Sia nell’uomo, che in alcuni animali, esistono pigmenti feomelanici gialli o rossicci diversi da quelli derivati da cisteina e dopa. Paradossalmente, sono presenti nelle specie più colorate in rosso.
Per esempio, Fattorusso (1970) ha riscontrato che il pigmento alcali solubile dei peli di capra dell’Argentina, in seguito a ossidazione, dà origine all’acido pirrolo-2,3,5-tricarbossilico (PTCA), tipico prodotto di degradazione delle eumelanine.
Pigmenti
simili sono stati descritti nei peli della pecora di Addis Abeba e del
cinghiale selvatico.
Anche Prota, in diverse occasioni, ha estratto dai peli
rossicci dei pigmenti
alcali solubili che all’analisi contengono scarse quantità di zolfo
e non danno luogo a prodotti di degradazione tipici per le feomelanine.
Al momento attuale si sa ben poco circa la composizione
chimica di questi pigmenti feomelanici privi di zolfo, eccetto che essi si comportano come le eumelanine sbiancate.
Gli studi in corso hanno lo scopo di verificare la possibilità che questi
pigmenti simil-feomelanici altro non siano che varianti strutturali delle eumelanine, derivanti da un parziale
sfaldamento perossidativo in unità di 5,6-diidrossindolo.
Quest’ipotesi non è inverosimile, vista l’elevata
suscettibilità del polimero di eumelanina al perossido d’idrogeno,
coinvolto negli stadi tardivi della melanogenesi. Invero, la
modulazione del colore dell’eumelanina da parte del perossido d’idrogeno
quale si verifica in vivo, fornisce un meccanismo alternativo per la
comprensione della policromia presentata dalla pigmentazione melanica
epidermica, che sarebbe altrimenti difficile da spiegare solo sulla base di
due forme alternative di pigmento, eumelanina e feomelanina contenente zolfo.
Alla luce dell’inevitabile disamina sui vari tipi di
pigmento che ci ha tenuti occupati sinora, è chiaro che il termine
feomelanina può indurre in errore in assenza di una definizione descrittiva.
Al fine di evitare confusioni, Prota suggerisce di conservare il termine di
feomelanina per i pigmenti derivati da cisteina-dopa e di usare il nuovo nome
ossimelanina per descrivere quei pigmenti, gialli o rossi, alcali solubili e
privi di zolfo.