Lessico
Falco
Dal
latino tardo falco, falconis, da avvicinare a falx, falcis ‘falce’, per la forma del becco
o degli artigli.
Hunc nostri falconem vocant, quod incurvis digitis sit.
(Isidoro di Siviglia
Etymologiae XII,7,57)
Famiglia di Uccelli Falconiformi, comprendente specie che si alimentano esclusivamente di prede vive, ben utilizzando nella caccia l'eccezionale attitudine al volo, derivante dal possesso di ali assai lunghe e appuntite; il becco è robusto e fortemente curvato; le zampe, anch'esse robustissime, sono dotate di formidabili artigli. Tra i generi principali: Falco, Polyborus, Microhierax. Il Falco giocoliere, Terathopius ecaudatus, non appartiene ai Falconidi, bensì agli Accipitridi.
Il genere più rappresentativo è Falco, comprendente circa 40 specie. Agili volatori, i Falconidi sono i più veloci ed efficienti fra tutti gli uccelli, capaci di sostenere velocità di circa 200 km/h e di raggiungere in picchiata i 300 km/h. Diverse specie, e in particolare il falco pellegrino (Falco peregrinus), vengono tradizionalmente addestrate come uccelli da caccia in falconeria.
Le dimensioni dei Falconidi variano dai 15 ai 60 cm di lunghezza e, come spesso accade per i rapaci diurni, sono generalmente maggiori nella femmina che nel maschio. Le ali sono lunghe e appuntite, con le estremità leggermente incurvate. La porzione dorsale del becco reca una caratteristica intaccatura. Le zampe potenti sono dotate di lunghi artigli, ricurvi e taglienti, utilizzati sia per uccidere le prede che per afferrarle e trattenerle mentre vengono lacerate dal becco.
Le abitudini relative alla nidificazione variano a seconda delle specie: alcune costruiscono nidi grossolani sugli alberi, altre depongono le uova sugli scogli nudi, su speroni di roccia, all’interno di tronchi cavi o di nidi artificiali. Alcuni nidificano in colonie. Le femmine depongono dalle quattro alle cinque uova, il cui colore varia, nelle diverse specie, dal bianco al marrone-rossiccio, screziato. I Falconidi sono predatori attivi ed efficienti, grazie anche al volo potente e alla proverbiale acutezza della vista. Il loro metodo di caccia consiste generalmente nel librarsi in alto, per poi abbattersi in picchiata sulla preda.
Il più grande dei Falconidi è il girifalco (Falco rusticolus), la cui femmina può arrivare a misurare 64 cm di lunghezza; nidifica nelle regioni artiche dell'America e dell'Eurasia e attraversa fasi di colorazione diversa, che vanno dal bianco candido al grigio scuro. Il gheppio (Falco tinnunculus) non supera i 35 cm di lunghezza; si tratta del rapace in assoluto più comune in Italia, caratterizzato da ali di colore rossiccio, con estremità più scure e capo grigio, con striscette nere simili a baffi. Il falco grillaio (Falco naumanni), leggermente più piccolo, vive lungo le coste del mar Mediterraneo e si nutre principalmente di insetti che caccia in volo. In Italia è di passo, solo in alcune zone nidificante. Altre specie avvistabili in Italia sono il lanario (Falco biarmicus), simile al falco pellegrino, ma con ali e coda più lunghe; il falco della regina (Falco eleonorae), anch’esso dotato di ali e coda molto lunghe, nidifica in colonie e segue i movimenti degli uccelli migratori di cui si nutre; e il lodolaio (Falco subbuteo), frequente nelle zone collinari e pianeggianti coperte di caducifoglie.
Tra i Falconidi presenti in America, il gheppio americano (Falco sparverius) è comune nelle regioni settentrionali, anche in ambienti urbani; si nutre principalmente di insetti, ma anche di piccoli uccelli, mammiferi e rettili. Lo smeriglio (Falco columbarius), lungo circa 30 cm, è diffuso sia in Eurasia che in Nord America. L'unica altra specie nordamericana è il falco delle praterie (Falco mexicanus), lungo circa 50 cm e caratterizzato da un piumaggio di colore marrone chiaro.
I Falconiformi, come i Kiwi, sono dotati di 2 ovaie, ma l'ovidutto funzionante è quello sinistro, essendo quello destro per lo più inutilizzato, e talora vestigiale. Si veda per completezza la ricerca di Kinsky (1971) The consistent presence of paired ovaries in the Kiwi (Apteryx) with some discussion of this condition in other birds.
Falco
biarmicus
Lanario
Johann
Friedrich Naumann (1780-1857)
Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas - 1905
Il Lanario (Falco biarmicus, Temminck 1825) vive in Africa, nella penisola arabica, in Asia minore, in Italia e nei Balcani. Non si trova in Europa centrale. Il nome deriva dalla classificazione precedente Falco lanarius. Il termine attuale si riferisce dal fatto di avere un rostro aggiuntivo posto sotto il becco (doppia arma, biarmicus).
Si distingue dal falco pellegrino (Falco peregrinus) per la figura più esile e la coda più minuta, come anche nella frequenza più bassa di colpi d'ala. I maschi hanno una larghezza alare di 1 metro, le femmine di 110 cm.
Misure
Si tratta di un falco di taglia media, lungo 38-49 cm con coda di 12-15 cm e apertura alare di 90-115 cm. La sottospecie europea è più grande rispetto a quelle nordafricane. In generale, il Lanario è più snello sia del Falco pellegrino (Falco peregrinus) che del Falco sacro (Falco cherrug). È un falco piuttosto slanciato con corpo e coda allungati e lunghe ali dalla punta arrotondata. Ha un volo meno potente del Pellegrino, ma ugualmente elegante. I sessi sono notevolmente simili ma le femmine sono di un 15% più grandi rispetto ai maschi (maschi 500 – 600 gr; femmine 700-900 gr). Il piumaggio dell’adulto è in certa misura variabile, ma sempre con testa e nuca rossicce o color camoscio, in contrasto con un tipico mantello scuro. Le femmine sembrano più scure dei maschi e non esistono variazioni stagionali del colore. Il piumaggio giovanile e del secondo inverno sono ben distinti. Le punte delle ali sono più corte della punta della coda quando l’uccello è posato e rendono questo particolare un importante caratteristica identificativa sul campo.
Piumaggio
Le parti superiori del corpo sono di colore grigio cenere, più scure sul mantello, più chiare sul groppone e sulla coda. La parte più alta della coda presenta barre scure e punte bianche mentre la parte superiore delle primarie è notevolmente scura. La testa nelle femmine è grigio scura, nei maschi è color camoscio mentre la nuca è di colore rossastro pallido, delineata da fronte e contorno degli occhi grigio scuro. I baffi sono più sottili di quelli del Pellegrino e la gola e le gote biancastre. La parte inferiore del corpo è pallida, color crema con fasce sui fianchi e macchie sul ventre. La parte inferiore delle ali prevalentemente chiara con le parti non visibili più bianche rispetto alle primarie che sono barrate. Le punte sono più scure nelle primarie più esterne. L’adulto si distingue chiaramente dal Pellegrino per la struttura differente (ali strette con punte arrotondate e coda più lunga) testa pallida e parte inferiore del corpo più pallida. Il Lanario è meno abile nel volo del Falco pellegrino, ma è in grado di utilizzare le correnti ascensionali in modo migliore. È capace di volare a lungo su distanze molto grandi, ma è dotato di accelerazioni meno rapide del Pellegrino.
In tutte le sottospecie i sub-adulti sono marrone più scuro degli adulti nella parte superiore del corpo, color camoscio con ampie e intense strie marrone scuro nella parte inferiore. Il capo è marrone scuro o pallido fino a presentarsi del tutto bianco sia in Falco biarmicus erlangeri che in Falco biarmicus feldeggii. La parte più alta delle ali e la parte superiore delle primarie si presentano uniformemente marrone scuro. La parte inferiore delle ali sorprendentemente scura e delle macchie ovali sulla coda possono creare confusione col Sacro. In volo non sono osservabili le striature scure sulla pancia dell’uccello. I giovani, pur essendo simili al Sacro in colore e striature, sono più piccoli e leggeri con una marcatura sulla parte anteriore della testa e contrasto tra la parte superiore fortemente striata e la pancia debolmente striata (Clark, 1999). Può esservi una certa somiglianza nelle dimensioni, nella silhouette e nell’aspetto della parte inferiore delle ali con i giovani del Falco della regina (Falco eleonorae). Significative differenze sono date dalla presenza di striature sulla parte superiore del corpo che rapidamente si esauriscono sulla pancia e sulla pallida testa del giovane di Lanario.
Habitat
Il lanario predilige gli spazi aperti come anche le pietraie o le zone semidesertiche contigue a rilievi caratterizzati da ripidi calanchi. Nei massicci rocciosi alti si trovano i luoghi di cova del falco. Più raramente vivono su rocce costiere.
I partner di una coppia di lanari cacciano soprattutto nel periodo di crescita dei piccoli in compagnie di caccia. Insieme adocchiano le prede e cercano di cacciare a turno. Al loro programma di nutrimento appartengono uccelli come la Taccola (Corvus monedula), il Gheppio (Falco tinnunculus) o il Grillaio (Falco naumanni), che vengono catturati in volo. Soprattutto nei territori desertici poveri di cibo vengono predati a terra piccoli mammiferi, piccoli rettili e insetti.
Occupa le parti più aride della steppa mediterranea inoltrandosi anche in pieno deserto. Nell’habitat mediterraneo è legato alle formazioni rocciose a strapiombo e si ciba principalmente di uccelli e anche di roditori. Gli ambienti in cui si ritrova più frequentemente sono i pascoli, i campi incolti e le coltivazioni di cereali interrotti da querceti, macchie di olivi e fichi d’india. Nel Caucaso orientale gli habitat principali sono costituiti da aree aperte semidesertiche, alternate a basse dirupi rocciosi fino a 1900 metri sul livello del mare. Si trova in zone di montagna semi-aride, wadi (o uadi, corso d’acqua proprio delle regioni aride il cui regime è estremamente irregolare e legato unicamente alle precipitazioni), canyon e terreni boscosi pre-steppici cibandosi principalmente di roditori e uccelli. Negli habitat costituiti da aperti deserti sabbiosi, con scarse piogge, piccoli affioramenti rocciosi e altre strutture vengono usati come siti dove accoppiarsi o tenere i posatoi. Le aree di nidificazione nelle zone di montagna del Negev hanno circa 250-300 giorni asciutti per anno. Rettili e uccelli migratori trans-sahariani rappresenterebbero una vasta risorsa di cibo e il nido è posto direttamente sul suolo. Gli ambienti urbani sono stati colonizzati più frequentemente in Sudafrica ma sono confinati alle aree rurali con piccoli villaggi nel nord Africa e in Medio Oriente. Abitualmente vengono utilizzate rovine storiche come siti di nidificazione (Tunisia, Egitto e Sudan) mentre poche coppie vivono relativamente vicine alle aree urbane in Sicilia. L’abitudine di procacciarsi il cibo in aree aperte, permette al Lanario di occupare territori con bassa biomassa che di per sé costituirebbero una seria limitazione per un predatore di queste dimensioni. In Sicilia i maschi impiegano notevole quantità di tempo per la caccia nelle aree cespugliose ( > 2m) con alta disponibilità di prede. Tuttavia molto tempo viene impegnato a volare sulle steppe cerealicole probabilmente alla ricerca di prede alternative agli uccelli.
Popolazione e distribuzione
La sottospecie Falco biarmicus biarmicus è distribuita nell’Africa australe, il Falco biarmicus abyssinicus nell’Africa Occidentale, Orientale e nello Yemen, il Falco biarmicus tanypterus vive in tutto il Medio Oriente, il Falco biarmicus erlangeri nell’Africa settentrionale e infine la sottospecie Falco biarmicus feldeggii occupa l’Italia, la penisola balcanica, la Grecia e la Turchia. Il Lanario è attualmente specie rara e minacciata, contando nel territorio europeo all’incirca 250 coppie. La popolazione italiana non è uniformemente distribuita e conta circa 160-170 coppie nidificanti con una densità alquanto variabile tra le varie regioni. La presenza del Lanario è stata segnalata in date storiche, soprattutto nelle regioni meridionali e, pare, con una densità superiore a quella odierna. Attualmente la popolazione è molto stabile e piuttosto fedele ai siti di nidificazione. In Sardegna, dove non nidifica, è stato osservato nei periodi al di fuori di quello riproduttivo. L’Emilia Romagna rappresenta il limite nord di nidificazione, anche se esso è stato osservato ripetutamente ancora più a nord. Piccole o medie popolazioni vivono nel sud della Toscana, nel sud dell’Umbria, nell’Abruzzo occidentale, nel nord del Lazio e nelle Marche settentrionali. Molto probabilmente una piccola popolazione è presente anche in Campania, dove il Lanario è stato avvistato nel Parco del Cilento e nelle riserve naturali di Monte Cervati, dei Monti Alburni e nelle Gole del Calore. Puglia e Basilicata ospitano una buona popolazione, ma la Sicilia sembra essere la regione più popolata, principalmente nelle aree centrali e meridionali. Nella penisola Balcanica esiste, non ancora confermata, una piccola popolazione in Albania ed occupa le regioni montuose del sud-est della Serbia (3-5 coppie) e quelle costiere della Macedonia, della Croazia (10-20 coppie) e della Bosnia e Erzegovina. Distribuito principalmente nella Grecia centrale e settentrionale e occasionalmente nelle isole del Dodecanneso (36-55 coppie). In Bulgaria lo status è incerto, forse pochissime coppie nel nord-ovest (10 coppie). In Turchia le conoscenze sulla popolazione sono ancora scarse e frammentarie. È stato avvistato in tutte le parti del paese nella stagione degli accoppiamenti (occasionalmente nel Mar Nero e nella Tracia) (100-150 coppie). Nidificante con circa 5 coppie anche in tre distinte aree del Caucaso: centrale (sud Georgia, Azerbaijan occidentale), orientale (Azerbaijan orientale) e meridionale (sud Armenia).
Riproduzione
Da marzo depone 3-4 uova in anfratti rocciosi di un declivio ripido. Nel giro di 32-35 giorni le uova vengono covate dalla femmina mentre il maschio procura il cibo. I partner di una coppia restano insieme per tutto l'anno e non lasciano mai il loro territorio. I piccoli stanno con i genitori finché non si accoppiano e non hanno trovato a un certo punto un proprio territorio.
Conservazione
Come altre specie di falchi, il Lanario ha subito negli anni '50 e '60 il fenomeno del bracconaggio. Comunemente classificato “a rischio” è inserito nella categoria SPEC 3 ed elencato anche nell’appendice II del CITES. Il Lanario si può considerare a rischio di estinzione presso le popolazioni in cui è comune la pratica del furto delle uova e dei pulcini: Tunisia, Italia, Israele, Turchia e Grecia. In Sicilia negli anni ‘50 e ‘60 venne rubato un numero considerevole di individui (23 giovani solo nel 1967). Nell’Appennino emiliano gli individui sopravvissuti allo sterminio vennero successivamente catturati. Questo potrebbe aver avuto una ripercussione significativa sulle piccole popolazioni, con 3 fallimenti su 20 coppie riportati in Italia centrale. Accidentalmente è ucciso da armi da fuoco: 8 individui nel periodo 1950/70 negli Appennino, 4 (1985/88) nelle Marche; 10 (40% individui giovani) negli anni 1981/84 e 5 giovani in Sicilia (1995/98). Nel biennio 2003 - 2004 è stato prodotto il Piano d'Azione Nazionale per il Lanario dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) su richiesta del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
Falco
columbarius
Smeriglio
Smeriglio viene dal francone smiril. È il più piccolo dei rapaci europei, raggiungendo i 25-30 cm di lunghezza e i 55-60 di apertura alare. Presenta il dorso grigio-blu e il ventre rossiccio nei maschi, mentre le femmine, che raggiungono una taglia maggiore, hanno il dorso bruno scuro. Assai tipica è la silhouette, con ali corte e appuntite e coda relativamente lunga.
Si tratta di un agilissimo volatore. Nonostante le sue modeste dimensioni è un audace e aggressivo cacciatore di uccelli, che insegue a bassa quota. Vive in zone aperte, acquitrinose, sabbiose e collinari. Nidifica sul terreno o sugli alberi, prevalentemente in in Gran Bretagna e Scandinavia. La sua area di distribuzione comprende l'Asia e l'Europa settentrionale, donde migra sino all'Africa settentrionale e all'Asia meridionale.
Falco
eleonorae
Falco della regina
Johann
Friedrich Naumann (1780-1857)
Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas - 1905
Il nome latino della specie, Falco eleonorae, è un omaggio a Eleonora d'Arborea, legislatrice sarda del XIV secolo che compilò un codice di leggi (Carta de Logu de Arborea – Statuto del luogo di Arborea), in cui inserì un articolo che vietava la caccia dei falchi adulti e il prelievo dei nidiacei.
Il falco della regina è un falco di taglia media che vive sulle coste del Mediterraneo, soprattutto in Grecia (dove si trovano i 2/3 dell'intera popolazione di falchi), ma anche in Spagna, Italia, Croazia, Marocco, Algeria e nelle isole Canarie.
Si tratta di un uccello migratore che sverna in Madagascar, seguendo rotte costiere attraverso il canale di Suez, il Mar Rosso e il Corno d'Africa. I falchi che provengono dalle zone più occidentali del Mediterraneo, durante la migrazione, arrivano a compiere un viaggio di 10.500 km.
Il falco della regina è un elegante uccello da preda, lungo 36-42 cm e con un'apertura alare tra gli 87 e i 104 cm. Le ali sono lunghe e appuntite, il corpo affusolato e le code piuttosto lunghe. Nel corso della loro esistenza, i falchi della regina presentano due diverse colorazioni: gli adulti sono di colore bruno con la parte inferiore delle ali nera, gli esemplari più giovani, invece, sono più chiari, con la parte posteriore del corpo marrone e un netto contrasto tra la parte inferiore delle ali, nera, e le flight feathers più chiare.
Il falco della regina si nutre di grossi insetti, per esempio di libellule, che divora in volo portandole dagli artigli al becco. Tuttavia la vera peculiarità della specie è la caccia agli uccelli che a fine estate migrano dall'Europa all'Africa, passando per il Mediterraneo: per questo motivo il periodo dell'accoppiamento del falco della regina è, per così dire, ritardato a settembre, in corrispondenza del periodo migratorio delle prede. Questi falchi, infatti, sono molto abili nel catturare piccoli uccelli in volo, servendosi della loro velocità e delle loro evoluzioni acrobatiche. Il falco della regina nidifica presso gli scogli lungo le coste, deponendo da una a quattro uova. Caratteristico della specie è il verso, riproducibile con un kek-kek-kek.
Carta
de logu de Arborea
Statuto del luogo di Arborea
Raccolta di norme, redatte in dialetto sardo, emanata (1345-76) dal giudice Martino IV e completata nella sua forma definitiva nel 1395 da sua figlia Eleonora, giudichessa di Arborea. Tale legislazione, formulata sulla base della conoscenza dei diritti dell'Italia continentale, costituì un superamento delle varie statuizioni locali dell'isola, di cui contribuì ad ammodernare la coscienza e la pratica giuridica. La raccolta ebbe larga diffusione in tutta la Sardegna e restò in vigore, come legge generale della Sardegna, fino al sec. XIX. Del manoscritto originale furono divulgate nella seconda metà del sec. XIX diverse copie, la cui autenticità fu infirmata da studiosi come il Mommsen, il Dove, lo Jaffé e il Tobler, ma specialmente da Wendelin Foerster, che ne dimostrò la non corrispondenza con le norme paleografiche e glottologiche e l'uso frequente di forme anacronistiche.
Arborea
Oltre a essere l'attuale centro agricolo e industriale in provincia di di Oristano, 27 km a S del capoluogo, Arborea è una regione storica della Sardegna centro-occidentale tra la bassa valle del fiume Tirso a N, il Sarcidano a E, il Campidano a S, affacciata al golfo di Oristano a W, e corrispondente al territorio del giudicato retto da un giudice risiedente a Oristano (il primo dei quali fu Mariano I di Zori nel sec. XI). Barisone I di Serra nel 1145 cercò invano di impadronirsi dell'intera isola. Sottomessa al giudice di Cagliari, l'Arborea riebbe unità con Pietro II e si ampliò a danno degli altri tre giudicati dell'isola (prima metà sec. XIII). Dopo aver a lungo resistito agli Aragonesi, nel 1417 il giudicato cessò di esistere e le sue terre andarono ai marchesi di Oristano e ai conti di Goceano.
Falco
naumanni
Falco grillaio
Il nome scientifico naumanni commemora il naturalista tedesco Johann Andreas Naumann. Il grillaio è il più piccolo fra i rapaci, è lungo 27-33 cm, con un'apertura alare di circa 70 cm. È molto simile al gheppio ma ha un'apertura alare più corta.
Il grillaio è un uccello migratore tipico delle regioni mediterranee dove migra durante l'estate e dove si riproduce. La sua distribuzione si sposta dalla Spagna fino al Mar Nero, al Mar Caspio e alla Cina. Durante l'inverno si sposta in Africa. La voce è composta da krii striduli molto ravvicinati da sembrare quasi il rumore di un grillo, per questo motivo prende il nome di grillaio. La riproduzione avviene tra Marzo e Giugno.
Johann Andreas Naumann est un allemand, né le 13 avril 1744 à Ziebigk, ville près de Cöthen (Sachsen-Anhalt) et mort en 1826. Ce paysan est l’auteur de deux petits livres sur les oiseaux intitulés Der Vogelsteller (1789) et Der Philosophische Bauer oder Antleitung die Natur durch Beobachtung und Versuche zu erforschen (1791). Ils seront suivis en 1797 d’Ausführliche Beschreibung aller Wald – Feld – und Wasser-Vögel welche sind in den Anhaltischen Fürstenthümmern et Naturgeschichte der Land – und Wasser-Vögel der nordlichen Deutschlands und angrenzender Lander nach eigenen Erfahrungen entworfen, und nach dem Leben gezeichnet von J.A. Naumann. Il a trois fils et une fille. Deux de ses fils deviendront des ornithologues renommés: Johann Friedrich Naumann (1780-1857) et Carl Andreas Naumann (1786-1854). Ce premier va associer le nom de son père à l’un de ses ouvrages qu’il publie de 1820 à 1844.
Johann Friedrich Naumann
Johann Friedrich Naumann est un ornithologue allemand, né le 14 février 1780 à Ziebigk Cöthen et mort le 15 août 1857 dans ce même village. Il est le fils du fermier et ornithologue Johann Andreas Naumann (1744-1826). Il montre dès son jeune âge un grand talent pour le dessin. Il doit quitter l’école à 14 ans pour aider son père dans l’exploitation familiale. Il commence à faire paraître en 1820 un très important ouvrage d’ornithologie qu’il cosigne avec son père: J.-A. Naumann’s Naturgeschichte der Vögel Deutschlands ; herausgegeben von dessen Sohne J.-F. Naumann, bien qu’il soit très nettement le principal auteur. Il réalise notamment les 400 gravures qui illustrent ces douze volumes dont la parution dure vingt-quatre ans. Il le complète en 1847 par un volume supplémentaire. Cet immense ensemble sera réédité de 1901 à 1904 sous le titre de Naturgeschichte der Vögel Mittel-Europa (Gera, douze volumes) par Carl R. Hennicke (1865-1941). En 1821, le prince Ferdinand Friedrich (1769-1830) lui achète sa collection d’oiseaux naturalisés pour 2 000 thalers. Il le nomme également directeur de son cabinet de curiosités. Il participe, en 1850, à la création de la Deutsche Ornithologen-Gesellschaft. La ferme familiale a été transformée en musée.
Carl Andreas Naumann
Carl Andreas Naumann est un ornithologue allemand, né en 1786 et mort en 1854. Il est le fils du fermier et ornithologue allemand Johann Andreas Naumann (1744-1826). Il participe à l’œuvre de son frère, aussi ornithologue, Johann Friedrich Naumann (1780-1857) notamment en enrichissant la collection de la famille avec près de 50.000 spécimens qu’il chasse ou qu’il capture vivant.
Source
Maurice Boubier (1925). L’Évolution de l’ornithologie
Librairie Félix Alcan (Paris), coll. Nouvelle collection scientifique
Falco
peregrinus
Falco pellegrino
Il falco pellegrino (Falco peregrinus, Tunstall 1771) è diffuso in tutto il mondo: Europa, Asia, Africa, Nordamerica e Sudamerica, Australia, Tasmania e Oceania. Fin dall'antichità viene addestrato come uccello da caccia in falconeria ed è stato uccello dell'anno nel 1971.
Le sue dimensioni variano tra i 38 e i 50 cm, con la femmina nettamente più grande del maschio. Il falco pellegrino è quasi grande quanto una poiana comune (Buteo buteo) e si può riconoscere abbastanza bene durante il volo dalla sua coda relativamente corta. Notevoli sono anche i suoi colpi d'ala veloci e vigorosi. Gli adulti presentano un piumaggio di colore grigio-azzurro sul dorso e biancastro con barre grigie sul ventre; ai lati del becco recano evidenti mustacchi scuri. Gli immaturi sono marroni sul dorso e più chiari sul ventre, con striature meno evidenti. Il falco pellegrino vola agilmente alternando tratti di volo sostenuto a volteggi e picchiate.
Nell'Europa centrale attorno al 1950 nidificavano ancora circa 430 coppie, poi si è giunti negli anni '50 e '60 a un crollo della popolazione e a un suo danneggiamento acuto. In seguito a un notevole maltrattamento dovuto a pesticidi, ma anche al furto di uova, il falco pellegrino era minacciato dal pericolo di estinzione. Solo tramite il divieto di pesticidi come il DDT e un programma di protezione e di salvaguardia il numero di falchi pellegrini poté essere recuperato sempre più. Nel 1989 la presenza di covate venne stimata a 430 coppie nell'Europa centrale e a all'inizio del XXI secolo si potevano già calcolare 700 coppie.
Il falco pellegrino caccia prevalentemente in spazi aperti ed è perciò osservabile in quasi tutti i biotopi, tuttavia prevalentemente negli spazi aperti e sui bacini lacustri con abbondanza di uccelli. In alcune città si è pure urbanizzato. Cova anche in alti palazzi come sui portoni delle chiese, vecchie fabbriche e caccia gli innumerevoli piccioni delle varie città (per esempio. a Gottinga). Altrimenti il falco pellegrino predilige ripide rupi come luogo di cova, più raramente anche nidi abbandonati di altri rapaci o nidi di cornacchie.
Il metodo di caccia del falco pellegrino è davvero spettacolare: caccia quasi esclusivamente uccelli in volo su uno spazio aereo libero, o da una postazione d'agguato o volando alto in circolo. Si ritiene che possa raggiungere velocità prossime ai 350 km/h in picchiata. La gamma di prede va dalle numerose specie di uccelli minori come il colombaccio (Columba palumbus) o il gabbianello (Larus minutus) e varia da zona a zona. La sua preda preferita è tuttavia il piccione comune (Columba livia). I partner di una coppia cacciano in inverno abitualmente in cosiddette cacce di compagnia.
I partner di una coppia di falchi pellegrini rimangono insieme perlopiù per tutta la vita. La durata della cova di 3-4 uova dura 33 giorni. Il falco pellegrino raggiunge un'età massima di 17 anni allo stato libero e di 21 anni in cattività.
Falco
rusticolus
Girifalco
Girifalco viene dal francese antico gerfalc. Lungo più di mezzo metro, il girifalco è presente, con più razze (p. es. islandus, candicans), nelle zone boreali. Il piumaggio è grigio con macchie più scure sul capo, grigio-marrone con fasce bianche superiormente, in prevalenza bianco, con macchie più scure, inferiormente; talora può avere una fase di piumaggio completamente bianca. Per le sue caratteristiche di maneggevolezza e prontezza di apprendimento, il girifalco è stato uno degli uccelli più largamente impiegati nella falconeria, ma la sua cattura e il suo impiego erano privilegio esclusivo dei nobili di altissimo rango. Girifalchi singoli o in coppia erano addestrati in particolare per la caccia alla gru.
Il girifalco, uccello a distribuzione settentrionale, è specializzato nella caccia in terreni aperti, come la tundra, o poco boscosi. Pertanto le sue prede includono una grande varietà sia di uccelli sia di mammiferi e, fra i primi, numerose specie terricole. La tecnica di caccia del girifalco si basa sulla ricerca attiva, effettuata con volo alternatamente battuto e planato, veloce e spesso a quota molto bassa, seguendo il profilo del terreno e aggirando gli ostacoli per sorprendere le prede allo scoperto. Con questa tecnica il falco si rende infatti visibile solo all'ultimo momento. Adocchiata la preda, che può tentare la fuga, il falco accelera il volo inseguendola per la via più diretta e, ghermitala con gli artigli, la finisce immediatamente con un potente colpo di becco dietro il capo. Se un uccello si alza in volo, viene raggiunto, colpito, fatto precipitare e anch'esso finito a terra. Gli attacchi falliti vengono ripetuti con insistenza e solo gli animali capaci di rapidi scarti di direzione durante la fuga hanno qualche probabilità di scampo, dato che il girifalco, per la conformazione delle ali, lunghe e appuntite, e della coda, piuttosto breve, è molto veloce ma poco manovriero.
Di regola silenzioso, tranne che nella stagione della cova, il girifalco non tradisce mai la sua presenza, accrescendo così il fattore sorpresa nella caccia. Le prede vengono mangiate sul luogo della cattura e, a seconda dello stato di nutrizione del falco, possono essere consumate interamente, inclusi becco, ossa e una quantità di piume, o limitatamente alle parti più carnose.
Fortemente aggressivo, il girifalco accetta nel proprio territorio solo la compagna, con la quale pare conviva per tutta la vita. A seconda della disponibilità di cibo la coppia di girifalchi si mantiene a una distanza dalle altre coppie che può anche superare i trenta chilometri. Per nidificare sceglie luoghi protetti sulle scogliere o sugli alberi, in questo caso utilizzando il nido abbandonato di un altro uccello, in genere un corvide o un falconiforme, e poiché di solito i luoghi adatti alla nidificazione abbondano, può adottare siti diversi, alternandoli di anno in anno.
Le uova, di solito tre o quattro, sono deposte prima della stagione del disgelo e pertanto sono continuamente covate dalla madre, che in questo periodo viene nutrita dal maschio. Questo continuerà a cacciare per tutta la famiglia, dopo la schiusa delle uova coadiuvato anche dalla femmina, fino all'involo dei giovani, che avviene verso luglio, all'età di un paio di mesi. I giovani compiranno il loro apprendistato di cacciatori nel periodo in cui la fauna è abbondante, in quanto arricchita dai molti animali giovani nati in quella stessa stagione. Essi verranno tollerati nel territorio dei genitori fino all'autunno, alla fine del quale, scacciati, dovranno sopravvivere con i propri mezzi, di solito spostandosi per l'inverno in aree più meridionali.
Falco
subbuteo
Lodolaio
Il lodolaio eurasiatico (Falco subbuteo), chiamato anche semplicemente lodolaio, è un falco di piccole dimensioni. Di piccola mole e forme slanciate, è dotato di ali piuttosto lunghe, che raggiungono e sopravanzano l'estremità della coda. Lungo circa 30 cm, ha la coda di 15, le singole ali di 23 e l'apertura alare che supera i 70. La femmina è alquanto più grande, raggiungendo in lunghezza i 34 centimetri e in apertura alare gli 80.
Quanto al colorito, le parti superiori sono nere azzurrognole, con la testa grigiastra, la nuca segnata da macchie bianche e le ali orlate di giallo ruggine; le parti inferiori sono striate di nero sul fondo bianco o gialliccio; nella coda le timoniere sono azzurre superiormente e volgono al grigio nella parte inferiore, sempre marcate da macchie trasversali rosso-ruggine. Anche i calzoni e il sottocoda sono rosso-ruggine, mentre l'occhio è bruno, lo spazio perioculare, la cera e i piedi sono gialli, e il becco azzurro chiaro alla base e più scuro all'estremità. Nei soggetti giovani il nero azzurrognolo delle parti superiori è marginato di giallo-ruggine, le macchie della nuca sono più grandi e di color gialliccio; l'addome, il sottocoda e i calzoni sono pure giallicci.
Il lodolaio eurasiatico vive in tutta Europa, eccettuate le regioni di sud-est, e nelle parti temperate del Continente asiatico. Compie d'inverno regolari migrazioni che lo portano nel meridione d'Europa e in India. Abita preferibilmente i boschi non troppo folti. Vivacissimo e ardito, gareggia in velocità con qualsiasi altro uccello: il suo volo basso e veloce richiama quello della rondine, poiché, come questa, tiene le ali disposte a falce, le muove di frequente e compie con grande sveltezza le più difficili evoluzioni. Si posa di solito sugli alberi e molto di rado sul terreno. La sua indole è cauta e prudente, e lo porta a schivare attentamente la vicinanza con l'uomo: quando deve trovare un rifugio per la notte, lo cerca con grande attenzione e non si ferma che con il favore delle tenebre. Maschi e femmine vivono sempre assieme, e assieme si dispongono alle migrazioni; il loro accordo viene meno solo quando devono spartirsi le prede, occasione in cui non esitano ad azzuffarsi furiosamente, scendendo sempre più verso terra e facendo insistentemente udire il loro grido acuto, ma non del tutto sgradevole.
Gli uccelli di questa specie indirizzano la loro rapacità contro le lodole o allodole (Alauda arvensis) e le rondini che di essi hanno un vero e proprio terrore; per sfuggire loro, le lodole, quando riescono a scorgerli in tempo, si portano a grandissime altezze, sapendo che i lodolai, per ghermirle, dovrebbero piombare su di esse dall'alto e che quindi la caccia diverrebbe per essi troppo faticosa. In questo modo riescono a volte a salvarsi. Oltre che di questi e di altri uccelli, il lodolaio eurasiatico si nutre di insetti volanti, specialmente locuste, libellule e formiche.
I suoi nidi sono posti sui cespugli e sugli alberi elevati. A volte, come fanno anche alcuni suoi affini, si serve dei nidi delle cornacchie, cacciandone con la violenza i proprietari; più spesso li costruisce da sé, intessendoli di radici e ramoscelli e tappezzandoli all'interno di sostanze soffici. La covata è costituita di 3-5 uova di forma allungata, macchiate soprattutto intorno all'estremità ottusa di bruno-rossiccio sul fondo bianco o grigiastro.
Anche per il lodolaio eurasiatico si può dire che la ragione principale dei danni che provoca sta nella sistematica distruzione degli uccelli utili all'agricoltura. Per la sia abilità era spesso usato nei tempi passati come uccello da caccia; oggi ci si limita a tenerlo in schiavitù, e in questa condizione si dimostra domestico e affettuoso verso il padrone, abituandosi anche a volare fuori della gabbia e, dopo qualche tempo, a ritornare.
Falco
tinnunculus
Gheppio
Johann
Friedrich Naumann (1780-1857)
Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas - 1905
A sinistra la femmina - a destra in basso il maschio
Il gheppio – dal greco aigypiós, avvoltoio - Falco tinnunculus (Linnaeus, 1758) è uno dei rapaci più diffusi nell'Europa centrale e appartiene alla famiglia dei Falconidi, la cui etimologia deriverebbe dal latino tardo falco da avvicinare a falx. falcis = falce, per la forma del becco. Il nome latino tinnunculus rimanda probabilmente al suo verso, che assomiglia a un ti ti ti ti e che, tradotto letteralmente, significa che risuona, che tintinna. La femmina depone da 4 a 6 uova che si schiudono dopo 27-28 giorni di cova. Molti conoscono il gheppio poiché ha conquistato le città come proprio ambiente e si caratterizza per il suo volo oscillante. Può vivere sia in pianura che in montagna, ma appunto anche in città, a contatto piuttosto stretto con l'uomo. A differenza degli altri Falconidi che generalmente si nutrono di altri uccelli, il gheppio preda piccoli roditori, rettili, anfibi e grossi insetti.
Piumaggio
I gheppi mostrano più di altre specie un acceso dicromatismo sessuale. La caratteristica più notevole è che i maschi hanno la testa di colore grigio chiaro, le femmine invece sono uniformemente di colore rosso mattone. I maschi hanno le ali rossastre e sono caratterizzati da alcune macchie scure a volte dalla forma di asterisco. Il fondoschiena e la coda - il cosiddetto fascio - è di colore completamente grigio chiaro con un trattino nero finale e una bordatura bianca. La parte inferiore è di color crema chiaro con strisce o macchie marroncine. La parte inferiore del ventre è invece totalmente bianca.
La femmina adulta è bordata di scuro nella schiena. A differenza del maschio, anche il fascio è marrone e mostra inoltre diverse strisce laterali e un determinato legame finale. Anche la parte inferiore è più scura che nel maschio e mostra una pezzatura più forte.
I piccoli assomigliano nel piumaggio alle femmine. Tuttavia le loro ali sembrano più rotonde e più corte che nei gheppi adulti. Inoltre le punte delle loro aperture alari mostrano margini più chiari. Pelle cerata e anello attorno all'occhio, che sono gialli negli uccelli adulti, nei giovani vanno dall'azzurro al verde giallastro.
In entrambi i sessi la coda è arrotondata poiché queste penne sono più corte di quelle mediane. Negli uccelli adulti le punte delle ali raggiungono la fine della coda. Le gambe sono giallo chiaro, gli artigli sono neri.
Corporatura
Come tutti i falconiformi, il gheppio è dotato di 15 vertebre cervicali come l'anatra (13 nel pollo e nel tacchino, 18 nell'oca, 12 nel pappagallo) che gli permettono di girare il capo di 180° e di osservare appollaiati su un albero una preda fino a 220 gradi senza doversi muovere.
La corporatura dei gheppi (lunghezza e apertura alare) varia a seconda della sottospecie e del sesso. Nella sottospecie presente in Europa (Falco tinnunculus tinnunculus) i maschi hanno un'apertura alare di 74 cm, le femmine di 78.
Il peso degli individui varia parecchio a seconda del sesso. Normalmente un gheppio maschio pesa sui 200 grammi, una femmina 20 grammi in più. Il peso delle femmine varia a seconda del periodo: in quello depositivo arrivano a pesare anche 300 grammi. Le femmine più pesanti sono normalmente più fortunate nella cura dei piccoli nel nido.
Aspetto in volo
Il gheppio è caratterizzato da un volo particolare. Anche i neofiti dediti al bird watching sono in grado di riconoscere il tipico volo del gheppio. A differenza di altri rapaci sbatte le ali frequentemente, ma la caratteristica più evidente è il cosiddetto volo a Spirito Santo, durante il quale si mantiene totalmente fermo in aria con piccoli battiti delle ali e tenendo la coda aperta a ventaglio, sfruttando il vento per mantenersi stabile e osservare il suolo in cerca di prede.
Falco
vespertinus
Falco cuculo
Johann
Friedrich Naumann (1780-1857)
Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas - 1905
Tra i falchi cosiddetti libratori, una posizione del tutto particolare è occupata del Falco cuculo o Falco dai piedi rossi (Falco vespertinus) che ha un peso di cirac 200 gr e una lunghezza di 27-30 cm.
La sottospecie orientale (Falco vespertinus amurensis), diffusa dal lago Bajkal fino alla regione dell’Amur, in Manciuria e nella Cina settentrionale, viene sovente considerata come una specie a sé. Durante ii volo si può osservare che i maschi hanno la pagina inferiore dell’ala bianca, anziché nera come i Falchi cuculo; le femmine hanno la parte inferiore del corpo maculata di nero. Verso occidente, ii territorio di diffusione del Falco cuculo si estende sino all’Ungheria e alla Polonia meridionale e talora anche più a ovest, sino alla Germania meridionale, dove negli ultimi anni questo Falco ha fatto numerose apparizioni.
Il Falco cuculo vive di preferenza nei territori aperti con alti alberi, e si contraddistingue per la spiccata socialità, che lo spinge a volare e a cacciare riunito in stormi numerosi, spesso insieme a Falchi lodolai e a Falchi grillai. La sua alimentazione è costituita in prevalenza da insetti, cavallette, grilli, coleotteri e, in particolare, da libellule, che cattura e divora al volo, oppure afferra sul terreno, dopo averne individuata la presenza, librandosi immobile in aria. Dà anche la caccia ad arvicole, a piccoli uccelli, a rane, lucertole e rospi.
In giugno, allorché ha inizio il periodo della riproduzione, le coppie raggiungono nelle steppe le colonie di nidificazione dei corvi, deponendo nei nidi abbandonati le proprie uova; la stessa località ospita in genere non più di una ventina di coppie, ma in una zona dell’Ungheria ne furono osservate oltre 500 che stavano covando assieme. La cova ha una durata sorprendentemente breve, che non supera i 22-23 giorni.
Nella tarda estate, i Falchi cuculo cominciano a migrare verso i propri quartieri di svernamento, situati nelle savane e nelle steppe dell’Africa orientale e meridionale, ove cacciano i grandi sciami di locuste, in compagnia dei Falchi grillai. Anche la sottospecie orientale sverna di solito nel Sudafrica, soprattutto nelle zone infestate da locuste.
La falconeria è l'arte di addestrare alla caccia falchi o altri uccelli rapaci. Questo tipo di caccia era praticato in Cina già prima del 2000 aC e in Giappone, India, Persia verso il VII secolo dC, ma anche i più antichi affreschi egizi rappresentano scene di falconeria. I romani praticavano la caccia con il falcone e la diffusero in tutte le province dell'impero.
A partire dalla seconda metà del IX secolo, la falconeria venne introdotta in Inghilterra dove divenne un passatempo molto diffuso presso la corte e la nobiltà. Quasi fosse un simbolo araldico, il tipo di rapace designava il rango del nobile che lo teneva appollaiato sul proprio polso: un re cacciava con il girifalco, un conte con il falco pellegrino, un piccolo proprietario terriero con l'astore, un ecclesiastico con lo sparviero e i vassalli con il gheppio.
Tra il XII e il XIII secolo la falconeria fu argomento di una trattatistica molto apprezzata nei raffinati ambienti cortesi. Le più diffuse e apprezzate furono le opere di autori arabi che trovarono una particolare accoglienza presso la corte di Federico II di Svevia, che fu lui stesso estensore, in latino, di un Tractatus de arte venandi cum avibus (Trattato dell’arte di cacciare con gli uccelli), tradotto poi in varie lingue volgari.
Nella falconeria moderna vengono utilizzati due tipi di falco: quello nobile o da alto volo (falco pellegrino, girifalco) e quello da basso volo (astore e sparviero). Il falco pellegrino maschio è prevalentemente utilizzato per cacciare beccaccini e pernici; il girifalco per aironi e corvi, l'astore per lepri e fagiani.
La falconeria può essere praticata in gruppo o da singoli individui, a cavallo o a piedi. I falchi nobili vengono fatti librare a una certa altezza dalla quale avvistano la preda e quindi vi si avventano uccidendola. I falchi da basso volo, invece, vengono tenuti in pugno dal falconiere che li libera dal loro cappuccio e li lancia solo dopo che il cane (generalmente un pointer o un piccolo greyhound) ha scovato la preda, che verrà uccisa dal rapace con gli artigli o con il rostro.
Il falconiere dispone di un lungo guanto per la mano sinistra e talvolta di una maschera protettiva. I falchi vanno tenuti separati per evitare che si aggrediscano l'un l'altro; anche di notte vengono tenuti in gabbia e legati in modo tale da non potersi avvicinare tra loro.
Forma di caccia molto crudele, la falconeria sta scomparendo grazie anche alla battaglia per la salvaguardia delle specie animali avviata da organizzazioni ecologiste come la LIPU (Lega italiana per la protezione degli uccelli), il WWF (World Wildlife Fund) e Legambiente.
Federico II di Hohenstaufen
Frédéric II et son faucon
représentés dans son livre De arte venandi cum avibus
De l'art de chasser au moyen des oiseaux - XIII siècle
Date - entre 1244 et 1250
Dédicataire - son fils Manfred (1231–1266)
Forme – prose
Langue – latin
Contenu
Traité de fauconnerie divisé en six livres:
1. moeurs des oiseaux
2. capture et dressage des oiseaux de proie
3. différents types d'appâts et leur utilisation
4. chasse à la grue à l'aide de faucons gerfauts
5. chasse aux hérons à l'aide de "faucons sacrés" (gerfauts?)
6. chasse aux oiseaux aquatiques à l'aide de petites espèces de faucons
Imperatore (Iesi 1194 - Fiorentino, presso Lucera, 1250). Figlio dell'imperatore Enrico VI di Hohenstaufen e di Costanza d'Altavilla, dopo la morte dei genitori, nel 1198, fu affidato alla tutela di papa Innocenzo III, e quello stesso anno fu eletto re di Sicilia. Principe coltissimo (parlava il latino, il volgare, il francese, il tedesco, il greco e l'arabo), affiancò alla sua azione politica un'intensa opera di mecenate. Tra le sue opere civili spiccano la fondazione dell'Università di Napoli (1224), gli aiuti alla scuola medica di Salerno, l'impulso agli studi scientifici e speculativi. La sua vocazione scientifica è attestata dal trattato di ornitologia, De arte venandi cum avibus, notevole sia per l'acutezza dell'osservazione sia per il rigore e la vivezza dell'espressione. In origine l'arte di preparare i farmaci era esercitata dallo stesso medico che curava i malati ed era spesso frutto dell'esperienza del singolo, fatta eccezione per certi farmaci ormai noti e riconosciuti; nel Medioevo la farmacia ebbe il suo campo di ricerca e di sviluppo nei monasteri e le due figure di medico e farmacista rimasero ancora unite. A separare le due funzioni fu la Scuola Salernitana, dando al ramo farmaceutico un notevole impulso. Federico II, nelle sue terre, diede alla professione del farmacista una prima codificazione, proibendo ogni rapporto fra medico e farmacista, limitando il numero delle farmacie, esigendo l'autorizzazione di un collegio di medici da chi intendeva professare la farmaceutica e dando regole precise per conservare i farmaci.
De
arte venandi cum avibus
editio Manfredi - Bibliotheca Vaticana Pal. lat. 1071, f. 79v/80r
De
arte venandi cum avibus
Biblioteca Apost. Vaticana ms. pal. lat. 1071
deluxe facsimile edition
The
consistent presence
of
paired ovaries in the Kiwi (Apteryx)
with some discussion of this condition in other birds
by F. C. Kinsky, Wellington, New Zealand – 1971
Excerpt
Introduction
During 1966, while sexing an immature North Island Kiwi (Apteryx australis mantelli Barrier), it was found that the bird was a female and that it had paired ovaries. Both ovaries, showing the same stage of development, were of approximately equal size and well separated from each other. Only one oviduct, the left, was present.
A search through literature revealed only three references to the occurrence of double ovaries within the order Apterygiformes, i.e. Owen (1841:281 and 1849:300), repeated by the same author in 1879, and Fürbringer (1888:1446). These statements seem to have been overlooked by later workers, as no mention can be found of the occurrence of paired ovaries in Apteryx in recent literature.
Following the above chance discovery, every female Apteryx received at the Dominion Museum was carefully examined for paired ovaries and for the possible presence of a right oviduct or its vestigial remnants. In the period from 1967 to 1971, fifty one female Kiwis were received at the Museum and double ovaries were found in all of them. In addition it was found that successful ovulation from either ovary, or from both ovaries alternately within the same laying season, is a normal occurrence. Vestigial remnants of right oviducts were found in 3 instances only.
Previous work on paired ovaries in birds
Normally in birds, as opposed to other vertebrates, only the left ovary and oviduct reach functional development. Textbooks stress this fact, but admit that the order Falconiformes, in various species of which both ovaries may persist, forms an exception to the general rule: van Tyne and Berger (1958 : 38), Marshall (1961 : 193), Welty (1962 : 136), Darling and Darling (1963 : 181), and Thomson (1964 : 691--692). Marshall mentions, in addition (1961 : 193) that "in some nonraptorial species in which asymmetry is usual the primitive bilateral condition not infrequently arises", and also refers to Romanoff and Romanoff (1949 : 176), who state that "the frequency with which the right ovary persists in adult females of certain species is very high". This statement is followed by a small table listing the frequency of paired ovaries found in the following birds:
Hawk 50% (Gunn, 1912); Hawk 47.8% (Picchi, 1911) and Ringdove 23.5%, Common Dove 9.5%, Robin 4.8%, and English Sparrow 4.5% (Riddle, 1925).
Paired ovaries and paired oviducts develop simultaneously during early embryonic development, but both organs on the right side soon regress. Romanoff and Romanoff (1949) point out that the left oviduct in the 4 to 7 day old female chick embryo is already distinctly larger than the right and that in the 9-day old embryo, asymmetry in size, form and structure has become pronounced. At the time of hatching, the right ovary as compared with the left is diminutive and appears to be degenerating. Stanley and Witschi (1940) have found that the regression of the right oviduct in the Red-tailed Hawk begins after the eighteenth day of incubation (i. e. later than in the domestic chick). They also point out that the right oviduct, if persisting at the adult stage, is an inconspicuous vestige, and has never been found in a functional condition in hawks investigated during their studies.
It is difficult to explain the regression and usual disappearance of the right ovary and oviduct during the embryonic stage. Nevertheless, Darling and Darling (1963 : 181) point out that "here is another of the countless weight- saving adaptations found in birds". The authors themselves admit however, that this reasoning is not quite logical, as nearly 50% of all female birds of prey have paired ovaries. Welty (1962) suggests that the reduction in ovaries "from two to one is in part an adaptation to reduce ballast in a flying machine, but also is an arrangement which protects the developing egg. If birds had paired ovaries and oviducts, a sudden jolt of the body, as in alighting, might crack mature eggs located side by side in the parallel oviducts".
Witschi (1935) has found, however, that during the early development of bird embryos primordial germ cells undergo drastic movements and eventually concentrate on the left side. At the beginning of the third day of incubation the primordial germ cells are symmetrically distributed. In the course of the third day the germ cells from the left and right are brought together. This aggregation is immediately followed by a renewed separation of the germ cells into paired strands, of which the left always is the stronger, containing three to ten times as many germ cells as the right strand. The gonads become organized during the fourth day. They consist of a cortex and a medulla. While the gonads are forming, the primordial germ cells invade both cortex and medulla. At the end of the fourth day right and left medullae contain similar numbers of gonia so that the asymmetry arises, mainly if not exclusively, from the small number of germ cells in the right cortex. The author therefore concludes that "the asymmetry in the sex glands of birds is due to a primary, hereditarily fixed deficiency of the right cortical inductor. This deficiency is supposed to express itself in decreased attraction upon the primordial germ cells, especially during the phase of their redistribution in the early part of the third day" of incubation.
The asymmetry of oviducts, according to Witschi (1935) "might have evolved as an adaptation to the aviatic life habits of birds, whereas the more or less complete reduction of the right ovary followed later".
Kumerloeve (1955), mentions that the right side of an embryo contains fewer germ cells than the left side, and that therefore no cortex, or only a reduced cortex, develops. He then expresses the opinion that the regression of the right ovary and consequently of the right oviduct might be owing to lack of space and the increased pressure of other organs situated in the right side of the body cavity, i. e. the stomach, the liver, (the right lobe of which, except in Falconiformes, is always considerably larger than the left lobe), and last but not least by pressure exerted just in that region by the vena cava posterior, which is situated along the right side of the vertebral column. Kumerloeve also suggests that the reduction of the right ovary preceded the reduction of the right oviduct during evolution.
Without question paired ovaries have been found most commonly in the Order Falconiformes. And in most cases it has been recorded that the right ovary was the smaller of the two, although it often appeared to be functional. Stanley and Witschi (1940) state that the largest right ovaries occur with the true hawks (subfamily Accipitrinae), "whereas vultures and buzzards have the smallest right ovaries; the falcons holding an intermediate position". Stieve (1924) reports that in 50% of the cases in which double ovaries were found in Sparrow Hawks (Accipiter nisus), the right ovaries were smaller than the left, whereas in the other 50 % the ovaries were of equal size. Right ovaries larger than left ovaries were reported by Brodkorb (1928) with Circus c. hudsonicus and by Gunn (1912) with Accipiter nisus and Falco tinnunculus. As for the positioning of paired ovaries within the body cavity, Gunn (1912) points out that with Falconiformes the two ovaries are arranged (almost without exception) symmetrically and parallel to each other. With other birds Gunn states "the arrangement of the ovaries is more irregular and uncertain. They are seldom symmetrically placed, the general tendency being for the right ovary to move downwards and to the left, so that the whole of the left ovary and the greater part of the right are contained in the left half of the body cavity, one ovary more or less overlapping the other".
Double oviducts have not been found as often as double ovaries. Here again, they seem to predominate in the order Falconiformes, but for example have been found also in Ciconiiformes (Ciconia ciconia), in Anseriformes, Ralliformes, Columbiformes and Psittaciformes. Unfortunately not all authors who have found right oviducts reported if these were complete (i. e. possibly functional), or were only vestigial. Nevertheless, Gunn (1912) reports having found complete and seemingly functional right oviducts in Accipter nisus and in Falco tinnunculus. In particular he mentions one Sparrow Hawk in which "the right oviduct was double the width of the left and had the appearance of having recently passed eggs". In most cases, however, the right oviducts, if present, are only rudimentary, and the presence or absence of the vestigial right oviduct (with Hawks) is not directly correlated with larger or smaller size of the right ovary (Stanley and Witschi, 1940).
Anatomical proof of a fully functional right ovary, has been presented in only two cases. Stieve (1924) reports having obtained a female Goshawk (Accipiter gentilis) which was shot while incubating a clutch of 3 fresh eggs. On dissection he found that the bird had two ovaries, but only one oviduct. In addition to several larger ovules showing signs of regression, in both ovaries, he found two ruptured follicles on the left ovary and one ruptured follicle on the right ovary. This indicates that two of the 3 eggs of the clutch originated from the left ovary, whereas the third egg originated from the right ovary. As there was only one (the left) oviduct present, the author assumed that the ovum, following ovulation from the right ovary, had to wander over (Überwanderung) to the left side of the body to meet the oviduct.
In the second case White (1969) reports having dissected a female Peregrine (Falco peregrinus) obtained from Alaska, in which he found that "the left ovary was markedly atrophied and appeared never to have been functional. The right ovary had 5 enlarged follicles about 25 mm in diameter and two visible ovarian scars from which follicles had ruptured". From his findings, White concludes that "although two ovaries may be present, only one appears to be functional in egg production in any one season or perhaps throughout the life of the bird".
A most unusual case of paired reproductive organs was reported by Chappellier (1914). A domestic duck, which laid two eggs daily, was found to have double ovaries and double oviducts.
Table I has been drawn up from the literature available to the writer. It contains all orders and species of birds in which paired ovaries and paired oviducts have been found. This table shows that paired ovaries have been found in 86 species of birds belonging to 16 Orders, and paired oviducts have been found in 33 species belonging to 12 Orders. As mentioned above, paired ovaries and oviducts predominate in the Order Falconiformes (45 species) but have also been found in many additional species. The seemingly less frequent occurrences of double ovaries in other orders of birds might be due partly to the fact that they are not usually sought (Gunn 1912). However, as paired ovaries are well known in Raptors, they are probably automatically looked for in this order during routine dissections. If normal sexing routine for all birds included examination of the right half of the body cavity in addition to the usual examination of the left side only, more occurrences of paired ovaries and oviducts might possibly be found.
Summary
The ratite order Apterygiformes is the only group of birds in which:
1 - Paired ovaries occur consistently without known exceptions.
2 - The right ovary (as well as the left) is usually functional.
3 - Successful ovulation from the right ovary (as well as the left) is a normal occurrence.
4 - If more than one egg is laid during tho same season, ovulation occurs alternately from the two ovaries.
In addition the following points have also been established:
5 - In the North Island Kiwi irregular time intervals between egg laying within one clutch are apparently owing to the widely differing stages of development of the succeeding follicles at the time of laying of the preceding egg.
6 - Only the left oviduct is functional in Kiwis and vestigial right oviducts occur only rarely.
7 - From the evidence obtained during this study on Kiwis it appears that the reduction of the right oviduct in birds might well have preceded the reduction of the right ovary during their evolutionary history.
8 - Despite textbook statements paired ovaries in birds have been recorded in individual birds of at least 86 species belonging to 16 different orders and paired oviducts in birds have now been recorded in individuals of at least 34 species belonging to 13 different orders.
9 - Although it has long been known that paired ovaries occurred commonly but irregularly in some members of the carinate order Falconiformes, species of this group form only 52% of the total number of bird species in which paired ovaries have now been recorded. If normal sexing routine in birds included the examination of the right side of the body cavity in addition to the usual examination of the left side, additional species (and additional orders) with paired ovaries might well be found.