Non sempre è possibile trovare un significato finalistico ai fenomeni naturali.
Quest’aspirazione è una caratteristica della mente umana, che desidera collocare ogni avvenimento al suo posto logico come se l’Universo fosse costantemente governato con criteri di ordine e linearità. Proprio per questo modo di vedere, risuona angosciante la frase che nel film Il grande Cocomero il Sacerdote della Neuropsichiatria Infantile scandisce più volte durante il rito funebre della bimba morta:
“Signore, perché i bimbi muoiono?”
Non c’è risposta a tutto, o meglio, talora si possono prospettare diverse risposte. Basta scegliere quella che più s’avvicina al vero.
Così, anch’io ho tentato di trovare un’interpretazione finalistica alla fase d’eclissi dei volatili, e il Professor Renato Massa, dell’Istituto di Scienze Ambientali di Milano, il 20 febbraio 1996 mi ha espresso telefonicamente alcune considerazioni. Non sono le parole precise, è ovvio, in quanto non ho il malvezzo di registrare telefonate né di collocare cimici qua e là. È semplicemente la sintesi di un’amabilissima e pacata conversazione:
“Spesso osserviamo che in natura il maschio presenta un piumaggio vistoso, e questa livrea gli serve per accaparrarsi le femmine, anche se è un’arma a doppio taglio in quanto lo espone più facilmente ai predatori. Terminata la fase riproduttiva, l’abito viene dismesso in quanto la sua finalità, tesa alla propagazione della specie, non ha più ragione d’esistere. Questo cambiamento fisiologico permette al maschio di ottimizzare la sua posizione nei confronti dei predatori, contribuendo così alla conservazione della specie attraverso una soluzione diversa dalla riproduzione.”
In sintesi: per moltiplicarsi si può rischiare la pelle, ma vale la pena di camuffarsi quando la prole è ormai assicurata.