Vol. 2° -  XXVII.3.1.

Melanociti epidermici

Rosdhal & Rorsman (1983) hanno stimato che la massa totale dei melanociti epidermici nell’uomo adulto dovrebbe essere più grande delle quattro paratiroidi messe insieme o dell’ipofisi, ma un po’ più piccola della midollare del surrene.

Nei soggetti con oltre 25-30 anni d’età il numero di melanociti attivi diminuisce in ragione del 10-20% ogni decade sia nelle aree esposte che in quelle non esposte alla luce solare. È inoltre interessante il fatto che i melanociti derivati da cute di adulto, in vitro dimostrano una vita considerevolmente abbreviata, con una ridotta risposta agli induttori mitotici.

I melanociti dell’epidermide possono mostrare variazioni di forma e dimensione in accordo con la loro densità per unità di superficie, e, in un’area con pochi melanociti, essi sono dotati di dendriti molto allungati con il corpo cellulare che somiglia a quello delle cellule ramificate del sistema nervoso centrale. In altre aree densamente popolate i melanociti hanno dendriti più brevi e si presentano rotondeggianti anziché poligonali.

Dal punto di vista funzionale i melanociti epidermici vengono detti in tono scherzoso incontinenti a causa del trasferimento del pigmento da essi sintetizzato ai cheratinociti, la cosiddetta attività citocrina di Masson. La melanosintesi e il trasferimento del pigmento procede per tutta la durata della loro vita e viene innescata da svariati stimoli esterni e interni, specialmente dalla luce solare.

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