Alleluia! Aspetta e aspetta, finalmente il 1994 ci ha fatto dono del Protoavis texensis, del Triassico superiore, identificato come l’uccello più antico oggi conosciuto.
Precorre l’Archaeopteryx di 75 milioni di anni, facendo così arretrare l’origine degli Uccelli. Adesso dobbiamo rifocillare i nostri miseri neuroni messi a dura prova dalla congerie di dati contenuti nelle ultime pagine, in quanto dobbiamo invertire tutto quello che la nostra mente ha sinora faticosamente incasellato. Non fidatevi eccessivamente nell'accettare una notizia data per certa pensando che sia definitiva e credendo di aver finalmente raggiunto il porto più sicuro. Basta un Protoavis texensis per rimettere tutto in discussione. Questo è l’iter della biologia, che comunque non deve trasformarci in miscredenti e relativisti. Una verità può essere temporanea, l’importante è che sia vera.
Il Protoavis mostra un buon numero di caratteristiche scheletriche avanzate e peculiari degli uccelli in grado di spiazzare l’Archaeopteryx dalla prima posizione che ha sinora occupato come antenato. Le sue dimensioni sono quelle di un corvo dalla lunga coda ossea e se la spassava nelle foreste tropicali del Texas. Il cranio ha struttura leggera, è pneumatizzato, forato da due enormi orbite e con una scatola cranica ampia. La dentatura è ridotta, assente nella parte posteriore della mandibola. I denti da carnivoro suggeriscono le sue abitudini predatorie, e le caratteristiche cerebrali - desumibili dall’ampiezza della cavità cranica - unitamente alla funzione visiva ben sviluppata, fanno presumere un’attività nervosa rispondente a necessità motorie avanzate.
Ma il Protoavis rivela tutta la sua identità d’uccello nelle parti anteriori dello scheletro, specialmente nella regione temporale del cranio, nel collo e nell’apparato deputato al volo. La regione temporale ha abbandonato la condizione diapside, in quanto le orbite confluiscono con le aperture temporali superiore ed inferiore per scomparsa del tratto osseo interposto.
Questa modificazione permetteva una maggiore flessibilità ai movimenti della mandibola superiore, quindi una più ampia apertura della bocca, facilitando così la manipolazione del cibo; dinosauri e Archaeopteryx non erano in grado di muovere la mandibola superiore e il loro cranio era rigido. Anche il collo è tipicamente da uccello, con sviluppo di corpi vertebrali eterocelici [1] che permettono così un’estrema flessibilità di questo tratto della colonna. Anche il bacino mostra tutta una serie di modifiche con caratteristiche aviarie, per le quali si rimanda al lavoro di Chatterjee, essendo estremamente specialistica la loro citazione.
Circa le ali, Protoavis era in grado di muovere i vari segmenti nelle specifiche direzioni richieste dal volo, aveva la mano rigida, lo sterno carenato, la forcola fatta a Y. Insomma, tutti quanti i crismi richiesti, che non sto ad elencare. Fidiamoci di Sankar Chatterjee - del Museo dell’Università del Texas - nella speranza che non sia campanilista...
La presenza di piume, elemento fondamentale per classificare un volatile come tale, può essere dedotta dalle sporgenze ossee presenti sui metacarpali. Questo antenato era in grado di volare, e non di tentennare durante il volo, che era di tipo orizzontale e che gli permetteva di staccarsi dal suolo. Anche il bacino e le ossa degli arti posteriori si erano avviati decisamente nella direzione che i suoi discendenti raggiungeranno con lo scorrere dei millenni. E adesso, l’Archaeopteryx, dove lo metteranno?
Ma la critica ai reperti fossili di Chatterjee non è tardata ad arrivare, con Ostrom in testa. Edwin Colbert consiglia di essere cauti e di aspettare a cantar vittoria in quanto sono necessari esemplari completi di Protoavis. Questo antenato, infatti, potrebbe essere solo un teropode uccello-simile oppure un uccello teropode-simile. Sembra quasi di esserci ridotti ai giochi di parole! Ma Colbert forse ha ragione: la controversia potrà essere risolta solo con ritrovamenti migliori e più completi di questo antenato in lista d’attesa.
[1] Vertebre eteroceliche: sono così denominate quando le superfici articolari del corpo vertebrale sono del tipo a sella, convesse trasversalmente e concave in senso dorsoventrale