Debbono trascorrere parecchie settimane dalla nascita
prima che il maschio di un uccello possa essere distinto da una femmina in
base alle caratteristiche esteriori. La cloaca permette un sessaggio quasi
sicuro. Salvo casi eccezionali di piumaggio caratteristico, anche il pulcino
di pollo domestico ha un aspetto esterno identico nei due sessi. Le differenze
si definiranno gradualmente sotto forma di caratteri sessuali secondari, per
poi sfociare in uno dei dimorfismi sessuali più netti e appariscenti:
piumaggio riccamente colorato nel gallo adulto, con cresta e bargigli ben
sviluppati, speroni, incedere fiero, canto e istinto battagliero. La gallina
è più modesta, di carattere più calmo, il piumaggio è sobrio, la cresta è
cadente e gli speroni sono atrofici.
La castrazione
del gallo, in uso da millenni col solo scopo di ottenere un
soggetto ricco di adipe e dalla carne tenera - il Gallus spado
[1]
-, ha messo in evidenza che il testicolo condiziona interamente gli organi
erettili e il comportamento sessuale. Dopo l’intervento chirurgico, cresta e
bargigli non sono più rutilanti e vanno incontro ad atrofia, scompare l’istinto
sessuale e combattivo, il canto si spegne. Gli speroni non risentono del
capponaggio
[2]
e continuano a crescere regolarmente. In linea generale anche il piumaggio non
risente dell’ablazione testicolare.
Fig.
XXIV. 1 – Il cappone, o Gallus spado, di Aldrovandi
tratto dal II volume
dell'Ornithologia (1600).
Oggi, senza far ricorso a tecniche cruente, è possibile
castrare il galletto usando gli stilbenici
[3]
,
che si dimostrano antimascolinizzanti efficaci se usati a forti dosi, capaci
di inibire la produzione di gonadotropine ipofisarie con susseguente atrofia
testicolare. Gli stilbenici possono essere aggiunti al mangime, iniettati,
innestati sottocute nel collo in prossimità della testa sotto forma di
tavolette o compresse. L’innesto sottocutaneo è un metodo di pratico
impiego e dai migliori successi sull’incremento ponderale.
La castrazione
della gallina attraverso la rimozione dell’ovaio sinistro, oltre a
far regredire la cresta come nel gallo, comporta lo sviluppo degli speroni; in
occasione della muta, o dello spiumamento manuale, comparirà un piumaggio di
tipo maschile. Per essere esatti bisogna dire che compare un piumaggio da
cappone, dalle piume con forma e colore caratteristici di tale condizione. Per
cui, sia il cappone che la poularde
[4]
(Gallina spadonia) tendono verso un
piumaggio di tipo identico, che
acquisiscono nel volgere di qualche tempo, tendono verso un tipo
neutro, verso un tipo che in
questo caso può essere classificato come tipo specifico.
Raggiunto questo stadio, se in addome o sottopelle
innestiamo al cappone un testicolo e alla poularde un ovaio, ambedue
riacquistano le loro caratteristiche primitive, salvo gli speroni della
poularde che cessano di crescere, ma che non regrediscono. Da quanto detto, si
desume l’esistenza di 2 gruppi di caratteri sessuali secondari a dipendenza
gonadica:
q caratteri sessuali secondari stimolati: in ambo i sessi gli organi erettili; nel maschio l’istinto sessuale e il canto; nella femmina il piumaggio
q caratteri sessuali secondari inibiti: speroni nella gallina
Praticando un innesto
eterologo di gonadi - ovaio al cappone e testicolo alla poularde - si
determina lo sviluppo dei caratteri sessuali corrispondenti alla gonade
impiantata, a spese di un soma di sesso opposto. Il testicolo impiantato alla
poularde stimola la crescita di una cresta di foggia maschile, accompagnata da
un istinto sessuale e da un canto identici a quelli del gallo. L’ovaio
trapiantato al cappone determina una cresta e un piumaggio da gallina. Per
cui, i substrati dei caratteri
sessuali secondari sembrano essere equivalenti nei due sessi
e possono svilupparsi secondo un tipo maschile oppure femminile.
Sono tuttavia necessari degli emendamenti a quest’affermazione.
Una cresta trapiantata sulla schiena - e quindi in posizione ectopica -
dimostra che essa viene sempre condizionata dal testicolo. Laonde, l’azione
che su di essa si esplica deve essere di natura chimica: effettivamente nel
cappone l’iniezione di ormone maschile determina il ristabilimento di una
cresta con foggia maschile.
Ma, tra le ghiandole a secrezione interna, non sono solo
le gonadi che intervengono su alcuni caratteri sessuali secondari. Inoltre,
certi caratteri sono indipendenti dalle ghiandole genitali e da altre
ghiandole endocrine, rivelando così una stretta dipendenza solo da fattori
genetici.
Credo valga la pena fare una digressione storica relativa alla Gallina spadonia. L’estrosità degli Italiani è davvero impareggiabile! Alcuni lustri fa mi capitò di leggere l’affermazione di un eminente oncologo inglese che mi lasciò stupito e mi diede da pensare. In sintesi disse più o meno così: la sconfitta delle neoplasie non è molto lontana, e la soluzione verrà da un Paese dell’area mediterranea, magari dall’Italia, in quanto per risolvere i problemi scientifici non è sufficiente un’eccellente preparazione specifica: ci vuole anche creatività.
Nel 2005, traducendo il Gallus Gallinaceus & Gallina di Ulisse Aldrovandi, mi imbattei in questa frase di pagina 277 dell’Ornithologiae tomus alter, dove si sta parlando dell’impiego in medicina di pollo e derivati:
Galenus in febri, quae sincopem [syncopen] coniu<n>ctam habet, ova (ovorum vitellos) ante quartam diem exhibuit, et post ea etiam carnem. Sed haec sit Gallinarum castratarum, etsi Galenus, caeterique veteres earum non meminerint. Harum enim caro candidior, melior, et friabilior est, et facile, et cito coquitur, teneraque est, ac grata palato.
Galeno, nella febbre che si associa a svenimento, ha dato da mangiare delle uova (tuorli d’uovo) prima che fossero trascorsi quattro giorni, e dopo le uova anche carne. Ma questa deve essere di galline castrate, anche se Galeno e altri antichi non ne abbiano fatta menzione. Infatti la loro carne è più bianca, migliore, e più friabile, e viene digerita facilmente e in fretta, ed è tenera e gradita al palato.
A
tutta prima, visti i numerosi errori tipografici e concettuali disseminati
negli scritti di Aldrovandi, pensai che il nostro Ulisse avesse preso un
abbaglio. Mai e poi mai sentii parlare di galline castrate per scopi
alimentari, per cui stilai la seguente nota a piè pagina:
“Mai sentito dire che si castrassero anche le galline, nonostante sia possibile. Che Aldrovandi volesse intendere carne di cappone? Questa seconda ipotesi è alquanto verosimile se ammettiamo che Ulisse abbia letto frettolosamente un passo di Gessner tratto da Sylvius - verosimilmente Jacques Dubois (Amiens 1478 - Parigi 1555) - che viene citato quando Gessner parla dei criteri in base ai quali scegliere la carne dei gallinacei. Così riferisce Conrad Gessner in Historia Animalium III (1555), pag. 391:
Gallinas albas nigris aliqui suaviores esse tradunt, Chrysippus apud Athenaeum. Gallorum et gallinarum caro alimenti est inter aves optimi. Quia facile in sanguinem vertitur, et parum excrementosa est. Caro autem gallinarum est melior quam gallorum, nisi sint castrati. Nigrarum quoque et quae nondum peperunt caro est melior et levior. Veterum autem, praecipue gallorum, caro nitrosa est et salsa, cibo inepta, Sylvius.
“Quindi
Gessner sta citando da Sylvius, il quale afferma che la carne di gallina è
preferibile a quella di gallo, salvo che costui sia stato prima trasformato in
cappone. Nessuna Gallina spadonia all’orizzonte! Magari a Bologna,
per la festa di San Pellegrino, si castravano, oltre ai galli, anche le
galline, ma Aldrovandi, quando a pagina 294
parlerà di questa castrazione di massa del 1° agosto, non
accenna minimamente a galline evirate.”
Dovetti rimangiarmi tutto. Infatti, indagando ulteriormente e - grazie all’elettronica - assai rapidamente il testo di Gessner, scoprii che Aldrovandi non raccontava panzane. Ecco il prosieguo della mia nota a piè pagina:
“Tutto questo sproloquio contro Aldrovandi deve essermi perdonato. Non si è mai finito d’imparare! C’era chi castrava le galline! Lo scopro attraverso la citazione completa di Gessner a pagina 433, il quale aveva il vizio di riportare sistematicamente le fonti. Forse - anzi, senza tanti forse - l’eviratore di galline era il medico padovano Michele Savonarola, nonno del famosissimo Girolamo:
Febrientibus magis conveniunt gallinae castratae, quanquam veteres castrationis earum non meminerunt. ego castratas domi alo, quarum caro albior, melior et friabilior est. Facile et cito coquuntur, et tenerae fiunt et gratae palato, Mich. Savonarola.
“E a pagina 434 Gessner replica:
Febrientibus magis conveniunt gallinae castratae, Savonarola.”
Ecco spiegato perché possiamo nuovamente vantarci dell’estrosità senza limiti degli Italiani e presumere che magari saranno proprio loro a scovare l’inghippo per dibellare, scusate, debellare il tumore, una cosa che il nostro compianto Di Bella non ha proprio dibellato. Dovremo aspettare ancora un po’, quanto non si sa, ma ne usciremo vincitori! Così l’oncologo inglese, frustrato dal nostro deludente dibellatore, verrà finalmente gratificato dal compiersi della sua profezia.
Vincitori lo saremo, ma per poco, in quanto dovremo subito affrontare un nuovo problema da dibellare. Infatti la biologia ha questi corsi e ricorsi che – inutile dirlo - ci tornano scomodi parecchio assai.
A proposito, alle ore 13:09 del 6 febbraio 1998 me la cavavo con sole 9.300 lire nel togliermi lo sfizio di redarguire il nostro prode e poco compianto dibellatore di neoplasie: Luigi Di Bella.
Quando affermò che non si fidava dell’italica sperimentazione in quanto avrebbero potuto truccare i risultati, mi salì tutta quanta la bile al cervello e gli mandai questo telegramma che un impiegato postale, chiaramente di Dibelliana corrente, non voleva fosse inoltrato in quanto recante solo il nome della città (Modena) senza l’indirizzo del misconosciuto destinatario:
Caro
Collega, vuoi smetterla di blaterare?
Era meglio quando nessuno ti conosceva. Ricorda che i sofferenti hanno bisogno
di certezze, non dei tuoi insulsi dubbi sulla serietà della sperimentazione.
– Corti Elio
È tutta colpa della Gallina spadonia e di Michele Savonarola se siamo andati a impantanarci in un passato che è meglio dimenticare.
[1] Spado, latino, al genitivo fa spadonis e deriva dal greco spádøn che significa evirato, a sua volta derivato dal verbo spáø: estrarre, cavar fuori.
[2] Cappone: dal greco kóptein, tagliare.
[3] Stilbenici: a essi appartiene l’estrogeno di sintesi dietilstilbestrolo e devono il nome allo stilbene, un idrocarburo ciclico.
[4] Poularde: dal francese poule, che vuol dire gallina; indica la femmina castrata.