Vol. 1° -  II.2.5.

L'esemplare di Berlino

Nell'autunno del 1876 il secondo esemplare di Archaeopteryx fu scoperto in una cava presso Eichstätt e fu in seguito venduto a Ernst Häberlein, il figlio di colui che aveva richiamato l’attenzione degli studiosi sul primo esemplare.

In un primo tempo Häberlein aveva classificato il fossile come un rettile volante; solo dopo aver rimosso gli strati di roccia che lo ricoprivano notò le impronte ben conservate delle penne, che lo spinsero a riconsiderare la sua attribuzione. Questo esemplare venne acquistato nel 1881 dal Naturkundemuseum della Humboldt-Universität di Berlino.

Conosciuto come esemplare di Berlino, è meglio conservato di quello di Londra. Lo scheletro è in connessione anatomica, e ciò indica che all'epoca del seppellimento dell’animale nel fondo della laguna di Solnhofen la decomposizione non era ancora iniziata. Il cranio è munito di denti simili a quelli di un rettile. La pronunciata curvatura all'indietro del collo, causata dalla tensione esercitata da parte dei legamenti dopo il rilassamento muscolare, è una peculiarità che si riscontra negli uccelli dopo la morte, ma è stata osservata anche in fossili di rettili volanti e di alcuni piccoli dinosauri dal collo allungato, come Compsognathus.

Le ali dell'esemplare di Berlino presentano impronte di penne molto ben conservate. Le tre dita dell'ala, munite di artigli adunchi e affilati, erano evidentemente mobili, al contrario di quelle degli uccelli attuali che sono più brevi, parzialmente fuse e prive di artigli.

La lunga coda dell'esemplare di Berlino, che ricorda moltissimo quella di un rettile, è munita di due serie di penne disposte simmetricamente su di un piano orizzontale parallelo all'asse delle vertebre caudali; le impronte delle penne sono particolarmente ricche di dettagli e la loro struttura è visibile per intero fino alle minute barbule interconnesse.

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