di Fabrizio Focardi

Ho preso spunto da due articoli – uno del tedesco Manfred Mueller e l’altro dell’amico Geri Glastra (olandese e giudice di razza) – per fare una contrapposizione dello stesso standard di due Paesi (uno dei quali quello di origine), così da ribadire ancora una volta la dubbia utilità di uno standard europeo come oggi abbiamo. Non ho mai nascosto la mia perplessità, ma il tempo purtroppo non ha modificato la mia opinione. I problemi sono tanti e lo standard “preconfezionato” che l’E.E. ci ha fornito non mi soddisfa per niente.
La strada presa è senz’altro stata la più facile e ci ha dato in breve tempo uno standard europeo, ma è stata quella giusta? Penso proprio di no. Si arriverà – se si arriverà – ad avere uno standard tedesco con tante appendici quanti sono i Paesi appartenenti: ma allora non era meglio tenere ognuno il proprio?

Non è per polemica ma per constatazione di una situazione che genera scontenti e soprattutto indecisioni da parte degli allevatori e dei giudici.
Tutto questo, oltre ad aumentare il timore dell’ “invasione tedesca” che potrebbe stravolgere gli standard delle razze autoctone di molti Paesi, credo allontani l’avicoltura europea da quello che è lo scopo dell’E.E., con il conseguente e progressivo allontanamento dalle mostre europee dei Paesi che si sono ritenuti ingiustamente penalizzati dalle decisioni della Commissione Standard Europea.

Riporto qui di seguito la chiusura dell’articolo di Geri che ritengo molto significativa:

« Le divergenze di opinione (Germania/Olanda ndr.), tuttavia sono un problema relativo. In Olanda non siamo soddisfatti della situazione, ma non per questo ne facciamo una questione di principio.
L’Olanda conta circa 5.000 allevatori ufficialmente iscritti, con 85 razze riconosciute nella taglia grande e 90 nella taglia nana. L’avicoltura olandese ha quindi in se sufficiente ragione di esistere, ed i battibecchi che si consumano a proposito dello standard europeo lasciano gli olandesi del tutto indifferenti.
Se la Germania ha ritenuto così indispensabile imporre le proprie idee, l’Olanda non vede ragione di agitarsi.
L’unico risultato ottenuto dai tedeschi, infatti, è che gli olandesi non faranno altro che prendere sempre più le distanze da quella che è l’idea di Europa in questo settore. Ed è un peccato, pensano in proposito molti avicoltori in Olanda. »

Non voglio comunque solo parlare di “politica avicola”; approfitterò quindi per trattare una razza che ritengo una razza bellissima: la Barneveld.
Quando penso alla forma di una gallina, proporzionata ed equilibrata, quella che mi viene in mente è quella della Barneveld.
Ho approfittato delle mostre che ho visitato quest’anno – la mostra nazionale tedesca di Dortmund e quella olandese di Zuidlaren – per farmi un’idea personale, guardando attentamente gli animali esposti di questa razza.

Origine

L’origine è senza ombra di dubbio olandese, il nome parla chiaro: “Barneveld”, nome di una zona olandese. Lo scopo era quello di creare una razza a duplice attitudine, carne/uova, incrociando polli locali con razze asiatiche.
Fra le razze che hanno contribuito ci sono la Cocincina, la Brahma, la Langshan e la Orpington.
Non ho niente da aggiungere a quanto Geri ha scritto nel suo articolo sull’origine di questa razza, pertanto lo riporto per intero:

« La prima selezione della razza ha inizio verso la metà del Diciannovesimo secolo, quando il pollame locale nei dintorni di Barneveld venne incrociato con la Cochin, allo scopo di ottenere uova a guscio scuro.
Quest’ultime erano al tempo molto richieste, soprattutto per l’esportazione in Inghilterra.
Verso il 1885 furono effettuati incroci con la Brahma e più tardi con la Croad Langshan, che presentava ancora la tipologia originaria dell’antica razza presente da secoli nella zona del Langshan, nel nord della China, e quindi differiva dal tipo tedesco di oggi.
La Langshan aveva il compito di contribuire a scurire ulteriormente il colore del guscio, ed a migliorare la deposizione invernale. In tale stagione, infatti, le uova valevano molto di più che d’estate.
L’impronta della Langshan originaria è tuttora ben visibile nella Barneveld, sia per quanto riguarda il tipo, sia per determinate caratteristiche.

Verso il 1900 si poteva già parlare di una certa uniformità e la “razza” era in grado di produrre annualmente circa 200 uova, apprezzate per il guscio scuro.
Tali soggetti tuttavia non avevano ancora un nome proprio; da alcuni erano chiamati “Polli americani da reddito”, sull’esempio della Wyandotte.
Verso il 1906 la Barneveld fu incrociata con la Orpington fulva, per poi dare inizio ad una selezione mirata ad ottenere uniformità di colore, disegno e tipo. Il tipo della Orpington di allora era più o meno quello dell’attuale Australorp, quindi certamente diverso dalla Orpington odierna. »

Barneveld

Standard Olandese Barneveld

« A partire dal 1917 si cominciò a lavorare alla stesura di uno standard la cui prima versione vide la luce nel 1921, cui poco dopo fece seguito quella definitiva. Il lavoro di redazione fu piuttosto lungo, in quanto diversi allevatori avevano le proprie idee in materia, e tentavano di redarre lo standard sulla base dei soggetti presenti nel proprio allevamento.
Tale standard è rimasto praticamente invariato da allora. È quindi del tutto incomprensibile per gli olandesi il fatto che gli allevatori tedeschi abbiano proceduto a modificare lo standard della Barneveld di propria iniziativa.
Lo scontento degli olandesi si estende anche alle nuove colorazioni, come l’autosessabile nella Barneveld nana, che vanno ad affiancare quelle originarie, vale a dire la nera e la blu a doppia orlatura, la bianca e la nera.

Il Club della Barneveld, un club di razza che conta in Olanda circa 250 soci, attribuisce la massima importanza alla preservazione della razza nella sua autenticità. In Olanda, Paese in cui l’esportazione di uova costituisce un importante fattore economico, la razza è considerata patrimonio culturale, di cui a buon diritto si è fatta portavoce e custode la municipalità di Barneveld. »

 

Standard Olandese Barneveld Nana

Barneveld« La Barneveld nana fu creata in Inghilterra nel 1922, vale a dire già poco dopo la stesura dello standard per la razza nella taglia grande, dall’incrocio di quest’ultima con il Combattente indiano nano.
Alcuni anni più tardi (1927) la varietà nana fu ulteriormente selezionata, soprattutto in Germania. Sempre in Germania sono stati creati anche dei nuovi ceppi dall’incrocio di soggetti Barneveld rimasti di taglia ridotta con la varietà nana di razze tra cui la Rhode Island, la Langshan Tedesca e il Combattente indiano.
Se da una parte bisogna ammettere che la selezione operata in Germania ha contribuito in modo significativo alla creazione della Barneveld nana, dall’altra non significa che per tale motivo la razza diventi tedesca.
Coerentemente con quanto sopra, nemmeno la Moroseta e la Appenzell dal ciuffo possono definirsi razze olandesi, solo perché le relative varietà nane sono state selezionate in Olanda! »

Barneveld: Forma e Posizione

Le differenze fra lo standard tedesco – di conseguenza quello europeo -, e quello olandese stanno più nel disegno del mantello che nella tipologia.
In effetti se si leggono le due descrizioni della forma ci si accorge che sono identiche, ma nella realtà i tedeschi premiano soggetti troppo alti e con code troppo lunghe, portate alte e voluminose.
Questa è una situazione ricorrente in Germania. Rileggendo il mio articolo sulla colorazione quaglia nelle Barbute D’Anversa ci troviamo di fronte ad una realtà diversa dallo standard, ma non per questo penalizzata; stesso discorso vale per le code delle Wyandotte nane di alcune colorazioni.

Ma come deve essere una bella Barneveld? Sono dell’opinione che si debbano seguire le direttive olandesi, dove né la forme né il colore hanno subìto cambiamenti dall’epoca del primo standard riconosciuto.

Il tronco è orizzontale, largo e profondo; i passaggi del collo e della coda devono essere fluidi senza formare angoli bruschi. Il petto deve essere largo e profondo, non portato troppo basso; le spalle larghe ed il ventre ben sviluppato: largo e pieno, più nella gallina che nel gallo.
Si richiede una postura larga e di media altezza con gambe chiaramente visibili, più nel gallo.
L’edizione tedesca precedente ha, come tutti gli altri standard, un disegno, mentre l’ultima edizione (l’attuale standard europeo) ha, al posto del disegno, delle foto: più che foto direi fotomontaggi, a colori. Se si guardano le due edizioni si nota che, nell’ultima, alcune caratteristiche sono state modificate, come ad esempio la coda del gallo, più voluminosa è più corta, e la coda della gallina, più raccolta. La linea del dorso è, nell’ultimo, un po’ più lunga.

Se si confronta però la foto dello standard europeo al disegno olandese, l’autore del quale è il grande van Gink, si può notare che la linea del dorso in quest’ultimo è più lunga e la coda meno voluminosa e portata più bassa, sia nel gallo che nella gallina.
La conformazione della coda nella gallina è completamente diversa: più corta e meno larga. Nell’europeo la fine della coda sta in linea con la testa, mentre nell’olandese è decisamente più bassa. In questa condizione il dorso, nei due sessi, ma più nella gallina, appare molto più lungo.
Il giudizio effettuato sulla base dei due standard darebbe, allo stesso animale, due predicati molto diversi.

Sono decisamente contrario a questa esasperazione delle forme: se una razza è alta bisogna farla ancora più alta – vedi la Brahma o la Malese -, se ha una discreta rotondità deve diventare una palla – vedi la Orpington, dove i tarsi sono spariti -, e si potrebbe continuare.
L’Olanda vuole mantenere la sua Barneveld nella forma e nel disegno del mantello originale, e così dovrebbe essere per tutti i Paesi d’Europa.


Foto e giudizio di due soggetti vincitori alla Mostra Speciale del Club della Barneveld 2006

Barneveld

Vincitore della mostra speciale 2006 del Club della Barneveld.
Un bel gallo di taglia nana con mantellina, sella e petto nero conformi al punteggio (96).
Soltanto la fascia dell’ala non è completamente nera a riflessi verdi.
Si tratta di un difetto non grave, da classificarsi come tale, che si riscontra spesso nei galli di taglia grande, ed a volte anche nei nani.

Barneveld

Miglior Femmina mostra speciale 2006 del Club della Barneveld.
Bella gallina di taglia nana punteggio: D 96. L’abbondante strato di segatura la fa sembrare leggermente bassa sugli arti, mentre il tipo si presentava impeccabile, con una coda molto ben formata.
Attenzione alle corpitrici della coda: non tutte le migliori galline presentano in tal punto un’orlatura ideale.
La migliore orlatura, senza restringimento sulla punta della penna, si riscontra solitamente su una penna larga:
una qualità che a questa gallina non manca!

Origine e svilupo del disegno a doppia orlatura

Ma veniamo ora al disegno e colorazione, e chi, meglio di Geri Glastra, ce lo può esporre?

L’origine del disegno a doppia orlatura

« Da quanto abbiamo visto si deduce che alla selezione della Barneveld di taglia grande non hanno mai preso parte dei soggetti con doppia orlatura. Tale disegno infatti è stato ottenuto per caso, e non grazie all’incrocio con il Combattente indiano, come spesso si sente affermare.
In origine non si trattava affatto di una doppia orlatura, bensì di una singola sull’orlo esterno della penna, con all’interno della stessa una zona di colore bruno dorato caratterizzata da pepatura grossolana.
Da tali soggetti se ne ottennero degli altri ad orlatura parzialmente doppia.
Dal punto di vista genetico, il disegno a doppia orlatura non è estremamente complicato. La base è quella del Bankiva selvatico (e+) o la relativa mutazione di tonalità più scura, la perniciata (eb). Tali colorazioni fanno da base a moltissime altre.
Se su questo sfondo (e+ o eb) si aggiunge il gene del disegno (in inglese pattern gene da cui il simbolo Pg), si ottiene la colorazione pluriorlata o asiatica (e+e+PgPg o ebebPgPg). Il disegno pluriorlato è già molto simile a quello con doppia orlatura, con la differenza che l’orlatura non è ancora nera a riflessi verdi e l’orlo più esterno non coincide con il bordo della penna.
Se poi si viene ad aggiungere anche il gene della melanina (a patto che sia omozigote), il nero della pluriorlata (e+) o (eb) virerà in nero a riflessi verdi. Gli orli diventano di un nero intenso a riflessi verdi, mentre l’orlatura più esterna va a posizionarsi sul bordo della penna.
Ecco che si ha la formula caratteristica del disegno a doppia orlatura (e+e+PgPgMlMl o ebebPgPgMlMl). In quest’ultima variante i galli non presentano orlatura al petto che è quindi di un nero uniforme a riflessi verdi. Tale caratteristica è richiesta dallo standard in Olanda.
Il disegno a doppia orlatura non è comparso all’improvviso sull’intero piumaggio, ma è stato ottenuto per selezione, cosa che avviene ancora oggi. Tale attraente disegno a doppia orlatura era molto apprezzato dagli agricoltori della zona di Barneveld all’inizio del secolo scorso.
Alcuni di essi cominciarono a selezionare proprio tale disegno tralasciando la produttività. Di conseguenza, l’indice di produttività della razza cominciò a regredire, assestando così il colpo di grazia alla Barneveld quale gallina da reddito. »

Barneveld

Gallo e gallina a doppia orlatura
dall’ideale di Barneveld fissato da C.S.Th. van Gink all’inizio degli anni venti del secolo scorso

Lo sviluppo del disegno a doppia orlatura

« All’atto pratico, la denominazione di una colorazione viene definita in base al fenotipo della gallina. Per tale motivo, di seguito si dà una descrizione della colorazione quale appare nella femmina.
Il disegno a doppia orlatura nella sua versione completa comparve prima sulle spalle, nella zona alta del dorso presso la mantellina e nella parte superiore del petto. Tale distribuzione era ancora ben lungi dal costituire l’ideale proposto da Cornelis van Gink nei disegni realizzati per l’uscita dello standard.
Ancora oggi si lavora al completamento dell’orlatura a comprendere l’intero corpo: due orli diritti, neri a riflessi verdi, di uguale larghezza, con fiamma nera, e l’orlo esterno che percorre l’intero perimetro della penna sul bordo della stessa. Il resto del piumaggio aveva ancora una pepatura grossolana sulla zona bruno dorata all’interno della penna. Con la selezione, si ottenne gradualmente un’orlo interno prima irregolare ed infine sempre più diritto, con la fiamma nera all’interno.

Tale evoluzione si può ancora seguire agevolmente su alcune galline di qualità non uniforme, osservandone il disegno a partire dalla timoniera superiore, proseguendo con le copritrici della coda, la sella, il dorso ed infine le spalle: lungo tali direttrici, il disegno diventa sempre più diritto. La timoniera superiore presenta ancora una pepatura completa, essendo addirittura priva di qualsiasi orlatura.
Le ultime copritrici della coda presentano di solito un’orlatura esterna già chiusa, mentre quella interna è spesso ancora interrotta e molto irregolare. »

Penne Barneveld

Il disegno a doppia orlatura nella gallina secondo lo standard olandese:
1. remigante primaria, 2. remigante secondaria, 3. lanceolata della mantellina, 4. penna del petto superiore e del dorso, 5. copritrice della coda, 6. parte inferiore del petto e copritrice dellla sella, 7. piccola copritrice, 8. copritrice della spalla, 9. penna della fascia dell’ala, 10. grande copritrice superiore, 11. copritrice della coda

« Ecco che poi si passa ad osservare la zona attualmente più interessante nella gallina: la sella.
Fino a non molto tempo fa, nel valutare il disegno più di qualche giudice posava una mano sulla sella del soggetto. Tale zona semplicemente non veniva presa in considerazione, perché sarebbe stata comunque un punto dolente. È invece proprio in tale punto, e nella parte inferiore del petto, che gli allevatori sportivi si giocano i primi posti per quanto riguarda il disegno dell’orlatura. Se un allevatore oggi vuole essere tra i primi, deve realizzare proprio in tali punti un’orlatura interna ed esterna perfettamente diritte e prive di pepatura sullo sfondo bruno dorato.
Inoltre, ogni singola penna della sella e della parte inferiore del petto deve avere una fiamma nera che, verso la coda e sotto il petto, può evolversi in una terza orlatura.

A prima vista sembrerebbe esserci poca differenza tra lo standard tedesco e quello olandese a proposito del disegno della gallina.
I tedeschi richiedono un colore di fondo che chiamano rosso bruno, e gli olandesi lo vogliono bruno dorato scuro, mentre in pratica si tratta dello stesso colore.
Lo standard tedesco tuttavia richiede che la zona di colore bruno dorato scuro più esterna termini con una punta più acuminata possibile, cosa che restringe considerevolmente l’orlo sulla punta della penna.
In Olanda invece si attribuisce grande valore ad un orlo dalla larghezza uniforme su tutta la penna, e quindi anche sulla punta della stessa. In pratica, tuttavia, nemmeno questa caratteristica è di facile realizzazione.
La mantellina della gallina è nera con fiamma bruno dorato scuro. Nella zona bassa del collo la fiamma è più larga, e vi si ritrova di nuovo il rachide nero, ma a causa della sovrapposizione la parte più inferiore deve apparire prevalentemente nera. »

« Il collo e la sella del gallo sono di colore rosso bruno con fiamma nera, il cui interno presenta rachide bianco. La zona più inferiore della penna è a sua volta orlata di nero, con la differenza che tale orlatura è a malapena visibile a causa delle barbe presenti sulle penne del gallo.
Il piumaggio del mantello è costituito da penne di colore rosso bruno con orlatura nera a riflessi verdi; verso le spalle il disegno diventa come quello della mantellina ma con l’orlatura più larga.
Il petto, le falciformi e la fascia dell’ala sono nere a riflessi verdi, con un accenno di disegno tollerato su petto e fascia dell’ala.
Su questo punto lo standard tedesco devia da quello olandese in quanto in Germania è richiesto in certa misura il disegno rosso bruno con una larga orlatura nera a riflessi verdi.
Un ulteriore punto sul quale i tedeschi si discostano è la fascia dell’ala nera a riflessi verdi, che nel loro standard deve avere un disegno rosso bruno.
Le remiganti sono nere, con un sottile orlo rosso bruno sul vessillo esterno delle primarie, ed un vessillo esterno quanto più possibile rosso bruno sulle secondarie, in modo da formare un triangolo dell’ala rosso bruno ad ala chiusa.
Anche qui i tedeschi si discostano per la preferenza accordata ad un bordo netto e sottile sul vessillo esterno delle remiganti secondarie, che dà origine ad un triangolo dell’ala finemente barrato.
In breve, il gallo presenta più differenze di colorazione. In Germania si ritiene che tali modifiche siano necessarie ad ottenere una migliore orlatura nella gallina. »

Ala Barneveld

Il disegno ideale dell’ala per il gallo: un vessillo esterno dal disegno così completo si trova raramente.
Il requisito minimo per la valutazione è un triangolo dell’ala rosso bruno senza tracce di nero visibili a partire da 3 cm dalla punta della penna.
Il disegno dell’ala in tal caso non va oltre il MB

Ala Barneveld

Il disegno ideale di sella e mantellina nel gallo: un soggetto con un tale disegno della sella darà galline con ottima orlatura nelle copritrici della sella. Molti allevatori di punta adottano un principio più semplice: destinare alla riproduzione solo galli dall’ottima orlatura

Perché tali differenze?

« Il motivo di tali differenze di opinione sull’orlatura della punta della penna nella gallina è da ricercarsi in un lontano passato, quando i dirigenti dei club di razza probabilmente ne fecero una questione irrisolvibile, che sembra proprio voler rimanere tale.
Tale dettame dello standard evidentemente deve stare molto a cuore ai tedeschi, tanto che in occasione della mostra europea di Lipsia diversi allevatori mi fecero notare, di propria iniziativa e con grande enfasi, come sia lo standard tedesco ad essere nel giusto. La cosa mi diede da pensare.

In occasione della riunione estiva del club di razza tedesco, il cui presidente è il giovane e simpatico Manfred Müller, mi fu detto che il disegno su petto, fascia e triangolo dell’ala nel gallo è necessario ad ottenere una buona orlatura nella gallina.
Gli allevatori tedeschi non vogliono tenere gruppi di riproduttori separati per l’allevamento di galli e galline, per cui si è deciso semplicemente di modificare la descrizione della colorazione adattandola alle idee degli allevatori.
Nel corso di un aperto colloquio con il Zuchtwart (membro del comitato di vigilanza sull’allevamento?) Klaus Gebhart ebbi modo di spiegare che anche in Olanda vengono allevate delle galline perfette, da galli selezionati in base allo standard olandese. Il che è anche logico, perché il disegno delle galline sulle spalle è sempre corretto: è un carattere che non è necessario influenzare agendo in selezione sui galli. Un leggero accenno di disegno sul petto è tollerato anche in Olanda, e si attribuisce grande valore ad un disegno perfetto della sella al fine di migliorare l’orlatura e la purezza del colore di fondo sulla sella della gallina.
L’attenzione prestatami da Klaus Gebhart non ha purtroppo avuto conseguenze sulla politica già intrapresa dal club di razza, e lo standard è stato modificato.
Dalla Germania, tali proposte di modifica sono state inoltrate al Club della Barneveld ad inizio 2005.
Il Club olandese ha quindi organizzato un convegno al fine di valutare le proposte da parte tedesca, portando a termine anche una ricerca volta a determinare se il disegno su petto, fascia e triangolo dell’ala nel gallo sia indispensabile ai fini della selezione.
L’inchiesta ha coinvolto molti allevatori, tra cui praticamente tutti i più quotati nel territorio nazionale, ed i giudici specialisti abilitati dal club stesso. Nessuno degli interessati ha rilevato dei possibili vantaggi nell’adozione di quanto proposto dalla Germania, essendo per lo più dell’opinione che solo un leggero disegno sul petto del gallo può essere considerato un vantaggio, senza però esagerare.
Tenendo in considerazione le conclusioni dell’inchiesta, al convegno dei giudici specialisti tenutosi nel 2005 si è deciso di mantenere invariato lo standard olandese.
Inoltre, in sede di valutazione dei soggetti si è concordato di prestare la dovuta attenzione ad un’eventuale selezione sul modello tedesco, soprattutto in presenza di disegno sul triangolo dell’ala. »

Ringrazio Geri Glastra per il suo articolo e Stefano Bergamo per avercelo reso comprensibile con la traduzione

Bibliografia:
  • Standard Italiano delle Razze Avicole – FIAV
  • Standard des volailles de race pour l’Europe – E.E.