Rosdhal & Rorsman (1983) hanno stimato che la massa totale dei melanociti epidermici nell’uomo adulto dovrebbe essere più grande delle quattro paratiroidi messe insieme o dell’ipofisi, ma un po’ più piccola della midollare del surrene.
Nei
soggetti con oltre 25-30 anni d’età il numero di melanociti attivi
diminuisce in ragione del 10-20% ogni decade sia nelle aree esposte
che in quelle non esposte alla luce solare. È inoltre interessante il fatto
che i melanociti derivati da cute di adulto, in vitro dimostrano una vita
considerevolmente abbreviata, con una ridotta risposta agli induttori
mitotici.
I melanociti dell’epidermide possono mostrare variazioni
di forma e dimensione in accordo con la loro densità per unità di
superficie, e, in un’area con pochi melanociti, essi sono dotati di dendriti
molto allungati con il corpo cellulare che somiglia a quello delle cellule
ramificate del sistema nervoso centrale. In altre aree densamente popolate i
melanociti hanno dendriti più brevi e si presentano rotondeggianti anziché
poligonali.
Dal punto di vista funzionale i melanociti epidermici
vengono detti in tono scherzoso incontinenti
a causa del trasferimento del pigmento da essi sintetizzato ai cheratinociti,
la cosiddetta attività
citocrina di Masson. La melanosintesi e il trasferimento del
pigmento procede per tutta la durata della loro vita e viene innescata da
svariati stimoli esterni e interni, specialmente dalla luce solare.