e, in certa misura, anche la posizione bassa, è di così grande influenza come nella Cocincina Nana. Per la maggior parte, la posizione piuttosto bassa ha la sua causa in uno stretto angolo fra i tarsi e la coscia inferiore. Più stretto è questo angolo, più il corpo tende in avanti per tenere l’equilibrio. Effettivamente, originariamente, questo non si è ricercato: è venuto quasi da sé e si è adattato così bene al quadro generale d’immagine che poi e stato accettato.

1) Angolo normale fra tarso e coscia inferiore.
2) Angolo un po’ più stretto che comunque influenza appena la posizione del corpo.
3) L’angolo è abbastanza stretto, ma il tarso è troppo lungo circa come nelle Nane Calzate.
4) Angolo fortemente ristretto e tarso abbastanza corto che va ad influenzare la posizione del corpo. Nelle galline la gamba ed i tarsi sono più corti che nei galli, pertanto nelle prime è meno difficile raggiungere una posizione più bassa.

Nella posizione bassa il corpo viene compresso fra le gambe, che di conseguenza stanno lontane l’una dall’altra; questo però non deve essere esagerato, quindi non come si richiede, ad esempio, nei combattenti indiani nani. »

Se si fa mente locale alla teoria di Van Gink si riesce a capire perché anche in presenza di tarsi abbastanza corti, ma non da Chabo, si abbia un portamento naturale così basso che non sarebbe altrimenti giustificabile.
In effetti, guardando l’animale dall’alto, le punte delle penne della calzatura si vedranno fuoriuscire dal corpo nella sua parte anteriore.
Sempre dall’alto si potrà constatare l’allargamento e arrotondamento verso l’esterno della groppa, e la parte anteriore, che avrà la stessa larghezza della posteriore.
Questo è molto importante perché esaminando l’animale solo di lato, spesso, si dimentica queste caratteristiche senza le quali si avrebbero soggetti troppo stretti.

Di lato si può vedere un tronco profondo; il petto pieno, portato basso che quasi si appoggia al suolo – fra il petto ed il suolo non ci dovrà essere più di un dito -, avrà la forma di una semisfera che si protrae in avanti oltre la punta del becco, e che si unisce al piumaggio dei piedi, ai cuscinetti fino alle penne dello stinco che, nell’insieme, daranno alla linea inferiore la forma di una palla, leggermente sgonfia, che si appoggia al suolo.
Cuscinetti: parliamo adesso un po’ di questa parte del piumaggio. Se ne parla spesso anche nelle altre razze: a volte sono pregi e altre difetti, ma difficilmente assumono un’importanza come nella Cocincina Nana, pertanto è necessario sapere come sono strutturati e dove precisamente sono situati.
I cuscinetti sono quella parte del piumaggio che sale, nella parte posteriore, sia nel gallo che nella gallina, per arrivare fino ad un’altezza tale da coprire almeno le timoniere più basse. Le penne dei cuscinetti devono essere morbide, larghe ed abbondanti, tanto da far raggiungere, alla parte posteriore, la stessa larghezza del petto visto frontalmente.
La giusta quantità e qualità del piumino laterale allo stinco e al cuscinetto determineranno la linea arrotondata e ininterrotta richiesta.
Il piumaggio della zampa all’altezza dello stinco non deve essere assolutamente rigido, altrimenti darebbe forma a dei garretti d’avvoltoio che farebbero perdere morbidezza e di conseguenza rotondità. In effetti è errato dire che non ci devono essere garretti: ci devono essere, ma di morbido piumaggio e non come in genere li intendiamo. In poche parole non devono esistere spartizioni o interruzioni o restringimenti, ma tutto deve essere “armoniosamente” sistemato per dare quella pienezza necessaria.

Disegnando lateralmente un immaginario circolo intorno al soggetto, la groppa dovrà essere situata in alto, intorno ai tre quarti del circolo stesso.
La coda deve iniziare la sua salita subito dopo la fine della mantellina e continuare esternamente, verso il basso, la linea del circolo fino ad incontrare il piumaggio del ventre.
Le falciformi e le timoniere avvolgono da tutte le parti a mo’ di abbraccio il piumaggio morbido del codione, così che la parte posteriore della groppa, consistente in piume morbide, appare a forma sferica e chiusa. Il ventre, che in altre razze ci si limita a richiedere più o meno sviluppato, raramente viene ritenuto determinante dal giudice ai fini del giudizio. Nella Cocincina Nana invece assume molta importanza perché, oltre a richiederlo ben sviluppato, deve avere anche una forma arrotondata per mantenere ininterrotta quella linea esterna che determina la forma a sfera. Un ventre sviluppato, ma non in forma arrotondata, appiattirebbe la parte bassa posteriore, lasciando così uno spazio vuoto nel circolo.

La testa è piccola e il collo corto, visivamente raccorciato dal ricco piumaggio, così da non alterare la forma rotonda.
La mantellina termina dove inizia la salita del dorso, formando così una dolce curva, come una “V” leggermente allargata. Questa linea superiore correttamente elaborata fa parte delle caratteristiche importanti ed ha sull’insieme un peso determinante.

Posteriormente, la coda deve risultare ben chiusa e larga, e il ventre pieno di morbido piumino; la larga postura e i cuscinetti delle gambe ci daranno la stessa rotondità anteriore.

Le ali devono essere corte, formate da remiganti, primarie e secondarie, non troppo lunghe e il più larghe possibile. Ali lunghe, specialmente nei galli, nella maggioranza dei casi sono portate cadenti e questo è da considerarsi difetto; devono essere invece portate orizzontali, all’altezza della gamba, ben sistemate nel piumino sotto le lanceolate della sella; una leggera bombatura dell’ala favorisce la forma.

Se tutto quanto richiesto sarà presente si vedrà la tipica e caratteristica posizione tesa in avanti della Cocincina Nana, che valorizzerà la linea inferiore e quella del dorso.
La posizione del corpo è ideale quando la punta della cresta è sullo stesso piano del punto più alto della coda o un po’ al disotto.
Questo è appurabile solo in situazione di tranquillità ed è più facilmente ottenibile nella gallina che nel gallo, per questo sarà bene che il giudice valuti il soggetto prima di prenderlo in mano ed alterare la sua postura.


Piumaggio

Nella Cocincina Nana è soprattutto la struttura della penna che dà la forma. Per portare una buona espressione di “palla di piume”, la parte di piumino (almeno i tre quarti della penna) dovrà essere coperta dalla restante parte della piuma (un quarto), compatta, in modo che il colore del sottopiuma non sia assolutamente visibile sulla superficie.
Questo si può raggiungere più facilmente con una penna ben larga.
La pienezza del piumaggio può rendere gli animali più grandi di quello che in effetti dovrebbero essere, pertanto, si dovrà determinare che sia proprio questa pienezza a dare la mole; non vanno comunque bene soggetti troppo piccoli nei quali sarà difficile raggiungere le giuste proporzioni.


Piumaggio della Calzatura

La totale copertura dei tarsi si raggiunge con la posizione molto bassa dell’animale e attraverso un piumaggio molto ricco e soffice della gamba, del tarso e delle dita, che deve essere folto, completo e ben sviluppato.
Penne larghe, lunghe, non esagerate, ma soprattutto morbide, saranno presenti anche sul dito esterno e su quello medio. Una impiumatura solo accennata del dito medio non è assolutamente sufficiente. L’insieme della calzatura prende una forma a semicerchio, con le penne esterne voltate all’indietro.
Questo piumaggio deve essere curato, ma ciò nella Cocincina Nana non è difficile da ottenere.
Le piume del piede non crescono direttamente sul dito stesso ma da una specie di “rotoletto” di carne che si trova lateralmente al dito.Questo permette di ottenere una certa flessibilità e elasticità di queste penne e diventa più difficile la loro rottura o piegatura. Per preservare una calzatura curata sarà necessario allevare i nostri animali su abbondante truciolo, paglia o sabbia in un ambiente sempre ben pulito.
La forte impiumatura sul dito esterno può essere causa della mancanza dell’ultima falange: questo è da considerarsi come difetto, mentre su un dito completamente sviluppato la mancanza dell’unghia non causa svalutazione.

Cocincina

Prendiamo in esame le altre parti del corpo che, anche se contribuiscono in maniera minore alla forma, sono ugualmente importanti in fase di giudizio.


Testa

La testa proporzionalmente piccola, compatta e preferibilmente dotata di caratteristiche orientali – cranio abbastanza largo ed arcata sopraccigliare marcata -.
Occhi non troppo grandi, ma neanche troppo piccoli. Becco, da giallo a color corno, corto ma forte.
Cresta piccola, eretta nei due sessi, con quattro/cinque denti ben tagliati con base larga, proporzionalmente profondi e rivolti verso l’alto; il lobo, mai troppo sviluppato, segue la linea della nuca senza appoggiarvisi.
Bargigli proporzionati alla cresta, ben arrotondati, di tessitura fine e ben distesi – non aperti davanti – e senza pieghe verticali né tantomeno orizzontali: voglio ricordare che nella riunione E.E. a Pohlheim (D) del 28/03/2008 è stato deciso, per me giustamente, che la presenza di una o più pieghe orizzontali nei bargigli è da considerarsi difetto grave, anche se non da squalifica.
Il colore degli occhi, in tutte le colorazioni della Cocincina Nana è rosso, tollerato fino ad arancio. Nella colorazione Rossa si può tollerare anche leggermente più scuro, ma non fino a nero o grigio.
Può sembrare una banalità, ma il colore dell’occhio è invece una caratteristica importante: l’allevatore non dovrà inserire nel gruppo riproduttore soggetti con occhi troppo scuri, ed il giudice dovrà fare la nota, positiva o negativa, sul cartellino.


Colore dei Tarsi

Questa caratteristica, per la sua importanza, merita una particolare attenzione.
Da quando sono in avicoltura, a proposito della Cocincina Nana Nera (e colori derivati) ho sempre sentito voci discordanti sulla tolleranza del colore dei tarsi. Ma è così difficile avere i tarsi gialli come richiesti? E se è difficile, perché lo è?

Le Cocincine Nane devono avere tarsi, dita e piante dei piedi gialli. Questo però non è facilmente raggiungibile in tutte le colorazioni: ci sono delle difficoltà nella nera, nella serie delle blu, nella grigio perla e nella betulla.
Nel colore dei tarsi interagiscono diversi fattori genetici ed ambientali.
Il colore dei tarsi deriva dalla presenza – o assenza – dei carotenoidi e delle melanine, che, se presenti contemporaneamente (e a secondo della quantità, che è regolata da geni modificatori sconosciuti), danno luogo ad una diversa colorazione.
Una cosa interessante da conoscere è che il colore dei tarsi è determinato dal pigmento del derma – parte di tessuto connettivo che, unito all’epidermide, forma la pelle – e da quello dell’epidermide stessa, che può variare. Ad esempio un derma nero ed un’epidermide gialla daranno un tarso, a seconda della carica di pigmento, più o meno verde; mentre un derma giallo ed un’epidermide nera daranno un tarso giallo sporco.
Nella Cocincina Nana il derma, sottostante alle scaglie del tarso, deve essere sempre giallo: è una caratteristica comunque difficilmente appurabile, ma provata quando siamo in presenza di un tarso giallo.
Il problema è che, richiedendo il colore del piumino scuro, che è in stretta relazione con il colore dei tarsi, sarà ben difficile trovare soggetti con i tarsi belli gialli e un bel sottopiuma scuro.
Siccome però è più importante, per la bellezza del soggetto, che il piumino sia scuro, si deve obbligatoriamente essere tolleranti sul colore dei tarsi e non pretendere, in queste colorazioni, tarsi giallo puro. In effetti, nella maggior parte delle razze in cui nella colorazione nera sono richiesti tarsi gialli, è ammesso un piumino chiaro (si veda ad esempio l’Italiana).
Nell’ultimo aggiornamento del nostro standard abbiamo infatti richiesto tarsi nerastri per la colorazione nera, ma con pianta del piede gialla; analoga tolleranza, a mio avviso, dovrebbe essere estesa anche alle altre colorazioni sopra indicate.

Sono ben 25 le colorazioni riconosciute presenti nello Standard Italiano

Occorre a questo punto premettere che la forma e posizione prevalgono sul colore e disegno.
Non riporto i vari standard: un bravo allevatore dovrebbe averli e conoscerli alla perfezione; mi limiterò a dare quelle informazioni che ritengo più utili per la selezione.

Fulva
Ey/ey, Co/Co, Di/Di, cb/cb, s+/s+

Il fulvo della Cocincina nana fa parte della famiglia “ey” (Frumento Recessivo) associato ai seguenti altri geni modificatori: “Co” (Columbia) restrittore del nero; “Di” diluitore; “cb” (champagne blond) inibitore dell’oro “s+”.
Può sembrare una colorazione facile, ma non è assolutamente così.
Nella selezione occorre fare molta attenzione e intervenire prontamente ad un riequilibrio qualora si veda che parte del rachide diventa bianco: è il primo campanello d’allarme di un fulvo che si schiarirà sempre più. Sfumature bianche nelle remiganti, sia primarie che secondarie, sono già fortemente da penalizzare: se non si interviene, si arriverà ad averle su tutto il piumaggio.
Il fulvo comunque deve essere uniforme: marezzature andranno penalizzate a seconda della loro intensità. Nel gallo, mantellina, copritrici delle ali e lanceolate della groppa devono essere molto brillanti, così come la sella . Una sfumatura bronzea nella coda del gallo è tollerata.

Nera

CocincinaIl nero deve essere intenso e, specialmente nel gallo, con riflessi verdi.
Un nero intenso si ottiene solo quando “E” è omozigote. L’associazione col gene “Ml” (melanismo) omozigote aumenterà lo sviluppo del nero.
Combinazioni eterozigote E/e+, E/eWh, ecc. daranno un nero imperfetto con piumino chiaro e con tracce rossastre nella mantellina del gallo.
Evitare di usare come riproduttori soggetti che presentano tracce di bianco nelle punte delle remigati, sia primarie che secondarie, e con tracce sempre biancastre nelle timoniere.

Bianca

L’albinismo fra i volatili è molto raro. Il bianco, che non sia l’albino, non è propriamente un bianco, ma è più un’assenza di colore.
Esiste il bianco dominante “I/I”, presente nella Livorno, che inibisce tutti i colori meno il dorato – e con questo possiamo selezionare la “Pile” -, ed il bianco recessivo “c/c”, che è il più comune, presente nella Cocincina Nana, ma anche nella Wyandotte Nana e nella maggior parte delle razze.
Questo gene, se omozigote, sopprime sia il rosso che il nero: non potremo pertanto selezionare il “Pile”.
Incrociando Cocincine Nane bianche con le nere non portatrici di bianco in “F1”, avremo tutti soggetti neri portatori di bianco: questa è la prova che le nostre Cocincine Nane portano nel loro bagaglio ereditario un inequivocabile bianco recessivo che manca della capacità di produrre pigmento.
La Cocincina Bianca non ha quindi né il fattore di soppressione del colore né il fattore per la formazione del colore nel suo bagaglio genetico.
Incrociando tra loro soggetti neri portatori di bianco recessivo si avrà una prole eterogenea: 25% bianco puro, 25% nero puro e 50% nero portatore di bianco. Si dovrà fare attenzione ad usare il 75% dei soggetti neri ottenuti, perché sarà difficile stabilire quali saranno i puri e quali invece i portatori.
Tutte le colorazioni bianche della varie razze, con poche eccezioni, si sono formate col venire a mancare di uno dei fattori ereditari della formazione del colore. La colorazione bianca può perciò servire a migliorare la forma di qualsiasi colorazione, ma ovviamente non a migliorarne il colore.
Se invece si vuole migliorare le bianche, è bene incrociarle con le nere: si avrà, come abbiamo appena detto, in F1 tutta la prole nera, ma nelle generazioni successive riaffiorerà geneticamente il bianco, portando un miglioramento alla colorazione, e, se necessario, usando soggetti super, anche alla forma. Anche la colorazione Sparviero porterà miglioramenti al bianco delle nostre Cocincine Nane, perché il fattore argento darà una particolare brillantezza al piumaggio. Esistono, nel bianco recessivo, due diverse caratteristiche dalle quali gli allevatori possono trarre delle conclusioni.
A seconda del colore del rachide delle penne che spuntano si potrà prevedere la qualità del bianco. Quello bluastro è ben visto in quanto promette una purezza di colore, mentre quello giallastro porterà sfumature paglia sulla mantellina, dorso e sella dei galli, che aumenteranno in condizioni ambientali sfavorevoli come alimentazione ricca di carotenoidi e esposizione al sole prolungata durante la giornata.
Fino ad oggi non è ancora del tutto chiaro se in questo caso si tratti dell’azione dei lipocromi (colori grassi). Comunque è sicuro che i soggetti bianchi e bianco-argento non devono essere nutriti troppo con mais o alimenti oleosi perché questi favoriscono sfumature giallastre.

Blu

Oltre che per la Blu unicolore, gli accoppiamenti che seguono vanno bene per tutte le colorazioni, o disegni, dove invece del nero si voglia il blu.
Si deve sempre considerare che le percentuali indicate vanno bene per grandi numeri: se si fanno nascere 4/5 pulcini possono venire anche tutti uguali.
Si richiede un blu uniforme, senza orlatura, a parte le classiche parti del gallo – testa, mantellina, copritrici delle ali e sella – che saranno più scure fino ad nero vellutato; anche la mantellina della gallina sarà un po’ più scura, senza però arrivare all’intensità del gallo.
Nella selezione tenere conto quindi della giusta intensità e della pulizia del mantello nei due sessi. Si perdoneranno comunque piccole mancanze di uniformità se nerastre e se non troppo estese.

Maschio nero (bl+/bl+)
Femmina blu (Bl/bl+)
50% nero
50% blu
Maschio blu (Bl/bl+)
Femmina blu (Bl/bl+)
25% nero
50% blu
25% splash
Maschio nero (bl+/bl+)
Femmina Splash (Bl/Bl)
100% blu
(Di cui 50% giusta tonalità, 25% troppo chiari e 25% troppo scuri)

Non si potranno avere Blu incrociando Bianco e Nero. Se questo succede è perché nel bagaglio genetico della Bianca è presente il gene Bl, che incrociato con la Nera darà il 50% di blu (e il 50% di bianco dominante con tracce nere).

Grigio Perla

Molti associano questa colorazione alla Blu, credendo addirittura che un soggetto di tonalità blu chiaro, o addirittura uno splash, sia un Grigio Perla. Non è assolutamente vero, basta guardare le due formule genetiche.
Quella del Grigio Perla è “E/E-lav/lav” e, come abbiamo visto nella precedente colorazione, l’altra è ben diversa.
È dunque merito del gene recessivo “lav” (lavender-lavanda) che, se omozigote, diluisce bene sia il nero che il rosso/bruno.
Il nero diventa grigio perla ed il rosso beige o frumento; è lo stesso gene che determina il cambiamento della Millefiori in Porcellana – ora chiamata “Porcellana Isabella” – (nella Nana Calzata ad esempio). Il colore grigio perla si presenta più uniforme del blu in quanto non presenta tracce nerastre, se si fa eccezione per rare e sottili barre nella mantellina, che sono da considerarsi una normale espressione del genere “lav”.
Inutile dire che non si devono incrociare mai le due colorazioni né usare, come riproduttori, soggetti che abbiano una provenienza dubbia.
Il rachide nella Grigio Perla è dello stesso colore del mantello, mentre, se ci fosse stata una intromissione di blu, il rachide sarebbe più scuro.
Può succedere che polli neri, specialmente nella Cocincina nana, siano portatori di un solo gene lav, che, in dose singola, non si esprime. Ma se nei futuri accoppiamenti consanguinei si verificasse un’omozigosi, si avrebbe la sorpresa di avere, dalla coppia nera, soggetti Grigio Perla.
Questo gene è associato ad un gene responsabile di un piumaggio meno rigido, pertanto molto utile per la nostra razza.
Se nella mantellina dei galli sono presenti sfumature paglia sta a significare che il gene “E” (“E” come “Estensore del Nero”) è presente allo stato eterozigote invece che omozigote.

Rossa
eb/eb, Co/Co, Mh/Mh, s+/s+

Il rosso della Cocincina Nana fa parte della famiglia “Perniciata”, diverso da quello ad esempio della Rhode Island, che rientra invece nella famiglia “Frumento Recessivo”.
La sua formula genetica è eb/eb, Co/Co, Mh/Mh, s+/s+.
Il colore è quindi dovuto all’associazione del gene “eb” del perniciato col gene “Co” che restringe il nero e “Mh” responsabile del colore mogano.
Il rosso deve essere intenso, ma non troppo scuro come nella Rhode island, e molto lucente. Il gene “Co” può non lavorare bene, pertanto, tracce di fiamme nere nella mantellina, tracce nere nelle remiganti e coda nerastra sono ammesse. Ripeto: ammesse, ma non richieste.

Nera Picchiettata Bianco

Cocincina pichiettataSe si associa il gene “mo” (dall’inglese mottled= picchiettato) al nero “E/E” si crea una perla bianca a forma di “V” all’estremità della penna. Quando il gene “mo” è eterozigote si avranno soggetti neri con qualche rara traccia bianca sulla nuca, remiganti e sulla calzatura.
Ovviamente, anche se non lo sapete, esiste un tipico disegno anche in questa colorazione, cioè le perle non devono essere qua e là a casaccio. Prima di tutto non tutte le penne hanno la macchia bianca, e in alcune parti, come ad esempio nella mantellina del gallo, anche se sono più numerose sono meno visibili proprio per la conformazione della penna, che in questa parte finisce a punta.
Le grandi copritrici delle ali dovranno formare le classiche “parentesi”, e le perle sulle remiganti secondarie dovranno disegnare una linea obliqua.
Come abbiamo visto più indietro, nella Cocincina nana si richiede preferibilmente una penna larga; quindi, nella gallina, il disegno sarà più visibile.

Personalmente non ho mai visto una Cocincina Nana con un disegno perfetto; del resto non è augurabile che, per ottenere un buon disegno, si debba tralasciare la forma. Pertanto, si deve essere tolleranti nella disposizione e nel numero delle perle, come anche nella loro forma.
Tenere in considerazione che la perlatura aumenta di misura con l’età del soggetto, pertanto preferire, in soggetti giovani, la scarsità all’abbondanza.
Purtroppo il giudizio non potrà mai avere una formula matematica e saranno sempre la sensibilità e la tolleranza del giudice a decidere, e non sempre saranno le stesse.

Collo Oro
Dorata Frumento
Perniciata a Maglie Nere

La colorazione Perniciata a Maglie Nere non è ancora presente nello standard italiano, né in quello europeo, ma penso lo sarà presto, in quanto consultando la lista delle razze e colorazioni riconosciute nei vari Paesi E.E. figura nella maggior parte dei Paesi come Germania, Olanda, Francia, Belgio e altri; per questo la inserisco nel gruppo.

Alcuni anni fa, in un mio articolo sulla Wyandotte Nana, mettevo a fuoco la possibilità di incorrere in errore in queste colorazioni, a causa della somiglianza fenotipica del mantello dei galli, sia per il colore che per il disegno. Il problema si presenta in tutte le razze, quindi anche nella Cocincina Nana, pertanto penso sia giusto riparlarne, anche se brevemente.
Queste difficoltà possono insorgere sia nella scelta dei riproduttori che nel giudizio. È bene fare attenzione: ci si può trovare ad incrociare, inconsapevolmente, due colorazioni diverse, con risultati prevedibili.
Per ben riconoscere, e di conseguenza ben selezionare e giudicare, queste tre colorazioni è necessaria la conoscenza delle giuste tonalità del colore di ognuna. Purtroppo si tratta di sfumature che mal si possono descrivere e devo ammettere che, se non si ha avuto la possibilità di confrontarle dal vivo, non è molto facile riconoscerle. Questo confronto, malauguratamente, è difficile in Italia perché raramente tutte saranno presenti alle esposizioni contemporaneamente.
Il gallo della Perniciata a Maglie Nere deve avere una evidente orlatura bruna nel petto: purtroppo, a volte, in alcuni soggetti è scarsa, appena accennata o addirittura assente. Si deve anche valutare bene l’intensità del piumaggio color oro, che cambia a seconda delle parti del corpo. Altra caratteristica molto importante e di facile riconoscimento è la fiamma divisa bilateralmente lungo la rachide da una striscia color oro, che invece è difetto grave nella Collo Oro.
Il gallo Collo Oro ha comunque toni più intensi ed è quindi più ricco di contrasti; il petto sarà invece nero intenso senza tracce di bruno, le fiamme ben marcate e completamente nero intenso.
La Dorata Frumento invece è più facilmente riconoscibile in quanto i toni sono arancio dorati, ma soprattutto per l’assenza delle fiamme nella mantellina e nelle lanceolate della sella; ma qui può trarre in inganno il leggero disegno brunastro “ammesso” nel petto.
Insomma non comprare a casaccio, ma valutare attentamente ciò che ci dobbiamo portare a casa.
Nelle femmine non ci sono problemi: il disegno delle Perniciate a Maglie ha una pluriorlatura nera su un fondo bruno/dorato o grigio/blu fino a grigio/acciaio a seconda della colorazione.
Il disegno, dove richiesto, deve essere ben netto, preferibilmente anche nelle parti difficili come i fianchi e le gambe.
Quanto sopra descritto vale ovviamente anche per la Collo Argento, Perniciata Argento a Maglie Nere dove i colori oro e bruno dorato sono sostituiti dal bianco argento; qui incontriamo minori difficoltà di valutazione in quanto il bianco argento ha, in tutto il mantello, una tonalità unica; ma occorre fare più attenzione a quelle caratteristiche che la contraddistinguono: orlatura sulla parte esterna della penna del petto e fiamma come la Perniciata a Maglie Nere, cioè con lancia bianca a ridosso del rachide.
Nell’Argentata Frumento invece, per fortuna, nel gallo si ha nella testa, mantellina, sella e copritrici dell’ala dei toni da giallo a rosso arancio che non danno adito a dubbi.
Un difetto molto comune nella gallina, specialmente nelle Perniciate a Maglie, è che il disegno del petto e dei fianchi sia poco marcato o irregolare. Per ovviare a questa mancanza occorre scegliere dei galli che, oltre ad una buona forma, struttura corporea e posizione, abbiano anche ben marcate particolarità che li differenziano dagli altri, anche in maniera esagerata, perché in tal caso avranno più influenza sul disegno della gallina.

Fasce Brune

Questa colorazione, pur essendo presente nello standard europeo, non è molto comune alle mostre. Qui la differenza nel gallo non lascia dubbi: bruno/dorato carico con rachide dello stesso colore; l’intensità può variare, ma deve assolutamente essere uniforme.
Nella mantellina sono presenti, nella parte bassa, penne con disegno simile alla gallina, perlopiù nascoste dal resto del piumaggio; tracce di nero ammesse nelle remiganti, nelle gambe e nel ventre; coda nera.
Importante è la colorazione del piumino, che ha la prima parte grigio/nero per poi divenire, alla radice della penna, bruno/dorato carico.
In questa varietà non si deve essere eccessivamente esigenti nella colorazione del gallo, il quale, con l’intensità del mantello e la colorazione del piumino, gioca un ruolo di riserva di pigmento per avere galline con un disegno ben chiaro su un fondo uniforme.
Qui l’attenzione va invece concentrata sulla gallina, che ha un disegno molto simile alla “Perniciata a Maglie Nere”. In questa colorazione la tonalità del colore di fondo è richiesta bruno giallastro, mentre nell’altra è richiesta da oro (nella testa) a oro carico nella mantellina, fino a bruno dorato nel mantello.
Qui il disegno, su ogni penna, è particolarmente marcato, anche nelle gambe, cosa solo “preferibile” nell’altra colorazione. Il rachide è bruno dorato, mentre nella Perniciata a Maglie si alterna prendendo il colore del disegno. Il piumino è grigio/bruno.

Blu Collo Oro

Non ho incluso nel gruppo questa colorazione perché è l’unica di quelle sopra descritte che abbia il blu al posto del nero: il giorno in cui verrà però riconosciuta anche la Perniciata a Maglie Blu si presenterà lo stesso problema sopra descritto.
Per gli accoppiamenti vale quanto detto per la colorazione Blu.
Nelle galline Collo Oro, Collo Argento e Blu Collo Oro c’è da fare una precisazione: nello standard europeo di lingua francese, queste varietà della Cocincina Nana (e della Wyandotte Nana) vengono chiamate “Perdrix Doré” (Perniciata Dorata), “Perdrix Argenté” (Perniciata Argentata) e “Perdrix Bleu” (Perniciata Blu), mentre le stesse colorazioni, che noi continuiamo a chiamare Collo Oro ecc., vengono chiamate, nell’Italiana ad esempio, “Saumon Doré Brun”.
C’è ovviamente una ragione: nella Cocincina Nana (e nella Wyandotte Nana) si hanno le sfumature più scure; il disegno del rachide qui non è richiesto evidente, anzi è difetto se presente, ed è richiesto un colore uniforme bruno dorato o grigio argento su tutto il mantello, petto compreso; non, come nelle altre razze, color salmone o ruggine.
Le galline hanno la mantellina come quella del gallo ed un colore di fondo grigio/bruno o grigio/argento o bruno/oro chiaro a seconda della colorazione. Sarà presente una pepatura fine ed uniformemente distribuita su tutto il mantello; addensamenti che danno forma ad un qualsiasi disegno sono da penalizzare. Come abbiamo detto, nessuna orlatura né rachide evidente.
Va anche precisato che nella Blu Collo Oro tutte le parti nere saranno blu più o meno intenso; attenzione!: pepatura compresa.

Betulla
Petto Arancio

La Petto Arancio non è presente ancora nel nostro standard per la Cocincina Nana: l’ho inserita in questa ricerca perché mi risulta presente in Belgio, e che uno, o forse più, allevatore italiano alleva questa colorazione.

Nel nostro standard, nella parte generale delle colorazioni, si hanno queste colorazioni tutte sotto la denominazione Betulla: è da non molto che il CTS ha fatto le dovute modifiche in quanto, con betulla, si intende il colore (bianco) del disegno, valido solo per la nera a disegno bianco; per le altre si è preferito riportare la stessa denominazione della maggior parte dei paesi europei, cioè Petto Arancio, e Blu Petto Arancio.
Fanno comunque tutte parte della famiglia della colorazione “Nero Ramata”, che è, dopo la nera, la colorazione più dominante delle mutazioni derivanti direttamente dal pollo selvatico.
La formula genetica della Nero Ramata è: Er/Er (“r” sta per brown red). Nella Betulla è presente il gene “S” che inibisce il pigmento rosso con il bianco argento; nella Blu si troverà anche il gene “Bl” eterozigote.
È una colorazione che ha un’alta carica di pigmento, fare pertanto attenzione che la faccia sia rossa e non nerastra come si può trovare in questa colorazione nelle razze Ardennese Nana o nella Combattente Inglese Moderno Nana.
È la colorazione classica della razza francese Marans, ma qui non è così selezionata come nelle altre razze, e si assisterà pertanto ad un disegno del petto abbastanza eterogeneo.
Il triangolo dell’ala deve essere assolutamente nero intenso. In alcune razze, come ad esempio la Chabo, il petto è interamente nero senza orlatura: questa colorazione prende il nome di Nera Argento o Nera Oro.
Nella Cocincina nana, sia la Betulla che la Petto Arancio avranno sul petto una chiara orlatura. Questa caratteristica va attentamente controllata ed equilibrata nella selezione: non deve scendere al di sotto della metà gozzo, sia nel gallo che nella gallina, e non deve essere troppo pesante, ma limitarsi ad una finissima orlatura di ugual spessore su tutto il perimetro della penna.
Nei soggetti di più anni è tollerata un’orlatura più pesante e che scende un po’ più in basso.

Bianca Columbia Nero
Bianca Columbia Blu
Fulva Columbia Nero
Fulva Columbia Blu
eeb/eb, Co/Co

Quattro varietà a disegno Columbia. Sì, perché così si chiama il disegno, dalla città americana dove fu esposto, per la prima volta, nella razza Wyandotte.
La formula genetica è: eb/eb, Co/Co. Qui il gene columbia è più forte e oltre a circoscrivere, sia nel gallo che nella gallina, il nero nella coda e nella mantellina, dà alla feomelanina una tonalità fulva. Se alla formula suddetta si aggiunge S/S, si trasforma il fulvo in bianco.
Una caratteristica comune in tutte è, disegno a parte, il colore del piumino: da grigio a grigio chiaro. Nel nostro standard è richiesto così nelle due varietà bianche, nero e blu, mentre nelle due fulve è richiesto giallo chiaro.
Non so se è giusto richiederlo giallo chiaro e non mi ricordo la ragione per la quale abbiamo fatto questa distinzione. Anche lo standard europeo lo richiede nelle due fulve grigio chiaro.
Il discorso non è semplice, ma, anche se in breve, è giusto che gli allevatori sappiano come comportarsi nella selezione: dare la preferenza a riproduttori con piumino giallo o grigio? Meglio se grigio chiaro o scuro?
La situazione è poco chiara anche in E.E. e non credo che anche la commissione standard europea abbia le idee ben chiare.
Tutto è partito dalla Sussex Bianca Columbia Nero, di chiara origine inglese, dove è richiesto un piumino bianco. Per adeguarsi al fatto che è il Paese di origine a dettare legge, ecco che l’E.E. ha, in una riunione, modificato la richiesta da piumino grigio a bianco. Il fatto che questa discussione riguardi la Sussex poco importa, perché nella pratica riguarda tutte le razze in queste colorazioni.
Il disegno columbia è un disegno ben preciso e va rispettato anche nelle zone ricoperte dal piumaggio e quindi non in vista.
Uno dei problemi che il piumino grigio potrà dare nella Cocincina Nana è che, avendo una penna con molto piumino (circa i ¾ della penna stessa), può succedere che il suo colore affiori sulla superficie determinando così delle antiestetiche ombreggiature grigiastre che rovineranno l’insieme richiesto bianco o fulvo.
Ecco perché la penna deve essere larga e con barbule ben strutturate.
Allora, se questo è il problema, perché non chiedere un piumino bianco?
La ragione c’è. Le remiganti primarie e secondarie sono richieste con la parte esterna bianca e quella interna nera. Questo è ottenibile solo con un piumino grigio più o meno scuro. Con un piumino bianco si avranno remiganti solo biancastre con tracce irregolari nere su tutta la penna e la mantellina non avrà mai il disegno nero intenso e brillante richiesto.
Il piumino determina una riserva di pigmento nero – come del resto anche le macchie nere irregolari nella parte alta del dorso nascosto dalla mantellina – che giocherà a favore della lucentezza e intensità del nero.
Personalmente sono dell’opinione che sia giusto richiedere un buon disegno columbia in tutte le sue parti e essere tolleranti sull’intensità grigia del piumino. Nelle colorazioni columbia accettare piumino grigio più o meno intenso, ma non penalizzare mai un soggetto per il piumino, in presenza di un ottimo disegno.
La bellezza di questa colorazione, forse la mia preferita, è dovuta proprio al contrasto dei colori: pertanto è bene fare il possibile per renderlo più evidente.

Argento Orlata Nero
Oro Orlata Nero

Ho già trattato ampiamente queste due colorazioni in un articolo sulla Wyandotte (Notiziari Avicoltura/Avicultura Anno VI-N° 22 – Aprile-Giugno 2007 oppure http://www.fiav.info/html/5cts/cts034.html), inutile perciò riportarlo per intero: non avendo altro da aggiungere, vi consiglio di consultarlo in quanto lo ritengo molto interessante.
Si deve considerare che fino a poco tempo fa la quasi totalità dei soggetti presentati alle nostre mostre difettavano maggiormente di forma. Negli ultimi anni si è assistito però ad un miglioramento che ci auguriamo continui.
Consiglio dunque ai giudici di essere un po’ più tolleranti che nelle altre colorazioni, senza esagerare però quando la forma ne viene troppo a soffrire.

Millefiori
eb/eb, mo/mo, Co/Co

Appartiene alla famiglia Perniciata.
Formula genetica: eb/eb, mo/mo, Co/Co. Qui il gene “mo” ricopre perfettamente il suo ruolo, più che nelle varietà picchiettate, poiché è responsabile non solamente della punta bianca, ma anche della macchia nera all’estremità della penna. Il gene columbia è invece responsabile del restringimento del nero, dando così modo al rosso di espandersi.
Anche qui vale lo stesso discorso fatto per la colorazione Nera Picchiettata di Bianco, che si può riassumere così: tolleranza nel disegno, specialmente nel gallo. Posso aggiungere che in questi disegni si deve fare una selezione di equilibrio sia per la disposizione del disegno, che per la grandezza delle perle, che per numero e disposizione.


Colorazioni a disegno sparviero

Tre sono le colorazioni a disegno sparviero riconosciute nello standard italiano:

Sparviero
Sparviero Fulvo
Sparviero Grigio Perla

Diventano quattro con l’Autosessabile, che aggiungo perché già presente nello standard europeo. Una curiosità: perché in alcuni Paesi è chiamato Sparviero ed in altri Coucou? Semplice: perché in alcuni si prende come soggetto di comparazione lo Sparviero ed in altri invece il Cuculo, due uccelli con il piumaggio a disegno barrato.

Il disegno Sparviero si può considerare un Barrato impreciso in quanto le barre non sono dritte e la divisione fra nero e blu chiaro non netta: questa diversità è dovuta a dei geni modificatori sconosciuti.
Il disegno si deve al gene “B”, un gene legato al sesso: il piumaggio dei galli B/B (omozigote) ha delle barre chiare che sono più estese (il doppio) di quelle nere rispetto ai galli B/b+ ed alle femmine B/+ (eterozigoti).
In effetti, agli albori della Plymouth Rock – la “Barrata” perfetta -, le varietà erano due: una a barra larga ed una a barra stretta. Questo era dovuto al fatto che tutti possedevano lo stesso gene della barratura, ma presentavano anche una diversa quantità di geni modificatori. Oggi queste due linee si conoscono come Plymouth Rock e Amrock, e mantengono ancora più o meno le stesse caratteristiche.

Ho pensato e cercato molto su cosa consigliare agli allevatori di questa colorazione; la spiegazione più chiara e concorde a tante altre l’ho rilevata, come spesso mi succede, sul sito “Summagallicana” del dott. Elio Corti, e qui la riporto:

Maschio barrato omozigote (B/B)
Femmina barrata (B/-)
Si avrà il 100% soggetti barrati
50% maschi barrato chiaro
50% femmine barrato
Maschio barrato omozigote (B/B)
Femmina nera (b+/-)
50% maschi barrato scuro
50% femmine barrato
Maschio barrato scuro (B/b+)
Femmina barrata (B/-)
25% maschi barrato chiaro
25% maschi barrato scuro
25% femmine barrato
25% femmine nere
Maschio nero (b+/b+)
Femmina barrata (B/-)
50% maschi barrato scuro
50% femmine nere

Per “barrato scuro” si intende la barratura richiesta per la gallina (eterozigote); per “barrato chiaro” quella richiesta per il gallo (omozigote).
Ho avuto modo di vedere soggetti (Livorno) nati dall’incrocio gallo barrato omozigote con gallina nera, e devo dire che nei due sessi il disegno è abbastanza buono su tutto il mantello, meno che sulle remiganti, primarie e secondarie, che appaiono invece quasi senza barratura. Ho notato anche che non tutti i soggetti, indipendentemente dal sesso, hanno sul resto del piumaggio la stessa nitidezza nel disegno. Si potrà comunque migliorare negli incroci successivi.

Standard Autosessabile
Personalmente la chiamerei “Autosessata”, mi sembra più giusto.

Qui il gene “B” del barrato agisce su un colore di base dorato. Riporto lo standard fedelmente tradotto dello quello europeo:

Gallo
Petto, ventre, gambe, remiganti primarie, coda grigio sparviero.
Mantellina giallo rossastro con fiamme grigie e disegno sparviero grigio/bianco.
Lanceolate della sella dorate con fiamme grigie e disegno sparviero grigio/bianco.
Dorso, spalle e copritrici delle ali rosso dorato intenso con leggero disegno sparviero.
Remiganti secondarie con barbe interne grigie, barbe esterne con ondulazioni grigi/bianco/giallo, formano il triangolo dell’ala tricolore.
Gallina
colore di fondo bruno dorato con disegno sparviero grigio opaco. Leggere tracce di ruggine ammesse nelle ali.
Mantellina dorata con fiamme grigie e disegno sparviero grigio bianco.
Remiganti secondarie come il piumaggio del mantello.
Remiganti primarie sparviero grigio.
Coda grigio/bruno scuro con lapissatura nerastra.
Piumaggio dei tarsi come il piumaggio del mantello.

Nei due sessi il disegno sparviero non è molto netto in ragione della morbidezza del piumaggio e il sottopiuma ha solo un leggero disegno sparviero.

Difetti Gravi
Gallo: colore del petto mischiato a giallo; remiganti secondarie non tricolori.
Gallina: assenza del colore di fondo e della lapissatura bruno dorata; petto troppo chiaro o color salmone.
Gallo e gallina: disegno sparviero assente o molto irregolare; tracce farinose.

Anche in quest’ultima colorazione è basilare la conoscenza delle tonalità.
Nel gallo, in cui si richiedono tre tonalità diverse (mantellina: giallo rossastro – sella: oro – dorso e copritrici delle ali: rosso dorato) che non devono essere né più intense né più tenui di quanto richiesto: sarà necessario farci l’occhio e non dare per scontato che siano quelle giuste.
Il triangolo dell’ala deve essere assolutamente tricolore – grigio, biancastro e giallo -: questa è una caratteristica non troppo facile da ottenere.
Il piumino deve mantenere il disegno, anche se solo accennato, fino alla base della penna.
Per la gallina posso dire che il colore di fondo deve seguire la tonalità, in linea di massima uguale per quasi tutte le razze, della colorazione perniciata (cambia ovviamente il disegno).
Nella gallina Autosessabile deve essere presente una “sparvieratura” debole, non troppo evidente e non troppo definita. I colori che si alternano sono grigio ardesia e grigio chiaro; non bianco, che darebbe un taglio netto non richiesto.
Le due intensità di grigio si mischiano leggermente nella linea d’incontro.

AVVISO!

Non vi dico di prendere tutto ciò che questa monografia contiene per “oro colato”. Pertanto, se su qualcosa non siete d’accordo, o se nella pratica alcuni dei miei “consigli” sono risultati non perseguibili, vi prego comunicarmelo così da potermi permettere di indagare e se necessario mettere al corrente, tramite questo stesso mezzo, tutti gli allevatori di Cocincina Nana.

Fabrizio Focardi

Bibliografia:
  • Standard Italiano delle Razze Avicole
  • Dott. Elio Corti-Summa Gallicana
  • Standard des volailles de race pour l’Europe (E.E.)
  • Gefluegel- Boerse
  • Der Kleintier-Zuechter/Gefluegel Zeitung

Quaglia: una colorazione che fa discutere

di Focardi Fabrizio

Sono stato a giudicare alla mostra sociale dell’Associazione Club3C a Fossano, e, come sempre faccio, ho dato uno sguardo a tutti gli animali esposti.

Fra le Barbute d’Anversa, razza non assegnata a me per il giudizio, erano presenti molti soggetti nella colorazione Quaglia; un gruppo, credo un maschio e due femmine, presentava chiare caratteristiche, morfologiche e di colorazione, della selezione belga, Paese di origine della razza.

Barbuta d'Anversa QuagliaPremetto che non sono qui per discutere sull’operato del giudice – non ricordo neanche la valutazione -, che ha senz’altro agito nella maniera giusta, superando da solo uno scoglio al quale, lì per lì, non avrei saputo trovare una facile soluzione.
A volte alcune cose è meglio non conoscerle: semplifica la vita.

Sullo standard europeo, su quello tedesco e su quello belga il petto è richiesto giallo e, fino a qui, tutti siamo d’accordo.

Esiste però una querelle fra le varie commissioni tecniche: i petti sono sì da tutti richiesti gialli, ma nella realtà la selezione tedesca ha un petto che proprio giallo non si può definire; direi più bruno che giallo.

Barbuta d'Anversa QuagliaIn Belgio l’intensità del colore nelle barbute belghe, nella colorazione quaglia, è molto diversa: si richiede un piumaggio del dorso con un disegno nero molto evidente contrapposto ad un piumaggio del petto di colore giallo nankino (che sarebbe poi la tonalità della pelle scamosciata bagnata), molto più chiaro quindi di quello selezionato in Germania.

Il Belgio ha fatto questo presente in E.E., ma l’accordo non è stato trovato.
I belgi, giustamente, mantengono il petto giallo, ed i tedeschi il loro petto bruno.

Barbuta d'Anversa QuagliaOvviamente, nonostante quanto richiesto, i giudizi tedeschi non menzionano come difetto i petti troppo scuri delle loro barbute.
Non voglio entrare nel merito del loro agire – in casa propria ognuno fa quel che crede -, ma mi resta difficile individuare la strada giusta da seguire.

La Germania è, e lo rimarrà per molto tempo, il Paese dove i nostri allevatori preferiscono, nonostante i prezzi da capogiro, comprare i loro animali.

Oltretutto, non sempre i giudici sono al corrente di tutte le discussioni in atto; ma, anche lo fossero, è giusto lasciare a loro la responsabilità della decisione da prendere? Senza una regola, la cosa è soggettiva e si darebbe incremento ai giudizi discordanti.

Barbuta d'Anversa QuagliaAbituati visivamente alla selezione tedesca, si potrebbe essere portati a fare la cosa più ingiusta: penalizzare quella belga per un petto troppo chiaro.

Personalmente, essendo a conoscenza della questione, giudicherei con metro diverso le due selezioni: a parità di soggetti però premierei quella belga.

Come reagirebbe però l’allevatore di quella tedesca? Penso male; ecco perché un confronto giudice/allevatore è sempre la cosa migliore.

Casi analoghi sono abbastanza comuni – si veda il caso Wyandotte Nana -, e sinceramente è una situazione non facile da gestire.
E’ già molto impegnativo per un giudice tenere a mente tipologie e colorazioni di tutte le razze; gli resta comunque la possibilità, quando tutto rientra nella regola, di consultare lo standard.
Diversamente, nelle situazioni sopra descritte, anche se fosse stato messo al corrente, non avrebbe possibilità di controllo.
Questi problemi pertanto andrebbero risolti nel più breve tempo possibile per evitare situazioni che vanno a discapito del rapporto già difficile giudice/allevatore.