di Fabrizio Focardi

La Bamtam, per le sue caratteristiche e proporzioni anatomiche, è definita la razza nana perfetta: ma che dire delle Barbute Belghe? Direi che sono le più simpatiche e accattivanti: le galline, dolci e composte, ed i galli, con la loro criniera leonina, sembrano dei piccoli, simpatici ed innocui bulletti. Nel loro Paese di origine sono classificate tre sole razze, ognuna delle quali ha una sottorazza, con standard e colorazioni più o meno uguali alle originali, con un’unica eccezione: tutte sono caratterizzate da anuria.

Razza Originale Sottorazza Senza Coda
Barbuta D’Anversa Barbuta di Grubbe
Barbuta D’Uccle Barbuta D’Everberg
Barbuta di Watermael Barbuta di Boitsfort

Tra queste, in Italia, è abbastanza comune la Barbuta d’Anversa; le altre sono perlopiù sconosciute o molto rare.
Tutte hanno alcune caratteristiche comuni: un tronco abbastanza corto e raccolto, un portamento fiero e rilevato; un profilo asimmetrico: la parte anteriore predomina, due terzi del tronco dovrebbero trovarsi anteriormente alle zampe ed un terzo posteriormente; una coda portata alta e con le grandi falciformi poco ricurve con forma a sciabola.

Siluette Anversa Watermael

La testa è larga e corta: una testa allungata o un becco lungo alterano l’insieme.
Ovviamente tutte, per il nome che portano, hanno una folta barba.
La taglia delle nostre barbute è piccola, ma non troppo, ed i tarsi sono abbastanza corti.

Sono razze vivaci, attente e molto fiduciose: per questo possono essere facilmente allevate su di una superficie limitata.
La deposizione è buona. Le galline sono buone covatrici – ad eccezione della Barbuta D’Uccle e D’Everberg, a causa della loro forte calzatura – e madri affettuose.

Barba Barbute Belghe

La barba, folta e trilobata, è formata da penne che crescono ai lati della base del becco con posizione orizzontale (favoriti) e da altre che crescono verso il basso sotto la base centrale del becco (“barba” propriamente detta).
Queste due caratteristiche sono sempre presenti contemporaneamente, in quanto derivanti da un solo gene autosomico “Mb” (dall’inglese “muffs and beard”), incompletamente dominante.
Negli eterozigoti l’espressione del fenotipo è variabile, pertanto, incrociando un soggetto barbuto con uno non barbuto, i discendenti “F1” avranno una barba incompleta ed eterogenea fra i diversi soggetti.
Nei pulcini omozigoti la barba è già presente alla nascita e devo dire che sono veramente buffi.
A questo tipo di barba si accompagna una riduzione dei bargigli: infatti sono richiesti assenti o appena formati.
Nella gallina la barba ha la stessa forma del gallo, ma ancora più larga e con la forma trilobata più accentuata.
Si è riscontrato che nei polli con barba esiste una tendenza alla formazione di una mantellina molto sviluppata, quasi come una criniera.

I belgi forniscono lo standard delle tre razze originali, e, per le sottorazze, solo alcune precisazioni dovute all’assenza della coda.
Il gene che causa l’assenza completa del posteriore, cioè di tutte le vertebre caudali, è un gene dominante, che Dunn e Landauer (1936) definirono “Rp” (dall’inglese Rumpless = “senza posteriore”).
Pare che i portatori di questo gene abbiano una percentuale di schiusa inferiore alla media, a causa della mortalità embrionale.
Sembra anche che la fertilità non sia eccezionale nei soggetti anuri; le supposizioni sulle cause sono tante: la mancanza di coda – che può causare nel gallo uno scarso equilibrio -, l’abbondanza di piume alla fine della sella – che contrasta la copula, anche se questo può forse essere evitato con l’eliminazione di tale piumaggio nel periodo della riproduzione -.
Di tutto questo non ho però trovato conferma in ciò che ho consultato per le barbute belghe, trattandosi però di una causa genetica, presumo che anche loro non ne siano immuni.

La fine del tronco deve essere armoniosa, pertanto termina con un piumaggio della sella folto e abbondante, ordinatamente sistemato a forma bombata.
Le lanceolate del gallo non devono essere troppo lunghe: è preferibile che, ricadendo, non oltrepassino la linea inferiore del ventre.

Una differenza fra la selezione tedesca e belga la trovo, a colpo d’occhio, nell’altezza della postura dei soggetti: quelli belgi sono più bassi. In effetti lo standard tedesco (ed europeo) richiede “gamba corta e possente e tarsi di misura media”, mentre il belga richiede sia la gamba che i tarsi “abbastanza corti”.
Penserete senz’altro che sono esageratamente pignolo, ma guardando l’animale in gabbia la cosa fa moltissima differenza, e mi chiedo: quale delle due preferirà il giudice? Ho già dato la mia risposta in un altro articolo a proposito della colorazione quaglia: molto probabilmente il giudice farà la cosa più ingiusta: preferirà il soggetto che da anni siamo abituati a vedere, cioè quello di selezione tedesca.
Ma le Barbute sono belghe, non tedesche.

Un altro problema può affliggere queste razze: l’assenza di speroni nei galli!
Lo standard europeo in proposito si esprime così:

« Sono da considerarsi come difetti da squalifica:
[…]
g) Assenza netta di speroni nei galli, nei tacchini. Eccezione: faraone, galli nani al primo anno […] »

E qui casca l’asino!!
Sono sicuro che molti allevatori penseranno: pazienza, esporrò i miei soggetti solo al primo anno, e così me la cavo.
Sbagliatissimo! Tento, ma non so se sarò preso in considerazione: così si va contro l’interesse della razza e dell’avicoltura come noi la intendiamo: con la “A” maiuscola.
Allevo soprattutto per me stesso, quindi il solo vedere i miei galli adulti senza sperone mi darebbe un senso di disagio, cioè di qualcosa che lascio in sospeso per pigrizia o menefreghismo. Oltretutto se cedo qualche soggetto il mio “trucco” verrà scoperto e, a meno che l’acquirente non la pensi come me, non ci faccio certo una bella figura.
Ricevo puntualmente via e-mail il Notiziario del Club delle Barbute Belghe tedesco, in genere pieno di belle foto, e, da queste, ho notato che molti galli sono privi di sperone. Spesso i soggetti sono giovani, e, in questi casi, l’assenza, diciamo, è quasi giustificata – “quasi”, perché da un esame più attento si potrebbe accertare la presenza o meno dell’abbozzo che genererà lo sperone.

Nella ricerca a tappeto ho scoperto che il difetto può essere genetico – “sl “(spurlessness= assenza di speroni) gene autosomico recessivo, parzialmente limitato al sesso – , e, come al solito, l’amico dott. Elio Corti, nel sito “Summagallicana” è stato il più esauriente:

« La mancanza dell’abbozzo epidermico dello sperone è già documentabile al primo giorno di vita, quando al posto si nota una larga squama cutanea. Quest’anomalia genetica si accompagna spesso all’assenza di squame epidermiche lungo la superficie interna dei tarsi.
Abitualmente, raggiunta la maturità, si può notare un dimorfismo sessuale, in quanto i maschi manifestano lievi protuberanze nella sede degli speroni, le quali successivamente si trasformano in escrescenze ossificate simili a speroni deformati, mentre nelle femmine non si verifica nulla di tutto ciò. »

Un problema grosso, dunque, se presente nel nostro ceppo, in quanto gene recessivo difficilmente eliminabile con la selezione perché difetto non appurabile nelle femmine, che possono continuare a trasmetterlo alla prole.
Il dott. Elio Corti scrive di aver appurato l’assenza dello sperone in un suo gallo di Barbuta di Grubbe; interpellato l’allevatore olandese, riceve la risposta che qui riporto in parte:

« […] Circa la sua domanda sulla possibile associazione del gene per l’assenza di sperone e la mancanza do posteriore, posso fornirle le seguenti informazioni:
Assenza di speroni:
Argomento scottante di questi giorni (Aprile 1996, ndr.) tra gli alevatori dele Barbute Belghe Nane, la maggior parte dei galletti e dei galli di Anversa, Watermael, Grubbe, Everberg e Uccle (la Barbuta di Boitsfort è stata creata alla fine de ventesimo secolo) non ha speroni!
Secondo un articolo pubblicato in Germania nel 1993, i galli privi di speroni sono meno fertili o non lo sono affatto. Questo dato è basato su ricerche fatte in linee commerciali.
Se questo fosse vero, non dovremmo avere così buoni risultati nell’allevamento delle barbute Belghe nane, perché la mancanza di sperone è molto comune in queste razze.
Ad ogni modo, l’assenza di speroni non è certamente riservata alla sola Nana di Grubbe.
Qui da noi l’opinione generale è che la mancanza di speroni sia causata dal fatto che noi selezioniamo le nostre Barbute Belghe puntando molto su caratteristiche che hanno con la femmina. Quello che voglio esprimere è che non vogliamo assolutamente nessun bargiglio, una cresta molto piccola, penne ampie e un piumaggio non troppo maschile.
Quando incrociamo puntando in questa direzione semplicemente ci dimentichiamo degli speroni.
In Olanda, dal 1995, i galli senza speroni non sono più ammessi alle mostre (sono galletti!). Gli allevatori sono stati preavvisati di questa regola sin dal 1990. Da allora gli allevatori hanno selezionato i loro ceppi in base al gene per gli speroni.
Il risultato è che in questo momento alcuni maschi hanno di nuovo i loro speroni. Nel mio casi i miei Grubbe neri non hanno, ma i Grubbe quaglia ne sono dotati. Attualmente sto mirando ad ottenere gli speroni nei mie Watermael e Grubbe.
Con l’esperienza ho potuto notare che il modo più sicuro per recuperare gli speroni sta nell’incrociare con femmine che siano figlie di un padre con speroni. Alcuni discendenti hanno speroni anche quando il padre impiegato in riproduzione ne è privo.
Allevando da un gallo con speroni e da femmine provenienti da una linea che non li possiede, si ottengono maschi tutti quanti senza speroni.
Alcuni allevatori hanno avuto la stessa esperienza in merito. Forse che il gene per gli speroni sia legato al sesso?
[…] “

Barbuta d’Anversa – Barbuta di Grubbe

Barbuta d'Anversa Barbuta di Grubbe

La Barbuta d’Anversa ha fatto la sua apparizione nelle Fiandre nella prima metà del diciannovesimo secolo.
La menzione più antica la dobbiamo al grande Ch. Jacques nel 1858 nel suo libro “Le Poullaier”.
La Barbuta di Grubbe è stata selezionata da Robert Pauwels agli inizi del ventesimo secolo, ad Everberg, ma chiamata “di Grubbe” dal nome della via del suo allevamento.
Si distingue dalla Barbuta d’Anversa per la mancanza della coda.
Il Belgio, per la gallina, richiede l’anello di mm. 10 e da quest’anno anche la Germania si adegua: ritengo pertanto che anche noi si debba seguire l’esempio passando dal 9 al 10.

Testa Barbuta d'Anversa

Testa Barbuta d’Anversa

Le caratteristiche che determinano una “bella Barbuta d’Anversa” sono svariate, e tutte ugualmente importanti.
Anche se, come abbiamo detto sopra, ha una forma asimmetrica, deve essere proporzionata.
La testa sarà relativamente grande, larga e corta. La cresta a rosa, nell’insieme non troppo larga e rosso vivo: comincia larga sul davanti e si strettisce regolarmente, senza restringimenti, verso il dietro, per terminare con una spina arrotondata e corta che segue la linea della nuca; la superficie superiore è curva e ha una fine e regolare perlatura.
Gli orecchioni, nascosti dai favoriti, sono rossi.

Il tronco deve essere molto raccolto: largo all’altezza delle spalle, si strettisce verso la coda. Il treno posteriore profondo e ben arrotondato. Il portamento è rilevato, ed il dorso molto corto: la coda parte quasi dove finisce la mantellina, e, specialmente nel gallo, è inclinato.
Il collo è corto e fortemente curvato verso il dietro. La mantellina è molto particolare: deve essere piena e molto bombata nella parte superiore. Le piume sono lunghe, larghe e ricoprono interamente il dorso: esse devono circondare il davanti del collo il più possibile, e, per il loro aumento, verso il dietro danno vita ad una criniera vera e propria che darà maggiore larghezza al collo visto di profilo.

Il petto è molto largo, ben arrotondato, portato alto e proteso verso l’esterno. Le ali di lunghezza media s’incurvano un po’ e sono portate quasi verticali, così che le estremità toccano quasi il suolo: nella gallina sono portate un po’ più alte che nel gallo.
Le lanceolate della sella ben sviluppate riempiono bene la transizione verso la coda. Anche la coda è molto particolare: portata molto alta, quasi verticale; le timoniere di lunghezza appena media sono un po’ allargate, ma ben sovrapposte: le piccole falciformi mediamente sviluppate non nascondono le timoniere; le grandi falciformi sono strette, appena ricurve, a forma di sciabola, e sono poco più lunghe delle timoniere.
Nella gallina la coda forma un angolo di 45°: poco aperta, circa la larghezza di due timoniere, di profilo forma un triangolo con la punta arrotondata.
Tarsi abbastanza corti, il cui colore cambia a seconda della varietà.

Barbuta Anversa

1,0 Barbuta d’Anversa – Nero picchiettato bianco

Barbuta di Grubbe

0,1 Barbuta di Grubbe – Nero picchiettato bianco

Il peso massimo dello standard belga è di 700 g. per il gallo e 600 g. per la gallina, come del resto nello standard europeo: sarebbe pertanto giusto modificare i nostri massimi 800 g. per il gallo e 700 g. per la gallina.
Ovviamente tutti i difetti relativi alle caratteristiche sopra descritte assumono, a seconda della gravità, più o meno importanza nella valutazione.
Le stesse caratteristiche sono richieste anche per la Barbuta di Grubbe, e devo dire che, nonostante non ami le razze anure, questa è veramente molto carina.

Barbuta d’Uccle – Barbuta d’Everberg

Barbuta d'Uccle Barbuta d'Everberg

La Barbuta d’Uccle fu creata agli inizi del ventesimo secolo da Michel van Gelder incociando la Barbuta d’Anversa con polli nani locali calzati.
Anche la Barbuta d’Everberg è stata selezionata da Robert Pauwels agli inizi del ventesimo secolo, e prende il nome dal luogo di origine. Si distingue dalla Barbuta d’Uccle per l’assenza della coda.

Per queste il Belgio richiede l’anello di misura 15 per il gallo e 14 per la gallina, noi invece rispettivamente il 16 e 15: trattandosi di polli con abbondante calzatura sono dell’opinione di mantenere le nostre misure.
Sono le uniche due razze di questo gruppo con calzatura. La calzatura è caratteristica peculiare, pertanto non va sottovalutata né nella selezione né nel giudizio.
Sarà bene, in occasione dell’acquisto di soggetti, controllare, ed esigere, che la calzatura sia completa e non accontentarsi di assicurazioni dubbie da parte del venditore, quali per esempio: il soggetto è in muta, o nel periodo della riproduzione si sono rotte alcune penne, o i soggetti sono tenuti liberi e di conseguenza non è possibile mantenere la calzatura un buone condizioni.
Tutto questo può esser valido per i propri soggetti, ma non per quelli da acquistare: la calzatura va verificata, e per poterlo fare nella giusta maniera deve essere completa ed in buone condizioni.

Quando si parla di tarsi impiumati occorre sempre specificare il grado di impiumatura, perché non in tutte le razze è la stessa.
A che dobbiamo questa diversità? E perché i polli possono essere calzati?
Dai suoi studi Somes ha dedotto che la calzatura è dovuta ad un gruppo di 3 geni autosomici “Pti1 – Pti 2 e pti3” (Pti da ptilopodia) ad azione singola o combinata, che, a seconda della loro presenza, potranno dare una calzatura tipo Faverolles o tipo Barbuta D’Uccle.
La “filogenesi” – scienza che studia il processo evolutivo degli organismi vegetali ed animali dalla loro comparsa sulla terra ad oggi – ci insegna che le penne, in generale, si sono sviluppate da squame cornee: i tarsi dei nostri polli sono appunto ricoperti da queste squame.

La completa calzatura della Barbuta D’Uccle è formata da un’impiumatura dei tarsi all’esterno ed all’interno: corte all’attaccatura, le penne aumentano progressivamente di lunghezza verso la parte inferiore.
Queste sono rade e si dirigono, quasi orizzontalmente, verso l’esterno, assumendo una linea curva che si rileva alla loro estremità.
Il dito mediano e quello esterno sono fortemente impiumati con penne della stessa natura di quelle dei tarsi che si aprono a ventaglio formando un tutt’uno il più regolare possibile.Calzatura Barbuta d'Uccle

Sono presenti anche i garretti d’avvoltoio dovuti al gene autosomico recessivo “v” (da vulture hocks) in genere associato ai geni della calzatura. Questo gene fa sì che le normali penne della parte posteriore delle gambe, in genere morbide, si trasformino aumentando la lunghezza e la struttura, tanto da diventare simili a delle remiganti, proiettate verso l’esterno e verso il basso quasi parallele al bordo esterno delle ali.
Gli esperti dicono che è possibile valutare, dopo un giorno o due dalla nascita, se il soggetto avrà una degna calzatura. Solo dopo la seconda muta, comunque, la qualità delle penne sarà nettamente migliore, e da questo momento sarà necessario sorvegliare che niente la rovini.
Quando le penne in piena crescita vengono rotte o rovinate ciò può provocare futuri difetti di pigmentazione come, ad esempio, indesiderate tracce bianche.

Testa Barbuta d’UccleTesta Barbuta d'Uccle

La cresta è semplice color rosso vivo, di grandezza sotto la media, dritta nei due sessi, con cinque dentelli disposti regolarmente; il lobo segue la linea della nuca.
Gli orecchioni, anche se poco visibili perché nascosti dalla barba, sono rossi. Mantellina moto piena.

Ali ben serrate al corpo, portate oblique verso il suolo, di media lunghezza, s’incurvano leggermente all’estremità, nascoste per una buona parte dalle lanceolate della sella.
Nella gallina sono portate un po’ più alte e riposano sui garretti d’avvoltoio.

La coda è portata alta e moderatamente aperta. Le timoniere, di lunghezza appena media, si soprammettono regolarmente.
Le piccole falciformi sono mediamente sviluppate e non nascondono le timoniere.
Nella gallina la coda è portata leggermente aperta con un angolo di 45°.

Il peso massimo per la Barbuta d’Uccle nello standard belga è di g. 700 per il gallo e di g. 600 per la gallina.
La Barbuta d’Evenberg è leggermente più pesante: g. 800 per il gallo e g. 650 per la gallina.

Barbuta d'Uccle

0,1 Barbuta d’Uccle – Quaglia

Barbuta d'Evenberg

1,0 Barbuta d’Evenberg – Millefiori

Barbuta di Watermael – Barbuta di BoitsfortBarbuta di Watermael Barbuta di Boitsfort

La Barbuta di Watermael è stata selzionata da Antoine Dresse all’inizio del ventesimo secolo nell’allevamento “Les Fougères (felci, trad.) à Watermael”.
Fu esposta per la prima volta nel 1922.
La Barbuta di Boitsfort è stata creata verso la fine del ventesimo secolo, con l’incrocio della Barbuta di Grubbe e la Barbuta di Watermael, nel Club Belga delle Barbute D’Uccle, d’Anversa e di Watermael. Chiamata così dal luogo di origine – il comune di Watermael-Boitsfort – si distingue dalla Barbuta di Watermael per l’assenza della coda.
Presentata per la prima volta alla Nazionale Belga nel 1997.

Anche per queste razze il Belgio richiede per la femmina l’anello della misura 10 mm: propongo di fare la modifica come per la Barbuta d’Anversa.

Testa di Barbuta di Watermael

Le caratteristiche principali che contraddistinguono queste ultime razze sono la cresta ed il ciuffo.
La cresta si può ben dire che è una cresta unica; non è presente in nessun altra razza e pertanto merita attenzione: a rosa di taglia media, di tessitura fine e rosso vivo, quasi larga quanto lunga. La superficie superiore è formata da una perlatura irregolare che si potrebbe definire “rugosa”.
Termina con tre spine, la centrale leggermente più lunga delle laterali, che premono contro un ciuffo abbastanza lungo e stretto, ma ben sviluppato, diretto verso il dietro e che segue la linea della nuca; può essere originato su un cuscino di grasso, ma non su un’ernia cerebrale.
E’ un ciuffo a “fiocco”, dall’inglese “tassel”.

Nella gallina il ciuffo è più sviluppato e leggermente più arrotondato che nel gallo; non deve mai essere più largo del cranio e la cresta può essere parzialmente nascosta dal ciuffo.
Ciuffi troppo larghi o troppo sviluppati sono da penalizzare, soprattutto perché un ciuffo troppo sviluppato nasconde un cranio di Padovana.

Non è una cresta facile da ottenere, pertanto l’assenza di una spina è da considerarsi difetto, ma non da squalifica; personalmente lo considererei un difetto leggero. Occorre pertanto essere tolleranti nella forma, che comunque deve rimanere corta.
Gli orecchioni, nascosti dalla barba, sono bianchi; tracce rosse ammesse.

Il dorso è moderatamente più lungo delle altre barbute e forma, nel passaggio con la coda, un angolo ottuso.
Le timoniere leggermente aperte e ben soprammesse. Nella gallina la coda è appena aperta, larga più o meno come due timoniere, e forma un triangolo con la punta arrotondata.
La mantellina, anche se abbastanza sviluppata, non raggiunge come forma quella della Barbuta d’Anversa.

Il peso richiesto dallo standard belga per il gallo è di g. 700 e per la gallina g. 550.

Barbuta di Watermael

Barbuta di Watermael

Barbuta di Boitsfort

Barbuta di Boitsfort

Colorazioni

Barbuta d’Anversa / Barbuta di Grubbe: 29 colorazioni
Barbuta d’Uccle/ Barbuta d’Everberg: 28 colorazioni
Barbuta di Watermael/ Barbuta di Boitsfort: 30 colorazioni

Descrivere tutte le colorazione delle Barbute Belghe è un’impresa non attuabile su un Notiziario, sono comunque a disposizione qualora qualcuno necessiti di chiarimenti.
La colorazione classica, ed anche la più comune, è la “Quaglia”. Occorre dire che, anche se può sembrare il contrario, non è assolutamente una colorazione facile da ottenere: complica ancor più la situazione il fatto che alcuni standard, compreso quello europeo, danno una descrizione diversa da quella dello standard belga.
Un esempio – Gallo
Standard belga

« Grandi copritrici dell’ala: bruno scuro con orlatura più chiara, più distintamente sul lato esterno. All’estremità di ogni piuma è preferita una perla nera, così che daranno forma a due bande nere. »

Standard europeo

« Dorso e copritrici delle ali: devono sembrare uniformemente bruno dorato scuro (presenza nascosta del fattore del disegno della gallina). Piume esterne delle fasce dell’ala brune, interne nero intenso (in questo caso le fasce dell’ala non potranno essere nere, ndr.). »

Bene, a voi la scelta!
Una cosa posso dirla: attenzione alla formazione dei gruppi. Sarà necessario equilibrare i due colori dominanti – bruno dorato e nero – , quindi non accoppiare soggetti dei due sessi troppo scuri o troppo chiari: meglio se si fanno gruppi misti.
Personalmente ho sempre avuto l’opinione che la colorazione Quaglia fosse caratterizzata de una parte superiore molto scura, a causa del forte disegno nero – con un contrasto, fra l’altro molto piacevole da vedere – con una parte inferiore priva di nero e di un tenue colore camoscio chiaro.

Allevamento e Selezione

La perfezione non è di questo mondo, l’ho già detto molte volte, ma il nostro intento deve essere quello di cercare di raggiungerla, solo così si potrà migliorare.
Ho già parlato della “selezione” in un mio precedente articolo (“Criteri di Selezione” Avicoltura/Avicultura n° 24 – Gennaio Marzo 2008), e, se ancora non l’avete letto, vi consiglio di farlo: vi sarà senz’altro utile.
Una buona partenza faciliterà senz’altro il lavoro: scegliere pertanto dei riproduttori di buon livello dando sempre la preferenza alla morfologia. Il colore sarà più facile da migliorare, e, comunque, influenzerà sempre meno sulla valutazione.
La forma e la posizione prevalgono sulla colorazione. Quando si scelgono dei riproduttori si devono avere le idee ben chiare sulla forma, la posizione e le proporzioni: tutte caratteristiche necessarie per poter scegliere una buona tipologia.
Ci sono razze che sono molto simili fra loro – ad esempio la “Barbuta d’Uccle”, la “Nana Calzata” e la “Sabelpoot Olandese” – , che, se viste separatamente, ad occhio poco esperto potranno sembrare una sola razza, specialmente se non proprio in standard.
Ma, se confrontate, si noteranno differenze ben evidenti: postura, posizione e forma della coda, piumaggio della mantellina, profondità del petto.

Silhouette

Perché allevare le barbute? Perché sono simpatiche, e perché le loro esigenze sono alla portata di tutti.
Un piccolo giardino, anche ben tenuto, per loro sarà sufficiente e non subirà un’invasione barbarica. Se necessario, parte della giornata possono anche restare in piccoli recinti, magari non troppo affollati, senza soffrire.
A volte i maschi, proprio per il loro carattere battagliero, sono un po’ aggressivi anche con l’allevatore, ma date le loro dimensioni non fanno certo paura.
La vastissima gamma di colorazioni e le diverse forme e caratteristiche possono accontentare tutti.
Sono buone produttrici di uova, anche se piccole, e la fertilità e la schiusa sono alte. Sono razze robuste, ed i pulcini, in genere, crescono bene e velocemente.
Con un piccolo gruppo lo stoccaggio degli alimenti è veramente relativo.

Quando si ha a che fare con soggetti con barba occorre fare attenzione che questa non si debba rovinare. Sarà pertanto necessario un occhio di riguardo.
L’acqua dovrà avere un apposito beverino nel quale galleggerà un riduttore della superficie, in modo che gli animali non debbano bagnarsi la barba.
Una barba bagnata raccoglie sporcizia, ma se nutriti con miscele, queste, attaccandosi alle penne, faciliteranno l’insorgenza della pica – i soggetti si mangiano le penne l’un l’altro -: un brutto vizio, che difficilmente perderanno. Sarà anche bene, in occasione delle esposizioni, che il giorno del giudizio i soggetti vengano abbeverati dopo il passaggio del giudice: una barba ammollata sarà difficilmente giudicabile.

Stesso discorso per la calzatura: quando questa è richiesta va selezionata e giudicata nella giusta maniera.
È una cosa che i nostri allevatori non hanno ben capito e ci rimangono stranamente male quando un buon soggetto viene svalutato per la calzatura, quasi fosse una caratteristica secondaria e priva d’importanza.
Anche la mangiatoia dovrà essere studiata affinché i soggetti non riescano ad entrarci dentro: la calzatura sarebbe a rischio.
Consigliabile, un paio di mesi prima delle esposizioni, togliere le penne rotte, che torneranno così ad essere pronte al momento dell’ingabbio.
L’allevamento di soggetti calzati varia proprio a seconda della tipologia di questa caratteristica. Ovviamente le attenzioni da rivolgere ad una Barbuta D’Uccle o ad una Cocincina sono diverse da quelle per una Croad Langshan o Faverolles, dove si richiede una calzatura abbastanza scarsa.
In presenza di una calzatura importante sarà necessario improntare l’allevamento anche per questa caratteristica, affinché si mantenga pulita ed integra: un fondo di truciolo o segatura sempre pulito, ma anche una recinzione adatta che non faciliti la rottura delle penne più lunghe.
I posatoi non troppo alti, ma soprattutto non troppo stretti – intorno ai 5 cm. -, e che non terminino troppo vicino ad una recinzione o ad un muro.
Occorrerà una dieta equilibrata secondo il sistema di allevamento: se tenute chiuse per la maggior parte del giorno, occorrerà studiare una dieta che gli fornisca tutte le sostanze nutritive necessarie per una buona crescita: non sarà quindi sufficiente un misto di grani, ma occorrerà integrarlo con un complesso vitaminico e sali minerali.
Se invece avranno la possibilità di ampi spazi all’aperto con erba, se sufficientemente ampi potranno procurarsi ciò di cui hanno bisogno: basterà ogni tanto un integratore vitaminico.
Ovviamente il secondo sistema è preferibile per la salute dei nostri animali, ma, come abbiamo già accennato per le razze calzate, almeno a quelle che dobbiamo portare alle esposizioni, concediamo una “libertà vigilata”.

Fabrizio Focardi

Ringrazio:
  • L’amico Andy Verelst, segretario del CTS belga, per avermi inviato gli standard ufficiali, aggiornati, di ogni razza.
  • L’amico Beppe Prandi che conoscendo da vecchia data il mio interesse per tutte le razze mi ha inviato una raccolta di articoli curati dal C.B.B.U.A.W. (Club Belga Delle Barbute Uccle, Anversa e Watermael).
  • Il Sig. Alfons Willeghems del C.B.B.U.A.W. per il permesso ad attingere notizie da suddetti articoli.
  • Il “grande” dott. Elio Corti per la sua Summa Gallicana: fonte inesauribile.