Sia la penna che la piuma prendono origine da un’invaginazione cutanea, il follicolo, alla cui base si forma una protuberanza, il germe o rudimento della penna. Ogni follicolo forma sull’epidermide una piccola gibbosità: osservando un pollo spennato, i follicoli si presentano distribuiti su quasi tutta la superficie cutanea.
Nel germe della
penna è possibile distinguere un epitelio esterno, epitelio del germe di origine ectodermica,
e una parte centrale connettivale riccamente vascolarizzata, la papilla del germe di origine mesodermica.
L’epitelio del germe circonda la penna a guisa di
cappuccio. Continuando a crescere, la penna finisce per sporgere formando il
cosiddetto spuntone,
rivestito da epitelio che poi si romperà per lasciare la penna libera di
completarsi. Quindi, durante le prime fasi, la penna è circondata da un
involucro cilindrico dovuto all’epitelio del germe, che cade quando le
diverse strutture sono completamente formate. In alcuni uccelli la caduta del
cilindro è abbastanza tardiva, come nel Cuculo, il che gli conferisce per un
certo tempo l’aspetto di un istrice.
Nella penna si distingue una parte infissa nella cute, cannuolo o calamo
[1]
,
e una parte che sporge esternamente formata da rachide e vessillo. Calamo e
rachide, nel loro insieme, costituiscono lo scapo.
Attraverso l’ombelico
inferiore, posto nella parte inferiore del cannuolo, penetra la papilla dermica ricca di vasi sanguigni.
Fig.
XXVI. 8. –
Schema a ingrandimento crescente
di una penna di contorno
Il calamo è cilindrico e vuoto, in quanto nelle fasi
iniziali abbraccia il germe della penna che andrà lentamente ritirandosi man
mano che la penna cresce, lasciando aderenti alla superficie interna del
cannuolo alcuni brandelli visibili in trasparenza e che prendono il nome di anima della penna.
Il rachide
è il prolungamento esterno del cannuolo; al contrario di questo, è solido,
quadrangolare, percorso longitudinalmente da un solco che va restringendosi verso la punta, conferendo
solidità alla penna e, nello stesso tempo, sufficiente elasticità.
Il vessillo
è costituito dall’insieme delle barbe fornite di barbule, e le barbe si
attaccano in coppia ai due lati del rachide. Le due serie dei rami del
vessillo, cioè le barbe, si staccano ad angolo acuto
rispetto all’asse di sostegno e hanno lunghezza differente: infatti il
vessillo esterno o laterale è più stretto e più resistente, il vessillo
interno o mediale è più largo e più morbido.
Dalle barbe si dipartono le barbule, perpendicolari alle barbe, che possono uncinarsi
tra loro attraverso gli uncini
o amuli, che nel pollo sono presenti
solo nella parte media del vessillo, mentre nei volatori sono presenti in
tutta la piuma. Se questo sistema di ancoraggio si sgancia, non succede nulla
d’irreparabile: basta accarezzare le penne e viene ripristinata la struttura
originale.
Le barbule orientate verso la punta della penna son dette barbule distali
dotate di amuli, disposti lungo tutto il bordo della barbula; son dette anche barbule
attive, perché capaci di vincolarsi alle barbule
prossimali della barba successiva, prive di uncini e dette perciò barbule
passive. Ne risulta una solida tessitura che offre un’adeguata
resistenza durante il volo. Sia le barbe che le barbule possono essere invase
dai pigmenti.
Alla base del follicolo si trova la polpa della penna,
deputata a fornire le sostanze necessarie alla sua crescita. La polpa, che è
la parte centrale dell’abbozzo della penna, è di origine mesodermica,
mentre la parte epiteliale, che costituirà la piuma propriamente detta,
proviene dall’ectoderma. I vasi sanguigni che irrorano la polpa trascinano
con sé le cellule destinate alla produzione dei pigmenti, i melanociti.
Ai confini tra calamo e rachide esiste l’ombelico superiore,
ai lati del quale si stacca un ciuffetto di barbe denominato iporachide, che solo dell’Emù ha la
stessa estensione del vessillo soprastante. Il vessillo dell’iporachide è
sempre formato da barbe sciolte, osservabili anche nella parte più bassa del
vessillo propriamente detto.
Un pelo scuro è meccanicamente più robusto di un pelo
chiaro e le piume con parecchia eumelanina sono più resistenti all’abrasione
di quelle scarsamente pigmentate.
[1] Calamo deriva dal latino càlamus, col significato originario di canna; calamaio è il recipiente in cui si conserva l'inchiostro nel quale un tempo, per scrivere, veniva intinto il calamo della penna opportunamente tagliato. Calamaro è quel mollusco marino che in caso di pericolo emette un liquido nero come l'inchiostro: si tratta di una sospensione di melanina nera, usata per preparare il nero usato dai pittori. A questo scopo il sacco dell'inchiostro viene essiccato, polverizzato e bollito con lisciva per dissolvere la melanina, che viene poi precipitata con acidi, lavata, essiccata e miscelata con gomma arabica.