FRA VECCHI LIBRI: ALESSANDRO GHIGI E LA SUA ATTIVITA’ di Focardi Fabrizio

Sempre girovagando fra i miei vecchi libri ho trovato alcuni fascicoletti del prof. Alessandro Ghigi, tutti rilegati in un unico volume, con notizie sull’avicoltura di quel tempo.
Trattano argomenti interessanti, come ad esempio: leggi promulgate per il bene dell’avicoltura italiana, la partecipazione dell’Italia al secondo Congresso ed alla seconda Esposizione Mondiale d’Avicoltura di Barcellona, attività svolte nei pollai provinciali, l’avicoltura negli scrittori di Roma antica (Catone, Varrone, Columella e Palladio) e tanti altri.
Ho pensato che alcuni di questi, anche per sola curiosità, ma anche per uso pratico, potessero interessare molti di voi, pertanto, ogni tanto, ve ne riproporrò qualcuno.

Inizio con alcune pagine tratte dal fascicoletto:

Prof. Alessandro Ghigi

Direttore della Stazione sperimentale di pollicoltura di Rovigo
La Stazione Sperimentale di Pollicolture di Rovigo
nel primo triennio dalla sua istituzione

La Stazione sperimentale di Pollicoltura di Rovigo fu istituita con Decreto Luogotenenziale 28 giugno 1917 controfirmato dal Ministro d’Agricoltura del tempo, O. Ranieri, ma le difficoltà inerenti alla guerra ed al periodo postbellico fecero rimandare l’applicazione del Decreto stesso alla fine del 1920.

Nominato Direttore nel febbraio 1921, ho impiegato tutto quell’anno nella sistemazione generale del terreno, mediante creazione di viali, di fossetti di scolo, piantagioni, chiusura esterna, formazione dei recinti, costruzione di pollai. Gli acquisti più importanti di gruppi scelti di pollame, furono fatti all’esposizione mondiale d’avicoltura dell’Aja nel settembre dello stesso anno ed i primi allevamenti ebbero luogo nel 1922.
La Stazione ha dunque un triennio di vita, durante il quale sono stati gradualmente sviluppati gli impianti dei diversi servizi, non ancora, per ragioni in massima parte finanziarie, ultimati.

L’art. 1 del Decreto che istituisce la Stazione sperimentale di Pollicoltura di Rovigo determina gli scopi della stessa, nel modo seguente:

  1. perfezionamento, mercé lavori di selezione ed incrocio, delle migliori razze locali o importate;
  2. studio comparativo e scelta delle razze più atte alla produzione della carne e alla produzione delle uova;
  3. studio dei più razionali ed economici mezzi d’allevamento;
  4. studio delle malattie del pollame e dei mezzi di prevenzione e di cura;
  5. istruzione e propaganda mediante corsi temporanei presso la sede dell’istituto, conferenze, diffusione di pubblicazioni pratiche, ecc.;
  6. ogni altro studio di attività didattico-sperimentale atti a contribuire all’intensificazione economica dell’industria avicola nazionale.

La presente relazione da conto di quanto è stato fatto ed osservato durante i tre esercizi 1922, 1923 e 1924 in ordine a ciascuno degli scopi su indicati.
Perfezionamento, mercé lavori di selezione e d’incrocio delle migliori razze locali o importate
a) Ricostruzione della razza Valdarno. – Questa razza, che i vecchi allevatori toscani assicurano essere stata per l’addietro uniformemente distribuita nelle fattorie della vallata inferiore dell’Arno, è caratterizzata da mantello nero, orecchione bianco e tarso ardesia.
Le si attribuisce un’alta fecondità, buona attitudine all’ingrassamento ed un peso alquanto superiore a quello delle galline comuni.
La razza Valdarno può considerarsi, in Italia, come economicamente vicariante della Bresse (razza francese da sempre conosciuta come la migliore razza da carne, oggi razza con marchio di origine controllata – ndr) e perciò adatta ad essere allevata in quelle province nelle quali è molto sviluppata l’industria alberghiera ed in quei centri che esportano pollame in Francia ed in Belgio, dove la carne bianca è preferita alla carne gialla, e la zampa ardesia, simile a quella della Bresse e della Campine, non tradisce l’origine estera.
La Valdarno aveva peraltro subito una soverchia diminuzione di peso e la degenerazione dell’orecchione, ormai quasi interamente rosso. L’incrocio con Minorca tolse questo difetto ma ingrandì troppo e deformò la razza che, selezionata poi dal marchese Ridolfi e dal Dott. Pestellini, entrambi di Firenze, riacquistò le sue caratteristiche morfologiche.

Durante il periodo bellico gli allevamenti del Ridolfi e del Pestellini furono più o meno abbandonati e ridotti ed i Valdarno perfetti tornarono ad essere una rarità.
Come risulta da una mia pubblicazione del 1919, “Osservazioni sull’alimentazione del pollame e sulla produzione delle uova, Mem. R. Acc. Scienze Bologna , Sez. VII, T. VI., 1918-19”, nel periodo dicembre 1917-aprile 1918 avevo allevato all’Istituto Zoologico della Reale Università di Bologna 12 pollastre nostrane, tra i cui antenati figurava un gallo Brahma, le cui tracce si manifestavano esclusivamente nel colore rossastro delle uova. La pollastra contrassegnata col N. 11 depose 18 uova nel mese di dicembre e 10 nel mese di gennaio; 75 complessivamente nel periodo 2 dicembre 19717-30 aprile 1918; 174 nel corso di un anno dal principio della deposizione.

La pollastra N. 11 fu accoppiata con un gallo Valdarno (nero) del Dott. Pestellini e produsse molti figli, i cui discendenti furono portati a Rovigo nel 1921 e costituirono il primo ceppo locale.
Sedici parchetti furono riservati a questa razza con gruppi composti di un gallo e sei pollastre ciascuno. Ma il risultato globale non fu del tutto soddisfacente sia per il numero non abbastanza elevato delle uova, sia perché lo stato eterozigotico della stirpe dava una percentuale troppo forte di scarti a mantello non interamente nero e ad orecchione non interamente bianco; inoltre le uova erano, nella maggioranza delle galline, giallicce o rossastre.
Per correggere questi difetti ricorsi, nella primavera del 1922. all’incrocio con un gallo Castigliano, acquistato dalla Stazione all’Esposizione mondiale di Avicoltura di La Haye presso la sezione Spagnola. Il Castigliano ha taluni dei caratteri generali del Valdarno: mantello nero, orecchione bianco, tarsi nudi ed ardesia, ma è più grosso, ha il dorso più lungo, la coda più refluente e portata più bassa. La gallina depone uova bianche.
I prodotti di questo incrocio, allevati nel 1922, offrirono caratteri generali di Valdarno con mole alquanto ingrossata, Rispondevano quindi, perfettamente, all’aspettativa, ma, nella primavera del 1923, la seconda generazione, come era da prevedere, dette luogo ad una anormale separazione di caratteri, ottenendosi molti esemplari con aspetto di Castigliano più o meno puro, e qualcuno che presentava difetti di colore. Nel 1923 e nel 1924, mediante la scelta dei riproduttori e il controllo della deposizione, abbiamo cercato di eliminare questi difetti ed abbiamo individualizzato per l’attuale riproduzione del 1925, una coppia del 1923 che offre i caratteri morfologici prescritti dal modello della razza e che, per quanto riguarda la gallina, che ha deposto nel suo primo anno di vita 152 uova, lascia prevedere una buona fecondità. Considero tale coppia come il capostipite della Valdarno ricostruita.
E nel dubbio che non sia possibile ottenere uova completamente bianche ho, fino dall’anno scorso, riprodotto un incrocio di Valdarno con Braekel, ottenendo esemplari a caratteri di Valdarno che potranno nuovamente immettere in questa razza il fattore per le uova bianche, proprio dei Braekel.

Si parla poi di vari incroci con razze locali ed estere per ottenere soggetti con alta produzione di uova e di carne, ma questo a noi poco interessa.