La maggior parte dei caratteri
è prodotta da una complessa interazione di numerosi geni. Non esiste nessun
gene per gli occhi, o anche per una parte dell’occhio. Cioè, non esiste una
relazione uno a uno tra le unità
geniche dei cromosomi e i differenti tessuti e organi di un individuo.
Il riconoscimento di questa situazione fornisce una guida
per interpretare gli effetti di agenti esterni o interni sugli organi di un
individuo in via di sviluppo o di un individuo a sviluppo ultimato, e i
possibili effetti di questi agenti sui geni stessi. Se, per esempio, l’esposizione
al sole determina lo scurimento della pelle, dovremmo forse per questo
ammettere che sono stati cambiati i numerosi geni che, nelle cellule della pelle, prendono parte ai processi che
si intrecciano nella formazione del pigmento? O non è forse più probabile
che alcune reazioni siano state alterate sotto l’influenza del nuovo
ambiente, cioè l’esposizione alle radiazioni? Oppure, dovremmo forse
aspettarci che i geni delle cellule dell’ovaio o del testicolo di un
individuo abbronzato dal sole siano cambiati quando la sua pelle è diventata
scura?
Esistono metodi sperimentali per affrontare questi
problemi, e li affronteremo parlando delle cause che conducono alle mutazioni
geniche. Poiché la maggior parte dei caratteri dipende da molti geni, è
ovvio che i cambiamenti in uno qualsiasi di questi molti geni può produrre un
cambiamento in un carattere. Così si sa che la cecità ereditaria è dovuta
all’alterazione di uno qualsiasi dei moltissimi geni differenti presenti in
loci differenti. Alcuni di questi tipi di cecità, differenti da un punto di
vista genetico, sono causati da un punto di vista morfologico da effetti
diversi di geni diversi, come, per esempio, un effetto sulla retina, sul
cristallino o sulla crescita generale del globo oculare. Nell’ambito di ogni
tipo di cecità è possibile riscontrare effetti specifici di tipi differenti
di geni; per esempio, processi differenti che determinano l’opacità del
cristallino causa della cataratta.
Spesso, quella che sembra essere una medesima anomalia,
può rivelarsi influenzata da differenti loci genici, come è dimostrabile per
la retinite pigmentosa,
una degenerazione progressiva della retina che si accompagna ad accumulo di
pigmento. In alcuni alberi genealogici, l’ereditarietà legata al sesso di
questa malattia umana dimostra che il gene responsabile è localizzato sul
cromosoma X; in altri alberi genealogici il tipo di ereditarietà attribuisce
la responsabilità a un gene localizzato su un autosoma. Attualmente nei casi
di retinite pigmentosa non si rilevano dal punto di vista clinico differenze
specifiche grazie alle quali si possa attribuire la trasmissione come legata
al sesso oppure trasmessa per via autosomica, anche se in futuro nuovi metodi
diagnostici potranno rivelare che geni diversi controllano lo sviluppo della
malattia attraverso meccanismi diversi.
Questo vale anche per molte malattie emorragiche, che per
lo più hanno una caratteristica in comune: la diminuzione della produzione di
fibrina nei processi di coagulazione del sangue. La fibrina deriva dal
fibrinogeno per azione di un enzima, la trombina, essa stessa prodotto
terminale delle interazioni di una intera serie di sostanze, e basta che una
tappa qualunque sia insufficiente perché si produca un fenotipo emorragico.
Si è dimostrato che esiste il controllo genetico per almeno otto di queste
sostanze. Tra queste, il cosiddetto fattore antiemofilico è carente nelle
persone affette da emofilia classica legata al sesso, o emofilia A.
Un altro tipo di emofilia legata al sesso, l’emofilia B,
è caratterizzato dalla carenza del componente plasmatico della
tromboplastina, detto anche fattore Christmas
[1]
.
Tre differenti malattie emorragiche autosomiche sono caratterizzate dall’insufficienza
di una sostanza diversa nei tre casi, e in un’altra malattia emorragica
autosomica sembra che il sangue sia normale e che l’emofilia sia dovuta a
qualche difetto nei capillari.
Il fatto che individui diversi, che sembrano manifestare
lo stesso fenotipo, in realtà facciano parte di gruppi distinti dal punto di
vista genetico, è il risultato naturale della partecipazione di molti geni
alla formazione di un dato carattere. È
importante essere consapevoli della possibilità, forse dell’elevata
probabilità che quella che sembra essere una singola caratteristica
fenotipica, possa essere geneticamente eterogenea.
Può sembrare contradditorio parlare prima dei molti geni
da cui dipende un carattere e poi del gene responsabile; ma questa
contraddizione è solo apparente. Anche la partenza di un’automobile dipende
dalla cooperazione di molte parti: l’accumulatore, l’impianto elettrico, i
pistoni, la trasmissione e così via. Il carattere incapacità di partire può essere dovuto a un disturbo qualsiasi
nelle parti richieste per il funzionamento normale. Perciò il carattere
normale capacita di partire è
controllato da molte entità, ma la differenza fra capacità
e incapacità, in qualsiasi caso, è
controllata da entità singole. Eccezionalmente l’incapacità di partire di
un’automobile può essere dovuta a più di una causa, ciascuna delle quali,
da sola, basterebbe a determinare questo effetto. Nello stesso modo, una
persona può, in casi rari, essere cieca per più di una ragione, per esempio,
nel caso in cui possieda entrambe le costituzioni genetiche per la cataratta e
per la retinite pigmentosa.
Esistono altre conseguenze delle interrelazioni fra le
reazioni che hanno origine dai geni. Una di queste è che gli individui portatori di costituzioni geniche
identiche possono talvolta apparire del tutto differenti.
La ragione consiste nel fatto che le reazioni che hanno origine dai geni sono
soggette all’influenza dell’ambiente, come tutti gli altri processi fisici
o chimici. Non ci si può aspettare che i geni, in tutte le circostanze
ambientali, producano gli stessi caratteri osservabili.
Un carattere controllato dai geni può apparire in una
certa forma in alcune circostanze, e in un’altra forma in altre, proprio
come una miscela di idrogeno e ossigeno in un contenitore sarà stabile se
lasciata indisturbata, ma esploderà se si introdurrà una scintilla
elettrica; o come la velocità di molte reazioni chimiche che è bassa a una
certa temperatura ma elevata a un’altra. Il problema delle relazioni fra l’eredità
e l’ambiente costituisce un argomento, oltre che affascinante, anche non
privo di interesse pratico, quando si pensi alla sindrome del gozzo pendulo
nei tacchini che non si manifesta se vivono in climi che non impongono
abbondanti assunzioni di acqua.
Un’altra conseguenza delle interrelazioni tra le azioni
geniche consiste nel fatto che lo
stesso gene, in un dato locus, può determinare effetti differenti, in
individui differenti, se sono diversi altri geni in altri loci, anche nelle
stesse condizioni esterne. Se, per esempio, un certo gene controlla la
presenza di un enzima, che entra in un certo processo biochimico, l’attività
dell’enzima può essere influenzata dall’acidità del citoplasma, che può
essere sotto il controllo di un altro gene. Così, spesso, è importante
tenere conto del background
genetico fornito dagli altri geni nello studio di qualsiasi gene.