«La razza di Shang-haï, detta altrimenti Cinese, di Nankin o di Pekino e più comunemente della Cocincina (Gallus asiaticus Nankin o Gallus cochinchinensis) - Nel 1843 la regina Vittoria d'Inghilterra venne in possesso d’un gruppo di questa grande razza asiatica sin'allora del tutto sconosciuta in Europa; nel 1846 l'ammiraglio Cécile spediva dalla China in Francia un numeroso gruppo di questi colossali animali e nel 1847 vennero importati altri soggetti in Inghilterra, provenienti dal porto di Shang-haï. Questi ultimi avevano i tarsi impiumati e le piume alle coscie, ai fianchi ed al ventre, cioè le piume della parte posteriore del corpo, lanuginose e molto aperte, ossia non serrate al corpo, il fusto sottile e le barbe lunghe e morbide; tutto ciò contribuiva a dare smisurate proporzioni a quelle parti. Non così erano i tipi posseduti dalla regina Vittoria, poiché i loro tarsi si presentavano nudi e le parti inferiori del corpo, a piumaggio serrato e poco o nulla lanuginoso, nel contempo il loro aspetto generale differiva anche dai primi.
Fig. X. 2 - La Cocincina ai tempi della Pollomania
«Ciò premesso,
sorge subito lo domanda: a quali di questi due tipi bisogna far risalire
l'origine della moderna razza Cocincinese? Senza dubbio l'attuale gallina
della Cocincina ha molta analogia col tipo introdotto in Europa nel 1847 dagli
allevatori inglesi, mentre che si discosta di molto dai tipi posseduti tre
anni prima dalla Regina Vittoria: questi ultimi sono attualmente scomparsi, ma
sino a pochi anni or sono erano ancora abbastanza diffusi, ed io li ricordo
benissimo pochi anni dopo il 1860 a Napoli, ove erano allevati con molta
predilezione sotto il nome di galline
storze
[1]
. L'influenza di
questa gallina asiatica, come razza incrociante sulla nostra comune, ebbe
talmente a manifestarsi nelle adiacenze di Napoli, che per qualche tempo i
mercati furono inondati di galline
storze italianizzate, le quali rappresentavano un tipo ben fissato. Ho
accennato a suo tempo a questa sottorazza della nostra gallina italiana nel
capitolo riguardante le varietà di quest’ultima, e l’ho chiamata
semplicemente gallina storza come si
usava a Napoli, confondendola colla gallina storza originaria (la Cocincinese
a tarsi nudi).
«D'altronde la
Cocincina a tarsi nudi era, sino a pochi anni addietro, ancora diffusa per
tutta l’Europa, quindi non si può escludere il fatto che anch'essa, al pari
della Shang-haï propriamente detta (la Cocincinese calzata), sia stata la
razza madre del tipo moderno perfezionato dagli inglesi. Più d’un autore
vede nell'antica gallina della Cocincina a tarsi nudi un prodotto derivato
dalla Shang-haï (tipo calzato) e dalla grande Malese, e per conseguenza anche
la probabilità che questa stessa sia proveniente dalla Cocincina. Per
concludere, dirò che i due tipi primitivi, il calzato ed il nudo, hanno
certamente contribuito entrambi a darci la moderna gallina riccamente calzata
e che, in vista di quanto ho ora sovraccennato, le denominazioni razza di Shang-haï e razza
della Cocincina sono entrambe giustificate; epperò ora prevale l'ultima,
mentre che la prima è completamente esclusa dal dizionario avino. A voler
essere giusti, il nome della razza dovrebbe suonare Shang-haï poiché, ripeto, il tipo moderno è molto più
somigliante a quello che venne introdotto dal porto di Shang-haï, ma la moda
ha preferito di chiamare la splendida gallina asiatica razza
della Cocincina, e notate, malgrado l’opposizione di un gran numero di gallinologhi,
che dichiarano assolutamente infondata siffatta provenienza
[2]
.
«Dall'epoca della
sua importazione in Europa, la razza che ora c'interessa ha subito profonde
modificazioni, e tutto ciò devesi alla intelligenza ed alla operosità degli
allevatori inglesi. Sin dal principio si diede la preferenza al tipo calzato,
ed attualmente le singole caratteristiche di quest'ultimo sono state talmente
armonizzate in rapporto all’aspetto generale dell'animale da rendere la
Cocincinese una razza eccezionalmente singolare, bella, voluminosa, ed
emergente in particolar modo per le sue piume lanuginose e molto aperte alla
parte inferiore del corpo. Quest'ultima prerogativa, alquanto rilevante nei
tipi primitivi, è stata oggi giorno talmente esagerata da far sembrare l’animale
molto più grosso e massiccio di quello che è realmente, ma tutto ciò,
ripeto, venne sapientemente armonizzato col resto del corpo: così si diede
maggiore grazia alle forme della testa, del collo e del petto, si cercò di
ottenere il dorso larghissimo ed inclinato avanti invece che indietro, la coda
venne resa larga, ma corta, i tarsi che erano trampoli per lo passato, si
accorciarono in armonia alla rotondità delle forme del corpo e si resero
eccessivamente impiumati, acciocchè l’enorme massa del corpo non avesse a
sembrare appoggiata su due stecche. Sarebbe compito uscente dal limite che mi
sono imposto se volessi passare in rassegna tutte le trasformazioni subite da
questa razza dal 1845 in poi, vi ci vorrebbe un grosso volume, ma, le poche
righe che ho dedicate a questo argomento bastano, se non altro, a far rilevare
che tanta costanza di lavoro doveva dare i suoi frutti: osservate all’uopo
dei buoni tipi della razza come è attualmente e convenite con me che non si
poteva fabbricare un pollo meglio armonizzato nell’assieme delle sue forme,
meglio proporzionato della Cocincinese. L’animale moderno ha forme massiccie,
pesanti e piuttosto goffe, se le vogliamo considerare isolatamente, ma ripeto,
l’armonia dall'assieme è stupefacente e non rappresenta un'offesa
all'estetica.
Fig. X. 3 - La Cocincina intorno al 1880
«Si comprenderà
facilmente l’entusiasmo che destarono al loro apparire questi enormi polli
60 anni or sono; sin'allora in Europa non si aveva idea di galline così
grandi e di più: il colore fulvo che le caratterizzava era una novità per
gli allevatori europei, stantechè essi non ebbero mai galline di quel
mantello nei loro allevamenti. Vuolsi finalmente aggiungere che le forme della
razza asiatica non avevano nulla di comune colle nostre razze indigene, per
vieppiù convincersi dell’entusiasmo che destò questo pollo racchiudente
tante caratteristiche strabilianti.
«Colla
introduzione della Cocincinese in Europa la passione per l'avicultura assunse
gigantesche proporzioni, dapprima in Inghilterra, quindi in Francia ed in
America, e finalmente in Germania e nel resto dell'Europa: la mastodontica
figura di razze sin'allora conosciute e poco o nulla curate, allettò lo
sguardo di tutti gli appassionati di animali, e d'allora in poi l'avicultura
divenne uno dei rami il più importante della zootecnica. Sicuramente, se
questa branca dello scibile umano occupa un posto importante lo si deve
indubbiamente alla razza della Cocincina, e valga a confermare questa
asserzione il fatto saliente più che mai del perfezionamento o meglio
dell'aumento di volume conseguito in molte razze. Così, ad esempio, nel corso
di questo lavoro ho dimostrato come la celebrata razza Dorking deve il suo
enorme volume alla influenza della Cocincinese e razze affini, così
continuando potrei citare la non meno celebre Coucou di Malines e diverse
altre razze di un qualche valore economico; ma non basta ancora, e perciò vi
ricordo le non poche nuove razze europee, molte delle quali pregevolissime,
che sono tutte discendenti dalla Cocincinese, senza poi voler ricordare la
quasi totalità delle razze americane derivate dalla superba razza asiatica.
«Qui dunque
sarebbe proprio il caso di esclamare: «à tout seigneur tout honneur», ma l’ingratitudine
umana non si è smentita nemmeno verso i miseri polli. Abbiamo sfruttato per
anni questo colosso del pollaio, ingrandendo le nostre piccole razze europee,
formando nuove e numerose razze, ed ora che non ne abbiamo più bisogno gli
diamo il calcio dell’asino, dichiarando che la razza asiatica non è un
pollo utile alla economia domestica. Infine la Cocincinese ha descritto la sua
parabola, e difatti essa non compare più numerosa alle mostre avine come per
lo passato, e già trova molti detrattori; ma non è soltanto alle sovracitate
condizioni che devesi il graduale abbandono di questa razza, bensì ad un
altro potente fattore: alludo alla importazione della razza Langshan, che
seguì dopo circa un trentennio dalla importazione della Cocincinese; ma su
questo soggetto mi diffonderò con tutto il dettaglio possibile quando
tratterò questa razza rivale della Cocincinese.
«La gallina della
Cocincina ha una straordinaria propensione all'incubazione, appena deposta una
ventina d'uova cerca subito di covare e veramente non c'è nessuna razza
europea che l’uguagli nella bisogna. Come la tacchina, anche questa gallina
può essere adibita alle cova ripetuta, senza tema che le venga a noia il
compito impostole dall'allevatore, epperò non vorrei consigliare di farle
compire più di due cove, giacchè la terza la sposserebbe un po' troppo a
scapito della salute. Dopo 30 o 40 giorni gli allievi vengono inesorabilmente
abbandonati della madre, poiché questa ricomincia a deporre le uova, per poi
dedicarsi di bel nuovo al suo prediletto ufficio di covatrice. Il pulcino,
abbandonato a sè stesso dopo sì breve lasso di tempo, soffre sotto il nostro
clima, e specialmente nei mesi di marzo ed aprile; egli è perciò che è
consigliabile di praticare le schiuse nei mesi inoltrati della stagione
d'allevamento e cioè nel maggio, nel giugno e nel luglio; le schiuse precoci
(fine febbraio sino a tutto aprile) sono consigliabili con chioccie nostrane o
con tacchine che conducono le nidiate anche sino a tre mesi, sempre che non si
voglia ricorrere alle madri artificiali.»
[1] A pagina 86 del trattato di Pascal del 1905 leggiamo: “Mi piace di citare ancora una sottorazza della gallina italiana, che ormai è completamente piombata nell’oblio e forse anche estinta. Alludo alla gallina storza, che sino a un decennio fa inondava i cortili della Campania: la stessa non è altro che la gallina italiana a cresta rimpicciolita, a volume aumentato e ridotta a camminare sui trampoli, talmente è notevole la lunghezza dei tarsi. Su per giù la gallina storza si potrebbe definire la Barbezieux a caratteri italiani: è veramente deplorevole l’abbandono di questa sottorazza, che io vorrei propriamente chiamare razza.” Premesso che Napoletani veraci mi hanno detto che storzo in napoletano significa disgraziato, difettoso - come può esserlo uno storpio -, per gallina storza oggi essi intendono quel pollo dal collo spennacchiato con un po' di piume ai tarsi. L'aggettivo storza appioppato alla sottorazza citata da Pascal probabilmente si riferisce al fatto che essa camminava come sui trampoli portandosi appresso un corpo sproporzionato: insomma, una gallina priva di qualunque grazia, come la storza attuale. § Barbezieux è un'area del dipartimento francese sud-occidentale della Charente (capoluogo Angoulême) in cui dal 1973 è sorto il comune di Barbezieux-Saint-Hilaire (4.645 abitanti nel 2007) in seguito alla fusione del comune di Barbezieux con quello de Saint-Hilaire-de-Barbezieux.
[2] Edward Brown afferma che il nome Cocincina è stato preferito per puri motivi eufonetici anziché geografici come richiederebbe l'origine della razza; oltretutto Shanghai è situata lontano dalla regione vietnamita della Cocincina essendo ubicata in prossimità del 30° parallelo, mentre la Cocincina è tagliata dal 10° parallelo, anch’esso nord.