Lessico


Luna o Selene

Selene era la dea greca della Luna, figlia di Iperione e di Teia, sorella di Helios, il dio del Sole. Con il suo cocchio argenteo solcava il cielo notturno. Amò riamata Endimione. Fu spesso confusa con Artemide o Diana.

Endimione

Giovane e bellissimo pastore della Caria, figlio di Etlio, a sua volta figlio di Zeus, e di Calice, figlia di Eolo. Poiché tentò di sedurre Era, fu condannato da Zeus a un sonno eterno, donde la frase Endymionis somnum dormire, per esprimere un lungo sonno. Secondo un’altra versione, fu Endimione stesso a chiedere a Zeus di dormire, per restare eternamente giovane. Comunque egli ebbe il privilegio di non invecchiare. Selene, quando lo vide addormentato in una grotta del monte Latmos, s’innamorò di lui e andò a visitarlo ogni notte.

La Luna nelle credenze primitive e popolari

Insieme al Sole la Luna ha sempre avuto un ruolo determinante nelle credenze dei popoli d'interesse etnologico: alla Luna essi attribuiscono una potente influenza sulla vita vegetale e in particolare credono che la Luna piena aiuti la crescita delle alghe, di altre piante marine e di quelle piante che crescono soltanto di notte. Per questa ragione è detta anche Signora o Madre delle piante (tribù del Brasile). Molte attribuzioni della Luna coincidono in gran parte con quelle della Terra e in primo luogo per quanto concerne la funzione fertilizzatrice; infatti molti popoli associano Terra e Luna, considerandole anche create con la stessa sostanza (i Maori della Nuova Zelanda identificano i due astri poiché pensano che la Luna abbia avuto origine da un pezzo di Terra). Diffusa è la credenza che l'azione della Luna sia esercitata a fondo sulla linfa delle piante dalle quali si estraggono succhi da cui ricavare bevande inebrianti (nell'America Centrale e Meridionale la chicha è considerata il sangue della Luna); ancora oggi l'alcol prodotto in alcune zone del Kentucky è detto moonshine (chiaro di luna), termine che i bianchi hanno preso in prestito dagli Indiani che fabbricavano e consumavano la chicha in onore della Luna. È stata posta in rilievo anche una relazione tra il ciclo lunare e il ciclo fisiologico femminile (i Maori chiamano la mestruazione la malattia della luna); da questa osservazione si è passati a un'altra attribuzione della Luna, cioè quella di divinità femminile che presiede alle nascite. Presso molte popolazioni la Luna è considerata di sesso maschile: diversi miti raccontano di unioni avvenute tra il dio lunare e una donna, unioni dalle quali nascono figli spesso con caratteri di eroi lunari. Gli Eschimesi credono che l'astro scenda di notte dal cielo per unirsi alle loro donne. Anche nei miti australiani la Luna è vista come un giovane seduttore, che abbandona la donna dopo averla resa madre. Universalmente questo astro è messo in connessione con le maree, la pioggia e in generale con le mutazioni del tempo; alla divinità lunare sono imputabili le catastrofi naturali, soprattutto i diluvi (Messico, Australia). Altro fenomeno che ha colpito la fantasia dei popoli d'interesse etnologico è quello della crescita e del calo della Luna e a ciò si ricollegano numerosi miti, simili fra loro, noti in Africa settentrionale, tra i Cafri, nelle isole Marchesi e Salomone. Caratteristico è un mito bantu che collega le due fasi dell'astro con la stella del mattino e quella della sera, con il ruolo di mogli: una delle donne è premurosa e accudisce con amore al vecchio marito (figura della Luna crescente); l'altra moglie invece è malvagia (figura della Luna decrescente). Alla Luna come ad altri astri i popoli d'interesse etnologico riservano riti collettivi che coincidono con i momenti critici del gruppo e con l'andamento climatico-stagionale. Presso i Boscimani la comparsa della Luna nuova all'orizzonte è salutata con grida, preghiere e lancio di sabbia verso il cielo. Invocazioni e preghiere sono di prammatica per ottenere un buon risultato nella caccia e cibo in genere.