Lessico
Valeriana greca
Polemonium caeruleum
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di Marinella Zepighi
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Il nome Polemonium deriva dal greco Πολεμώνιον, usato da Dioscoride per indicare questa pianta. Da Plinio (Naturalis historia XXV,64) veniva invece chiamata Polemonia: Polemoniam alii Philetaeriam a certamine regum inventionis appellant, Cappadoces autem chiliodynamiam, radice crassa, exilibus ramis, quibus in summis corymbi dependent nigro semine, cetero rutae similis, nascitur in montosis.
Il genere Polemonium comprende circa 50 specie, con piante erbacee perenni, ed è distribuito in molte regioni che dall'Eurasia si estendono al Nordamerica, al Messico e al Cile.
In Italia cresce spontanea soltanto la specie Polemonium caeruleum, la quale si può rinvenire, anche se rara, sui prati e sui pascoli del Trentino e della Valtellina, a un'altezza compresa tra i 1000 e i 2500 metri.
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Questa pianta ricorda le convolvulacee, dalle quali si differenzia soprattutto per la mancanza di tessuti escretori e per la struttura dell'ovario. Possiede un aspetto cespuglioso con fusti semplici, striati, cavi, alti fino a cm 70 e ricoperti, nella parte superiore, da una fine peluria. Le foglie pennatosette sono costituite da elementi appaiati e da uno terminale, tutti a margine intero; le inferiori sono picciuolate, mentre le superiori sono quasi sessili.
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Nel mese di giugno e fino ad agosto si schiudono i fiori con corolla azzurra, raramente bianca: essi sono riuniti in racemi terminali. Le foglie pennate sono una caratteristica di tutto il genere, che è presente spesso nei giardini con numerosi esemplari coltivati.
I Polemonium presentano la possibilità di una facile diffusione e, anche se non hanno lunga durata, si riproducono con tale velocità da non richiedere altra cura se non quella di un diradamento e di una frequente scerbatura per eliminare le erbe infestanti che potrebbero nuocere al normale sviluppo.
Le sommità fiorite, preparate come infuso, hanno azione astringente e antidiarroica.